almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto
ad ogni gradino
anche così è stato breve
il nostro lungo viaggio
il mio dura tuttora
né più mi occorrono
le coincidenze le prenotazioni
le trappole gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede ho sceso milioni di scale
dandoti il braccio
non già perchè con quattr'occhi
forse si vede di più
con te le ho scese perchè
sapevo che di noi due
le sole vere pupille
sebbene tanto offuscate
erano le tue
1963
satura - xenia II 1962-1970
scritta dopo la
morte della moglie Drusilla Tanzi - la mosca - sorella di Lidia Tanzi Levi
moglie del Prof. Giuseppe Levi grande maestro di Rita Levi-Montalcini . https://youtu.be/7yxYkYlzOD0
Il suo tono dimesso non
cade mai nella retorica, così come il tono ironico di certi passaggi non
scade mai nel frivolo, non diventa mai parodia. Il personaggio di
"mosca", il caro piccolo insetto della prima poesia degli "Xenia", è una
presenza calda e affettuosa, ma non ha nulla di ideale né di
trascendente, eppure non perde nulla della sua forza lirica
nell’accostamento a oggetti e situazioni di tipo quotidiano. L’ironia di
Montale agisce, a ben vedere, in profondità, con uno scarto appena
accennato dal discorso che ne ribalta, inaspettatamente, l’apparente
assertività: è così per la chiusura della prima strofa dove
improvvisamente i piccoli gesti quotidiani della donna, quelli che
riempiono di senso la discesa di un milione di scale diventano trappole,
scorni, sono ricondotti a una mentalità che ritiene la realtà di tali
gesti l’unica possibile. Lo stesso si può dire di due punti della
seconda strofa: il "forse" del v. 9, che limita l’enunciato "con quattr’occhi...
si vede di più" è a sua volta inserito in una frase che sembra essa
stessa una preterizione, un negare per affermare; il "sebbene tanto
offuscate" limita la sentenziosità dell’ultima asserzione.
alepalma67.com
Here in Xenia
he addresses
his dead wife ' Mosca '
Your arm in mine
I've descended a million stairs at least
and now that you're not here
a void yawns at every step.
Even so our long journey was brief.
I'm still en route with no further need
of reservations connections ruses
the constant contempt of those
who think reality is what one sees.
lashmarket.com
PARAFRASI HO SCESO, AIUTANDOTI E FACENDOMI AIUTARE,
MOLTISSIME SCALE ED ORA CHE TU NON CI SEI MI SENTO SEMPRE PIÙ SOLO ED OGNI
GRADINO PER ME È VUOTO. ANCHE VIVENDO ASSIEME A LUNGO TEMPO, IO SONO
INFELICE IN QUANTO IL TEMPO PASSATO CON TE E LA NOSTRA VITA INSIEME NON
SONO DURATI ABBASTANZA. IL MIO VIAGGIO DURA TUTTORA, E NON MI SERVONO PIÙ
LE COINCIDENZE DEI TRENI, LE PRENOTAZIONI DEGLI ALBERGHI, I VIAGGI, LE
UMILIAZIONI DELLA GENTE CHE CREDE CHE LA VITA VERA SIA QUELLA CHE SI VEDE.
HO SCESO MOLTISSIME SCALE AIUTANDOTI E FACENDOMI AIUTARE, NON PERCHÉ CON
QUATTRO OCCHI SI VEDE DI PIÙ E MEGLIO. LE HO SCESE CON TE PERCHÉ SAPEVO
CHE TRA DI NOI, I VERI OCCHI CHE VEDEVANO LA REALTÀ PIÙ PROFONDA, ANCHE SE
INDEBOLITI DALLA MIOPIA ERANO I TUOI. skuola.net
Scendere le scale al braccio
della Mosca diventa emblema di tutto il breve, lungo viaggio nella vita,
compiuto avendo per guida la donna dalle pupille offuscate.
Anche qui il
dare il braccio alla donna perché non inciampi lungo le scale si rivela
un’azione reciproca e non si può dunque sapere chi è la guida e chi il
guidato.
La scomparsa della donna rivela adesso che chi vedeva di più
era quella che vedeva di meno, ma ormai non c’è più nemmeno bisogno di
scendere tante scale, i viaggi sono finiti e rimane solo da terminare il
viaggio di questa vita, ed egli sa ormai benissimo che la realtà non è
soltanto quella che si vede.
tellusfolio.it
Il Diario postumo
è
tutto percorso da una grande fantasia familiare in cui il poeta opera una
sorta di triangolazione mobile tra la moglie morta
- drusilla tanzi -
la mosca -
se stesso e
l'interlocutrice,
chiamata anche con appellativi al maschile - "Agile
messaggero", "mio
guerriero", "smarrito
adolescente".
In questo DIARIO familiare
egli assume il ruolo
ora di padre ora di madre. Una delle liriche più dense del libro è enigmaticamente intitolata Come madre,
dove la madre è appunto lo stesso poeta
...Ma è anche vero che la madre nel libro
potrebbe essere anche la mosca
o la stessa interlocutrice che,
come madre, potrebbe salvare
il poeta dal naufragio o dal nubifragio - tema dell'Infinito
leopardiano capovolto ...
diseur.unict.it
dopo il matrimonio con il poeta nell’aprile 1963 Mosca
muore in seguito a caduta
con rottura del femore.
Milano 5 aprile 1885 – Milano 20 ottobre 1963
.
Sorapis - 40 anni fa Non ho mai amato molto
la montagna e detesto le Alpi . Le Ande, le Cordigliere non le
ho vedute mai . Pure la Sierra de Guadarrama mi ha rapito,
dolce com’è l’ascesa e in vetta daini, cervi, secondo le notizie dei
dèpliants turistici . Solo l’elettrica aria dellEngadina
ci vinse, mio insettino,
ma non si era tanto ricchi da dirci ' hic manebimus ' .
Tra i laghi solo quello di Sorapis fu la grande scoperta .
C’era la solitudine delle marmotte più udite che intraviste e l’aria
dei Celesti, ma quale strada per accedervi ?
Dapprima la percorsi da solo per vedere se i tuoi occhietti potevano
addentrarsi tra cunicoli zigzaganti tra lastre alte di ghiaccio .
E così lunga ! Confortata solo Nel primo tratto, in
folti di conifere, dallo squillo d’allarme delle ghiandaie .
Poi ti guidai tenendoti per mano
fino alla cima, una capanna vuota .
Fu quello il nostro lago, poche spanne d’acqua, due vite troppo
giovani per essere vecchie, e troppo vecchie per sentirsi giovani .
Scoprimmo allora che cos’è l’età . Non ha nulla a che fare
col tempo, è qualcosa che dice che ci fa dire siamo qui, è un miracolo
che non si può ripetere . Al confronto la gioventù è il
più vile degli inganni .
diario 71-72
.
Al mio grillo
Che direbbe il mio grillo
dice la
Gina
osservando il merlo
che becca larve e bruchi dentro i vasi
da fiori del balcone e fa un disastro
Ma il più bello è che il grillo eri tu
Finché vivesti e lo sapemmo in pochi
Tu senza occhietti a spillo di cui porto
un doppio, un vero insetto di celluloide
con due palline che sarebbero gli occhi
due pistilli e ci guarda da un canterano
Che ne direbbe il grillo d'allora
del suo sosia E del merlo?
È per lei che sono qui
Dice la Gina e scaccia con la scopa
avevamo studiato per l'aldilà
un fischio un segno di riconoscimento
mi provo a modularlo nella speranza
che tutti siamo già morti senza saperlo
non ho mai capito se io fossi
il tuo cane fedele e incimurrito
o tu lo fossi per me
per gli altri no
eri un
insetto miope
smarrito nel blabla
dell'alta società
erano ingenui
quei furbi e non sapevano
di essere loro il tuo zimbello
di esser visti anche al buio
e smascherati da un tuo senso
infallibile
dal tuo radar di
pipistrello
xenia I - 1966
caro piccolo insetto
che chiamavano
mosca non so perché
stasera quasi al
buio
mentre leggevo il
deuteroisaia ***
sei ricomparsa
accanto a me
ma non avevi
occhiali
non potevi vedermi
né potevo io senza
quel luccichio
riconoscere te
nella foschia
satura - xenia I
.
***
Deuteroisaia
cioè secondo Isaia
- viene chiamato l'anonimo autore dei capitoli 40-55 del libro di Isaia vissuto in
esilio a Babilonia due secoli dopo il profeta Isaia di cui si sente
spiritualmente discepolo.
sapere.it
Dopo lunghe ricerche ti trovai in un bar dell'Avenida da Liberdade; non sapevi un acca di portoghese o meglio una parola sola; Madeira. E venne il bicchierino con un contorno di aragostine. La sera fui paragonato ai massimi lusitani dai nomi impronunciabili e al Carducci in aggiunta. Per nulla impressionata
io ti vedevo piangere dal ridere nascosta in una folla forse annoiata ma compunta satura - xenia II
prima di chiudere gli occhi mi hai detto pirla
una parola gergale
non traducibile
Da allora
me la porto addosso
come un marchio che resiste alla pomice
Ci sono anche altri pirla nel mondo
ma come riconoscerli ?
I pirla non sanno di esserlo
Se pure ne fossero informati
tenterebbero di scollarsi
con le unghie
quello stimma diario del 71 - a
sua moglie 'mosca'
nota:
secondo la nostra legge è vietato dare del pirla .. in quanto
lesivo dell'onore e della dignità .
Quante volte
t’ho atteso alla stazione nel freddo, nella nebbia. Passeggiavo
tossicchiando, comprando giornali innominabili
fumando Giuba poi soppresse dal ministro
dei tabacchi, il balordo!
Forse un treno sbagliato
un doppione oppure una
sottrazione. Scrutavo le carriole
dei facchini se mai ci fosse dentro
il tuo bagaglio, e tu dietro, in ritardo. poi apparivi. ultima. È un ricordo
tra tanti altri.
Nel sogno mi perseguita.
nel fumo - satura
Dicono
che la mia sia una poesia
d'inappartenenza Ma s'era tua era di qualcuno
di te che non sei più forma ma essenza.
Dicono che la poesia al suo culmine
magnifica il Tutto in fuga
negano che la testuggine
sia più veloce del fulmine.
Tu sola sapevi che il moto
non è diverso dalla stasi
che il vuoto è il pieno e il sereno
è la più diffusa delle nubi.
Così meglio intendo il tuo lungo viaggio
imprigionata tra le bende e i gessi.
Eppure non mi dà riposo sapere che in uno o in due
noi siamo una sola
cosa xenia II satura
https://youtu.be/n2SGFpHAWR4 - legge
vittorio gassman
IL RICORDO DELLA MOGLIE
Ma un velo di tristezza appanna i suoi occhi. Eugenio Montale
diventa silenzioso senza spiegarne il perché.
Forse quei due animaletti impagliati gli hanno improvvisamente evocato ricordi
lontani. Forse si è scoperto a compiere gli stessi gesti, gli stessi
discorsi di qualche anno fa, quando non era solo, quando accanto a lui vi
era ancora sua moglie, la sua «mosca». Era questo il soprannome di quella donna
piccola, magra, molto miope che Eugenio Montale ha amato e continua ad amare
con tutto se stesso, che ha ispirato al poeta, dopo la sua morte, forse i versi
più belli che abbia mai scritto. E' bastato questo flash della memoria,
del sentimento, perché Montale si sia rinchiuso nel «guscio» della sua
solitudine.
Torna ad essere cortese, cordiale, distaccato. L'incontro con il più grande e il
più triste poeta che abbiamo in Italia deve volgere al termine. Uno
sguardo ai suoi piccoli quadri che lui dipingeva con i materiali più
diversi: «Ora non mi dedico più all'hobby della pittura». Un augurio per il suo
viaggio a Stoccolma: «Finalmente potrò conoscere Anders Österling,
il mio traduttore svedese, l'uomo che, dicono, abbia fatto molto per farmi
assegnare il Nobel. E' una persona simpatica, vero? Ha 91 anni, ma sembra che li
porti molto bene, mi raccontano». Una stretta di mano ed eccoci sulla
porta di casa mentre Gina, in cucina, sta preparando il pranzo del poeta:
ravioli e zabaione.
Stiamo per uscire quando Eugenio Montale non rinuncia ad un'ultima battuta piena
di ironia.
Guardando il fotografo carico delle borse con le macchine ed i riflettori, dice
a bruciapelo, con un bel sorriso stampato sulle labbra: «Sembra un ladro in
procinto di lasciare un appartamento saccheggiato».
simonel.com
Con astuzia uscendo dalle fauci di Mongibello
o da dentiere di ghiaccio
rivelavi incredibili agnizioni.
Se ne avvide Mangàno, il buon cerusico
quando, disoccultato, fu il randello
delle camicie nere e ne sorrise.
Così eri: anche sul ciglio del crepaccio
dolcezza e orrore in una sola musica. xenia II
Tuo fratello morì giovane
tu eri la bimba
scarruffata che mi guarda
‘in posa’ nell’ovale di un ritratto . Scrisse musiche inedite, inaudite oggi sepolte in un baule o andate al màcero. Forse le riinventa qualcuno inconsapevole, se ciò ch’è scritto è
scritto . L’amavo senza averlo mai conosciuto . Fuori di te nessuno lo ricordava. Non ho fatto ricerche : ora è inutile . Dopo di te sono rimasto il solo per cui egli è esistito . Ma è possibile lo sai, amare un’ombra, ombre noi stessi . - silvio - fratello di drusilla xenia I
- satura 1962-1970
la vita oscilla tra il sublime e l'immondo
con qualche propensione per il secondo
La vita oscilla tra il sublime e l'immondo con qualche propensione per il secondo ne sapremo di più dopo le ultime elezioni che si terranno lassù o laggiù o in nessun luogo perchè siamo già eletti tutti quanti e chi non lo fu sta assai meglio quaggiù e quando se ne accorge è troppo tardi . Les jeux sont faits dice il croupier, per l'ultima volta e il suo cucchiaione spazza le carte . quaderno di quattro anni - 1977
.
le stagioni
il mio sogno
non è
nelle quattro stagioni
non nell'inverno
che spinge accanto a stanchi termosifoni
e spruzza di ghiaccioli i capelli già grigi,
e non nei falò accesi nelle periferie
dalle pandemie erranti, non nel fumo
d'averno che lambisce i cornicioni
e neppure nell'albero di natale
che sopravvive, forse, solo nelle prigioni. il mio sogno
non è nella primavera
l'età di cui ci parlano antichi
fabulari,
e non nelle ramaglie
che stentano a metter
piume,
non nel tinnulo strido della marmotta
quando s'affaccia dal suo buco
e neanche nello schiudersi
delle osterie e dei crotti
nell'illusione che ormai più non piova
o pioverà forse altrove, chissà dove. il mio sogno
non è nell'estate
nevrotica di falsi miraggi e
lunazioni
di malaugurio, nel fantoccio nero
dello spaventa passeri e nel reticolato
del tramaglio squarciato dai delfini,
non nei barbagli afosi dei suoi mattini
e non nelle subacquee peregrinazioni
di chi affonda con sé e col suo passato. il mio sogno
non è nell'autunno
fumicoso, avvinato, rinvenibile
solo nei calendari o nelle fiere
del barbanera, non nelle sue nere
fulminee sere, nelle processioni
vendemmiali o liturgiche, nel grido dei pavoni,
nel giro dei frantoi, nell'intasarsi
della larva e del ghiro. il mio sogno
non sorge mai dal
grembo
delle stagioni, ma nell'intemporaneo
che vive dove muoiono le ragioni
e dio sa s'era tempo; o s'era inutile
satura II 1962 - 1970
piove
Piove È uno stillicidio
senza tonfi
di motorette o strilli
di bambini. Piove da un cielo che non ha
nuvole. Piove sul nulla che si fa
in queste ore
di sciopero
generale. Piove sulla tua tomba
a San Felice
a Ema
e la terra non trema
perché non c’è terremoto
né guerra. Piove non sulla favola bella
di lontane stagioni,
ma sulla cartella
esattoriale, piove sugli ossi di seppia
e sulla greppia nazionale. Piove sulla Gazzetta Ufficiale
qui dal balcone aperto, piove sul Parlamento, piove su via Solferino, piove senza che il vento
smuova le carte. Piove in assenza di ermione
se Dio vuole, piove perché l’assenza
è universale
e se la terra non trema
è perché Arcetri a lei
non l’ha ordinato. Piove sui nuovi epistemi
del primate adue piedi,
sull’uomo indiato, sul cielo
ominizzato, sul ceffo
dei teologi in tuta
o paludati, piove sul progresso
della contestazione, piove sui work in regress, piove sui cipressi malati
del cimitero,
sgocciola
sulla pubblica opinione. Piove ma dove appari
non è acqua né atmosfera, piove perché se non sei
è solo la mancanza
e può affogare.
tutte le poesie - 1996
Montale afferma che la felicità non si trova nelle quattro stagioni ma può trovarsi solo fuori dal tempo
e precisamente nell’Intemporaneo
là dove muoiono le ragioni degli uomini
e Dio sa s’era tempo o s’era inutile
creare il mondo l’universo e gli uomini ..... Nella seconda sezione di Satura l’entropia la
polverizzazione degli oggetti simbolici un tempo caratterizzanti la poesia di
Montale si accompagnerà anche a quella delle idee e del mondo sociale come
ridottosi a quinta grottesca di una scena deittica. Si tratti del bagaglio del
volgar-marxismo o del metamorfismo cattolico di Teilhard de Chardin, dei voli
interplanetari o dello sciopero generale, della storia o della poesia intesa
come istituzione marco fortiitalialibri.net
... Il poeta ligure utilizza la struttura
metrica e i rimandi alla pioggia per ribadire la sua concezione
pessimistica sull’uomo e la natura. ... Nella poesia di Montale la
pioggia non offre refrigerio e la donna è morta, sta in una tomba, in un
piccolo cimitero. La pioggia di Montale è immaginaria e serve a
sottolineare con il suo immaginario cadere le pene che come un continuo
stillicidio c travagliano l’uomo nella vita quotidiana. ... la presenza
asfissiante della donna tanto da preferire la sua assenza, la prosopopea
degli uomini di cultura, scienziati o teologi che siano, la
contestazione degli studenti, le nuove discipline letterarie,
l’inquinamento e la pubblica opinione registrata dai giornali. tellusfolio.it
ma dopo il frac potrò
mettere la giacchetta? - intervista
Nobel per la Letteratura
BIO - PESSIMISMO -
IO e SE - leggi
POESIE -
LA CASA DI OLGIATE E ALTRE POESIE -
mondadori 2006
Ti parlo con franchezza perche' la tua amicizia mi e' molto cara e mi
parrebbe farti torto nascondendoti la mia perplessita. . Caro
Gobetti
Hai avuto le bozze? Vorrei ricevere anche le seconde con l'impaginatura
gia' tagliata. Non sara' che un giorno di ritardo. Vuoi accontentarmi?
Naturalmente mi farai l'edizione nel formato solito dei quaderni, mi ero
spaventato dapprima vedendo quei lenzuoli di carta. Ma non era il caso.
Dato che il libretto viene spaventosamente smilzo, ti prego di far
spazieggiare fino al possibile
(fogli bianchi, ecc). Tanto non arriva alle 100 pagine neanche a
largheggiare. Fa' stampare in carta un po' grossa. So che per la
copertina sei inflessibile (frangar non flectar) ma
potresti far mettere nome e titolo per il lungo, nel dorso della
plaquette. E' un'invenzione che
andrebbe bene per tutte le edizioni.
So anche che mi concedi le copie di lusso (!) e ti ringrazio.
Fanne tirare 15 (con relativa dicitura)
numerate dal 1 al 15. Prima che il libro sia uscito (e cioe' presto) ti
faro' avere altre 40-50 prenotazioni sicure; non ti sara' mai capitato
un autore tanto zelante. Che ne e' del Baretti??? Attendiamo tutti il
mostro. Addio, siamo in lutto per l'arrivo del Farinacci. Che Dio ce la
mandi buona! Quando andiamo tutti all'estero?
Ti mandero' presto un articolo, o su Chestor o su P. Smith. Vorrei l'
"Isola" (L’Isola : tragedia / Riccardo Arruffo, Torino, P. Gobetti,
1925, ndr) per recensirla sul "Lavoro".
Tanti saluti alla signora Gobetti e a Lei un ricordo affezionato
dal Suo Montale .
Scrisse del giovane intellettuale torinese Eugenio Montale ricordandolo
nel cinquantenario della scomparsa "Era sempre in movimento, unendo a una straordinaria curiosità
intellettuale la convinzione che la vita si spiega solo con la vita e
che l'uomo è il solo fabbro del suo destino, perché fra il bene e il
male occorre scegliere, non attendere che scatti il terzo elemento, la
Sintesi, dalla scatola a sorpresa che gli studiosi rinvengono sempre nei
laboratori della storia".
Parco Letterario Eugenio Montale e delle
Cinque Terre grazie a Parco Nazionale
delle Cinque Terre - Società Dante Alighieri -Comune di Monterosso
www.parchiletterari.com dal 2016
Gente, vino e rocce
delle Cinque Terre
fu il primo articolo a firma di Montale uscito il 27
ottobre 1946 sul Nuovo Corriere della Sera ... "Io per me amo le strade ... le viuzze che seguono
i ciglioni, discendono tra i ciuffi delle canne e mettono negli orti, tra gli
alberi dei limoni". I limoni di Monterosso che, nelle "estati lontane",
inebriavano di profumo"...e “i sensi di quest'odore / che non sa staccarsi da
terra ..."
Per circa vent’anni il poeta trascorse le sue vacanze a Monterosso nella Villa
Montale, “la pagoda giallognola” ... nel litorale di Fegina.
parchiletterari.com - 2016
Il 13 giugno del 1967
Eugenio Montale viene nominato senatore
a vita'per aver illustrato la Patria per altissimi
meriti nel campo letterario e artistico' . Così fu il commento sarcastico di un suo
illustre collega,
Giuseppe Ungaretti: 'Montale senatore, Ungaretti fa l’amore'
.
letteratura.rai.it
In limine
Godi se il vento ch'entra nel pomario vi rimena l'ondata della vita qui dove affonda un morto viluppo di memorie orto non era ma reliquiario. Il frullo che tu senti non è un volo ma il commuoversi dell'eterno grembo vedi che si trasforma questo lembo di terra solitario in un crogiuolo. Un rovello è di qua dall'erto muro. Se procedi t'imbatti tu forse nel fantasma che ti salva si compongono qui le storie gli atti scancellati pel giuoco del futuro. Cerca una maglia rotta nella rete che ci stringe tu balza fuori fuggi! Va, per te l'ho pregato
A MIA MADRE
ORA
CHE IL CORO DELLE COTURNICI TI BLANDISCE NEL SONNO ETERNO, ROTTA FELICE SCHIERA IN FUGA VERSO I CLIVI VENDEMMIATI DEL MESCO, OR CHE LA
LOTTA
DEI VIVENTI PIÙ INFURIA, SE TU CEDI COME UN'OMBRA LA SPOGLIA - E NON È UN'OMBRA, O GENTILE, NON È CIÒ CHE TU CREDI - CHI TI PROTEGGERÀ ? LA STRADA SGOMBRA NON È UNA VIA, SOLO DUE MANI, UN
VOLTO
QUELLE MANI, QUEL VOLTO, IL GESTO D'UNA VITA CHE NON È UN'ALTRA MA SE STESSA SOLO QUESTO TI PONE NELL'ELISO FOLTO D'ANIME E VOCI IN CUI TU VIVI E LA DOMANDA CHE TU LASCI È ANCH'ESSA UN GESTO TUO, ALL'OMBRA DELLE CROCI.
Non si può passeggiare a Milano, è difficile; ma certo, andare a piedi
così è una cosa deliziosa . Il podismo ... mi piace soltanto
la maratona . Qualche volta ho sognato di vincere una
maratona così, partendo e mantenendomi in ultima posizione fino agli
ultimi chilometri; dopo, sospinto da una forza soprannaturale, scattare
come una freccia e giungere primo al traguardo, ma questo vorrei che mi
succedesse ora, alla mia età, insomma così, in modo da sbalordire tutti
ed occupare le pagine dei giornali: sarebbe un trionfo molto superiore a
quello che nessun altro poeta potrebbe augurarsi !
La mia cultura filosofica è modesta e non è
neppure di prima mano . Piuttosto che le opere dei filosofi io
leggo libri sui filosofi e non è esattamente la stessa cosa .
E non sono qui per difendere la vecchia metafisica o per chiederne una
nuova, ma dico semplicemente : se non siamo liberi cominciamo col
rendercene conto, poi vedremo se è possibile o augurabile una
liberazione . eugeniomontale.xoom.it