eugenio montale

 

montale welcome    montale 1      montale 1a      montale 1b      montale 2     montale2a     montale 3

 

la frangia dei capelli
che ti vela
la fronte puerile, tu distrarla
con la mano non devi. Anch'essa parla
di te, sulla mia strada è tutto il cielo
la sola luce con le giade ch'ài
accerchiate sul polso, ne tumulto
del sonno la cortina che gl'indulti
tuoi distendono, l'ala onte tu vai
trasmigratrice Artemide ed illesa
tra le guerre dei nati-morti

e s'ora d’aeree lanugini s'infiora
quel fondo, a marezzarlo sei tu, scesa
d'un balzo, e irrequieta la tua fronte
si confonde con l'alba, la nasconde.

la bufera e altro

 

SULLA DONNA

 

La Beatrice di Montale è moderna ostile e amorevole

lotta contro la violenza e il degrado, permettendo al poeta di riconoscersi e affermare la strenua resistenza della poesia, confrontandosi con il mondo e la sua diffidenza. Questa figura femminile si muove in un ambito enigmatico, cambia qualità e nomi, lanciando segnali contrastanti al poeta, al cui elegante verso giocosamente si nasconde. Le figure femminili si intrecciano anche alle diverse situazioni storiche in atto: il passaggio dalla speranza della fine della guerra a un dopoguerra angoscioso e sinistro diretto verso la fine della civiltà. 

italialibri.net

 

Clizia nel ’34
Sempre allungata
sulla chaise longue
della veranda
che dava sul giardino
un libro in mano forse già da allora
vite di santi semisconosciuti
e poeti barocchi di scarsa reputazione
non era amore quello
era come oggi e sempre
venerazione.

 

nel suo terzo libro ... Montale si affida a Clizia ***

la donna tramutata secondo il mito in girasole: «intercambiabilmente donna, nube, angelo o procellaria». Montale, il «povero Nestoriano smarrito», l’eretico, «l’uomo che meglio conosce le affinità che legano Dio alle creature incarnate», vede in Clizia, (ma anche nella donna del Giglio Rosso e in Iride), i segni di un’Altra realtà: non minacciata dal tempo e dalla memoria.      

***  il nome di Clizia nasconde quello della studiosa americana, Irma Brandeis: una giovane donna ebrea che Montale conosce a Firenze nel 1933, ma che al tempo delle persecuzioni razziali è costretta a far ritorno in America.       

italialibri.net - valsesiascuole.it - poetarumsilva.com/allo-nel-nome-di-clizia

 
Mia cara Irma

io sono abituato a cibarmi di nuvole e di lontananza, ma tu meritavi qualche cosa di meglio !
E lascia che ti ripeta che io non voglio la libertà che mi dài, ma che tu devi restare assolutamente libera e non avere nessun male da me !     Io sarò sempre tuo,    a tua disposizione, pronto a fare quello che vorrai - e persino a pensare quello che vorrai farmi pensare ...

a irma brandeis/clizia

.

.

lettere di Montale a Irma Brandeis   alias Clizia

ed altri documenti di questa intellettuale che solo in anni recenti è stata riconosciuta come l’ispiratrice americana di tante liriche delle Occasioni, della Bufera e di parte della poesia montaliana tarda.
archiviodistato.firenze.it

 

E se non mi vorrai,   non preoccuparti di me e non rispondere alle lettere che qualche volta ti manderò,   non leggerle, se credi;   ma lasciami questa illusione di essere ancora vivo per qualcuno.

.

… le tue lettere sono un tesoro che non riesco neppure a rileggere tanto sono preziose.    Le tengo chiuse in un cassetto …
La mia filosofia ?   Non ne ho.    Ne hanno estratto più di una dai miei versi, ma a torto.     Per me la poesia è questione di memoria e dolore.     Mettere insieme il maggior numero possibile di ricordi e di spasimi, e usare la forma più interiore e più diretta.     Non ho fantasia;   mi occorrono anni per accumulare poche poesie.     L’esecuzione materiale, poi, è rapida; spesso è questione di minuti.

da una lettera del 5 dicembre 1933 - la corrispondenza completa era composta di circa 155 epistole

NOTA

*** CLIZIA   -    dal greco Klytia -    latino Clytia

klytos significa ..     celebre  famoso ..
Machiavelli lo scelse per la protagonista di  La Clizia  -   1523

.

Montale addressed his earlier books to the Petrarchan figure of 'Clizia'  --  a composite of an ideal woman and a real one - the American scholar Irma Brandeis.

flashmarket.com

.

Irma Brandeis 1905-1990

was a Jewish-American scholar of Dante Alighieri. Her work The Ladder of Vision was acclaimed as a breakthrough in Dantean studies upon its publication in the 1960s.
In her visits to Italy between 1933 and 1939 Brandeis became acquainted with the poet Eugenio Montale and was the inspiration for the metaphysical figure
Clizia in his poetry.
answers.com

 

 

Clizia creatura angelicata, quasi dantesca Beatrice riapparsa nella tenebra dell'anteguerra

 

 

devastazione del secondo conflitto mondiale e apparizione salvifica di Clizia - La bufera
Pur mancando a Montale un positivo sentimento religioso permane nei suoi versi una tensione prepotente all'evento imprevisto, inatteso, salvifico che miracolosamente rinnovi o comunque sia rivelazione di un divino che osserva la vicenda umana e ne traccia indirettamente gli oscuri destini. Tale presenza salvifica si oggettiva nel personaggio femminile di Clizia.

il lampo che candisce
alberi e muro e li sorprende in quella
eternità d'istante - marmo manna
e distruzione - ch'entro te scolpita
porti per tua condanna e che ti lega
più che l'amore a me, strana sorella

la luce del lampo che candisce alberi e muri, imbianca di luce indifferente, freddamente stabile, ma anche dolce ed evanescente come manna eppure devastante per la distruzione che accompagna. Questo correlativo ha una profondità straordinaria proprio nella sua interna contraddittorietà. Il lampo è sì devastante come i bagliori di guerra, ma acquista anche una sua positività perché è luce di potenziale salvezza, incarnata da Irma / Clizia. Questa luce non è tuttavia operante; è simbolo piuttosto di dolore, sofferenza ( condanna ) comune che connota l'esistenza di tutti gli uomini e che rende per Montale strana sorella di condivisione negativa della vita proprio Clizia . Questo legame di negatività, di estraneità connota tutti gli esseri umani ed è quello che lega più profondamente il poeta alla donna. Esso è più forte che non il rapporto d'amore.
valsesiascuole.it

griseldaonline.it

ibiblio.org

...

 

Ho tanta fede in te
che durerà
- è la sciocchezza che ti dissi un giorno -
finché un lampo d'oltremondo distrugga
quell'immenso cascame in cui viviamo.
Ci troveremo allora in non so che punto
se ha un senso dire punto dove non è spazio
a discutere qualche verso controverso
del divino poema.
So che oltre il visibile e il tangibile
non è vita possibile ma l'oltrevita
è forse l'altra faccia della morte
che portammo rinchiusa in noi per anni e anni.
Ho tanta fede in me
e l'hai riaccesa tu senza volerlo
senza saperlo perché in ogni rottame
della vita di qui è un trabocchetto
di cui nulla sappiamo ed era forse
in attesa di noi spersi e incapaci
di dargli un senso.
Ho tanta fede che mi brucia; certo
chi mi vedrà dirà è un uomo di cenere
senz'accorgersi ch'era una rinascita.
altri versi 1980

 

TI LIBERO LA FRONTE DAI GHIACCIOLI
CHE RACCOGLIESTI TRAVERSANDO L’ ALTE
NEBULOSE; HAI LE PENNE LACERATE
DAI CICLONI, TI DESTI A SOPRASSALTI.
MEZZODÌ: ALLUNGA NEL RIQUADRO IL NESPOLO
L’OMBRA NERA, S’OSTINA IN CIELO UN SOLE
FREDDOLOSO; E L’ ALTE OMBRE CHE SCANTONANO
NEL VICOLO NON SANNO CHE SEI QUI.
1939/1940 - XII°  dei XX mottetti in occasioni

.

Il saliscendi

bianco e nero dei
balestrucci dal palo
del telegrafo al mare
non conforta i tuoi crucci su lo scalo
né ti riporta dove più non sei.
Già profuma il sambuco fitto su
lo sterrato; il piovasco si dilegua.
Se il chiarore è una tregua
la tua cara minaccia la consuma.

mottetto VII dedicato a clizia che lo ha lasciato

...
Alte tremano guglie di sambuchi
e sovrastano al Poggio
cui domina una statua dell'Estate
fatta camusa da lapidazione
e su lei cresce un roggio
di rampicanti ed un ronzio di fuchi 
...

da : flussi - ossi di seppia
sambuchi
Andammo dunque al Ponte del Gatto, sulla sponda opposta del Po dove sorgeva la vecchia Fiat Lingotto ... Capitò che la chioma lussureggiante di una fila di sambuchi si riversasse sulla strada da un muro sbrecciato. Il fiore di sambuco è da sempre una delle mie passioni con il mughetto e il lillà: a guardarlo con attenzione vi si può scorgere lo stellato notturno, con piccolissimi bocci a raggiera, un incanto .   E forse per questo, fra le poesie di Montale che da sempre sapevo a memoria, privilegiavo un endecasillabo di straordinario accento: Alte tremano guglie di sambuchi . Montale si accorge della bellezza di quella visione e si ferma di botto : Che bel fiore, che cos'è ? . Io do un urlo di belva ferita : Come sarebbe a dire che cos'è ? Eugenio, stai scherzando ? Quelli sono sambuchi ! Lui mi guarda stupito per la mia reazione e dice : E con questo ?
Non potevo crederci: ne aveva fatto una splendida immagine in poesia eppure non era in grado di riconoscere un sambuco in natura  .  
maria luisa spaziani

.
wikipedia.org

 


La poesia di Montale si rivolge spesso a un 'tu' femminile

Inoltre Le occasioni sono state ritenute un “canzoniere d’amore”. Tuttavia l’amore, nelle sue implicazioni sentimentali ed emotive, è poco presente nell’opera montaliana. Le figure femminili presentano, sino agli ultimi testi della Bufera, attribuiti alti e rarefatti, in quanto sono incarnazioni diverse di uno stesso sogno di salvezza. Non si dà la possibilità di un rapporto reale con la donna; perciò essa non è mai descritta fisicamente, tranne in alcuni particolari simbolici, lo sguardo, i capelli, il passo. la donna è infatti soggetta ad una sublimazione che l’allontana dalla concreta fisionomia storica e la trasforma in una creatura inafferrabile, che appare, scompare e riappare in un barlume di luce.La significatività della donna passa attraverso la sua scomparsa come avviene per le grandi donne della poesia italiana,Beatrice, Laura, Silvia Nerina.
www.fausernet.novara.it

 

figure femminili

Il fascicolo di poesie è dedicato a una misteriosa I.B, iniziali della poetessa Irma Brandeis, con la quale Montale trattenne un ventennio di carteggi. La memoria è sollecitata da alcune "occasioni" di richiamo, in particolare si delineano figure femminili (per esempio una fanciulla conosciuta in vacanza a Monterosso, Annetta Arletta), nuove "Beatrici" a cui il poeta affida la propria speranza. In particolare nei Mottetti si viene esplicitando quella poetica stilnovistica che tornava in auge tramite anche l'influsso di Eliot e Pound. La figura della donna, soprattutto Clizia, nome ripreso da Orazio anche se la rappresentazione della donna proviene da Dante, viene perseguita da Montale attraverso un'idea provenzale della donna-angelo, messaggera di Dio. I tratti che servono per descriverla sono rarissimi, ed il desiderio è interamente sublimato in una visione dell'amore che si configura come prettamente platonico. Le occasioni sono anche libro del fantasma salvatore, che spesso per l'appunto si configura nell'immagine della donna. Ma questa generalmente è una presenza lontana, quindi una non-presenza che implica in Montale il tema del ricordo.
http://it.wikipedia.org/wiki/Eugenio_Montale

 

 

I loro volti

quasi tutti femminili, sono sfuggenti, eppure mossi dal desiderio di esistere in quanto personaggi: Arletta , Esterina la tuffatrice, la pianista (nella più gozzaniana delle sue liriche) e Gerti, e Dora Markus. Anche “La bufera” contiene più di un’immagine di donna: la malata della “Ballata”, manichino di gesso dagli spessi occhiali di tartaruga, con le sue lenti di lagrime, e, affidata a un breve ciclo, l’altra donna chiamata Volpe. Ma “La bufera” è soprattutto il “ ROMANZo di Clizia” ...
bibliomanie.it

 

 

Cara Edith ti voglio bene ... apparizione meravigliosa quasi inverosimile ...

A quelle di Esterina, Gerti, Liuba, Dora, Clizia, Mosca, Volpe e altre muse già note, bisognerà aggiungere una nuova voce, minore, certo, ma finora ignota. È quella di una signora americana che si chiamava Edith Farnsworth. Come spesso accade per Montale, le presenze femminili incontrate in vita diventano ispiratrici, figure, angeli o fantasmi poetici. Poche notizie biografiche sulla Farnsworth: nata a Chicago nel 1903, laureatasi nella sua città in letteratura inglese e creative writing, diplomatasi al conservatorio in violino e teoria della musica, seconda laurea in medicina, prestigiosa carriera come nefrologa, amante dell'Italia, dove impara la lingua negli anni Venti per perfezionarla quando decide di stabilirsi definitivamente a Bagno a Ripoli, nel 1967. È lì, in Toscana, che si dedica a un'altra sua passione, la traduzione in inglese della poesia italiana. Attività testimoniata da tre volumi pubblicati tra il 1969 e il 1976 con le versioni di Eugenio Montale, di Albino Pierro e di Salvatore Quasimodo. ...

paolo di stefano - corriere.it -  rassegnastampa.unipi.it - 2012

Edith Farnsworth appears towards the end of Montale’s life, in time however to initiate a personal and poetic relationship that is documented in one of Montale’s finest late poems, In un giardino ‘italiano’. ...
ajol.info

.

sololibri.net/Falsetto-Eugenio-Montale-Esterina-analisi-poesia  -  ESTERINA

-

 

 

 

a maria luisa spaziani
Se t'hanno assomigliato
alla volpe

sarà per la falcata
prodigiosa

pel volo del tuo passo
che unisce e che divide, che sconvolge
e rinfranca il selciato  - il tuo terrazzo
le strade presso il Cottolengo, il prato
l'albero che ha il mio nome ne vibravano
felici, umidi e vinti - o forse solo
per l'onda luminosa che diffondi
dalle mandorle tenere degli occhi
per l'astuzia dei tuoi pronti stupori
per lo strazio
di piume lacerate che può dare
la tua mano d'infante in una stretta
se t'hanno assomigliato
a un carnivoro biondo, al genio perfido
delle fratte  - e perché non all'immondo
pesce che da la scossa, alla torpedine? -
è forse perché i ciechi non ti videro
sulle scapole gracili le ali
perché i ciechi non videro il presagio
della tua fronte incandescente, il solco
che vi ho graffiato a sangue, croce cresima
incantesimo jattura voto vale
perdizione e salvezza; se non seppero
crederti più che donnola o che donna
con chi dividerò la mia scoperta
dove seppellirò l'oro che porto
dove la brace che in me stride se
lasciandomi, ti volgi dalle scale?

madrigali privati da  la bufera e altro 1956

raccolta poesie tra 1940 e 1954

 

 

Dora Markus

Fu dove il ponte di legno
mette a porto Corsini sul mare alto
e rari uomini, quasi immoti, affondano
o salpano le reti. Con un segno
della mano additavi all'altra sponda
invisibile la tua patria vera.
Poi seguimmo il canale fino alla darsena
della città, lucida di fuliggine,
nella bassura dove s'affondava
una primavera inerte, senza memoria.
E qui dove un'antica vita
si screzia in una dolce
ansietà d'Oriente,
le tue parole iridavano come le scaglie
della triglia moribonda.




La tua irrequietudine mi fa pensare
agli uccelli di passo che urtano ai fari
nelle sere tempestose:
è una tempesta anche la tua dolcezza,
turbina e non appare,
e i suoi riposi sono anche più rari.
Non so come stremata tu resisti
in questo lago
d'indifferenza ch'è il tuo cuore; forse
ti salva un amuleto che tu tieni
vicino alla matita delle labbra,
al piumino, alla lima: un topo bianco,
d'avorio; e così esisti!




2
Ormai nella tua Carinzia
di mirti fioriti e di stagni,
china sul bordo sorvegli
la carpa che timida abbocca
o segui sui tigli, tra gl'irti
pinnacoli le accensioni
del vespro e nell'acque un avvampo
di tende da scali e pensioni.


La sera che si protende
sull'umida conca non porta
col palpito dei motori
che gemiti d'oche e un interno
di nivee maioliche dice
allo specchio annerito che ti vide
diversa una storia di errori
imperturbati e la incide
dove la spugna non giunge.


La tua leggenda, Dora!
Ma è scritta già in quegli sguardi
di uomini che hanno fedine
altere e deboli in grandi
ritratti d'oro e ritorna
ad ogni accordo che esprime
l'armonica guasta nell'ora
che abbuia, sempre più tardi.


È scritta là. Il sempreverde
alloro per la cucina
resiste, la voce non muta,
Ravenna è lontana, distilla
veleno una fede feroce.
Che vuole da te? Non si cede
voce, leggenda o destino...
Ma è tardi, sempre più tardi.

- le occasioni - parte prima

Dora Markus
montale aveva solo visto una fotografia delle sue gambe, inviatagli dall’amíco Bobi Bazlen col seguente biglietto datato 25 settembre 1928
Gerti e Carlo: bene. A Trieste, loro ospite, un’amica di Gerti, con delle gambe meravigliose.
Falle una poesia. Si chiama Dora Markus.

La data del biglietto spingerebbe ad ascrivere al 1928 la prima parte della lirica, ma Montale sosteneva di averla scritta due anni prima, nel 1926, senza riuscire a concluderla «è l’inizio di una poesia che non fu mai né finita né pubblicata e non lo sarà maí»

comunitaitaliana.com.br
balbruno.altervista.org
oilproject.org
doc.studenti.it
Montale ne traccia il ritratto di donna inquieta, esule non solo dalla propria terra ma anche dalla propria vita, il cui cuore è "un lago di indifferenza", e che sembra affidare la propria salvezza all'immagine incantatoria di un portafortuna, quel topolino d'avorio celato nella trousse dei trucchi. Dora è insomma la classica donna montaliana, distante dal mondo fino a incarnare la valenza di nume, il ruolo che rivestirà l'amata Mosca nelle poesie del dopoguerra.
cantosirene.blogspot.it
Dora Markus è una lirica della raccolta Le occasioni di Eugenio Montale, forse una delle più note.
Poesia scritta tra il 1928 e il 1939, trae spunto dalla figura di una giovane austriaca di origini ebraiche, Dora Markus, che Montale non aveva conosciuto personalmente ma di cui gli aveva parlato l'amico Bobi Bazlen, inviandogli una foto delle gambe di Dora e indicandola come amica di Gerti Fránkl Tolazzi, di Graz anche se viveva a Trieste, di cui il poeta parla in Carnevale di Gerti 1928, nella stessa raccolta; la foto sembra esser stata scattata dalla stessa Gerti.
Montale scrive a Gianfranco Contini nel 1943 che la protagonista di Due nel crepuscolo  - in La bufera e altro -  è ancora Dora Markus.
A Marina di Ravenna una piazza è intitolata a Dora Markus
.
http://it.wikipedia.org/wiki/Dora_Markus
http://eugeniomontale.xoom.it/txt_dora.html



Due nel crepuscolo
Fluisce fra te e me sul belvedere
un chiarore subacqueo che deforma
col profilo dei colli anche il tuo viso.
Sta in un fondo sfuggevole, reciso
da te ogni gesto tuo; entra senz’orma
e sparisce, nel mezzo che ricolma
ogni solco e si chiude sul tuo passo
con me tu qui, dentro quest’aria scesa
a sigillare
il torpore dei massi.

Ed io riverso
nel potere che grava attorno, cedo
al sortilegio di non riconoscere
di me più nulla fuor di me; s’io levo
appena il braccio, mi si fa diverso
l’atto, si spezza su un cristallo, ignota
e impallidita sua memoria, e il gesto
già più non m’appartiene
se parlo, ascolto quella voce attonito,
scendere alla sua gamma più remota
o spenta all’aria che non la sostiene.

Tale nel punto che resiste all’ultima
consunzione del giorno
dura lo smarrimento; poi un soffio
risolleva le valli in un frenetico
moto e deriva dalle fronde un tinnulo
suono che si disperde
tra rapide fumate e i primi lumi
disegnano gli scali.

... le parole
tra noi leggere cadono. Ti guardo
in un molle riverbero. Non so
se ti conosco; so che mai diviso
fui da te come accade in questo tardo
ritorno. Pochi istanti hanno bruciato
tutto di noi: fuorchè due volti, due
maschere che s’incidono, sforzate
di un sorriso.
la bufera

 

Gerti Frànkel Tolazzi
una signora di Graz che Montale conosceva bene e che nel 1928 gli ispirò la poesia Carnevale di Gerti .
http://eugeniomontale.xoom.it.html

Sapeva di essere una donna che veniva da una poesia. Firenze, Capodanno 1928, in casa del critico d’arte Matteo Marangoni ci sono Eugenio Montale, la ‘Mosca’, Bobi Bazlen e Gerti Frankl, la giovane austriaca che da un paio d’anni abitava a Trieste, dove era giunta per amore di un amico di Bazlen. Gerti, allo scoccare della mezzanotte, getta nell’acqua un cucchiaio di piombo fuso per leggere nelle forme prese dal metallo i pronostici per l’anno che verrà. Montale ne rimane colpito e quella notte verrà trasfigurata nel ‘Carnevale di Gerti’, una delle sue liriche più famose.
pavel zalar - ilpiccolo.gelocal.it - 2018
https://it.wikipedia.org/wiki/Carnevale_di_Gerti


Il carnevale di Gerti
Se la ruota si impiglia nel groviglio delle stesse filanti ed il cavallo s'impenna tra la calca , se ti nevica fra i capelli e le mani un lungo brivido d'iridi trascorrenti o alzano i bambini le flebili ocarine che salutano il tuo viaggio e i lievi echi si sfaldano giù dal ponte sul fiume se si sfolla la strada e ti conduce in un mondo soffiato entro una tremula bolla d'aria e di luce dove il sole saluta la tua grazia-hai ritrovato forse la strada che tentò un istante il piombo fuso a mezzanotte quando finì l'anno tranquillo senza spari.
Ed ora vuoi sostare dove un filtro fa spogli i suoni e ne deriva i sorridenti ed acri fumi che ti compongono il domani; ora chiedi il paese dove gli onagri mordano quadri di zucchero dalle tue mani e i tozzi alberi spuntino germogli miracolosi al becco dei pavoni.
(Oh , il tuo carnevale sarà più triste stanotte anche del mio , chiusa fra i doni tu per gli assenti: carri dalle tinte di rosolio, fantocci ed archibugi, palle di gomma, arnesi da cucina lillipuziani:l'urna li segnava a ognuno dei lontani amici l'ora che il gennaio si schiuse e nel silenzio si compì il sortilegio.E' carnevale o il dicembre s'indugia ancora?Penso che se muovi la lancetta al piccolo orologio che rechi al polso , tutto arretrerà dentro un disfatto prisma babelico di forme e di colori ...)
E il natale verrà e il giorno dell'anno che sfolla le caserme e ti riporta gli amici spersi e questo carnevale pur esso tornerà che ora ci sfugge tra i muri che si fendono già. Chiedi tu di fermare il tempo sul paese
che attorno si dilata?Le grandi ali screziate ti sfiorano , le logge sospingono all'aperto esili bambole bionde , vive , le pale dei mulini rotano fisse sulle pozze garrule. Chiedi di trattenere le campane d'argento sopra il borgo e il suono rauco delle colombe? Chiedi tu i mattini trepidi delle tue prode lontane?
Come tutto si fa strano e difficile come tutto è impossibile, tu dici .   La tua vita è quaggiù dove rimbombano le ruote dei carriaggi senza posa e nulla torna se non forse in questi disguidi del possibile .   Ritorna là fra i morti balocchi ove è negato pur morire;e col tempo che ti batte al polso e all'esistenza ti ridona, tra le mura pesanti che non s'aprono al gorgo degli umani affaticato, torna alla via dove con te intristisco, quella che additò un piombo raggelato alle mie, alle tue sere : torna alle primavere che non fioriscono .
le occasioni


Le occasioni del Diario postumo
Tredici anni di amicizia con Eugenio Montale - annalisa cima
Questo libro, che spiega la circostanziata genesi di molte poesie del Diario postumo, è importante su due versanti: fa conoscere aspetti inediti del Montale «privato», e fornisce illuminazioni letterarie sorprendenti. Montale aveva visto in Annalisa l’alter ego che avrebbe voluto essere, scoprendo in sé un sentimento di paternità e, addirittura, di maternità poetica, impensabile anche per i più fedeli ammiratori del poeta che «spesso», tra il 1920 e il 1927, aveva incontrato «il male di vivere». Annalisa Cima che, dopo averla letta, aveva pregato Montale di non pubblicare sul Corriere, nel 1969, la lusinghiera prefazione al suo primo libro di versi, era, per il poeta, la persona giusta per accogliere quel nuovo sentimento di paternità/maternità, e alla quale affidare, anche in sede testamentaria, la propria fama attraverso la cura dell’Opera omnia.

da prefazione di cesare cavalleri - ares.mi.it
Annalisa Cima è l’ultima ispiratrice di Eugenio Montale. Si incontrarono nel 1967, tramite il comune amico Vanni Scheiwiller. Lei aveva 27 anni, il poeta 72. Ne nacque un’amicizia che fece nascere nel futuro Premio Nobel 1975 un sentimento di paternità che fino ad allora non aveva trovato posto nelle sue poesie. Nel corso dei loro frequenti incontri, il poeta consegnò alla giovane amica molte poesie inedite, con l’impegno di pubblicarle dopo la sua morte, sei per volta. Sono le poesie che nel 1996 formarono il Diario postumo, di Montale, ultima pietra dell’Opera omnia, che suscitò polemiche da parte di letterati invidiosi. Questo libro spiega la genesi delle poesie del Diario postumo, e fornisce un ritratto ironico, affettuoso e indimenticabile del grande poeta.
ilmiolibro.kataweb.it
Montale era certo della bontà di questa amicizia, aveva da subito capito che la giovane artista non voleva approfittare della sua notorietà, ne era ancor più certo quando nel 1969 Annalisa lo pregò di non pubblicare sul Corriere della sera la sua prefazione alla prima raccolta di poesie da lei scritta intitolata Il terzo modo. «La nostra reciproca comprensione» confesserà più tardi Annalisa Cima «andò al di là della passione comune per la poesia, la musica e la pittura: era un’amicizia che per Montale divenne una proiezione di sé in una persona più giovane e per me la continuazione di quel rapporto meraviglioso che m’aveva legata al nonno Francesco».
Il poeta volle consolidare e affidare ai posteri questo profondo rapporto di amicizia lasciando alla giovane dei componimenti da pubblicare a gruppi di sei poesie, soltanto a partire da cinque anni dopo la sua morte. Ne nacque il Diario postumo, l'ultima sua raccolta, composta da sessantasei poesie, scritte tra il 1969 e il 1979. Montale morì a Milano il 12 settembre del 1981. Nel 1986 venne
pubblicato il primo gruppo di sei poesie, con altre diciotto inedite trovate da Annalisa Cima. Più tardi nel 1996 Mondadori pubblicò tutti gli altri componimenti del Diario postumo in occasione del centenario della nascita del poeta.
A distanza di più di trent’anni dalla morte, con una delicatezza, un affetto, una compostezza e un’intelligenza pregiata Annalisa Cima ripercorre tredici anni di amicizia e le circostanze che sono la scaturigine di queste poesie, quelle «occasioni spinta» che, in uno sforzo di sempre maggiore concretezza, andavano taciute per «esprimere l’oggetto».
giovannifighera.it  - 2013
.
L'enigma del Diario postumo di Eugenio Montale
è di EM il diario postumo?
No - le poesie contenute nel Diario postumo non possono essere attribuite in alcun modo a Eugenio Montale né dal punto di vista stilistico né grafologico .     Noi vogliamo dimostrare che è un falso, un lavoro di collage con materiale di Montale e altro non montaliano, un montaggio frutto di mani diverse.
uni bologna - federico condello - docente di filologia classica
luigi mascheroni - ilgiornale.it  - 2014
È di Eugenio Montale il Diario postumo ?
presunta autenticità delle 66 poesie
 - più 18 - lasciate da Eusebio alla sua ultima musa, la Cima appunto, che avrebbe ricevuto mandato di pubblicarle al ritmo di sei all'anno dopo la morte del poeta - 1981. Una vicenda intricata ... in cui spuntano dal fondo Cima 24  lettere-legato composte dal senatore Montale tra il 1972 e l'ottobre 1980, con l'ultima che andrebbe a invalidare il testamento del giugno dello stesso anno a favore della nipote Bianca e della governante.
tommy cappellini - cdt.ch  - 2014
.
... Montale stesso, secondo quanto testimonia minutamente Annalisa Cima, ha diviso le poesie di undici anni in undici buste, chiuse nel 1979:    dieci buste di sei numerate da   I  a  X  di sua mano,    più un undicesimo plico più grande e non numerato, contenente ancora una busta di sei  - il numero XI,   più un pacchetto di diciotto componimenti sciolti per altre tre virtuali buste di sei.
nota introduttiva diario postumo p. 189 - alberto casadei - leparoleelecose.it - 2015
.
Nel 1969 Montale consegnò alla poetessa Annalisa Cima due liriche a lei dedicate: Mattinata e La foce. Era l'inizio di una serie di preziosi doni, che suggellarono la profonda amicizia fra i due. Quando i componimenti furono sessantasei, il poeta, con meticolosità notarile, dispose che fossero sigillati in undici buste da aprire cinque anni dopo la sua morte, avvenuta il 12 settembre del 1981. Così avvenne. Nel 1986 la Fondazione Schlesinger, di cui Montale era stato presidente ad honorem, cominciò a pubblicare le prime sei liriche.
laura pisanello - messaggerosantantonio.it - 1996_2017

 

 

 

INCONTRO

Esitammo un istante
e dopo poco riconoscemmo
di avere la stessa malattia .
Non vi è definizione
per questa mirabile tortura
c’è chi la chiama spleen
e chi malinconia .
Ma se accettiamo il gioco
ai margini troviamo
un segno intelleggibile
che può dar senso al tutto .

diario postumo
RICORDO

Lei sola percepiva i suoni
dei miei silenzi. Temevo
a volte che fuggisse il tempo
ostile mentre parlavamo .
Dopodiché ho smarrito la memoria
ed ora mi ritrovo a parlare
di lei con te, tra spirali di fumo
che velano la nostra commozione .
Ed è questa la parte di me che ritrovo
mutata: il sentimento, per sé informe
in quest'oggi che è solo di rimpianto .

diario postumo

 

 


 poesiepoesiepoesiepoesie

www.ilnarratore.com      audio

digilander.libero.it/ccalbatross/download/Montale/montale.htm          audio

www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2004/02_Febbraio/17/poesie_audio.shtml 

www.club.it/autori/grandi/eugenio.montale/poesie.html

  

accanto ai muri

resiste il brivido vivo del gatto bianco

che s'indugia all'aperto tra l'arduo fogliame

che sfiora la duna e alle tenebre s'impiglia


 

 

 

Montale is deeply aware of the nonhuman world

of wind, tide, noonday sun, tree, flower, rock-face, and weedy stubble, and of creatures as various as the jay, the hoopoe, the porcupine, and the gnat. His boyhood summers on the rugged coast of Liguria gave him a permanent impression of nature’s energy and vast unconcern, and he turned throughout his life to that ground, that context, for orientation and reassurance. He speaks in an early poem of "the miracle / that reveals the divine Indifference" and then goes on to tell us what it consists of: "it was the statue in the drowsy trance / of noon, the cloud, the cruising falcon." The statue may represent a god, or a hero, or a saint, but here it is only a statue in the drowsy trance of noon, and the human gaze, drawn upward, finds no heaven or angels waiting, just a cloud and a soaring raptor, indifferent to the gaze and bent on its own survival.

Freed of the hunger for metaphysical certitude,

Montale can see just what there is to see, unimpeded by assumptions, prejudices, or belief systems.

As a result, he is a master at evoking the nonhuman material world, in all its interlocking vitality, with few equals among poets of any era.
www.tcsn.net

 

hermetic
Completely sealed, especially against the escape or entry of air.
Impervious to outside interference or influence: the hermetic confines of an isolated life.
. Mythology. Of or relating to Hermes Trismegistus or the works ascribed to him.
. Having to do with the occult sciences, especially alchemy; magical.
.
The Italian poet and critic Eugenio Montale (1896-1981) was one of the major representatives of Italian hermetic poetry.
answers.com/topic/eugenio-montale

answers.com/topic/eugenio-montale

 

 

L'Ermetismo di Montale
Montale appartiene alla corrente poetica che Francesco Flora definì "Ermetica". Egli ha dietro di sé una presenza molto forte di Carducci, D'Annunzio, Pascoli, con i quali si rapporta dialetticamente prendendo le distanze dai toni troppo sostenuti ed eloquenti. Già i Crepuscolari avevano cercato di rompere con la tradizione attraverso il recupero delle parole umili e quotidiane, ma l'Ermetismo non condivide con essi l'abbandono della musicalità della poesia, che viene anzi valorizzata. D'altronde, Montale prende le distanze anche da Ungaretti, mirando ad un rinnovamento della tradizione dall'interno: segue l'esempio delle tecniche pascoliane più avanzate e rimane lontano dall'atteggiamento "distruttivo" di Ungaretti, che sabota ogni elemento metrico. Montale, invece, fa ampio uso di rime nascoste, false rime, quasi rime, ecc.

zacinto.it   -   https://youtu.be/Bg8QQ27A9fE  intervista rai

 


Il linguaggio di Montale

mira a una "naturalistica precisione", fa uso di tecnicismi o anche termini dialettali; il tono è discorsivo, e lascia spazio a descrizioni paesaggistiche che colgono l'ambiente ligure nella sua asprezza. Con ciò egli intende trovare una rappresentazione simbolica al dato oggettivo, ossia riuscire a evocare un'emozione attraverso la precisa descrizione di fatti e oggetti del mondo reale
www.club.it/autori/grandi/eugenio.montale

 

 

 

ERMETISMO  Hermes Trismegistus
Ermetici furono definiti da Francesco Flora (che evidentemente alludeva ad una pratica mistico-misterica dell’antichità, detta appunto Ermetismo) quei poeti che tra gli anni 1930-1945 si riunirono in una vera e propria “scuola” con l'intento di fare una poesia totalmente staccata dal contingente, magica e innocente espressione dell’ “essere” ricercato con uno scavo estenuante nel profondo dell'inconscio. Essi inoltre portarono alle estreme conseguenze l’uso dell’analogia col risultato di apparire incomprensibili tranne che ad una élite di iniziati. Questi poeti riconobbero come maestri l’Ungaretti ed il Montale, ma rivolsero la loro attenzione anche più lontano, a Mallarmé e Valéry.
xoomer.alice.it    

www.lannaronca.it/arte%20decadentismo/ermetismo.htm
montale were the principal exponents of the movement, which was named for Hermes Trismegistos, a reputed author of occult symbolic works

answers.com/topic/eugenio-montale

 

 

Ermetismo
I poeti ermetici vivono intensamente l'esperienza della solitudine, dell'incertezza, del male di vivere e puntano per comunicarla, sull'essenzialità, della parola e sul gioco delle analogie.
La poesia ermetica è concentrata, spesso difficile, ignora i normali nessi logici e sintattici e vuole esprimere l'inesprimibile.
I principali poeti ermetici sono Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo e Eugenio Montale.

skuola.net


Ermetismo italico
L'ermetismo, riallacciandosi alle correnti simboliste europee intendeva la poesia come esercizio assoluto di linguaggio che va le solo quando riesce a esprimere l'intuizione lirica in una ori ginaria purezza, senza l'intervento di preoccupazioni didattiche, moralistiche, dottrinali e speculative. Per alcuni fu espressione di una rivolta in cui si concreta l'appello orfico-cristiano, religioso (cattolico), metafisico, negatore della storia, di una storia che si appiattisce di fronte all'assoluto, libero dalle strutture retoriche, inteso a propositi soprattutto di radicale rinnovamento dell'uomo. L'intervento di *Flora [si vedano i saggi poi raccolti in La poesia ermetica (1935)] fu determinante per la fortuna del termine, usato all'inizio per indicare in forma spregiativa la poesia di Ungaretti e poi di Montale. *Flora e la critica crociana rimproveravano questo gruppo di poeti di astrattezza intellettualismo, debolezza formale, perdita di comunicazione; essi venivano posti all'interno delle correnti irrazionaliste, per cui l'ermetismo era per essi categoria negativa del decadentismo. Nel dibattito seguente, il termine fu recepito ma non il significato; nel 1940 la rivista «Primato» dedicò all'ermetismo una inchiesta molto articolata in prospettive e valutazioni, compreso un intervento di Montale che delineò una "tradizione" ermetica.    

www.girodivite.it/antenati/xx2sec/9b_metaf.htm

 



A galla

Chiari mattini
quando l'azzurro è inganno che non illude
crescere immenso di vita
fiumana che non ha ripe né sfocio
e va per sempre
e sta - infinitamente .

Sono allora i rumori delle strade
l'incrinatura nel vetro
o la pietra che cade
nello specchio del lago e lo corrùga .
E il vocìo dei ragazzi
e il chiacchiericcio liquido dei passeri
che tra le gronde svolano
sono tralicci d'oro
su un fondo vivo di cobalto
effimeri ...

Ecco è perduto nella rete di echi
nel soffio di pruina
che discende sugli alberi sfoltiti
e ne deriva un murmure
d'irrequieta marina
tu quasi vorresti e ne tremi
intento cuore disfarti
non pulsar più ! Ma sempre che lo invochi
più netto batti come
orologio traudito in una stanza
d'albergo al primo rompere dell'aurora .

E senti allora
se pure ti ripetono che puoi
fermarti a mezza via o in alto mare
che non c'è sosta per noi
ma strada ancora strada

e che il cammino è sempre da ricominciare
poesie disperse
La Bufera
epigrafe
... i dittatori non hanno occhi per vedere queste grandi meraviglie; le loro mani non servono a nient'altro che a perseguitarci ...
a
grippa d'aubigné - a dieu
... il libro sarebbe stato impubblicabile in Italia. Lo stampai a Lugano nel 1943. La sola epigrafe iniziale sarebbe stato fumo agli occhi dei censori fascisti . Essa dice: Les princes (cioè i dittatori) n'ont point d'yeux pour voir ces grandes merveilles; leurs mains ne servent plus qù à nous persécuter...
intervista di EM - eugeniomontale.xoom.it
La bufera
che sgronda sulle foglie
dure della magnolia i lunghi tuoni
marzolini e la grandine

 - i suoni di cristallo nel tuo nido
notturno ti sorprendono, dell'oro
che s'è spento sui mogani, sul taglio
dei libri rilegati, brucia ancora
una grana di zucchero nel guscio
delle tue palpebre
-  

il lampo che candisce
alberi e muro e li sorprende in quella
eternità d'istante - marmo manna
e distruzione - ch'entro te scolpita
porti per tua condanna e che ti lega
più che l'amore a me, strana sorella -

e poi lo schianto rude, i sistri, il fremere
dei tamburelli sulla fossa buia
lo scalpicciare del fandango, e sopra
qualche gesto che annaspa
...

Come quando
ti rivolgesti e con la mano, sgombra
la fronte dalla nube dei capelli
mi salutasti - per entrar nel buio.
https://youtu.be/TczTn63k3Eo  - legge EM - da la bufera e altro

LA QUINTA STAGIONE DI MONTALE

56 POESIE INEDITE  al 2006


... i versi registrano soprattutto con allegro disincanto le vicende quotidiane della cronaca e della storia ... Lockeed ... Karol Wojtyla ... ecologia ... giustizia ... cultura e successi effimeri ... Karl Marx ... Sigmund Freud ... composti dopo il 1963 ... la maggior parte risale all'ultimissimo periodo della vita del premio Nobel dal 1978 al 1980.

Sin-Pam/Gs/Adnkronos - ott 200
6

 

LA CASA DI OLGIATE  -   INEDITI DI EUGENIO MONTALE
Versi di una vivacissima sapienza autoironica e anticonformista, nei quali il grande poeta si interroga o sentenzia su questioni e temi di varia natura
teatronaturale.it

 

Una nuova sorpresa, del tutto inaspettata e dunque ancora più gradita, ci viene da Eugenio Montale: cinquantasei testi inediti composti dopo il 1963 (ma soprattutto dal 1978 al 1980) e conservati presso il Fondo Manoscritti dell'Università di Pavia, dov'erano approdati nel 2004 insieme ad altre carte e volumi del poeta, dono prezioso di Gina Tiossi. Si tratta di versi che in buona parte vanno a integrare la produzione dell'ultimo Montale, quella più decisamente diaristica ed epigrammatica, di cui possiedono lo stile e la disinvolta, accattivante arguzia. Come è scritto nell'introduzione, ci presentano un Montale "ancora dotato di un vigore inestinguibile nel seguitare a raccordare le parole alle cose, a tener dietro con distaccata saggezza e persino allegro disincanto al registro delle vicende quotidiane della cronaca e della storia, a dialogare, come è stato detto, con la fine del mondo".

liberonweb.com

 

Cinquantasei testi, scritti dopo il 1963, ma in particolare dal 1978 al 1980. Il volume si apre con la poesia che dà il titolo al libro, un componimento datato 2 luglio 1963 ... I testi  scritti negli anni Settanta, vanno ricollegati all’ultima produzione montaliana, quella più dentro la realtà quotidiana, talvolta minima. Ma qui si trovano anche riflessioni sulla teologia e sulla scienza.
avanti.it - nov 2006

 

una raccolta di poesie   pubblicata a più di venti anni dalla scomparsa
si presenta come una redazione intermedia DI Bufera -  allestita per partecipare e risultare vincente al Premio San Marino 1950

iltempo.it -   2007

 

LA CASA DI OLGIATE

In quel tempo era ancora vivo
il piccolo Tonino nella casa
alta sul cavalcavia.
Io la vedevo, la casa, dall’autostrada,
ignorando te e lui: non mi balzava
il cuore come adesso. L’ignoranza
mia occultava l’avvenire, il fil-
di ferro del domani, là giunti, si troncava.
V’entrai molti anni dopo
(il bimbo era morto da tanto,
susurrando “mi duole per te mamma”),
conobbi l’orto, il giardiniere, il tuo
boudoir di diciottenne, disammobiliato,
l’impronta appena visibile di un cerchio sul muro-lo specchio-,
e non potevo parlare. Tra quelle stanze
una parte alitante di te mi bastava.
Il trillo del tuo cardellino più tardi si spense
all’ombra del giglio rosso da me lasciato.
Famelico delle tue tracce mi affaccio su rettangoli
di verze, su cespugli di dalie impolverate,
e il vecchio custode mi segue, più inebetito di me
nei corridoi, nel solaio mentre dal basso giunge
un crepitare isocrono di macchine,
ma non bava d’aria nell’afa.
Così i destini s’annodano, mia tigre, e intanto tu
Dietro le lenti affumicate spii
nugoli pigri e sull’Olona putrido
l’efflorescenza dei disinfestanti.
Si snodano i destini. Mai da me intraveduta,
la tua casa friulana ora s’allarga
nel desiderio, l’aia dove incontro al futuro
irruppe la tua infanzia, e già volava.
pagine 3 - 4

 

 

scienziati tedeschi appostati

hanno scoperto che all'aquila

basta un colpo di becco per decapitare

l'adultera

pagina 62

 

la tempesta s’annunzia
con radi goccioloni.
sto davanti alla radio
in questa camera d’affitto.
apro il corriere pieno di morti
sono spese bene 250 lire.
lampi e tuoni di fuori.
domani leggeremo
l’entità del disastro.
tutto quanto mai accade
appartiene al dominio
del verosimile.
ma esiste davvero
il vero?
qualcuno come un dio con la barba
tenta di farcelo credere.
ma il dio senza barba è
ben altro affare.
non come appare a guardarlo
lo intendiamo

pagina 37

 

come un sigaro avana
la terra si fuma da sé
ma sul piattino resta la cenere.
per ora la cenere siamo noi
ma la seconda legge della termodinamica
ci assicura
che non è mai troppo presto
per farsi vedere
non è mai troppo tardi
per congedarsi

pagina 20

mai fu dimostrato che il mondo

esiste e il come e il perchè

e così non sarà irrazionale

adorare la Dea Kali.

quando il tutto e il nulla coincideranno

come le 2 facce della medaglia.

pagina 48

se anche si scoprisse

il come e il perchè dell'universo

venire al mondo sarebbe

tempo perso

pagina  45

la cultura avanza a passi da gigante

e in scala macroscopica riproduce

le invasioni barbariche

chi ha figli ha tutto da temere

i figli di questi figli

non avranno piu' nulla da sapere

nulla da perdere

pagina 12

si parla e straparla
dei buchi neri.
Io credo che il più nero
sia abitato da noi
e forse qualcuno di fuori
si chiede se dentro ci siano
bestie a due gambe o a quattro
o nessuna e nemmeno si parli
di piante e fiori

pagina 32

 

la casa di olgiate e altre poesie

 

pagine manoscritte dal quaderno piazzesi -  la casa di olgiate e altre poesie

http://centromanoscritti.unipv.it/collezioni/archivi-letterari-2/58-fondo-eugenio-montale-gina-tiossi.html  

 

Lettere inedite

di Moravia, Montale, Ungaretti e Quasimodo e un quadro di Guttuso, accompagnato da una lettera .. durante i lavori preparatori al convegno dedicato a Terra ... alla presenza dei nomi internazionali piu' significativi dell'Italianistica, della Filosofia e della Critica e Storia dell'Arte.
... importante anche il carteggio tra Dino Terra ed Eugenio Montale: "utile per comprendere meglio l'uomo e il poeta"

agi

lettere inedite A Giacomo Debenedetti
29 ottobre 1942 -  "Tornato da Monterosso ho trovato la tua, nella quale amichevolmente ti stupisci che io non condivida il tuo entusiasmo; io invece lo capisco, per te si tratta, in qualche modo, di un ritorno alle lettere. Ma io che ci sto infognato da sempre senza guadagnar neppure tanto da vivere da solo, come pur vivo, non dovrei stupirmi che tu non capisca il mio torpore? In vent'anni gli 'amici' (non parlo di te) mi hanno mai offerto qualcosa di decente? Dappertutto porte chiuse, e cosi' continuera'".
24 settembre 1942  -   "Caro Giacomino, se tu mi capissi (e puoi farlo) mi daresti ragione. Il guaio e' che nessuno s'e' mai figurato - neppure alla larga - come ho vissuto io finora".
agi.it

.

1939 - ritratto di renato guttuso

.

 

montale welcome    montale 1      montale 1a      montale 1b      montale 2     montale2a     montale 3

 

altri autori          home

 

PRIVACY