Poco antes de morir, el Emperador
había compuesto una famosa oda a su alma, testimonio de su afición a la
poesía en la que insinúa su escepticismo respecto a la inmortalidad del alma:
piccola anima smarrita e soave compagna e ospite del corpo
ora t'appresti a scendere in luoghi incolori ardui e spogli ove
non avrai più gli svaghi consueti . un istante ancora
guardiamo insieme le rive familiari le
cose che certamente non vedremo mai più ...
cerchiamo d'entrare nella morte a occhi aperti ...
adriano
Animula vagula blandula
hospes comesque corporis
quae nunc abibis in loca
pallidula rigida nudula
nec ut soles dabis iocos
- p. aelius hadrianus imp.
En esta novela, Marguerite Yourcenar penetra en el punto de vista
de un emperador ROMANo (76-138 d.C) ya moribundo que quiere dejar testimonio de
su vida. A través de un proceso narrativo espiritual que va más allá de una
simple erudición rigorosa, la autora da nueva vida a esta "animula vagula blandula" (pequeña alma vagabunda y blanda) como
la llamó Adriano mismo en su lecho de muerte.
Los resultados son maravillosos, ya que el lector puede percibir con
mucha intimidad la filosofía de Adriano, sus experiencias como gobernante, sus
experiencias con las mujeres e incluso su obsesión casi trágica con el joven
Antínoo. Yourcenar nos brinda todo esto en un discurso intacto que está a salvo
de las interpretaciones modernas que lo pueden distorsionar.
www.udlap.mx
antinoo
Nativo della Bitinia, fu il favorito fra i
giovinetti da cui amava farsi circondare Adriano; premorirà
tragicamente all'imperatore il 30 ottobre del 130, sulle rive del Nilo, poco più
che ventenne. La sua morte, avvolta da un velo di mistero, getta nello sconforto
Adriano, che lo fa subito divinizzare e coprire di onori per renderne
immortale la memoria e la bellezza. In suo nome fonderà anche una città, nello
stesso Egitto (Antinoupolis), che doterà di statuto particolare e farà
popolare da immigrati appositamente giunti dalla Grecia. Del giovane, oltre ad
un'infinita serie di rappresentazioni iconografiche, restano alcune
emissioni bronzee orientali.
scavi dell'Istituto Vitelli nella città dell'amante
Antinoo
conosceremo la storia della città di Adriano come s'è sviluppata nei
secoli : attraverso le monete, e poi il santuario di San Colluto . Uno spaccato
della storia mediterranea attraverso un punto di osservazione privilegiato . Il
volume quindicesimo della gloriosa serie fiorentina ci ripaga di una lunga
attesa . Centoventidue testi editi con la acribia di sempre, dei quali solo
settantasette erano già noti da pubblicazioni parziali . Quasi sessanta sono i
testi letterari, e i quattro pezzetti figurati - 1571-1574 - fanno giustizia, al
solo vederli, di tante recenti fantasie in questo campo, dove è così facile
prendere abbagli . luciano canfora - corriere.it
dalle memorie di
adriano
ricordare il
passato
ricostruendolo
con pietre
autentiche
giorgio
albertazzi rainews 24
la bellezza di una
iscrizione latina, votiva o funeraria, non ha pari : quelle poche parole
incise sulla pietra riassumono con maestà impersonale tutto quel che il
mondo ha bisogno di sapere sul conto nostro .
l'impero, l'ho governato in latino
in latino sarà inciso il mio epitaffio
sulle mura del mio mausoleo in riva al Tevere
ma in greco ho pensato
in greco ho vissuto
.
Memorie di Adriano- capolavoro della letteratura europea del ‘900
- m_yourcenar fu candidata al nobel letteratura -
... libro costituito
da una lunga lettera che l’imperatore Adriano scrive al nipote Marco Aurelio per
narrare le affascinanti vicende della sua vita e mettere a disposizione la
propria esperienza di uomo e di sovrano al fine di rendere consapevole Marco
Aurelio circa il futuro che lo attende. Egli è infatti destinato ad essere
l’erede di Adriano alla testa di Roma e del suo vasto quanto misterioso impero. matteo
rovati copernicopv.it
Giudicando la propria vita di uomo e l'opera politica,
Adriano non ignora che Roma finirà un giorno per tramontare; e tuttavia il suo
senso dell'umano, eredità che gli proviene dai Greci, lo sprona a pensare e
servire sino alla fine. "Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo"
afferma, personaggio che porta su di sé i problemi degli uomini di ogni tempo,
alla ricerca di un accordo tra la felicità e il metodo, fra l'intelligenza e la
volontà. I Taccuini di appunti
dell'autrice - annotazioni di studio, lampi di autobiografia, ricordi,
vicissitudini della scrittura - perfezionano la conoscenza di un'opera che fu pensata,
composta, smarrita, corretta per quasi un trentennio.
wuz.it
Il risultato è un
susseguirsi di pagine di rara bellezza, una sorta di
testamento spirituale, inaspettatamente illuminante ed illuminato, frutto di un
paziente ed inimitabile lavoro di ricostruzione storica, che Marguerite
Yourcenar attribuisce direttamente all’Imperatore, dando corpo ad un’opera che,
proprio perché scritta in prima persona, "sotto certi aspetti sfiora IL ROMANZo
e sotto altri la poesia". nicoletta clarizia
letterariamente.it
Nel 1948 la terza
stesura
delle Memorie di Adriano -
la prima risaliva al 1923-1926 e la seconda al 1937-1938. Marguerite decide di ritornare sul progetto, al quale lavora per i due
anni successivi. pugnodilibri.rai.it
Il 24 gennaio
1948, la scrittrice Marguerite Yourcenar ritrova tra vecchie carte conservate in
un baule, alcune pagine del suo manoscritto dedicato all'imperatore Adriano, un
progetto iniziato nel 1928 e rimasto incompiuto.
Marguerite Yourcenar volle scrivere ‘Memorie di Adriano’ "a tutti i costi",
perché "l'aver vissuto in un mondo in disfacimento le aveva fatto capire
l'importanza del Princeps". Così Adriano, intellettuale e riformatore che diceva
di sé "mi sentivo responsabile della bellezza del mondo" divenne non solo la
voce di quel tempo ma di tutti i tempi. giulia di trinca - euroroma.net - 2013
NELLa biografa della Yourcenar
Josyane Savigneau scriverà che «la sua vera vita è Adriano. Marguerite
vive ormai "in pieno secondo secolo"». Del resto il suo scopo era «rifare
dall'interno quello che gli archeologi del XIX secolo hanno rifatto
dall'esterno». E lo vuole raggiungere utilizzando un «metodo di delirio», stando
con un piede nell'erudizione e l'altro nella magia, «quella "magia simpatica"
che consiste nel trasferirsi con il pensiero nell'interiorità di un altro».
matteo metta - ilsole24ore.com
Marguerite Yourcenar Excerpts
from "memoirs
of
hadrian" two particularly fine
excerpts
I must admit that I was not aware of this author
until I was called upon to give the world premiere of an excellent piece for
solo harp and ensemble by the Japanese composer and harpist Atsuko Sato, called
"Memoirs of Hadrian", with a number of interconnected movements representing
different chapters from the book. I had to read the book as part of my musical
preparation, but it was so well-written (as in fact was Atsuko's score) that it
was a pleasure to do so!
from Varius multiplex multiformis:
But it was still to the liberty of submission,
the most difficult of all, that I applied myself most strenuously. I determined
to make the best of whatever situation I was in; during my years of dependence
my subjection lost its portion of bitterness, and even ignominy, if I learned to
accept it as a useful exercise. Whatever I had I chose to have, obliging myself
only to possess it totally, and to taste the experience to the full. Thus the
most dreary tasks were accomplished with ease as long as I was willing to give
myself to them. Whenever an object repelled me, I made it a subject of study,
ingeniously compelling myself to extract from it a motive for enjoyment. If
faced with something unforeseen or near cause for despair, like an ambush or a
storm at sea, after all measures for the safety of others had been taken, I
strove to welcome this hazard, to rejoice in whatever it brought me of the new
and unexpected, and thus without shock the ambush or the tempest was
incorporated into my plans, or my thoughts. Even in the throes of my worst
disaster, I have seen a moment when sheer exhaustion reduced some part of the
horror of the experience, and when I made the defeat a thing of my own in being
willing to accept it. If ever I am to undergo torture (and illness will
doubtless see to that) I cannot be sure of maintaining the impassiveness of a
Thrasea, but I shall at least have the resource of resigning myself to my cries.
And it is in such a way, with a mixture of reserve and of daring, of submission
and revolt carefully concerted, of extreme demand and prudent concession, that I
have finally learned to accept myself. from Saeculum aureum:
Halcyon seasons, solstice of my days... Far from exaggerating my former
happiness, I must struggle against too weak a portrayal; even now the
recollection overpowers me. More sincere than most men, I can freely admit the
secret causes of this felicity: that calm so propitious for work and for
discipline of the mind seems to me one of the richest results of love. And it
puzzles me that these joys, so precarious at best, and so rarely perfect in the
course of human life, however we may have sought or received them, should be
regarded with such mistrust by the so-called wise, who denounce the danger of
habit and excess in sensuous delight, instead of fearing its absence or its
loss; in tyrannizing over their senses they pass time which would be better
occupied in putting their souls to rights, or embellishing them. At that period
I paid as constant attention to the greater securing of my happiness, to
enjoying and judging it, too, as I had always done for the smallest details of
my acts; and what is the act of love, itself, if not a moment of passionate
attention on the part of the body? Every bliss achieved is a masterpiece; the
slightest error turns it awry, and it alters with one touch of doubt; any
heaviness detracts from its charm, the least stupidity renders it dull.
(Translated from the
French by Grace Frick in collaboration with the author)
mio caro marco sono andato stamattina dal mio medico, ermogene,
recentemente rientrato in villa da un lungo viaggio in asia. bisognava che mi
visitasse a digiuno ed eravamo d'accordo per incontrarci di primo mattino. ho
deposto mantello e tunica; mi sono adagiato sul letto. ti risparmio particolari
che sarebbero altrettanto sgradevoli per te quanto lo sono per me, e la
descrizione del corpo d'un uomo che s'inoltra negli anni ed è vicino a morire di
un'idropisia del cuore. diciamo solo che ho tossito, respirato, trattenuto il
fiato, secondo le indicazioni di ermogene, allarmato suo malgrado per la
rapidità dei progressi del male, pronto ad attribuire la colpa al giovane
giolla, che m'ha curato in sua assenza. è difficile rimanere imperatore in
presenza di un medico; difficile anche conservare la propria essenza umana:
l'occhio del medico non vede in me che un aggregato di umori, povero amalgama di
linfa e di sangue ...
incipit - 1951
animula vagula, blandula
hospes comesque corporis
quae nunc abibis in loca
pallidula rigida nudula
nec, ut soles, dabis iocos p. aelius hadrianus, imp.
al divino adriano augusto
figlio di traiano
vincitore dei parti
nipote di nerva
pontefice massimo
rivestito per la xxii volta
della potestà tribunicia
tre volte console due volte trionfatore
padre della patria
e alla sua divina consorte
sabina
antonino loro figlio
a lucio elio cesare
figlio del divino adriano
due volte console
marguerite yourcenar
club.it/autori/grandi/marguerite.yourcenar
Adriano sostiene che, separata
dal corpo, l'anima
diventa piccola, tenera, diafana, palliduccia e nuda:
animula vagula blandula, pallidula, nudula. E che perde la forza necessaria
per conferire all'uomo la giocosità. L'anima, dunque, unita al corpo, è
fonte di gioco, di allegria. E il gioco è sinonimo di vita.
Ma in che rapporto sono anima e corpo, anima e
cervello?
Tra il cervello e l'anima c'è di mezzo la
mente, o l'anima è la mente
?
nextonline.it
...
TRAHIT SUA QUEMQUE VOLUPTAS
ciascuno la sua china
ciascuno il suo fine
la sua ambizione se si vuole
il gusto più segreto
l’ideale più aperto
memorie di adriano
le memorie di adriano -
film2005 regista
John Boorman - serie tv 2024 - scritto da francesco piccolo_premio strega
Il ROMANZo è una 'finta'
biografia di Adriano raccontata attraverso le lettere
scritte al nipote Marco Aurelio, futuro imperatore dopo il regno di Antonino
Pio. Il fatto che sia in forma epistolare e che spesso diventi un
lungo monologo interiore, rende particolarmente difficile l'adattamento per il
grande schermo
racconta anche della brama di potere che
appartiene a tutti gli uomini mtv.it
non sarà una
pellicola d'azione o il 'solito' peplum. Piuttosto lo immagino come un film
assolutamente contemporaneo e anche molto politico multiplayer.it
La
sapiente regia della Yourcenar fa convivere sulla scena: il giovane
luogotenente desideroso di confrontarsi con la pesante eredità di Traiano, il
sognatore che “ha governato l’impero in latino ma ha vissuto e pensato in
greco”, il cortigiano capace di muoversi nella turbolenta Roma delle congiure e
dell’eliminazione fisica degli oppositori di Cesare. Rigorosamente in ordine di
apparizione, e non di importanza, perché nell’affresco dell’autrice non esistono
ruoli secondari: non esiste l’uomo di potere senza l’amante premuroso (come
verrà dipinto nella controversa relazione con il giovane Antinoo), non esiste il
riformatore senza l’insonne pensatore timoroso della morte. La grandezza della Yourcenar sta nel ricordarci quello che
ancora manca alla maggior parte dei leader attuali: la capacità di raccontare le
proprie debolezze.
fabio fedele/24letture.ilsole24ore.com
le memorie di adriano
ritratto di un uomo che ha governato in latino ma
ha pensato in greco, così come ha vissuto
...
“Mai come
oggi questo spettacolo e questo testo sembrano così attuali. In un mondo dove i
fondamentalismi e l’ignoranza seminano morte e distruzione, in un mondo che
sembra lentamente sfaldarsi sotto i colpi dell’intolleranza, della guerra,
dell’egoismo, degli interessi mercantili, le parole di Adriano assumono un
significato nuovo, profondo, che mi aiuta, e ci aiuta a riflettere sul nostro
momento storico indicandoci, forse, uno spiraglio di speranza ..."
Nel ruolo dell’imperatore - DAL 1989 -un
impareggiabile
Giorgio Albertazziad
evocarne la forza del pensiero e le emozioni ... Adriano è incorporato in me !
... Io racconto Adriano, con i suoi difetti e le sue imperfezioni... Ecco di cosa
c'è bisogno oggi in teatro, di un po' d'imperfezione. Bisognerebbe uscire dalla
trappola della perfezione a tutti i costi, ci vorrebbero dei buchi, dei vuoti
che l'attore, insieme al pubblico, possa riempire, con la sua umanità, la sua
arte, la sua... 'imperfezione'"....Adriano ha sessant'anni e quando durante lo
spettacolo lo dico penso che forse dovrei dichiarare la mia età (ne ho qualcuno
di più...), ma poi... poi penso che io sono come Adriano, io ho sessant'anni!"
k.p.
lospettacolo
.
Roma vivrà
Roma non perirà che con l'ultima città degli uomini
passione imperiale Si è innamorato della
Yourcenar?
«Ho voluto da subito occuparmi di lei, più che del testo. Volevo sapere tutto di
quella donna, leggevo le sue interviste, i gossip. Scoprii che amò moltissimo e
venne amata sempre male, molto male. E mi appassionai a lei». Che cosa le piace di Marguerite?
«Ha una capacità straordinaria di rendere palpabili le sue memorie, le intesse,
più che di erotismo, di eros, di intenso tangibile amore. La sua aura era
talmente intrigante che per una volta trascurai il fatto, per me difficile da
superare, che non era bella». E di Adriano non si è innamorato?
«Sono arrivato a pensare che lei fosse Adriano. L’imperatore sposò la bellezza e
Marguerite era un’esteta. Ho fatto Adriano pensando a una donna, come sempre». stefania vitulli ilgiornale.it
Giorgio e io eravamo due persone terribilmente
diverse. Da sempre, fino a ieri, ognuno dei due voleva imparare qualche cosa
dall’altro, voleva completare se stesso in un certo senso, inserire dentro di sé
elementi che erano congeniali all’amico, non a lui. Entrambi eravamo anarchici.
Io lo ero strutturalmente, da sempre, per natura. Lui invece lo diventava, forse
per mettersi in equilibrio con me. Eravamo una strana coppia. Abbiamo percorso
insieme teatri, strade, piazze. Bologna e Milano, Torino e Napoli, le città
della Romagna …. Quante esperienze vissute, recitate e giocate insieme e in
nessun modo testimoniate. Mancano le riprese di eventi ed esperienze che
probabilmente furono uniche. -df
L’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este - VILLAE presenta il
progetto Parco Letterario Marguerite
Yourcenar
Lodovico Ariosto, Ignazio di Loyola, promosso
dalle VILLAE in collaborazione con Paesaggio Culturale Italiano S.r.l finestrresullarte.info - giugno 2024
.
.
Costruire significa collaborare con la terra
imprimere il segno dell’uomo su un paesaggio che ne resterà modificato per
sempre
memorie di adriano
Memorie di Adriano
capolavoro delle
passioni e sofferenze di ogni uomo
6 marzo 1980 - 77 anni -
per la prima volta in quasi tre secoli e mezzo di storia una donna è stata
ammessa all’Académie française.
L’illustre istituzione venne fondata nel 1635 dal Cardinale de Richelieu, allora
Primo Ministro ed arbitro di fatto dei destini della nazione, con un regolamento
ed un cerimoniale molto precisi, rimasti sempre tali malgrado le rivoluzioni ed
i radicali mutamenti dell’ordine politico. Quaranta furono e sono i membri:
scrittori, scienziati ed anche uomini politici e militari d’alto rango purché
abbiano in un modo o nell’altro contribuito con studi alla gloria della Francia
e delle sue lettere. Le donne, per quanto meritevoli di essere onorate, erano
state finora categoricamente escluse.
L’elezione di Marguerite Yourcenar è un avvenimento di particolare importanza
per la storia delle lettere francesi. Se da un lato significa un alto e meritato
riconoscimento per la scrittrice, dall’altro la sua presenza onora certamente
l’Académie française trattandosi indubbiamente del maggiore autore francese
allora vivente. I romanzi Mémoires d’Hadrien e L’Oeuvre au noir sono da
ritenersi fra le opere più significative e rappresentative della letteratura
francese del Novecento. centro internazionale antinoo per
l’arte – MY - 2010 - newtuscia.it
Tutto crollò attorno a me, tutto sembrò
spegnersi ...
Tutto ci sfugge . Tutti .
Anche noi stessi
...
Sono giunto a quell'età in cui
la vita è per ogni uomo una sconfitta
accettata
...
In quell’epoca, nel consolidare la mia
felicità, nell’assaporarla, nel valutarla persino, ponevo
l’attenzione costante che ho sempre prestata ai particolari più futili
delle mie azioni; e che cos’è la stessa voluttà se non un momento
di attenzione appassionata del corpo ?
QUALSIASI FELICITÀ
È UN CAPOLAVORO
IL MINIMO ERRORE LA FALSA
LA MINIMA ESITAZIONE LA INCRINA
LA MINIMA GROSSOLANITÀ LA DETURPA
LA MINIMA INSULSAGGINE LA DEGRADA
Alla mia non
può imputarsi alcuna di quelle imprudenze che più tardi l'hanno
infranta: sino a che ho agito nella direzione ch'essa m'indicava, sono
stato saggio. Ritengo tuttora che a un uomo più saggio di me sarebbe
stato possibile essere felice fino alla morte.
...
COME ULISSE HO VIAGGIATO PER SETTE ANNI IN CERCA DELLA
MIA ITACA ...
GLI APPRODI CHE VIA VIA MI VEDEVANO RIFOCILLARMI ALLE ALTRUI FONTI NON FACEVANO
ALTRO CHE ALLONTANARMI SEMPRE PIÙ DALLA MIA PATRIA, E SEMPRE PIÙ SMARRITA MI
SCOPRIVO ... INFINE ... L'HO TROVATA ... LA MIA ITACA ... - E MI ACCORSI ...
QUANTO SIA VANTAGGIOSO ESSERE UN UOMO NUOVO ... SOLO ... QUASI SENZA AVI ... UN
ULISSE SENZ'ALTRA ITACA CHE QUELLA INTERIORE ...
.
.
Strumenti di valore ineguale, utensili più o meno logori; ma non ne
possiedo altri: me ne servo per foggiarmi alla meglio un'idea del mio
destino d'uomo.
QUANDO PRENDO IN ESAME LA MIA VITA
MI SPAVENTA DI
TROVARLA INFORME. L'ESISTENZA DEGLI EROI, QUELLA CHE CI RACCONTANO, È SEMPLICE:
VA DRITTA AL SUO SCOPO COME UNA FRECCIA. E GLI UOMINI, PER LO PIÙ, SI
COMPIACCIONO DI RIASSUMERE LA PROPRIA ESISTENZA IN UNA FORMULA - TALVOLTA
UN'OSTENTAZIONE, TALVOLTA UNA LAMENTELA, QUASI SEMPRE UNA RECRIMINAZIONE; LA
MEMORIA COMPIACENTE COMPONE LORO UNA ESISTENZA CHIARA E SPIEGABILE .
La mia vita ha contorni meno netti: come spesso accade, la definisce con
maggiore esattezza proprio quello che non sono stato: buon soldato, non grande
uomo di guerra; amatore d'arte, non artista come credette d'essere Nerone alla
sua morte; capace di delitti, ma non carico di delitti. Mi vien fatto di
riflettere che i grandi uomini emergono proprio in virtù d'un atteggiamento
estremo, e che il loro eroismo consiste nel mantenervisi per tutta la vita: essi
sono i nostri poli, o i nostri antipodi. lo ho occupato volta a volta tutte le
posizioni estreme, ma non vi sono rimasto: la vita me ne ha fatto sempre
slittare. E malgrado ciò, non posso neppure, come una brava persona che abbia
fatto l’agricoltore o il facchino, vantarmi d'aver vissuto sempre al centro. Si direbbe che il quadro dei miei giorni come le regioni di
montagna, si componga di materiali diversi agglomerati alla rinfusa. Vi ravviso
la mia natura, già di per se stessa composita, formata in parti eguali di
cultura e d'istinto.
AFFIORANO QUA E LÀ I GRANITI DELL'INEVITABILE; DAPPERTUTTO, LE FRANE DEL
CASO
.
Mi studio di ripercorrere la mia esistenza
per ravvisarvi un piano, per individuare una vena di piombo o d'oro, il
fluire d'un corso d'acqua sotterraneo, ma questo schema fittizio non è
che un miraggio della memoria. Di tanto in tanto, credo di riconoscere
la fatalità in un incontro, in un presagio, in un determinato
susseguirsi di avvenimenti, ma vi sono troppe vie che non conducono in
alcun luogo, troppe cifre che a sommarle non danno alcun totale. In
questa difformità, in questo disordine, percepisco la presenza di un
individuo, ma si direbbe che sia stata sempre la forza delle circostanze
a tracciarne il profilo; e le sue fattezze si confondono come quelle di
un'immagine che si riflette nell'acqua.io non sono di quelli che dicono
che le loro azioni non gli assomigliano: bisogna bene che le mie mi
assomiglino, dato che esse costituiscono la sola misura dell'esser mio, il solo mezzo di cui dispongo per affidare me stesso alla memoria degli
uomini, e persino alla mia; dato che forse l'impossibilità di continuare
a esprimersi e a modificarsi con nuove azioni costituisce la sola
differenza tra l'esser morti e l'esser vivi. Pure, tra me e queste
azioni che mi configurano si apre uno jato indefinibile, e la prova ne è
che sento senza posa il bisogno di soppesarle, di spiegarmele, di
rendermene conto. Vi sono lavori di breve durata, senza dubbio
trascurabili; ma altre occupazioni, che si prolungarono tutta la vita,
non hanno maggior significato. Per esempio, nel momento in cui scrivo,
mi sembra a malapena essenziale d'esser stato imperatore.
.
Come chiunque altro
io non dispongo che di tre mezzi per valutare l'esistenza umana: lo studio di se
stessi è il metodo più difficile, il più insidioso, ma anche il più fecondo;
l'osservazione degli uomini, i quali nella maggior parte dei casi s'adoperano
per nasconderci i loro segreti o per farci credere di averne; e i libri, con i
caratteristici errori di prospettiva che sorgono tra le righe. Ho letto, più o
meno, tutto quel che è stato scritto dai nostri storici, dai nostri poeti,
persino dai favoristi, benché questi ultimi siano considerati frivoli, e son
loro debitore d'un numero d'informazioni, forse, maggiore di quante ne abbia
raccolte nelle esperienze pur tanto varie della mia stessa vita.
La parola
scritta mi ha insegnato ad ascoltare la voce umana, press'a poco come gli
atteggiamenti maestosi e immoti delle statue m'hanno insegnato ad apprezzare i
gesti degli uomini. Viceversa, con l'andar del tempo, la vita m'ha chiarito i
libri.
Ma questi mentono, anche i più sinceri. I meno abili, in mancanza di parole e di
frasi nelle quali racchiuderla, colgono, della vita, un'immagine povera e
piatta; altri, come Lucano, l'appesantiscono, l'ammantano di una dignità che non
possiede. Altri ancora, al contrario, come Petronio, l'alleggeriscono, ne fanno
una palla vuota e saltellante, che è facile prendere e lanciare in un universo
senza peso. I poeti ci trasportano in un mondo più vasto, o più bello, più
ardente o più dolce di quello che ci è dato; per ciò appunto, diverso, e, in
pratica, pressoché inabitabile. I filosofi sottopongono la realtà, per poterla
studiare allo stato puro, press'a poco alle stesse trasformazioni che subiscono
i corpi sotto l'azione del fuoco o del macero: di un essere o di un avvenimento,
quali li abbiamo conosciuti noi, pare non sussista nulla in quei cristalli o in
quella cenere. Gli storici ci propongono una visione sistematica del passato,
troppo completa, una serie di cause ed effetti troppo esatta e nitida per aver
mai potuto esser vera del tutto; rimodellano questa docile materia inanimata, ma
io so che anche a Plutarco sfuggirà sempre Alessandro. I narratori, gli autori
di favole milesie altro non fanno che appendere in mostra sul banco, a guisa di
macellai, piccoli pezzi di carne graditi alle mosche. Mi troverei molto male in
un mondo senza libri, ma non è lì che si trova la realtà, dato che non vi è per
intero.
.
Quella compassione
poggiava su un
equivoco: si accettava di compiangermi, purché mi consolassi abbastanza
presto. E io stesso, mi credevo quasi placato; ne arrossivo, quasi. Non
sapevo che il dolore ripiega in labirinti strani, dove non avevo ancora
finito di addentrarmi.
.
A volte, ho
sognato
di elaborare un sistema di
conoscenza umana basata sull’erotica: una teoria del contatto, nella quale il
mistero e la dignità altrui consisterebbero appunto nell’offrire al nostro Io
questo punto di riferimento d’un mondo diverso. In questa filosofia, la voluttà
rappresenterebbe una forma più completa, ma anche più caratterizzata dei
contatti con l’Altro, una tecnica in più messa al servizio della conoscenza del
non Io. Anche nei rapporti più alieni dai sensi, l’emozione sorge o si attua
proprio nel contatto: la mano ripugnante di quella vecchia che mi sottopone una
supplica, la fronte madida di mio padre nei suoi ultimi istanti, la piaga
detersa di un ferito, persino i rapporti più intellettuali e più anodini si
istituiscono attraverso questo sistema di segnali del corpo.
.
M'importava assai poco che l'accordo ottenuto
fosse esteriore, imposto, probabilmente temporaneo; sapevo che il bene e il male
sono una questione d'abitudine, che il temporaneo si prolunga, che le cose
esterne penetrano all'interno, e che la maschera, a lungo andare, diventa il
volto.
.
Ma i conviti di Roma m'ispiravano
ripugnanza e tedio tanto che se alle volte - durante un'esplorazione o
una spedizione militare - ho visto la morte vicina, per farmi coraggio
mi son detto che almeno sarei liberato dei pranzi. Non mi farai
l'ingiuria di prendermi per un rinunciatario qualsiasi: una operazione
che si verifica due o tre volte al giorno, e serve ad alimentare la
vita, merita certamente le nostre cure. Mangiare un frutto significa far
entrare in noi una cosa viva, bella, come noi nutrita e favorita dalla
terra; significa consumare un sacrificio nel quale preferiamo noi stessi
alla materia inanimata. Non ho mai affondato i denti nella pagnotta
delle caserme senza meravigliarmi che quella miscela rozza e pesante
sapesse mutarsi in sangue, in calore, fors'anche in coraggio. Ah, perché
il mio spirito, nei suoi giorni migliori, non possiede che una parte dei
poteri di assimilazione di un corpo?
cap I - animula vagula blandula
.
Confesso che
la ragione si
smarrisce di fronte al prodigio dell’amore, strana ossessione che fa sì
che questa stessa carne, della quale ci curiamo tanto poco quando
costituisce il nostro corpo, preoccupandoci unicamente di lavarla, di
nutrirla, e – fin dov’è possibile – d’impedirle che soffra, possa
ispirarci una così travolgente sete di carezza sol perché è animata da
una individualità diversa dalla nostra, e perché è dotata più o meno di
certi attributi di bellezza sui quali, del resto, anche i giudici
migliori sono discordi.
Di fronte all’amore,
la logica umana è impotente, come in presenza delle rivelazioni
dei Misteri: non s’è ingannata la tradizione popolare, che ha sempre
ravvisato nell’amore una forma di iniziazione, uno dei punti ove il
segreto e il sacro si incontrano ...
.
Avvinto al corpo amato ho appreso sulla vita segreti che ormai si
dileguano nei ricordi, per opera di quella stessa legge che impone al
convalescente guarito di dimenticare le verità misteriose del suo male;
al prigioniero, una volta libero, di obliare la tortura e al trionfatore
la gloria, quando l’ebbrezza del trionfo è svanita ...
.
La tecnica del vero seduttore esige, nel
passaggio da un soggetto all'altro, una disinvoltura, un'indifferenza che io non
provo: non ho mai compreso come si possa essere sazio di un essere umano.
.
LO GUARDAVO VIVERE . La mia opinione su di lui si modificava senza
posa, il che accade solo per gli esseri che ci toccano da vicino: gli altri, ci
contentiamo di giudicarli alla grossa, e una volta per tutte.
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DI tutti i nostri giochi
questo è il solo che rischi di sconvolgere l’anima . il
solo altresì nel quale chi vi partecipa deve abbandonarsi al delirio dei sensi.
Non è necessario per un bevitore abdicare all’uso della ragione ma l’innamorato
che conservi la sua non obbedisce fino in fondo al suo demone.
-- Di tutti i giochi umani, quello d’amore è l’unico
che minaccia costantemente di sconvolgere la nostra anima, ed è anche
l’unico in cui il giocatore deve abbandonarsi all’estasi del corpo…
Inchiodato al corpo amato come uno schiavo alla croce.
seconda traduzione --
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Usavo però la cortesia indispensabile
verso tutte quelle persone tanto diverse: deferente verso gli uni, compiacente
verso gli altri, triviale quando occorreva, abile, ma non troppo. La versatilità
m’era necessaria; ero multiforme per calcolo, incostante per gioco. Camminavo su
di un filo. I corsi che avrei dovuto seguire non erano quelli d’un attore, ma
d’un acrobata.
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Ma ero solo a misurare quanto
fiele fermenti nel fondo della dolcezza, quanta disperazione si celi
nell'abnegazione, quanto odio si mescoli all'amore. Un essere
oltraggiato mi gettava in viso quella prova di devozione; un fanciullo,
nell'ansia di perder tutto, aveva trovato quel mezzo per legarmi per
sempre a lui.
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Ogni uomo, nel corso della sua breve esistenza,
deve scegliere eternamente tra la speranza insonne e la saggia rinuncia a ogni
speranza, tra i piacere dell’anarchia e quelli dell’ordine, tra il Titano e
l’Olimpico. Scegliere tra essi, o riuscire a comporre, tra essi, l’armonia.
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L’amministrazione dell' Italia, lasciata per secoli alla mercé dei
pretori, non era mai stata definitivamente codificata . L’Editto
perpetuo . Non si trattava di privare le città italiane delle loro
libertà civili; al contrario; abbiamo tutto da guadagnare a non imporre
con la forza una unità fittizia . Il mio fine era
semplicemente di diminuire quella massa di contraddizioni e di abusi che
finiscono per far della procedura una boscaglia dove gli onesti non
osano avventurarsi e dove prosperano i furfanti .
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Tuttavia, a lungo andare
quell'ipocrisia mi venne a noia; uno dei pochi vantaggi che riconosco al
fatto d'invecchiare consiste nella possibilità di gettar la maschera in
ogni cosa. 1951 - disciplina augusta
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Ho amato quella lingua per la sua flessibilità di corpo
allenato - la ricchezza del vocabolario nel quale a ogni
parola si afferma il contatto diretto e vario delle realtà
- l'ho amata perché quasi tutto quel che gli uomini
han detto di meglio è stato detto in greco
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La lettura dei poeti produsse in me
effetti ancor più conturbanti: non sono del tutto certo che conoscere l'amore
sia più inebriante che scoprire la poesia.
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Che cos'è l'insonnia se non la maniaca
ostinazione della nostra mente a fabbricare pensieri, ragionamenti, sillogismi e
definizioni tutte sue, il suo rifiuto di abdicare di fronte alla divina
incoscienza degli occhi chiusi o alla saggia follia dei sogni ?
L'uomo che non dorme si rifiuta piu o meno di affidarsi al flusso delle cose.
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Chi ama il bello finisce per trovarne ovunque, come un filone d’oro che scorre
anche nella ganga più ignobile, e quando ha tra le mani questi mirabili
frammenti, anche se insudiciati e imperfetti, prova il piacere raro
dell’intenditore che è il solo a collezionare ceramiche ritenute comuni.
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AVER RAGIONE TROPPO PRESTO
EQUIVALE AD AVER TORTO. Il vero luogo natio è
quello dove per la prima volta si è posato uno sguardo consapevole su se
stessi: la mia
prima patria sono stati i libri.
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Non ci sono al mondo persone più volgari dei nostri
complici. L'occhiata obliqua dell'oste che mi riserva il vino migliore, e per
conseguenza ne priva qualcun altro, bastava già, nei giorni della mia
giovinezza, a ispirarmi un profondo disgusto per gli svaghi di Roma. Non mi
piace che un essere umano ritenga di conoscer già il mio desiderio, prevederlo,
adattarsi meccanicamente a quella che suppone la mia scelta: l'immagine bassa e
deforme di me stesso, che mi offre un altro in quel momenti, mi farebbe
preferire i tristi effetti dell'ascetismo. cap 1
L'uomo appassionato di verità, o se non altro di
esattezza, il più delle volte è in grado di accorgersi come Pilato che la verità
non è pura.
pag 296
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La verità che mi
propongo d'esporre qui non è particolarmente scandalosa, o meglio
non lo è se non nella misura in cui non c'è verità che non susciti
scandalo. Non m'aspetto che i tuoi diciassette anni ne 'capiscano
qualcosa; ci tengo, tuttavia, a istruirti, fors'anche a urtarti. I
precettori che t'ho scelto io stesso ti hanno impartito una educazione
severa, sorvegliata, forse troppo protetta, dalla quale tutto sommato
m'aspetto un gran bene per te e per lo Stato. Qui, ti offro, a guisa di
correttivo, un racconto scevro di preconcetti e di astrazioni, tratto
dall'esperienza d'un uomo, me stesso. Ignoro a quali conclusioni mi
trascinerà questo racconto. Conto su questo esame dei fatti per
definirmi, forse anche per giudicarmi o, almeno, per conoscermi meglio
prima di morire.
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Fare del proprio meglio. Rifare.
Ritoccare impercettibilmente ancora questo ritocco. Correggendo le mie opere –
diceva Yeats – correggo me stesso.
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Me stesso : questo individuo in compagnia del
quale mi toccherà vivere fino all’ultimo giorno.
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Non manca un barlume di luce neppure nel
più opaco degli uomini: un assassino suona il flauto con garbo; un aguzzino che
lacera la schiena degli schiavi con le frustate è forse un figlio eccellente; un
idiota può essere pronto a dividere con me un cantuccio di pane ... Il nostro
errore più grave è quello di cercare di destare in ciascuno proprio quelle
qualità che non possiede, trascurando di coltivare quelle che ha ... Nella
maggior parte degli uomini ho riscontrato scarsa fermezza nell’operare il bene,
ma altrettanto nel compiere il male; la loro diffidenza, la loro indifferenza
più o meno ostile cedeva quasi troppo presto, quasi in modo abietto, e con
eccessiva facilità si mutava in gratitudine, in rispetto, sentimenti del resto
altrettanto effimeri; persino il loro egoismo avrebbe potuto essere indirizzato
a fini utili. Tuttora mi meraviglia che siano stati così pochi ad odiarmi;
nemici accaniti ne avrò avuti due o tre, e, come sempre avviene, in parte per
colpa mia. Alcuni mi hanno amato: e m’hanno dato molto più di quanto non avessi
diritto di esigere, neppure di sperare da loro: la loro morte, a volte la loro
vita.
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Un principe, in questo campo, non ha la libertà
di un filosofo, non può concedersi troppe singolarità tutte insieme, e
gli dei sanno se quelle per le quali mi distinguevo non erano già troppo
numerose, a onta della mia illusione che molte cose di esse fossero
invisibili. Quanto agli scrupoli religiosi dei ginnosofisti e la
ripugnanza che provano alla vista della carne sanguinolenta, mi
colpirebbero di più se non mi venisse fatto di chiedere a me stesso in
che cosa la sofferenza dell'erba falciata differisca essenzialmente da
quella di un montone sgozzato, e se l'orrore che proviamo nel vedere
trucidare un animale non dipenda soprattutto dal fatto che la nostra
sensibilità appartiene al medesimo regno. fb/raicultura
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A volte si vive per anni con degli amici, è
un’occasione rara. Altri amici vanno e vengono a seconda delle loro
occupazioni o noi delle nostre . Alcuni stanno con noi mesi,
giorni o solamente poche ore, ma ogni amicizia è una conquista durevole
. Credo del resto che l’amicizia, come l’amore, del
quale ha un pò la stessa natura, possa paragonarsi a una figura di danza
ben riuscita, ci vogliono molto slancio e molto controllo, molta energia
e tanta delicatezza, molte parole e molti silenzi e soprattutto molto
rispetto .
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Quando tutti i calcoli astrusi si dimostrano
falsi, quando persino i filosofi non hanno più nulla da dirci, è scusabile
volgersi verso il cicaleccio fortuito degli uccelli, o verso il contrappeso
remoto degli astri.
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I pedanti si irritano sempre
quando si conosce quanto loro il loro piccolo mestiere
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Mais les pédants s'irritent
toujours qu'on sache aussi bien qu'eux leur étroit métier .
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Ho cercato di aderire al divino sotto molte
forme ed ho conosciuto molte estasi. Ve ne sono di atroci e altre d'una dolcezza
struggente.
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Ogni essere che ha
vissuto l'avventura umana sono io. pag 297
I nostri rapporti con gli altri non hanno
che una durata. quando si è ottenuta la soddisfazione si è appresa la
lezione, reso il servigio, compiuta l’opera, cessano . quel che ero capace
di dire è stato detto . quello che potevo apprendere è stato appreso. pag 301 - taccuini di appunti - memorie di adriano
1998
...
In un certo
senso, ogni vita raccontata è esemplare; si scrive per attaccare o per
difendere un sistema del mondo, per definire un metodo che ci è proprio.
Ma non è meno vero che le biografie in genere si squalificano per una
idealizzazione o una denigrazione a qualunque costo, per particolari
esagerati senza fine o prudentemente omessi; anziché comprendere un
essere umano, lo si costruisce .
pag 297
taccuini di appunti
Ci sono libri che non si dovrebbero osare se non
dopo i quarant'anni .
taccuini di appunti
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La memoria della maggior
parte degli uomini è un cimitero abbandonato,dove giacciono senza onore
i morti che essi hanno cessato di amare. Ogni dolore
prolungato è un insulto al loro oblio. La vita è
atroce, lo sappiamo. Ma proprio perché mi
aspetto tanto poco dalla condizione umana, i periodi di felicità, i
progressi parziali, gli sforzi di ripresa e di continuità mi sembrano
altrettanti prodigi che compensano quasi la massa immensa dei mali,
degli insuccessi, dell’incuria e dell’orrore. Sopravverranno le catastrofi e le rovine; trionferà
il caos, ma di tanto in tanto verrà anche l’ordine. La pace s’instaurerà di nuovo tra le guerre; le
parole umanità, libertà, giustizia ritroveranno qua e là il senso che
noi abbiamo tentato di infondervi. Non tutti i nostri libri periranno;
si restaureranno le nostre statue infrante; altre cupole, altri frontoni
sorgeranno dai nostri frontoni, dalle nostre cupole, lavoreranno e
sentiranno come noi: oso contare su questi continuatori che seguiranno,
ad intervalli irregolari, lungo secoli, su questa immortalità
intermittente. Se barbari
s’impadroniranno mai dell’impero del mondo, saranno costretti ad
adottare molti dei nostri metodi; e finiranno per rassomigliarci.