dino buzzati traverso

'kafka italiano'

belluno 16 ottobre 1906 - milano 28 gennaio 1972

 

 

ogni  vero  dolore

viene scritto su lastre di una sostanza misteriosa

al paragone della quale il granito è burro

e non basta un'eternità a cancellarlo

Fra miliardi di secoli, la sofferenza e la solitudine di mia mamma, provocate da me, esisteranno ancora

Ed io non posso rimediare. Espiare soltanto
il colombre e altri cinquanta racconti - la boutique del mistero

 

   ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE DINO BUZZATI  

www.buzzati.it

 

www.dinobuzzati.it

sito ufficiale

he was an extraordinary writer. A painter, poet, playwright, editor and journalist, he found fame with the 1940 publication of The Tartar Steppe, a disturbing novel reminiscent of Kafka and Camus, about a young soldier in a far outpost awaiting inundation by barbarians. The novel, which damns the military mindset, denies the reader the satisfaction of a final explanation, and in doing so captures the elusive contours of our real lives.
Buzzati completed five novels, comics, a number of plays and a still-popular children's book about bears in Sicily, but discerning editors can cherry-pick from his six volumes of powerful short stories, and the reprints find their way into present-day collections. Buzzati's greatest strength lay here, in a kind of Italian magical realism that heightened the simple and practical with seemingly fantastic elements.
independent.co.uk - 2009

Oh, insomma :  Kafka è Kafka - io sono io   -    Piantiamola con questa storia
1962 - intervista settimanale tempo  -  https://culturificio.org/dino-buzzati-e-franz-kafka/
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il deserto dei tartari -

romanzo e film - prima nazionale teatrale 28 luglio 2012  -  trailer 1976   https://youtu.be/79JjUel7q3E  -  adattamento a fumetti 2024

la fortezza Bastiano è un avamposto morto, una frontiera che si affaccia sul niente. Al di là della fortezza c'è un deserto, e dopo il nulla, il deserto dei Tartari. L'hanno certamente attraversato, secoli fa, e poi sono scomparsi.

L'intero ROMANZo è caratterizzato, oltre che dai temi buzzatiani e da un ritmo alquanto variabile di narrazione, dal continuo mutare di prospettiva del narratore. Talvolta questi assume il punto di vista del protagonista, altre volte narra di lui in terza persona, allontanandosi; oppure interloquisce con i personaggi; in alcuni casi sembra seguire un proprio pensiero, un flusso di coscienza ininterrotto che prelude a quelle che saran+no poi le riflessioni dello stesso Giovanni Drogo. Vale la pena di leggerlo, per riflettere, per guardarsi dentro.

italialibri.net

incipit

NOMINATO UFFICIALE, GIOVANNI DROGO PARTÌ UNA MATTINA DI SETTEMBRE DALLA CITTÀ PER RAGGIUNGERE LA FORTEZZA BASTIANI, SUA PRIMA DESTINAZIONE. SI FECE SVEGLIARE CH'ERA ANCORA NOTTE E VESTÌ PER LA PRIMA VOLTA LA DIVISA DI TENENTE. COME EBBE FINITO, AL LUME DI UNA LAMPADA A PETROLIO SI GUARDÒ NELLO SPECCHIO, MA SENZA TROVARE LA LETIZIA CHE AVEVA SPERATO. NELLA CASA C'ERA UN GRANDE SILENZIO, SI UDIVANO SOLO PICCOLI RUMORI DA UNA STANZA VICINA; SUA MAMMA STAVA ALZANDOSI PER SALUTARLO. ERA QUELLO IL GIORNO ATTESO DA ANNI, IL PRINCIPIO DELLA SUA VERA VITA. PENSAVA ALLE GIORNATE SQUALLIDE ALL'ACCADEMIA MILITARE, SI RICORDÒ DELLE AMARE SERE DI STUDIO QUANDO SENTIVA FUORI NELLE VIE PASSARE LA GENTE LIBERA E PRESUMIBILMENTE FELICE; DELLE SVEGLIE INVERNALI NEI CAMERONI GELATI, DOVE RISTAGNAVA L'INCUBO DELLE PUNIZIONI. RICORDÒ LA PENA DI CONTARE I GIORNI AD UNO AD UNO, CHE SEMBRAVA NON FINISSERO MAI. ADESSO ERA FINALMENTE UFFICIALE, NON AVEVA PIÙ DA CONSUMARSI SUI LIBRI NÉ DA TREMARE ALLA VOCE DEL SERGENTE, EPPURE TUTTO QUESTO ERA PASSATO. TUTTI QUEI GIORNI, CHE GLI ERANO SEMBRATI ODIOSI, SI ERANO ORAMAI CONSUMATI PER SEMPRE, FORMANDO MESI ED ANNI CHE NON SI SAREBBERO RIPETUTI MAI. SÌ, ADESSO EGLI ERA UFFICIALE, AVREBBE AVUTO SOLDI, LE BELLE DONNE LO AVREBBERO FORSE GUARDATO, MA IN FONDO - SI ACCORSE GIOVANNI DROGO - IL TEMPO MIGLIORE, LA PRIMA GIOVINEZZA, ERA PROBABILMENTE FINITO. COSÌ DROGO FISSAVA LO SPECCHIO, VEDEVA UNO STENTATO SORRISO SUL PROPRIO VOLTO, CHE INVANO AVEVA CERCATO DI AMARE. CHE COSA SENZA SENSO: PERCHÉ NON RIUSCIVA A SORRIDERE CON LA DOVEROSA SPENSIERATEZZA MENTRE SALUTAVA LA MADRE? PERCHÉ NON BADAVA NEPPURE ALLE SUE ULTIME RACCOMANDAZIONI E ARRIVAVA SOLTANTO A PERCEPIRE IL SUONO DI QUELLA VOCE, COSÌ FAMILIARE ED UMANO? PERCHÉ GIRAVA PER LA CAMERA CON INCONCLUDENTE NERVOSISMO, SENZA RIUSCIRE A TROVARE L'OROLOGIO, IL FRUSTINO, IL BERRETTO, CHE PURE SI TROVAVANO AL LORO GIUSTO POSTO? NON PARTIVA CERTO PER LA GUERRA! DECINE DI TENENTI COME LUI, I SUOI VECCHI COMPAGNI, LASCIAVANO A QUELLA STESSA ORA LA CASA PATERNA FRA ALLEGRE RISATE, COME SE ANDASSERO A UNA FESTA. PERCHÉ NON GLI USCIVANO DALLA BOCCA, PER LA MADRE, CHE FRASI GENERICHE VUOTE DI SENSO INVECE CHE AFFETTUOSE E TRANQUILLANTI PAROLE? L'AMAREZZA DI LASCIARE PER LA PRIMA VOLTA LA VECCHIA CASA, DOVE ERA NATO ALLE SPERANZE, I TIMORI CHE PORTA CON SÉ OGNI MUTAMENTO, LA COMMOZIONE DI SALUTARE LA MAMMA, GLI RIEMPIVANO SÌ L'ANIMO, MA SU TUTTO CIÒ GRAVAVA UN INSISTENTE PENSIERO, CHE NON GLI RIUSCIVA DI IDENTIFICARE, COME UN VAGO PRESENTIMENTO DI COSE FATALI, QUASI EGLI STESSE PER COMINCIARE UN VIAGGIO SENZA RITORNO.

1958

illibraio.it/news/dautore/libri-dino-buzzati

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un altro finale - Il grande romanzo uscì nel giugno 1940. Dall’archivio   emergono due fogli con l’idea iniziale di chiudere il libro in un altro modo :  Drogo vive e torna in città .
I fogli sono due, scritti a matita e qua e là mangiati e ingialliti dal tempo. Ogni facciata è numerata. Presumibilmente risalgono alla metà degli anni Trenta. Fu in quel periodo che Dino Buzzati ebbe l’ispirazione per Il deserto dei Tartari, il suo romanzo più famoso che proprio in questi giorni compie ottant’anni.
lorenzo viganò - corriere.it   -   2020
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La Fortezza Bastiani era, in realtà, la redazione del Corriere della Sera, dove il Tenente Drogo/Dino Buzzati aspettava la grande occasione professionale. Una fenomenale allegoria della vita e dell’attesa. Uno libro impeccabile perché grandioso ed evocativo; eppure breve, e scritto in modo pulito. Molto adatto anche ai ragazzi dai 12 ai 102 anni .
beppe severgnini - italians.corriere.it - 2013

 

Le domaine du Désert des Tartares est celui de la traversée d'une existence, sur un tempo qui est donné par le battement d'un coeur, une respiration, c'est le pur tracé d'un destin dans sa fascinante progression.

alalettre.com

 

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A una certa età sperare costa grande fatica, non si ritrova più la fede di quando si aveva venti anni.
pag 113

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Così una pagina lentamente si volta, si distende dalla parte opposta, aggiungendosi alle altre già finite, per ora è solamente uno strato sottile, quelle che rimangono da leggere sono in confronto un mucchio inesauribile. Ma è pur sempre un'altra pagina consumata, signor tenente, una porzione di vita.

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La pace regnava sul mondo, le sentinelle non davano l'allarme, nulla lasciava presagire che l'esistenza sarebbe potuta cambiare   .

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Gli parve che la fuga del tempo si fosse fermata, il mondo ristagnava in una orizzontale apatia e gli orologi correvano inutilmente e non restava più nulla da dire .

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- E’ un tratto di frontiera morta - aggiunse Ortiz.    - Così non l’hanno mai cambiata, è sempre rimasta come un secolo fa.
- Come: frontiera morta ?
- Una frontiera che non dà pensiero. Davanti c’è un grande deserto.
- Un deserto ?
- Un deserto effettivamente, pietre e terra secca, lo chiamano il deserto dei Tartari.
Drogo domandò :  -  Perché dei Tartari ?    C’erano i Tartari ?
- Anticamente, credo.    Ma più che altro una leggenda.    Nessuno deve essere passato di là, neppure nelle guerre passate.
- Così la Fortezza non è mai servita a niente ?
- A niente - disse il capitano.

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Eppure il tempo soffiava -  senza curarsi degli uomini passava su e giù per il mondo mortificando le cose belle - e nessuno riusciva a sfuggirgli, nemmeno i bambini appena nati, ancora sprovvisti di nome .

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Il tempo è fuggito tanto velocemente che l'animo non è riuscito a invecchiare.

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Provò a chiamare ma gli echi gli respinsero la voce con timbro nemico   .

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Il tempo intanto correva .  il suo battito silenzioso scandisce sempre più precipitoso la vita, non ci si può fermare neanche un attimo, neppure per un’occhiata indietro.    Ferma, ferma ! si vorrebbe gridare ma si capisce ch’è inutile. Tutto quanto fugge via, gli uomini, le stagioni, le nubi. e non serve aggrapparsi alle pietre, resistere in cima a qualche scoglio, le dita stanche si aprono, le braccia si afflosciano inerti, si è trascinati ancora nel fiume, che pare lento ma non si ferma mai.

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La camera si è riempita di buio, solo con grande fatica si può distinguere il biancore del letto, e tutto il resto è nero .   Fra poco dovrebbe levarsi la luna .   Farà in tempo, Drogo, a vederla o dovrà andarsene prima ?    La porta della camera palpita con uno scricchiolio leggero .    Forse è un soffio di vento, un semplice risucchio d'aria di queste inquiete notti di primavera .   Forse è invece lei che è entrata, con passo silenzioso, e adesso sta avvicinandosi alla poltrona di Drogo. Facendosi forza, Giovanni raddrizza un po' il busto, si assesta con una mano il colletto dell'uniforme, dà ancora uno sguardo fuori della finestra, una brevissima occhiata, per l'ultima sua porzione di stelle .   Poi nel buio, benché nessuno lo veda, sorride .

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Disteso sul lettuccio, fuori dall’alone del lume a petrolio, mentre fantasticava sulla propria vita, Giovanni Drogo invece fu preso improvvisamente dal sonno. E intanto, proprio da quella notte - oh, se l’avesse saputo, forse non avrebbe avuto voglia di dormire - proprio quella notte cominciava per lui l’irreparabile fuga del tempo .
Fino allora egli era avanzato per la spensierata età della prima giovinezza, una strada che da bambini sembra infinita, dove gli anni scorrono lenti e con passo lieve, così che nessuno nota la loro partenza  . Si cammina placidamente, guardandosi con curiosità attorno, non c’è proprio bisogno di affrettarsi, nessuno preme dietro e nessuno ci aspetta, anche i compagni procedono senza pensieri, fermandosi spesso a scherzare   .

Dalle case, sulle porte, la gente grande saluta benigna, e fa cenno indicando l'orizzonte con sorrisi d'intesa; così il cuore comincia a battere per eroici e teneri desideri, si assapora la vigilia delle cose meravigliose che si attendono più avanti; ancora non si vedono, no, ma è certo, assolutamente certo che un giorno ci arriveremo   .

Ancora molto ?     No, basta attraversare quel fiume laggiù in fondo, oltrepassare quelle verdi colline .  O non si è per caso già arrivati? Non sono forse questi alberi, questi prati, questa bianca casa quello che cercavamo ?   Per qualche istante si ha l’impressione di sì e ci si vorrebbe fermare .   Poi si sente dire che il meglio è più avanti e si riprende senza affanno la strada  .

Così continua il cammino in un’attesa fiduciosa e le giornate sono lunghe e tranquille, il sole risplende alto nel cielo e sembra non abbia mai voglia di calare al tramonto  .
Ma a un certo punto, istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno .   Allora si sente che qualche cosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimè, non si fa tempo a fissarlo che già precipita verso il fiume dell'orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l'una sull'altra, tanto è il loro affanno; si capisce che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà pur finire .

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Chiudono a un certo punto alle nostre spalle un pesante cancello, lo rinserrano con velocità fulminea e non si fa in tempo a tornare .   Ma Giovanni Drogo in quel momento dormiva ignaro e sorrideva nel sonno come fanno i bambini .     Passeranno dei giorni prima che Drogo capisca ciò che è successo .    Sarà allora come un risveglio.    Si guarderà attorno incredulo; poi sentirà un trepestio di passi sopraggiungenti alle spalle, vedrà la gente, risvegliatasi prima di lui, che corre affannosa e lo sorpassa per arrivare in anticipo .   

Sentirà il battito del tempo scandire avidamente la vita .   Non più alle finestre si affacceranno ridenti figure, ma volti immobili e indifferenti. E se lui domanderà quanta strada rimane, loro faranno sì ancora all’orizzonte, ma senza alcuna bontà e letizia .    Intanto i compagni si perderanno di vista, qualcuno rimane indietro sfinito, un altro è fuggito innanzi, ormai non è che un minuscolo punto all’orizzonte.

 

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Nel sogno c'è sempre qualcosa di assurdo e confuso, non ci si libera mai della vaga sensazione ch'è tutto falso, che un bel momento ci si dovrà svegliare.

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non era dunque il soldato che canterellava, non un uomo sensibile al freddo, alle punizioni e all'amore, ma la montagna ostile. che triste sbaglio, pensò drogo, forse tutto è così, crediamo che attorno ci siano creature simili a noi e invece non c'è che gelo, pietre che parlano una lingua straniera, stiamo per salutare l'amico ma il braccio ricade inerte, il sorriso si spegne, perchè ci accorgiamo di essere completamente soli.
il vento batte contro lo splendido mantello dell'ufficiale e anche l'ombra azzurra sulla neve si agita come bandiera. la sentinella sta immobile. la luna cammina cammina, lenta ma senza perdere un solo istante, impaziente dell'alba.
toc toc batte il cuore in petto a giovanni drogo.
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Nel sogno la presenza di simili creature, mai viste nel mondo reale, non stupiva Giovanni .

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Ora sentiva perfino un'ombra di opaca amarezza, come quando le gravi ore del destino ci passano vicine senza toccarci e il loro rombo si perde lontano mentre noi rimaniamo soli, fra gorghi di foglie secche, a rimpianger la terribile ma grande occasione perduta   .

...

il colloquio col generale, giù in città, gli aveva lasciato poche speranze di trasferimento e brillante carriera, ma Giovanni capiva pure di non poter restare tutta la vita tra le mura della Fortezza .   Presto o tardi qualche cosa bisognava decidere .    Poi le abitudini lo riprendevano nel solito ritmo e Drogo non pensava più agli altri, ai compagni che erano fuggiti in tempo, ai vecchi amici che diventavano ricchi e famosi, egli si consolava alla vista degli ufficiali che vivevano come lui nel medesimo esilio, senza pensare che essi potevano essere i deboli o i vinti, l’ultimo esempio da seguire  .

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Era una cosa straordinaria, di significato inquietante.     Drogo, Tronk, le sentinelle - e pure gli altri soldati attraverso le feritoie del piano di sotto - non riuscivano a staccarne gli occhi. Quel cavallo spezzava la regola, riportava le antiche leggende del nord, coi Tartari e le battaglie, riempiva della sua illogica presenza l'intero deserto.
Da solo non significava gran che, ma dietro al cavallo si capiva che dovevano arrivare altre cose. Esso aveva la sella in ordine come se poco tempo prima fosse stato montato. C'era dunque una storia in sospeso, ciò che fino a ieri era assurdo, ridicola superstizione, poteva dunque essere vero.

Drogo aveva l'impressione di sentirli, i misteriosi nemici, i Tartari, appiattati fra i cespugli, nelle spaccature delle rocce, immobili e muti, coi denti serrati: aspettavano il buio per attaccare.       E altri intanto ne giungevano, un minaccioso formicolio che usciva lento dalle nebbie del nord.      Essi non avevano musiche né canzoni, non spade scintillanti, non belle bandiere.        Le loro armi erano opache perché non scintillassero al sole e i cavalli allenati a non nitrire.

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Difficile credere in una cosa quando si è soli, e non se ne puo’ parlare con alcuno.
Proprio in quel tempo Drogo si accorse come gli uomini,
per quanto possano volersi bene, rimangono sempre lontani; che se uno soffre il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l'amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita.

il deserto dei tartari 1940

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Assurda è l'attesa infinita del nemico, o dell'evento che dona senso a tutta una vita,
così come assurdo e quasi surreale è il fascino sottile che incatena a così inutile attesa .    Surreale è ancora l'incontro moltiplicato, come attraverso un gioco di specchi, tra il vecchio capitano e il giovane tenente fresco di assegnazione: l'evento, nella sua assurdità ripetuta e assurdo nel suo ripetersi forse infinito, sottolinea una ciclicità che non può rimandarci al ciclo eterno e conosciuto di giovinezza, vecchiaia, morte.

deserto dei tartari - the tartar steppe

Un giovane ufficiale di prima nomina giunge a cavallo al presidio di una fortezza di confine, attende per lunghi anni il momento decisivo della sua carriera, nella fattispecie l'attacco del nemico. Passano molti anni, l'ufficiale invecchia, viene messo in pensione e mentre torna alla sua città incontra un suo sosia, anch'egli a cavallo, che prenderà il suo posto: giovane, com'era giovane lui molti anni prima, e destinato alla medesima attesa senza fine.
Eugenio Montale 

   forse una delle più sublimi allegorie del connubio vita e morte  

atuttascuola.it

 

 

BUZZATI ERA ATEO?
Il deserto dei Tartari  E' un libro disperato in cui la vita non ha un fine; e' UN ROMANZo ateo nel senso etimologico: sulla Fortezza Bastiani il cielo e' sempre vuoto''. Afferma Messori: nel famoso ROMANZo del giornalista milanese non esiste un momento religioso; non c'e' una presenza divina. E il tenente Drogo e' ''il monaco di una religione che manca di trascendenza ...
Buzzati era ossessionato dal mistero del 'dopo'
Se e' vero che ''Il seserto dei Tartari'' e' forse l'opera piu' ''vuota di Dio'', riconosce Bellaspiga con Messori, e' altrettanto vero che in molte altre opere, venute dopo, ''l'angoscia di quel Dio - agognato, percepito, a volte anche sfiorato, seppure mai raggiunto con la certezza della fede - si fa preponderante su tutti gli altri temi''.

adnkronos

   non vorrei passare per eretico ma secondo me Dio esiste in quanto esiste la morte 

 

Durante la sua malattia, pochi giorni prima di morire, nel 1972, disse a un amico :

sofferta disillusione e appassionata speranza. Nonostante il residuo cattolico che rimane in me per l’educazione religiosa ricevuta, oggi non credo .   Soprattutto non credo nell’aldilà .    E siccome per me tutto il problema di Dio deriva dal credere o non credere nell’aldilà il resto ha minore importanza .     Ma aggiunse :   Però non posso non avere dubbi .
l.bellaspiga
 - dio che non esisti ti prego -  la fatica di credere
railibro.rai.it

Se nell’aldilà c’è qualcosa nessuno più di Dino Buzzati se l’è meritato perché l’ha interrogato tutti i giorni della sua vita.

indro montanelli collega ed amico -  il giorno dopo la morte

Sono trent’anni che cerco di parlargli e lui lo sa, e forse vorrebbe parlarmi anche lui .    Ma non può. È un murato vivo .    Ci guardiamo e ci vogliamo bene attraverso una grata .
i conti con me stesso - indro montanelli

 

 . Dio che non esisti ti prego
che almeno su questa grande nave
che mi porta via
le cabine siano … siano ben aereate
e al mattino la prima colazione
compresa marmellata inglese di pomodoro
burro, cime di rape, salmone affumicato
salame di Modena a fette sottili.
. Ma se non esiste perché lo preghi?
. Non esiste fintantoché io non ci credo
finchè continuo a vivere come viviamo tutti
desiderando desiderando
ma se io lo chiamo …
. Troppo tardi …
. Per la forza terribile dell’anima mia
forse vile, trascurabile in sé
però anima nella piena portata del termine
se io lo chiamo verrà.

 la fatica di credere

 

 

a sua madre  - durante una visita al cimitero con la moglie almerina - dicembre 1971 - Belluno  villa di S. Pellegrino dove era nato - sapendo che avrebbe poi dovuto entrare in ospedale - dove mori .
Ciò che resta di lei qui sulla terra che adesso è dentro di me e ormai con me porterò fino all’eterno è una cosa talmente piccola e lieve che un altro non se ne sarebbe neppure accorto. A me però basta.

il reggimento parte all'alba

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IL REGGIMENTO PARTE ALL'ALBA - ripubblicato nel - 2018 dopo 30 anni arricchito di immagini e inediti
Nel 1970, in una agenda Olivetti che porterà con sé fino alla fine, Dino Buzzati inizia a scrivere il suo ultimo libro.

Un insieme di racconti, annotazioni, elenchi di titoli e personaggi, disegni a completare le parole, a mostrare personali scenari e stati d’animo.

Un preciso descrivere se stesso udita la chiamata del proprio « reggimento », il resoconto autentico di una battaglia con la compagna e avversaria di sempre. Edizione in 400 copie, realizzata dal riscontro con il manoscritto originale.

Con testi inediti e tredici immagini applicate a mano.

Stampato su carta Tatami Ivory; la sovraccopertina su carta giapponese Shin-Danshi rimanda a quella usata presso la corte imperiale per i documenti di particolare importanza.
ibs - 2018

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           CANZONETTA IN FORMA DI

                                    una

                                     stanca

                                      disillusa

                                folaga  che   batte

                                 l'ali sull'acquitrino

                               del  41  dicembre  lunga

                              lunga  notte tu  dicevi che

                                saresti venuta quel  giorno

                              o quell'altro, giuravi e invece!                       con la  mia

                            Così le ho date da  portare a questo                   solita ingenuità!

capriccioso uccello certe parole per lei che sono però poco leggibili  perché  nascoste sotto le piume. Ma

il volatile pianta grane, il volatile si attarda, zoppica qua e là, si posa,si addormenta perfino e ronfa.

delle maledette               Io lo sgrido, lo supplico, lo frusto

grane                            lo frusto sulle ali,forte, forte

                                    nella speranza si riscuota

                                 e corra e si precipiti. Ma

                                  é stanco, dice che no

                                che no. Tutto inutile

                               amore  mio. Adieu.

                                 (Un'ala lunga

                                  l'altra più

                                      corta

                                        sì).

    

 

 

La folaga nuota e si tuffa con grande facilità e può restare sommersa anche per diverso tempo; è inoltre assai riluttante a prendere il volo e prima di alzarsi deve correre piuttosto a lungo sulla superficie dell`acqua.  

caccia-ti.ch/folaga.htm     

 

 

 buzzati parla del suo pessimismo  +  audiolibri

http://digilander.libero.it/fontema/song/buzz.wav      http://digilander.libero.it/ccalbatross/download/buzzati/buzzati.wav    audio pessimismo

    ilnarratore.com  zam.it        ibs.it  audiolibro 

https://youtu.be/_DYK9TpYz0Q  - sogni e narrativa

www.raicultura.it/Dino-Buzzati-i-miei-primi-libri   -  i miei primi libri

 

 

teletini - 1966 - lo scrittore immagina milano nel terzo millenio ...
Si tratta di un malcostume diffuso da pochi mesi in seguito di certi telefoni - televisori tascabili con i quali è possibile parlare e vedersi entro un raggio di trenta chilometri. Una moda diventata una sorta di frenesia. Le donne passano intere giornate a chiacchierare e a spettegolare con le amiche fornite anch’esse di teletini.
cronache del 2000 - lo strano natale di mr. scrooge e altre storie

 

 

 

  >>>     UNA Goccia         RACCONTO DI Natale     un amore     NEL PARADISO DEGLI ANIMALI         inviti superflui      

    I Sette messaggeri         LA FOCA         IL GIGANTE        LE NOTTI DIFFICILI      LA VOCE DEL CAPODANNO         LAIKA     

 VAJONT        I GIORNI PERDUTI        LA GIACCA STREGATA         IL GIORNALE SEGRETO       SETTE PIANI

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   the falling girl ragazza che precipita  

 

in ragazza che precipita la protagonista cade inesorabilmente verso il basso, ed i vari piani del grattacielo dal quale si getta rappresentano i diversi momenti della vita che la ragazza contempla durante il percorso verso la morte ...

repubblicaletteraria.it

 

a diciannove anni marta ragazza spavalda si affacciò dalla sommità del grattacielo e vedendo di sotto la città risplendere nella sera fu presa dalle vertigini ... il grattacielo era d'argento supremo ... marta si sporse  oltre la balaustra e si lasciò andare ... la ragazza precipitava ... gentile farfalla perché non si ferma un minuto tra noi ? ... lei rideva svolazzando felice ma intanto precipitava ... no grazie amici. non posso. ho fretta d'arrivare ... di arrivare dove? ah, non fatemi parlare  ... certo la distanza che la separava dal fondo cioè dal livello delle strade era immensa meno di poco fa certamente tuttavia sempre considerevole ... dove vai? perché tanta fretta? chi sei? ... mi aspettano laggiù non posso fermarmi perdonatemi ... così sicura di sé quando aveva spiccato il volo adesso marta sentiva un tremito crescerle dentro forse era semplicemente il freddo ma forse era anche paura la paura di aver fatto uno sbaglio senza rimedio ... non si udì alcun rumore nel suo precipitare al suolo perchè si trasformò in una stella.

 

"The Falling Girl" is a fable by the Italian writer Dino Buzzati about a 19-year-old named Marta who steps from the roof of a skyscraper, full of hope and expectation.
sfweekly.com/1999-12-22/culture/sweet-millennial-cheer

 

The Falling Girl  Dino Buzzati   Is this a metaphor or a satire ?
Marta, a nineteen- year-old girl, made a big dive from the roof of the skyscraper. It was just about the time of sunset. Despite of the fact that she was falling, Marta felt as if she were hovering. For Marta, it seemed so far away when she looked downward.
While traveling from the top to the bottom vertically, she saw some people. At first she saw people in the heyday living on top floors, some were offering her flowers, some were inviting to the parties, and others even trying to catch her from balconies. Everybody were interested in her. Marta enjoyed meeting those people, but she was in a hurry. The sun had already plunged into the sea.
The people Marta saw next were ordinary working people (Their offices may be on the middle floors.), some were typing, and others in aprons sitting at manual labor line. Through the window, some of them also realized a girl traveling vertically. They asked Marta where she was heading and why. Some even showed enviousness in their asking. Instead of answering, Marta gave them "good-by" waving.
And then Marta realized that she was not only one but many other girls falling along the side of the skyscraper. It seemed that they were heading to a big ball down there which was exactly the one Marta had once dreamed of . Compared with those nice dressed girls, Marta was only in a shabby dress. Such a big confidence she had at the beginning of a long fall had already gone. Now she started to feel if she had made an irreparable mistake. She doubted if, like other girls, she could get to the ball in time. When she glanced upward, the dawn was spreading gradually over the skyscraper.
It was 8:45 in the morning. A wife living on the 28th floor saw a decrepit old woman passing by through the window. "You can see beautiful girls from the top floors, but not this height. At these low floors, we can see only falling old woman pass by... said her husband.   
Usually they can hear the thud when they get to the ground, but this time not even that.

plala.or.jp

 

The first story sure was. It's from Italy, called The Falling Girl, by Dino Buzzati. It's a surreal story, odd in a way that would be maddening in a novel, problematic in a short story, but just right for a quick slim piece six pages long. It tells of a young girl jumping/falling off an impossible skyscraper and the people she meets on the way down, hoping to make a party down on the street. It's a building where the high apartments are expensive because they get to see all the attractive young girls as they fall while the cheap places near the street only get to hear the whump of bodies on concrete.

And that's another thing I like about this story: it bucks the reader's expectations--which may be preconditioned as much as anything else, accustomed as we are to stories that, if they were graphs, would look like a rising mountain slope. This one is just the opposite: it starts, both literally and figuratively, on a giddy summit, then takes us steadily down. It takes a lot of skill to invert convention so effectively, and Buzzati chooses just the right metaphor for this: what could be better than a falling girl? And because this story is so short, the slowdown of the action doesn't bog the reader down as it would in the case of a novel or a two-hour movie; it passes relatively quickly, and even without the final thud, leaves an impact on the reader's mind that is indelible.

http://cafeirreal.alicewhittenburg.com/review2c.htm

 

Elle s'apprêtait à répondre, mais déjà l'accélération due à la pesanteur l'avait portée à l'étage inférieur, à deux, trois, quatres étages plus bas ; comme on tombe joyeusement quand on a à peine dix neuf ans !
Ne pas prendre le temps de s'arrêter aux petits bonheurs de la vie, c'est ce dont nous parle Buzzati à travers la «Jeune fille qui tombe... tombe». Dans cette allégorie de la vie, Marta n'a en tête qu'un idéal, qu'un objectif lointain, inaccessible: une fête qu'elle n'atteindra jamais. Elle ne profite pas de sa jeunesse, elle ne jouit pas de sa vie. Le temps passe, et la vieillesse la gagne déjà lorsque le doute sur le sens de son existence apparaît.

geocities.com/Athens/Agora/2631/lBuzzati.htm

 

 

 

 

ragazza che precipita

 

Con dispetto si accorse che una trentina di metri più in là un'altra ragazza stava precipitando. Era decisamente più bella di lei e indossava un vestito da mezza sera, abbastanza di classe. Chissà come, veniva giù a velocità molto superiore alla sua, tanto che in pochi istanti la sopravanzò e sparí in basso, sebbene Marta la chiamasse. Senza dubbio sarebbe giunta alla festa prima di lei, poteva darsi che fosse tutto un piano calcolato per soppiantarla.      

Poi si rise conto che a precipitare non erano loro due sole. Lungo i fianchi del grattacielo varie altre donne giovanissime stavano piombando in basso, i volti tesi nell'eccitazione del volo, le mani festosamente agitate come per dire: eccoci, siamo qui, è la nostra ora, fateci festa, il mondo non è forse nostro?

membres.multimania.fr

 

jeune fille  qui tombe ... tombe

 
Avec dépit elle s'aperçut qu'à une trentaine de mètres plus bas une autre jeune fille était en train de tomber. Elle était bien plus belle qu'elle et portait une petite robe de cocktail qui avait de la classe. Qui peut savoir pourquoi elle descendait à une vitesse très supérieure à la sienne, au point qu'en quelques instants elle la distança et disparut en bas, en dépit des appels de Marta. Elle allait - c'est sûr - arriver à la fête avant elle, c'était peut-être un plan calculé d'avance pour la supplanter      

Et puis Marta se rendit compte qu'elles n'étaient pas les seules à tomber. Tout au long des flancs du gratte-ciel d'autres jeunes femmes glissaient dans le vide, les visages tendus dans l'excitation du vol, agitant les mains comme pour dire: nous voici, nous sommes ici, c'est notre heure, acceuillez-nous et faites nous fête, est-ce que le monde n'est pas à nous?

traduction de Jacqueline Remillet

 

 

 

la donna la città l'inferno
Particolare de La vampira 1965
Visualità grafico -pittorica e scrittura sono in Dino Buzzati profondamente connesse, assai più che in altri scrittori che dipingono. L'artista bellunese  ha sempre percepito i due linguaggi, quello delle forme iconiche e quello della parola, come due strumenti che in perfetta armonia sono in grado di esprimere lo stesso mondo poetico e le stesse immagini.  In questo catalogo vengono presentate alcune opere pittoriche di Dino Buzzati, tra le più significative, realizzate tra gli anni Venti e Settanta, al fianco di alcuni suoi scritti. Si tratta di opere e testi in cui il nesso simbolico donna-città riveste un posto importante e al tempo stesso singolare: esemplare, nel suo genere, per la varietà e la ricchezza delle implicazioni che coinvolge, e insieme unico per certe caratteristiche.
La chiave per cogliere tutto il valore poetico di questi lavori è spesso racchiusi nei brevi testi che ad esse si accompagnano, assolutamente inseparabili dalla parte figurativa. Una perfetta coesistenza di parola e immagine, di segno e disegno, che Buzzati riuscirà a coniugare in modo personalissimo in Poema a fumetti, il primo fumetto "d'arte" della letteratura italiana, opera di grande importanza non solo all'interno della bibliografia buzzatiana, ma anche nel contesto delle ricerche letterarie ed artistiche di questo secolo.
Oltre ad offrire significativa testimonianza della ricerca svolta da Buzzati pittore, queste opere pittoriche permettono di cogliere lo spirito personalissimo ed accattivante delle "storie dipinte" buzzatiane, rivelatrici della straordinaria fantasia e genialità del loro autore.

www.buzzati.it

  poema a fumetti - mondadori

 

 

Teatro Alfieri - omaggio a Dino Buzzati
L’immagine femminile nei romanzi di Dino Buzzati

“Dino Buzzati – dice Giuseppe Scuto – è oggi uno scrittore quasi dimenticato, si ricorda di lui quasi soltanto ‘Il Deserto dei Tartari’, forse i racconti. Uno scrittore complesso, dalle molteplici armonie, spigoloso nella sua personale ricerca narrativa. Durante l’omaggio rievocheremo il difficile rapporto con l’immagine femminile. Bruciante e cieca la vicenda di quest’uomo, che ha saputo rendere in forma distesa e narrativa il nodo di una problematica personale sicuramente aspra. Nelle forme romanzesche di cinquant’anni fa, leggiamo con quanta violenza si sia proposto nei primi giorni della nostra modernità il dramma dell’insufficienza maschile a reggere il rapporto”.
teatrovittorioalfieri.com - sienafree.it - 2013

 

 

IN QUEL PRECISO MOMENTO

POESIA

Noi camperemo a lungo, certo.
Ma fra cinquant'anni, diciamo, fra cento anni, che ne sarà di noi? Chi si ricorderà?    Fra centocinquant'anni i suoi versi sublimi continueranno a vivere, le parole cadranno giù a picco nel posto esattissimo come blocchi di cristallo e le onde concentriche si allargheranno ancora via per il mondo percuotendo le tenebrose scogliere.

1950

Scrivi, ti prego.

Due righe sole, almeno, anche se l’animo è sconvolto e i nervi non tengono più.    Ma ogni giorno.    A denti stretti, magari delle cretinate senza senso, ma scrivi. Lo scrivere è una delle più ridicole e patetiche nostre illusioni.    Crediamo di fare cosa importante tracciando delle contorte linee nere sopra la carta bianca.      Comunque, questo è il tuo mestiere, che non ti sei scelto tu ma ti è venuto dalla sorte, solo questa è la porta da cui, se mai, potrai trovare scampo.   Scrivi,    scrivi.     Alla fine, fra tonnellate di carta da buttare via, una riga si potrà salvare.
Forse.

pag 268  -  26 ottobre 1957

La vita è troppo corta per il lusso di aver torto, la vita è troppo lunga per poter aver ragione .
10 luglio 1945

Che cosa sei, creatura mia ?

Un grazioso granellino di polvere sperduto nell’universo. Così solo, semplice e sprovveduto. Se succedesse qualcosa non potresti far altro che nascondere il capino sotto l’ala e lasciarti portar via. Sento il tuo piccolo peso sulla palma della mano, come leggero! Saltelli qua e là, cinguetti, dolce è trattenerti. Ma, per quanto io stringa, tu non entri in me. Uno strato infinitesimo d’aria ci divide sempre, mai e poi mai potremo superarlo. Fuori di me rimarrai dunque, con tutti i tuoi curiosi misteri. Sorrisi, abbracci, cari sguardi, quante inutili fatiche. Mai ci raggiungeremo. Isole solitarie siamo, seminate nell’oceano, e immenso spazio le separa. Baci, giuramenti, lacrime; sono come piccoli ponticelli, ridicoli stecchi che noi tendiamo dalla riva per valicare gli abissi. E ogni giorno si ripete questa assurda storia. L’unica è forse lasciare la propria isoletta, abbandonare la bella casa tra le palme, i libri e le rose, musica e sogni, gettarsi a nuoto, verso una delle altre isole lontane, che ci sembrano stranamente prossime e invece quanto spazio di mezzo; almeno a una di esse. Temo però che anche questo non servirà a niente. A nuoto, così da soli, sul mare immenso? Mai e poi ma-i arriveremo all’isoletta straniera, fosse pure tra le meno lontane; e ci troveremo stanchi, gelati e tristi nel gregge infinito delle onde, non avremo neanche più forze per ritornare. Tutto inutile, dunque? Tentiamo, tentiamo. Laggiù all’orizzonte sulle acque amare, deserte, naviga certe sere Dio con una sua barchetta, invisibile passerà accanto a te che nuoti disperato (può darsi benissimo) e ti toccherà con la sua mano.

...

Imprudenza grammaticale

Che strana voce grammaticale la prima persona del tempo futuro. Io farò, io partirò, io conquisterò. Chi fu il pazzo a inventarla? Quell’o accentato finale, che ridicolo, con quella sicurezza di sé. Io comprerò, io costruirò, io scriverò. E se non ce ne fosse il tempo? Non l’ha calcolata, il padre ignoto della lingua, questa tenue possibilità? Più decente l’inglese: I shall do, I will do, c’è una intenzione, una volontà, niente di più, non si intende ipotecare il futuro. Mentre noi! Poveri diavoli, che marciamo con il petto in fuori, gli occhi fissi alle lontananze, e magari a mezzo metro c’è la buca.

...

Di chi hai paura, imbecille  ?

Della gente che sta a guardare? Dei poteri, per strano caso ?   Basterebbe una cosa da niente: riuscire a essere te stesso, con tutte le stupidità attinenti, ma autentico, indiscutibile .   La sincerità assoluta sarebbe di per se stessa un documento tale !   Chi potrebbe muovere obiezioni? Questo è l’uomo, uno dei tanti se volete   ma uno  .   Per l’eternità gli altri sarebbero costretti a tenerne conto, stupefatti  .
pag 7
...

Non hai capito ancora ?

Tu, bellissima, fresca, piena, le membra guizzanti, compatte labbra socchiuse in un torpido sorriso come di bestiola, occhi tirati dalla tensione della pelle giovinetta, tu sei soltanto un mio ricordo .  Chissà dov’è il tuo corpo vero, se ancora esiste .   Se esiste è spiegazzato, incanutito, gonfio di grasso, orrendo. Sono io che ti ho salvata: intatta, tale e quale quella sera nel tram con il riflesso del semaforo rosso nell’occhio, ricordi ?  E per tutti questi lunghi anni senza saperlo ti ho conservata entro di me, e ora sei mia e non puoi essere di nessun altro al mondo perché nessuno ti ricorda come me .   E posso fare di te qualsiasi cosa, stringerti, umiliarti, costringerti alle più tremende cose, la mia fantasia ti tiene schiava: qualsiasi cosa, tranne ucciderti, a meno che non mi uccida io stesso .
fantasma ribelle - in quel preciso momento

...

Il fatto è

che riesce estremamente difficile scegliere il momento giusto. Occorre non pensare ad altro, in quell'attimo, essere tutti concentrati nella propria speranza. Non vale se, quando la stella cade, un'altra idea si insinua nella mente. E credete basti meditare la cosa desiderata subito dopo? Non vale. Un ritardo infinitesimale, e tutto è rovinato. Così si spiega come il miracolo non sia più avvenuto.

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Una immensa piazza

dunque, con intorno un'infinità di case, questa è la vita;  e in mezzo gli uomini che trafficano fra di loro e nessuno riesce mai a conoscere le altre case; soltanto la propria e in genere male anche questa perché restano molti angoli bui e talora intere stanze che il padrone non ha la pazienza o il coraggio di esplorare.   E la verità si trova soltanto nelle case e non fuori.   Cosicché del restante genere umano non si sa mai niente.   L'uomo passa distratto in mezzo a questi infiniti misteri e ciò non sembra poi dispiacergli eccessivamente.

...

D’ora in ora

sospinti con la sensazione che fermarsi è impossibile, che il buono ci aspetta più avanti e conviene affrettarsi .    Così di giorno in giorno, mese in mese, anno in anno, senza la più piccola pausa, a perdita di fiato .     Ed eccoci finalmente qui e siamo sempre gli stessi, non ci sono state interruzioni né fratture, si tratta sempre della stessa corsa per cui partimmo giovanetti, puntando sull’indomani .     A quei tempi lontani dunque, che ci piace ritenere felici, ci lega l’ininterrotta progressione delle ore; le quali non è vero che un dì fossero rosa o celesti e adeso grigie, bensì sempre le stesse pressappoco, fatte in modo che standoci dentro non sembrano nulla di speciale, mentre a guardarle dal di fuori, quando si sono fatte lontane, splendono misteriosamente .

...

Uomini !

voi andate a dormire e avete anche il coraggio di sbarrare le imposte. Nel frattempo le nubi bianche spinte dal vento attraverso il cielo, meravigliose, l’una diversa dall’altra, migliaia e migliaia. La luna le illumina dall’alto, le trasforma in sogni. Ma voi dormite nella tana del diciannovesimo piano, vederle non potete. Tu anzi giaci nel buio, Giovanni, come morto.
Per ciascuna miliardi di secoli di lavorazione; e non è servito a niente! Una di color cinerino appartiene a un certo Giorgio Filicari che non conosco e che dorme. Una ha la forma di San Crisostomo ed è venuta per il nostro arcivescovo che dorme, bontà sua. Ne vedo una lunga e sottile, sdraiata come una sirena sulla spiaggia, con striature argentee e lilla, bellissima; appartiene a una giovane dissoluta che non nomino e che dorme (nel suo letto immenso). Viene la nuvola per il trattore, la nuvola per il linotipista, la nuvola per il mediatore in terreni, per il bambino del vetraio; ma tutti dormono. Però non vedo quelle dei vincitori della vita che, sparsi tra le nostre case, dormono felici. Non una, in mezzo alle miriadi, per coloro che hanno il tristissimo privilegio di avere vinto!
Ma i miei concittadini sono dei gran signori. Stanno con gli occhi chiusi, orizzontali, nelle pose strane e sconce, chiusi nel tanfo delle case, dispregiano le meraviglie. Non torneranno queste nuvole così importanti, non si ripeteranno mai? Che importa? Non è tutta così mal combinata la vita? Il meglio non si butta via? Dunque! Dormiamo, dormiamo come bruti. Tutto si deposita accuratamente nell’archivio dei cieli, non va perso un solo fiato di nebbia, un giorno lo ritroveremo.

...

GIUDICARE LA POESIA
C’è un sistema semplicissimo e pratico per stabilire se una poesia è vera poesia :  leggetela distrattamente, meccanicamente, senza il minimo sforzo, addirittura pensando ad altro .     Se è poesia di quella buona, state pur certi che qualcosa vi entrerà nel cervello, vi toccherà come una punta .    Perché la grande poesia contiene una carica di vita che basta toccarla inavvertitamente per ricevere una scossa. Naturalmente, per una totale comprensione, occorrerà in seguito starci su, leggerla e rileggerla .     Ma una sommaria identificazione è facilissima .      Come succede per i violinisti, che bastano quattro note per capire se sono grandi o no (mentre i pianisti sono un po’ come i prosatori, prima di esprimere un giudizio, bisogna starli ad ascoltare lungamente e poi pensarci su tre volte)      .

...

Dio pazientissimo

giorno e notte ci insegue -  dove meno si pensa ci attende all’agguato, non ha bisogno di croce o di altari:  anche nei vestiboli di marmo sterilizzato che non si possono nominare egli viene a tentarci proponendoci la salvezza dell’anima    .
acqua chiusa - in quel preciso momento - 1950
...

IN QUEL PRECISO MOMENTO
Centocinquantasei scintille del genio letterario di Dino Buzzati :   è questo il contenuto di "In quel preciso momento", una raccolta di prose brevi, racconti lampo, note, appunti, divagazioni, parabole, riflessioni, memorie in cui si ritrovano tutti i temi più cari allo scrittore bellunese, che riesce a ridurre alla quintessenza, a condensare nel giro minimo di una battuta la sua interpretazione del mondo .      Sono frammenti, pezzi di laboratorio tratti spesso dalle pagine del suo diario, nei quali si coglie la materia prima del Buzzati narratore 'in grande', quello del Deserto dei Tartari, dei Sette messaggeri, di Un amore. Così che proprio in queste note a margine di una più imponente produzione è più viva e scoperta la sua emozione di fronte ai fatti della vita, più esplicita la visione magica del quotidiano, più immediata e illuminata da scatti improvvisi e segrete risonanze l'arte con cui lo scrittore si trasforma in lettore delle proprie giornate, che egli sfoglia a una a una, entrando in intimo colloquio con le proprie angosce e i propri raccapricci  .

ibs

 

 

BUZZATI MILANO E LO SMOG

https://milano.corriere.it/milano-e-lo-smog-la-citta-inquinata-raccontata-da-dino-buzzati

negli anni Sessanta disse :    A Milano si mangia male
come si mangia a milano - edizione 2015
... l’assunto di partenza è che vista la scarsa qualità dei ristoranti pubblici - non si prende in considerazione quel che accade tra i fornelli di casa - definiti senza mezzi termini «uno schifo», non si può più permettere che   «Milano figuri fra le città dove si può mangiare»   .

lorenzo vigano' - milano.corriere.it - 2015

milanoguida.com/la-milano-di-dino-buzzati

 

 

 
Come scrittore io ho sempre sognato di raggiungere un solo traguardo  :

quello di commuovere la gente che mi legge

Essere lodato dai critici non mi interessa

Piacere agli intellettuali meno che meno

Mi sentirei invece riempire d’orgoglio se un lettore sconosciuto

mi venisse a confessare che l’ho fatto piangere   

scintille di genio

 

 

Il guaito di un cucciolo preso a calci per malvagità è molto diverso dal pianto di un bambino ?

 

 

 

 

         pagina uno     due      tre      quattro            

 

 

 

links

www.buzzati.it/?centro_studi
www.bdfi.net/auteurs/b/buzzati_dino_biblio

https://maremosso.lafeltrinelli.it/dino-buzzati-opere-vita

www.oscarmondadori.it/libri/la-nera

www.studenti.it/sessanta-racconti-riassunto

www.repubblica.it/le-storie/news/dino_buzzati

www.layoutmagazine.it/dino-buzzati-poesia

http://it.wikipedia. org/wiki/Dino_Buzzati   bio_biblio

https://poetarumsilva.com/una-cosa-che-comincia-per-elle
www.racconticon.it/racconti-dal-web/una-cosa-che-comincia-per-elle

www.centrostudilivatino.it/procedura-penale-1959-opera-buffa

https://poetarumsilva.com    solitudine mistero

www.elle.com/dino-buzzati-almerina-antoniazzi
www.girodivite.it/antenati/xx3sec/_buzzati

www.lindiceonline.com/letture/dalla-cronaca-nera-al-racconto

cinefacts.it/cinefacts-articolo-410/all-alba-l-addio-a-marilyn-monroe
www.ilgiornale.it/soldato-buzzati-era-sempre-guerra-contro-i-propri

 

 

 

 

 

 

 

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