.
E 'a proposito di contastorie non posso dimenticare i
fabulatori del mio paese sul Lago Maggiore, dove sono nato e cresciuto e dove c'è
una grande tradizione di fabulatori;
loro, i vecchi fabulatori,
maestri soffiatori di vetro, che hanno insegnato a me e ad altri ragazzi
il mestiere, l'arte, di raccontare assurde
favole, che noi ascoltavamo commentandole con sghignazzi e silenzi
improvvisi a strozzagola per la tragica allegoria che di colpo
sormontava ogni sarcasmo. Ancora mi ricordo la favola della Rocca di
Caldé."Tanti anni fa... - raccontava il maestro soffiatore -sul dorso
scosceso di quel cocuzzolo che si erge dal lago... lassù, stava
arroccato un paese di nome Caldé, che giorno dopo giorno franava tutt'in
blocco giù verso il fondo del dirupo. Era uno splendido paese con il
campanile, con le torri arroccate proprio in cima, con tutte le case una
dietro l’altra. E' un paese che esisteva e adesso non c'è più: nel 1400
è sparito. 'Ehi... - gli gridavano i contadini e i pescatori di
fondovalle - attenti, state franando... sloggiate di lassù!'. Ma i
roccaroli non ascoltavano, anzi ridevano, scherzavano, sfottevano:'Furbi
voi, cercate di terrorizzarci per convincerci a scappare, andare via
lasciando le case, i nostri terreni per poi fregarveli voi. Non ci
caschiamo.'E così continuavano a potare le viti, seminare i campi,
sposarsi, fare all'amore. Andavano a messa. Sentivano slittare la roccia
sotto le fondamenta delle case... ma non se ne curavano più di tanto:
‘Normali mosse d'assestamento...' si rassicuravano.
La grande scheggia di roccia stava affondando nel lago.
'Attenti, avete i piedi nell'acqua!', gridavano dalla costa.'Macché, è l'acqua
di scolo delle fontane, è soltanto un po' più umido'; e così,
piano piano ma inesorabilmente, il paese intiero s'affonda nel lago.
Glu ... glu ... pluf ... affondano ... case, uomini, donne,
due cavalli, tre asini ... iaa ... glu ... Il prete continuava imperterrito a
confessare una suora: 'Te absolvi ... animus ... santi... gluu ... Aame ... Glu ...'.
Scompare la torre, va sotto il campanile con le campane: don ... din ... dop ... plok ...'
"Ancora oggi - raccontava il vecchio soffiatore di
vetro - se ci si affaccia dallo spuntone di roccia rimasto a picco in quel punto
del lago... se in quell'istante scoppia un temporale, i lampi riescono ad
illuminare il fondo dell'acqua e, incredibile, là sotto si scorge il paese
affondato con le case e le strade ancora intatte e, come in un presepe vivente,
si scoprono loro, gli abitanti della vecchia Rocca, che si muovono ancora... e
imperterriti ripetono: 'Non è successo niente'. I pesci passano loro davanti
agli occhi di quà e di là... fin nelle orecchie... 'Niente paura!... è solo
un tipo di pesce che ha imparato a nuotare nell'aria', commentano. 'Eccì!'.'Salute!'.'Grazie...
fa un po' umido oggi... fa più umido di ieri... ma va tutto bene!' Sono
sprofondati... ma
per loro non è successo assolutamente nulla."
Non si può negare che una favola del genere sia ancora
oggi di sconvolgente attualità.
Ripeto, devo molto a quei miei maestri soffiatori di vetro
e anche loro, Vi assicuro, oggi sono immensamente grati a Voi, Signori Membri
dell'Accademia, per aver premiato un loro allievo.
E in modo follemente esplosivo Ve lo manifestano. Infatti
al mio paese giurano che la notte in cui si è saputo del Nobel a un loro
concittadino fabulatore, si è sentito un tremendo botto! Dal grande forno della
vetreria spenta da cinquant'anni, è esplosa una bordata di lava infuocata e una
miriade di schegge di vetro fuso colorato s'è proiettata altissima in aria come
in un finale di fuochi d’artificio... ed è ricaduta rovente
nel lago, sparando gran vapore.
Mentre voi applaudite bevo un po' d'acqua; (rivolgendosi
all'interprete) ne vuoi anche tu? Importante è che mentre beviamo voi parliate
tra di voi perché se tentate di sentire il glu glu glu che fa l'acqua che
scende ci va tutto di traverso e cominciamo a tossire. Allora parlate: "o
che bella serata che è questa".
Secondo tempo: pagina nove. Ma adesso sarò veloce, non
preoccupatevi.
Sopra tutti, questa sera a Voi si leva il grazie solenne e
fragoroso di uno straordinario teatrante della mia terra, poco conosciuto non
soltanto da voi e in Francia, Norvegia, Finlandia... ma poco noto anche in
Italia. Ma che è senz'altro il più grande autore di teatro che l'Europa abbia
avuto nel Rinascimento
prima ancora dell'avvento di Shakespeare.
Sto parlando di Ruzzante
Beolco, il mio più grande
maestro insieme a Molière: entrambi attori-autori, entrambi sbeffeggiati dai
sommi letterati del loro tempo. Disprezzati soprattutto perché portavano in
scena il quotidiano, la gioia disperazione della gente comune, l'ipocrisia e la
spocchia dei potenti, la costante ingiustizia. E soprattutto avevano un difetto
tremendo: raccontavano queste cose facendo ridere. I1 riso non piace al potere.
Ruzzante poi, vero padre dei comici dell'Arte, si costruì una lingua, un
lessico del tutto teatrale, composto di idiomi diversi; dialetti della Padania,
espressioni latine, spagnole, perfino tedesche, miste a suoni onomatopeici
completamente inventati. Da lui, dal Beolco Ruzzante ho imparato a liberarmi
della scrittura letteraria convenzionale e ad esprimermi con parole da
masticare, con suoni inconsueti, ritmiche e respiri diversi, fino agli sproloqui
folli del grammelot.
A lui, al Ruzzante, permettetemi di dedicare una parte del
riconoscimento prestigioso che Voi mi offrite.
Qualche giorno fa, un giovane attore di grande talento mi
ha detto: "Maestro, tu devi cercare di proiettare la tua energia, il tuo
entusiasmo ai giovani. Questa carica che tu hai devi darla a loro. Ai giovani
devi dare la conoscenza e la sapienza del tuo mestiere". Io e Franca (mia
moglie) ci siamo guardati e abbiamo detto: "Ha ragione". Ma quando noi
insegneremo un mestiere, daremo una carica effervescente di fantasia, poi a che
cosa servirà, dove verrà portata questa fantasia, questa vitalità, questo
entusiasmo, questo mestiere?
A che scopo e verso cosa far proiettare vitalità e
entusiasmo?
Negli ultimi mesi mi è capitato con Franca di girare per
parecchie Università tenendo stages e organizzando conferenze davanti a platee
di giovani. La cosa che più ci ha colpiti e quasi sconvolti, è stato scoprire
la loro ignoranza rispetto al tempo in cui stiamo vivendo. Raccontavamo loro del
processo che si sta svolgendo in Turchia contro gli esecutori della strage di
Sivas. In Anatolia trentasette intellettuali democratici fra i più prestigiosi
del paese, riuniti per ricordare un famoso giullare del Medioevo ottomano,
venivano bruciati vivi, intrappolati dento un Hotel, in piena notte. Ad
appiccare il fuoco era stata una banda di fanatici integralisti ben protetta da
elementi di governo. In una notte, trentasette fra i più importanti artisti,
scrittori, registi, attori e attrici, famose danzatrici del rito curdo, sono
stati all'istante cancellati dalla terra. In un sol colpo quei fanatici avevano
distrutto, si può dire, gli uomini più importanti della cultura di quel paese.
Ascoltavano questo nostro racconto migliaia di studenti,
che ci guardavano attoniti, increduli. Non sapevano nulla di quel massacro. La
cosa che mi ha impressionato è che anche i professori presenti a questo mio
discorso non ne sapevano niente. Eppure la Turchia è lì, nel Mediterraneo,
quasi di fronte a noi, insiste per essere ammessa nella Comunità Economica
Europea... ma loro del massacro nulla sapevano. Giustamente Salvini, un grande
democratico del nostro Paese, diceva: "L'ignoranza diffusa dei fatti è il
maggior supporto all'ingiustizia." Ma questa assenza distratta dei giovani
viene da chi li educa e li dovrebbe informare, e costoro sono invece i primi
assenti e disinformati, parlo dei maestri e dei responsabili della scuola. I
giovani, in gran parte, soccombono al bombardamento di banalità e oscenità
gratuite che ogni giorno i mass-media propinano loro: telefilms truculenti dove
in dieci minuti avvengono tre stupri, due assassinii... un pestaggio e uno
scontro di dieci auto su un ponte che crolla e tutti, macchine, autisti e
passeggeri, precipitano nel mare... solo uno si salva, però non sa nuotare e
annega fra le risate dei curiosi accorsi in massa.
In un'altra Università abbiamo denunciato il progetto,
ormai in via di realizzazione, della manipolazione genetica... cioè di
brevettare organismi viventi, proposto dal Parlamento Europeo... abbiamo sentito
un gran gelo salire dalla platea. Io e Franca spiegavamo come i nostri eurocrati,
stimolati dalle strapotenti e onnipresenti multinazionali, stanno preparando un
piano degno di un film di fantascienza-trucida dal titolo "I1 fratello
porco di Frankenstein". Vogliono cioè approvare una direttiva che (attenti
alla trovata) autorizzi le industrie a brevettare esseri viventi, o loro parti,
create con quella tecnica da apprendista stregone che è la manipolazione
genetica.
Le cose andrebbero così: uno scienziato
riesce, andando a mettere le mani nel corredo genetico di un maiale, a renderlo
più simile all'uomo, col risultato, stravolgente, che grazie a questo
arrangiamento sarà più facile staccargli il fegato, o un rene... a scelta, per
trapiantarlo in un uomo. Ma per essere più sicuri che gli organi trapiantati
attecchiscano, bisognerà inserire nell'uomo delle particelle del maiale che ne
condizionino e modifichino la struttura; avremo così, finalmente, un uomo-maiale
(voi direte che ne abbiamo già tanti) o un maiale-uomo... e ogni parte di questo
nuovo essere si potrà brevettare, imporgli il copyright; e chi vorrà un ROMANZo di
questo porco umanizzato dovrà pagare i diritti d'autore all'industria che lo
avrà "inventato". Malattie conseguenti, deformazioni mostruose, morbi
trasmettibili in massa... tutti sono optional inclusi nel prezzo.
Il Papa è rimasto indignato da questa operazione, da
questa mostruosità genetica da bassa stregoneria, e l'ha chiamata un obbrobrio
contro l'umanità, contro la dignità dell'uomo, l'ha insultata ricordando che
la morale in questo caso è spenta ed è ridotta a livello sotto-animale.
La cosa incredibile è che nello stesso tempo c'è un
americano, uno stregone straordinario, voi l'avete letto sul giornale
sicuramente: è quello che taglia la testa a un babbuino e poi mozza la testa a
un altro babbuino, prende la prima testa e la seconda testa e le scambia. I1
babbuino rimane un po' male. In verità rimangono sempre paralizzati, tanto
l'uno che l'altro, poi muoiono ma l'esperimento è riuscito che è una
meraviglia. La cosa incredibile è che questo personaggio che si chiama White,
professor White, sembra proprio Frankenstein. Questo White è membro
dell'Accademia delle Scienze del Vaticano. Bisognerebbe avvertire il Papa.
Ecco, noi raccontavamo queste farse criminali ai ragazzi,
agli studenti e loro ridevano come dei matti: dicevano di me e di Franca:
"Ma come sono simpatici, si inventano delle storie incredibili"; non
avevano assolutamente, neanche per 1'anticamera del cervello, 1'idea che quello
che raccontavamo fosse vero. Allora sempre di più siamo convinti, come incitava
Savinio, un grande poeta italiano: "raccontate, uomini, la vostra
storia". Il nostro dovere di intellettuali, di gente che monta in cattedra
o sul palcoscenico, che parla soprattutto con i giovani è quello non soltanto
di insegnare come si muovono le braccia, come si respira per recitare, come si
usa lo stomaco, la voce, il falsetto, il contraccampo. Non basta insegnare uno
stile: bisogna informarli di quello che succede intorno. Loro devono raccontare
la loro storia. Un teatro, una letteratura, una espressione d'arte che non parli
del proprio tempo è inesistente.
Io sono andato ultimamente a un grande congresso con
tantissima gente e cercavo di spiegare a loro e soprattutto ai giovani un
processo che si è svolto in Italia, un processo che si è sviluppato in sette
processi; alla fine di questi processi, tre politici di sinistra sono stati
condannati a 21 anni di carcere, accusati di aver trucidato un commissario di
polizia. Io ho studiato le carte del processo come avevo fatto con "Morte
accidentale di un anarchico". Ebbene, raccontavo i fatti di questo processo
assurdo, addirittura farsesco nel modo in cui è stato condotto, e a un certo
punto ho capito che parlavo nel vuoto perché la gente non era al corrente degli
antefatti, non conosceva cosa era successo cinque anni prima, dieci anni prima:
le violenze, il terrorismo, niente sapeva, non sapeva delle stragi di stato
avvenute in Italia, né dei treni che sono saltati in aria, né delle bombe
nelle piazze, né dei processi che sono stati portati avanti come farse. I1
guai o terribile è che per raccontare la storia di oggi devo cominciare a
raccontare la storia da trent'anni fa a venire avanti, non mi basta raccontare
di adesso; e state attenti, questo succede dappertutto, in tutta l'Europa. Io ho
provato in Spagna ed era lo stesso discorso, ho provato in Francia, ho provato
in Germania, devo ancora provare qui da voi in Svezia, ma verrò a provare.
E per finire permettete che io dedichi una buona metà
della medaglia che mi offrite, a Franca.
Franca Rame, la mia compagna di vita e d'arte che Voi,
Membri dell'Accademia, ricordate nella motivazione del premio come attrice e
autrice, che con me ha scritto più di un testo del nostro teatro.
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premessa del
libro ruzzante
Per la pubblicazione era
indispensabile dare un corpo e un ordine non generico a quel mare di
materiale. Franca, come succede da anni quando si pubblica un testo
teatrale, si prese il compito di riordinare quella caterva di dialoghi a
dir poco caotici e scombinati. Lesse e rilesse foglio dopo foglio, diede
un ordine a tutte le varie scene, fece pure la traduzione in italiano.
Senza questo suo immane e caparbio impegno questa edizione avrebbe avuto
serie difficoltà a raggiungere la pubblicazione.
DF - fb/dfefr
Franca
proprio in questo momento sta recitando in Italia
ma dopodomani sarà qui: arriva a mezzogiorno, se volete venire andiamo tutti
insieme a prenderla all'aeroporto. Franca è molto spiritosa, ve lo assicuro. A
dei giornalisti che le chiedevano: "Ma scusi, lei come si sente adesso ad
essere la moglie di un Nobel? Con un monumento in casa?" rispondeva:
"Non sono preoccupata, non mi sento a disagio perché mi sono sempre
allenata. Tutte le mattine faccio flessioni: mi piego in due appoggiando le mani
a terra, così mi sono abituata a diventare piedestallo al monumento. Ci riesco
benissimo." Vi avevo detto che è molto spiritosa... e a volte addirittura
autolesionista nella sua ironia. Ma davvero senza di lei per una vita al mio
fianco personalmente non ce l'avrei mai fatta a meritare questo premio. Insieme
abbiamo montato e recitato migliaia di spettacoli in teatri, fabbriche occupate,
Università in lotta... perfino in chiese sconsacrate, in carceri, in piazza col
sole e la pioggia, sempre insieme. Abbiamo sopportato vessazioni, cariche della
polizia, insulti dei benpensanti e le violenze. E soprattutto è lei, Franca,
che ha subito la più atroce delle aggressioni. Lei, più di tutti, sulla sua
pelle, ha pagato per la solidarietà che davamo agli umili e ai battuti.
Il
giorno in cui mi è stato designato il Nobel mi trovavo davanti al Teatro in via
di Porta ROMANa, a Milano, dove Franca stava recitando, con Giorgio Albertazzi,
"Il diavolo con le zinne." All'istante è arrivata una turba di
fotoreporter, cronisti, operatori con le loro telecamere. Un tram che transitava
in quel momento s'è fermato, il conduttore s'è sporto a salutarmi, sono scesi
tutti i passeggeri, mi applaudivano, mi volevano stringere la mano per
felicitarsi... ma poi si sono bloccati e tutti in coro hanno gridato: "E
Franca dov'è?" e hanno chiamato a gran voce "Francaaa!" e lei
dopo un po' è apparsa... frastornata... commossa alle lacrime, ed è venuta ad
abbracciarmi.
All'improvviso, come dal nulla, è apparsa una banda
musicale di soli fiati con tamburi, erano tutti ragazzi, che accorrevano da
punti diversi della città, musici che suonavano insieme per la prima volta,
hanno intonato "Porta ROMANa bella, Porta ROMANa" a ritmo di samba.
Non ho mai sentito stonare a quel modo ma era la più bella musica che Franca e
io avessimo mai ascoltato.
Believe me, this prize belongs to both of us - Credetemi, questo premio l'avete proprio dato a
tutti e
due .
Grazie .
nobelprize.org/1997/fo-lecture