quando
ero in manicomio
mi innamorai di un uomo
un tapino come tanti
senza alcun alone di nobiltà.
eppure anche da questo bene infelice
sbocciò una rosa di santità.
noi
in quella galera
non amavamo nessuno
se non la mano che ci schiaffeggiava
eppure si sperava sempre si risorgere
e di benedire ancora i figli
con un bacio immacolato.
alla tua salute amore mio - 2003.
Per sfortuna di alcuni né la medicina,
né la scienza riescono ad aprire un varco
nell’abisso dal quale far penetrare la
luce della poesia.
Alda Merini ci è riuscita
brillantemente.
giuseppe rotoli -
comunedipignataro.it
https://youtu.be/oXF-cK7Yngo
- intervista - sottotitoli inglese - 2009
I manicomi erano LUOGHI dove ACCADEVANO cose inenarrabili
e la verità non la dirò mai
per rispetto ai giovani che non devono sapere
SUL MANICOMIO E L'ESPERIENZA DELLA SCHIZOFRENIA
Il livellamento psichiatrico mette sullo stesso piano i geni e i folli. È
un atto innaturale. I medici non sono in grado di capire che cos’è l’uomo, che
cos’è l’uomo–Dio che è in noi, l’uomo creatore. Il male fisico lo capiscono tutti,
il male mentale, invece, è lo scacco per l’uomo e la sua scienza
che non riesce mai a penetrare appieno i segreti
dell’anima.
L’uomo non è nato per soffrire, ma è nato per la felicità.
Io sono passata
attraverso il tunnel del dolore che in realtà è stata per me una considerazione di ciò che può essere la vita, di ciò
che può farti la vita ma anche di quello che noi possiamo fare alla vita. Perché possiamo
essere anche noi stessi a mortificarla e a renderla brutta. Quei
dieci anni trascorsi in manicomio hanno aperto uno squarcio in me che ho voluto raccontare perché nessuno
conosce ciò che accade al di là del muro …
Quanto vuoto fanno i medici per avere in mano il cuore del paziente, ma non è
preservandolo dal dolore che lo si guarisce. A volte questo è solo un
pretesto per ucciderlo. Perché se l’uomo non sente il dolore non sente né la musica, né la poesia, né
la vita e neanche la morte. Non dimentichiamo che moriremo tutti, però prima la vita va vissuta con gioia ed
occorre capire che la poesia fa parte della
vita e anche della morte e che è un grande rischio.
Il poeta rischia molto è sempre al limite, è sempre sul filo del rasoio ma lo fa per insegnarci la felicità ,
la felicità per la vita che è in ognuno di noi.
La sopportazione mia del manicomio è stata dovuta
alla mia religiosità, all’obbedienza, all’accettazione dei fatti divini della vita.
Io depreco quelli che vogliono soffrire più degli altri perché questo lo
considero una colpa e un
reato. probabilmente pensano che attraverso la sofferenza
si raggiunga la poesia...
Ed è lì lo scorno e l’offesa. Non è vero!
perché attraverso la sofferenza si raggiunge o la morte o l’abbandono ...
viandante.com
Io sono stata messa in manicomio perché ero colpevole di adulterio
amavo l'arte più della mia famiglia, ma non potevo
dire che ero un'adultera sacrificale. Il manicomio mi liberò da questo
tormento. Diciamo che il manicomio è stata una grande educazione
sentimentale, ho imparato ad amare i miei simili ma non a desiderarli.
Imparai ad educarli, salvai molte vite dalla disperazione, nessuno in
manicomio sapeva che io ero poeta e mi guardavano come una donna che
soffriva e basta. Avevo un numero, il 47, il numero della casa dove abito.
fb/am - 2013
Quando mi portarono
in manicomio, mi dissero che andavamo a fare una gita e, quando
ho scoperto dove mi trovavo, ho avuto una reazione delirante,
che mi ha fatto diventare veramente pazza e da allora non mi
sono più ripresa.
è come
mettere una farfalla in un bicchiere
g.aletti -
orizzonti 9 - paroleinfuga.it
Ero matta in mezzo ai matti .
I matti erano matti nel profondo
alcuni molto intelligenti .
Sono nate lì le mie più belle amicizie .
I matti son simpatici
non così i dementi
che sono tutti fuori nel mondo .
I dementi li ho incontrati dopo
quando sono uscita .
...
Un ragazzo che aveva la chitarra
se l’è vista strappare dalle mani
fatta a pezzi e buttata
e noi tutti ammalati
come uno sciame d’api silenziose
siamo scesi a baciarlo
quel ragazzo che ci consolava
con le sue canzoni tristi
quel ragazzo timido e schivo
che odorava di luna
abbiamo raccolto in silenzio
i teneri brandelli di sangue
del suo cuore innamorato .
...
con l'intervento del professor Z.
riuscimmo a fargliene avere un'altra
e così continuarono le nostre
dissacrate preghiere al cielo
da : l'altra verità - alda merini
.
Lettera al medico in manicomio
Egregio professore, so che le è stato
riferito che io non prendo «regolarmente» le sue medicine. Naturalmente si
tratta dei soliti pettegolezzi di ospedale che purtroppo alle volte rovinano
con la loro cattiveria la buona fede di chi crede nella lealtà del prossimo.
È vero, qualche volta ho omesso il Nobrium perché non volevo cadere nel
solito stato di incoscienza e volevo tenermi un po´ desta, un po´ attiva, ma
se mai un ammalato non prendesse i medicamenti prescritti la cosa più grave
non è nella omissione degli stessi ma nel proposito, assurdo e malato, di
non volere guarire. Chi viene a riferirle queste cose dimostra un animo
molto meschino ed io nella mia semplicità ed anche nella mia malattia mi
rallegro di non essere tra le file di quelli che si chiamano «spie» ...
Vede che in questo momento il mio equilibrio è sano,
però prima che io possa accedere ad una certa chiarezza occorre che lasci
libero sfogo alle lacrime che comprendono tanti e tanti dispiaceri. Ad
esempio proprio ieri ho visto un uccellino che giocava nella sabbia, era
così tenero, così patetico, che vi ho visto raffigurata la mia creatura. Le
parrà assurdo ma lei non può sapere da uomo cosa significa sentirsi
palpitare dentro un altro cuore, sentirselo proprio per dei mesi, donarsi ed
essere continuamente gratificata da questo amore nuovo che sorge. Come
vorrei farglielo intendere e come vorrei pure che ella capisse che tutta la
mia confusione altro non è che un grande contenuto dolore, tanto grande,
quanto grande può essere la misura di un sacrificio umano.
L´ho stancata per dei mesi e forse lo farò ancora,
stamattina mi aveva promesso delle medicine che poi non mi ha prescritte
facendomi così intendere che mi trattava da povera esaltata. Ma se il dolore
è esaltazione allora posso dire che tutto il genere umano è in questo stato
e il mio dolore, il mio lutto per la morte della mia coscienza è il dolore
di tutta la nostra povera comunità umana. Non ho fiducia nei medicamenti,
no, glielo dico con franchezza, perché in questi mesi non mi sono più
rallegrata di nulla e quando una cosa non si prende con quella fiducia che
occorre non ha nessun risultato, perché solo la fede è la molla di tutto,
guarigioni comprese.
Io per avere questa fede dovrei sentirmi amata
e invece anche questa mattina mio marito non è venuto da me; adesso posso
dirle sinceramente che malgrado la sua ignoranza, il suo poco sapere, lo amo
profondamente e tutto questo amore l´ho gettato sopra di lei perché per anni
sono stata frustrata, maltrattata, vilipesa. Caro dottore, da lei non mi
aspetto proprio nulla, solo mio marito, con un cenno, un assenso, un atto di
comprensione potrà guarirmi ed è proprio in questa direzione che io vorrei
dirigerla.
Solo lui potrà, se vorrà, essere il mio medico,
altrimenti la mia fine è già segnata. Se vuole aiutarmi è in questo senso
che deve muovere la sua abilità. Adesso la lascio, ma ho passato con lei
tante ore di calda fiducia, ho conversato, sono penetrata nel suo animo ed
ella è penetrata nel mio come un padre. Quando le chiedo qualche cosa però
non mi prenda in non cale perché mi vengono in mente adesso i bei versi di
padre Davide Turoldo che dicono: «Io non ho mani che mi accarezzino il
volto, duro è l´ufficio di queste mie parole».
E se anche ho tanto amato nella mia vita ciò
non significa che la società mi debba condannare se nemmeno il Cristo ha
condannato Maddalena ma l´ha ammessa fra i suoi seguaci. Perdoni il tempo
che le ho rubato. Quando vengo da lei e le do del tu è come se parlassi con
un angelo, qualche cosa che solo a me è dato di vedere e di sentire, qualche
cosa di incorporeo che non ammette alcun desiderio. Perciò mi tenga per
scusata.
alda merini
aldamerini.it
Lettere al Dottor G
Questo libro nasce dal ritrovamento,
dopo più di trent'anni, di una serie di fogli scritti da Alda Merini nel
lungo periodo di internamento in ospedale psichiatrico, quasi un decennio a
cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta. Si tratta di lettere, poesie,
pagine di diario indirizzate in gran parte al dottor G, ovvero
Enzo Gabrici, il
neuropsichiatra che l'aveva presa in cura e che firma la prefazione al
volume. L'esperienza del manicomio è stata centrale non solo per la vita, ma
anche per l'opera di Alda Merini la quale, dopo essere stata restituita alla
sua famiglia, ha avviato una riflessione sulla vita all'interno
dell'istituto che ha prodotto liriche e prose di grande intensità. Le pagine
contenute in questo testo - scritte di getto, su suggerimento degli stessi
medici - illuminano invece il percorso di Alda Merini nell'intervallo in cui
il processo creativo si era interrotto a causa della malattia: la sofferenza
angosciosa, gli incubi prodotti dalle pesanti terapie, la nostalgia delle
figlie, la gratitudine per i segni d'amore ricevuti da qualche compagno di
sventura e, soprattutto, la fiducia nell'uomo "dolce e romantico", vestito
del camice bianco, che le ha restituito il dono salvifico della poesia.
sperling.it
Caro dottore, come è triste
essere vuoti di dentro
.
Fuori c’è tanta musica, tanta aria da respirare
e l’immobilità del cuore è la cosa più arida e inumana che
esista .
.
una volta quasimodo mi disse
tu non puoi amarmi perche tu ami
tutti
infatti pochi anni dopo finii in manicomio
dove c'era tanta gente da amare
...
Mi chiedono
Lei che è stata in manicomio come ne è
uscita ?
Vorrei sapere come ne sono entrata
fb/am
DIARIO DI UNA DIVERSA
Un alternarsi di orrore e solitudine, di
incapacità di comprendere e di essere compresi, in una narrazione che
nonostante tutto è un inno alla vita e alla forza del "sentire". Alda
Merini ripercorre il suo ricovero decennale in manicomio: il racconto
della vita nella clinica psichiatrica, tra elettroshock e autentiche
torture, libera lo sguardo della poetessa su questo inferno, come
un'onda che alterna la lucidità all'incanto. Un diario senza traccia di
sentimentalismo o di facili condanne, in cui emerge lo "sperdimento", ma
anche la sicurezza di sé e delle proprie emozioni in una sorta di
innocenza primaria che tutto osserva e trasforma, senza mai disconoscere
la malattia, o la fatica del non sentire i ritmi
e i bisogni altrui, in una
riflessione che si fa poesia, negli interrogativi e nei dubbi che
divengono rime a lacerare il torpore, l'abitudine, l'indifferenza e la
paura del mondo che c'è "fuori".
ibs
… fui
quindi internata a mia insaputa … e quando mi ci trovai nel mezzo credo
che impazzii sul momento stesso in quanto mi resi conto di essere
entrata in un labirinto dal quale avrei fatto molta fatica ad uscire …
dai miei visceri partì un urlo lancinante, una invocazione spasmodica
diretta ai miei figli e mi misi a urlare e a calciare con tutta la forza
che avevo dentro, con il risultato che fui legata e martellata di
iniezioni calmanti ….
fb/ioeinavigli
Se fossi completamente guarita, mi ergerei
certamente giudice, e condannerei senza misura . Ma molti,
tutti, metterebbero in forte dubbio la mia sincerità in quanto malata .
E allora ho fatto un libro, e vi ho anche cacciato dentro la poesia,
perché i nostri aguzzini vedano che in manicomio è ben difficile
uccidere lo spirito iniziale, lo spirito dell’infanzia, che non è, né
potrà mai essere corrotto da alcuno .
...
Una volta un'ammalata mi appioppò un sonoro ceffone.
Il mio primo istinto fu quello di renderglielo. Ma poi presi quella
vecchia mano e la baciai.
La vecchia si mise a piangere. "Tu sei mia figlia", mi disse.
E allora capii cosa avesse significato quel gesto di violenza.
Di fatto, non esiste pazzia senza giustificazione e ogni gesto che dalla
gente comune e sobria viene considerato pazzo coinvolge il mistero di
una inaudita sofferenza che non è stata colta dagli uomini.
fb/am - diario di
una diversa
ilgiornaleweb.it/cultura/alda-merini-una-vita-tra-buio-luce-e-poesia
L’altra verità
- ripubblicato da rizzoli
Alda Merini ripercorre il suo ricovero
decennale in manicomio, raccontando la vita nella clinica psichiatrica
tra elettroshock e autentiche torture. Un diario senza traccia di
sentimentalismo o di facili condanne, in cui emerge lo "sperdimento", ma
anche la sicurezza di sé e delle proprie emozioni in una sorta di
innocenza primaria che tutto osserva
e trasforma, senza mai disconoscere la malattia, o la fatica del non
sentire i ritmi e i bisogni altrui, in una riflessione che si fa poesia,
negli interrogativi e nei dubbi che divengono rime a lacerare il
torpore, l'abitudine, l'indifferenza e la paura del mondo che c'è
"fuori".
veronica antinucci - labottegadihamlin.it - 2013
In manicomio incontrai Pierre
era un uomo buono, un malato muto. Si
innamorò di me e lo capii dai suoi sguardi dolci, dalle margheritine che
mi regalava ogni giorno .
Un giorno mi portò Giulietta e Romeo e me lo indicava col dito
sottolineando la parola Romeo. con Pierre fui affettuosissima, capii
tutti i suoi problemi e mi presi cura di lui. Pierre dipingeva bene ma
non aveva materiale e perciò passavamo ore ed ore a dipingere sulla
polvere dell'unico tavolo dell'istituto. E poi ci guardavamo negli occhi
e mai due esseri umani furono così fratelli e si vollero così bene come
Pierre ed io.
l'altra verità - diario di una diversa - fb/barbaracarniti
.
Ho imparato a parlare
anni dopo, col tempo, ma mi hanno subito rubato le parle di bocca e si
sono magiati anche quelle. Così finirò con una battuta
che mi disse un’infermiera: “Lei non
ci ha mai detto in tanti anni che scriveva”.
Io le ho risposto: “Perché non ero
matta”.
Siamo usciti dal
manicomio dopo dodici anni, al
manicomio ci tenevano puliti. Allora poi siamo usciti,
ci siamo sporcati con la terra, ci siamo cosparsi il volto ed il corpo,
perché per dodici anni eravamo vissuti al chiuso e al pulito, sognando
di poter toccare le rose, l’erba. Usciti dal cancello
non ci potevamo credere. Eravamo di nuovo liberi di
vivere sporchi. E quando mi dicono che sono
disordinata, e lo sono, non sanno che io ho visto il peggio e sono
sopravvissuta. la nera novella
la luna s'apre nei
giardini del manicomio
qualche malato sospira
mano nella tasca nuda
la luna chiede tormento e chiede sangue ai reclusi
ho visto un malato morire dissanguato sotto la luna accesa
vuoto d'amore
Fantozzi ?
Ero al manicomio, alla fine dei miei giorni e della mia anima, e
il suo libro era l'unico che c'era . Lo iniziai a
leggere e immediatamente deflagrai in uno scoppio di risa che mi
ha fatto desiderare la vita ... Fantozzi mi ha salvato la vita,
sono viva grazie a lui .
1997 viareggio - conversazione con
editore giulio einaudi
giuseppe fantasia - huffingtonpost.it
Non si sentiva il tempo in
manicomio
anche perché non facevamo niente. Non aspettavamo nessuno,
eravamo entrati per morire per ritrovarci un giorno vivi. Era una grande
sorpresa, era una grande felicità. Ogni sera la morte e la rinascita.
rainews24.it -
intervista - luciano minerva - 2007
Manicomio è
parola assai più grande
delle oscure voragini
del sogno,
eppur veniva qualche volta al tempo
filamento di azzurro o una canzone
lontana di usignolo o si schiudeva
la tua bocca mordendo nell’azzurro
la menzogna feroce della vita.
O una mano impietosa di malato
saliva piano sulla tua finestra
sillabando il tuo nome e finalmente
sciolto il numero immondo ritrovavi
tutta la serietà della tua vita.
la
terra santa
Laggiù
dove morivano i dannati
nell’inferno decadente e folle
nel manicomio infinito
dove le membra intorpidite
si avvoltolavano nei lini
come in un sudario semita
laggiù dove le ombre del trapasso
ti lambivano i piedi nudi
usciti di sotto le lenzuola
e le fascette torride
ti solcavano i polsi e anche le mani,
e odoravi di feci
laggiù, nel manicomio
facile era traslare
toccare il paradiso,
Lo facevi con la mente affocata
con le mani molli di sudore
col pene alzato nell’aria
come una sconcezza per Dio.
Laggiù nel manicomio
dove le urla venivano attutite
da sanguinari cuscini
laggiù tu vedevi Iddio
non so, tra le traslucide idee
della tua grande follia.
Iddio ti compariva
e il tuo corpo andava in briciole
delle briciole bionde e odorose
che scendevano a devastare
sciami di rondini improvvise.
|
Le mie impronte
digitali
prese nel manicomio
hanno perseguitato le mie mani
come un rantolo
che salisse la vena della vita,
quelle impronte digitali dannate
sono state registrate nel cielo
e vibrano insieme ahimè
alle stelle dell’Orsa maggiore.
A Franco Basaglia
Il vento, la
bora, le navi che vanno via
il sogno di questa notte
e tu
l'eterno soccorritore
che da dietro le piante onnivore
guardavi in età giovanile
i nostri baci assurdi
alle vecchie cortecce della vita.
Come eravamo innamorati, noi,
laggiù nei manicomi
quando speravamo un giorno
di tornare a fiorire
ma la cosa più inaudita, credi,
è stato quando abbiamo scoperto
che non eravamo mai stati malati.
|
Per me è stato un miracolo di Dio essere uscita viva da lì
Ho visto morire tanti ragazzi
Mi ha salvata mio marito che veniva a trovarmi
perché chi non aveva nessuno scompariva all’improvviso nel nulla
...
La poesia è stato un piano superiore
in cui sono andata ad abitare nei momenti di
disperazione
...
|
Molti mi considerano
la poetessa della pazzia. Ma chi si è
accorto che sono la poetessa della vita?
Nessuno.
Raccontare del manicomio è molto più facile
che raccontare della vita. Io non rinnego i
miei trascorsi. Odio chi mi considera la
poetessa delle istituzioni manicomiali.
Il
manicomio è esistito.
Ma non ha avuto nulla a che fare con la mia
poesia .
la poesia
del luogo del nulla - 1999
|
Se tu non vieni qui
io sento che la terra si sfalda
e non mi fa più luce
c’era un tempo lontano
in cui tutto era letizia
e forse era candore
e forse non era niente
il tempo in cui ero felice
ma adesso che tu ci sei
è un rumore così tremendo
il battito del cuore in un muro
è un battito di mille mani
che applaudono applaudono
in continuazione
un pianto senza speranza …
clinica
dell’abbandono
|
Il dottore agguerrito
nella notte
viene con passi felpati alla tua sorte,
e sogghignando guarda i volti tristi
degli ammalati, quindi ti ammannisce
una pesante dose sedativa
per colmare il tuo sonno e dentro il braccio
attacca una flebo che sommuova
il tuo sangue irruente di poeta.
Poi se ne va sicuro, devastato
dalla sua incredibile follia
il dottore di guardia, e tu le sbarre
guardi nel sonno come allucinato
e ti canti le nenie del martirio.
|
AUGURO A TUTTI UN BRICIOLO DI FOLLIA
Ringrazio sentitamente tutti quelli che hanno lavorato intorno ai miei testi e
alla mia vicenda e mi dispiace immensamente di non poter essere presente. Se a
Trieste è nata la legge Basaglia e anch’io ho lottato per liberare con me gli
altri malati e avere una parola credibile per lo meno sulla scena, debbo dire
che tutti i malesseri che mi hanno colpito recentemente sono senz’altro dovuti
alle torture manicomiali.
Auguro a tutta la
buona gente un briciolo di follia perché Lorenzo il Magnifico dice: “Di
primavera un poco di follia fa bene anche al re”.
Con tanto affetto, Alda Merini.
Peppe Dell'Acqua - direttore del DSM di Trieste
-
beta.vita.it - 2009
DOTTORE LA FOLLIA E SACRA !
Lei mi diede la forza di credere e di rischiare oltre gli
schemi e le diagnosi psichiatriche. Ora, anche grazie a lei, il Paolo
Pini è diventato il MAPP, un museo di arte contemporanea dove i pazienti, non
più reclusi, incontrano e lavorano a quattro mani con gli artisti , si esprimono
e sono ascoltati e con le loro opere possono avere un loro posto nel mondo. *
psichiatra A.O. Ospedale Niguarda Cà Granda, responsabile progetto Museo d'Arte
Paolo Pini .
mapp-arca.it
uno psichiatra del PP - iltempo.ilsole24ore.com
PIER PASOLINI SUL CASO MERINI
La prima Merini è mistica e pagana, tratteggia figure del mito e della religione
con attenta cura retorica, in una lingua impastata di movenze classicheggianti.
Sono poesie di tono lirico, non senza tratti barocchi, ispirate a una sorta di
horror vacui, in cui si aprono spiragli di inquietudine e angoscia. Ad
accorgersi, con la solita profetica capacità di lettura, degli indizi di un
destino travagliato e tormentoso è Pier Paolo Pasolini, che della «ragazzetta
milanese» scrive su «Paragone» nel 1954. Nell'articolo intitolato Una linea
orfica, la Merini chiude il breve catalogo aperto da Girolamo Comi e Michele
Pierri (che ritroveremo più avanti coinvolto nella vita della poetessa). Dopo
aver parlato di «fenomeni patologici» ed essersi dichiarato disarmato «di fronte
alla spiegazione di questa precocità, di questa mostruosa intuizione di una
influenza letteraria perfettamente congeniale»,
Pasolini annota: «Uno stato di informità quasi di
deformità irriflessa - passiva nel senso più attinente al suo sesso -
ristagnante, arcaico, è quello in cui vive la Merini: e da cui, destata
dall'inquietudine nervosa, dei sensi infelici, si genera una mostruosa voce
maschile a definirlo. A definirlo, per essere esatti, "oscurità" e "attesa"».
daniele piccini - corriere.it - 2012
***
https://youtu.be/aVOHsGiqxxw -
https://youtu.be/eeiBJ9Ep9K4
ULTIMA INTERVISTA 2008
- LA FARINA DEL DIAVOLO
www.teche.rai.it/alda-merini-lesistenza-in-poesia
- RAI
https://youtu.be/NsZl3qxeju0 -
LA SIGNORA DELLA POESIA - RAI
https://youtu.be/GFpHzyRpq7I
- barbara
http://espresso.repubblica.it/mia-madre-alda-merini -
EMANUELA
www.youtube.com/watch?v=hI5xOZAJFIA
- SIMONA
https://youtu.be/BkTeu5uHypA
- LA DIVERSITA DELLA POESIA -
AM
https://youtu.be/DJZAgFYLGbo - UNA GIORNATA
PARTICOLARE -
AM
***
A TUTTE LE DONNE
Fragile
opulenta donna
matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione .
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande
come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore .
https://youtu.be/zTICwYMG8Sg
- a tutte le donne - foto di giuliano grittini
omaggio ad alda merini - 25.11.2011 - giornata contro la violenza sulle
donne
*
Sorridi donna
sorridi sempre alla vita
anche se lei non ti sorride.
Sorridi agli amori finiti
sorridi ai tuoi dolori
sorridi comunque.
Il tuo sorriso sarà
luce per il tuo cammino
faro per naviganti sperduti.
Il tuo sorriso sarà
un bacio di mamma
un battito d’ali
un raggio di sole per tutti
*
Io ogni notte metto gli abiti migliori e tu me li togli
ma non riuscirai mai a far
di me una schiava
Anche nuda io vesto come
una regina
*
omaggio ad alda merini - 8 marzo 2013
*
CON ENZO JANNACCI
La pazza della porta accanto
Ho la sensazione di durare troppo, di non riuscire
a spegnermi: come tutti i vecchi le mie radici stentano a mollare la terra. Ma
del resto dico spesso a tutti che quella croce senza giustizia che è stato il
mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita
.
... Scrivimi, te l’ho detto tante
volte, scrivimi una lettera lunghissima che parli solamente di
silenzio. L’altro giorno per te ho scritto ventisette
pagine parlando di chissà dove. In nome della morte avrei
voluto mettere un paltò d’inverno e scendere al tuo funerale.
Scendere nella valle del desiderio, dove si spengono tutti i
conati d’amore. Questa morte è il mio vomito tremendo contro
una società tremenda che si occupa solo di festini. Quando ho
saputo che eri morto sono corsa a fare la spesa con i buoni dei
dementi. Ti ho preparato un piatto caldo e un letto d’alloro.
Ma non c’era un amico alla festa dei morti. Era tanto che
volevi, Roberto, e Dio te lo ha concesso. Mi sono detta: una
tregua per un padre che era troppo potente per essere disonorato
dalla viltà dell’uomo. ...
1995
http://video.espresso.repubblica.it/visioni/alda-merini
clip
https://youtu.be/6BkPdforILM
- la pazza della porta accanto - trailer
.
versione teatrale
https://youtu.be/eJ_m6qprZgI - tgr
umbria - nov 2015
regia alessandro gassman - 2015
.
2024 - folle d'amore
- la vita di alda merini in manicomio - film
rainews.it/alda-merini-folle-amore
-
ilgiorno.it/milano/folle-d-amore-alda-merini-figlia
- non è d'accordo
rainews.it/poetessa-dei-navigli-riprese-del-film
- 2022
thewom.it/folle-d-amore-alda-merini-film-di-rai-1
- 2023 -
folle d'amore
etruriaoggi.it/merini-in-manicomio-perche-e-stata-rinchiusa
- 2024 - rai_fiction
youtube.com/watch?v - g.nuti
con a.merini - 2024 - lirica antica
*
Le più belle risate erano quelle di noi matti sugli
errori di sintassi degli psichiatri
*
Oggi che i manicomi
non ci sono più
e di poesie e di teorie e di cure per i “matti” se ne
fanno per prima cosa cercando di capire. Resta una poetica e un ricordo di poeta
indelebile. Resta nell'immagine di scritte, numeri, appunti, disegni, progetti
sulle pareti. Restano figlie con il ricordo una madre ingombrante, che dava
affetto come poteva, presa dal suo poetare, che non era frivolezza, era bisogno
di raccontare di scrivere o dettare improvvisamente al telefono ad un amico, un
pensiero, un ricordo, un’emozione. Grata alla vita di essere vita. Vita ferita
ma pur sempre vita Il rossetto rosso, lo smalto in tono, i cappellini di paglia.
Il sorriso, la sigaretta senza filtro, la voce rauca, come un corpo che trascina
con una enorme fatica, Alda trascinava le sue parole, negli ultimi tempi, quasi
un soffio roco perché tutto pesava, cominciava a pesare la malattia e ancor di
più quel dono, che il mondo ha riconosciuto e poi dimenticato esaltato e poi
lasciato andare.
stefania castella - ilgiornaleweb.it - 2015
C'è qualcosa di più amorale di un
maniconio ?
La vergogna delle nudità offerte al sacrificio è stata anche la
vergogna di Dio
Fu a questo punto forse, Signore,
che io e te abbiamo pianto
delirio amoroso - pag 4
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