2006
Lillà e Bandiera
- FILM 2009
Here Is Where We Meet
Isabelle. Una storia per quadri
2005
And Our Faces, My Heart, Brief as
Photos
Here Is Where We Meet
Qui, dove ci incontriamo
Omega watches
A fior di pelle
Omega watches
2004
Modi di vedere +
2015
Fotocopie
2003
Titian
Una volta in Europa
Sul guardare
Sacche di resistenza
2002
Shape of a Pocket
E i nostri volti amore mio leggeri come
foto 2002 - 2008 + 2020
Questione di sguardi
1999
Durer
Pagine della ferita
1996
To the Wedding
Festa di nozze
Splendori e miserie di Pablo Picasso 1991
THE RICH AND POOR
1990
Ways of Seeing
John Portman
1976
a seventh man - settimo uomo -
jb +jean mohr
1975
John Calvin
1974
G
Ogni notte ti metto insieme - osso
dopo osso, delicatamente .
L’errore più grande che si può fare è
credere che l’assenza sia il nulla .
La differenza tra i due è una
questione di tempo .
Il nulla è prima e l’assenza è dopo .
lettere di una storia
lucialibri.it_stefano di lauro
.
.
.
GUTTUSO
Marco Carapezza : A John Berger si deve l’ingresso
di Guttuso nella scena inglese degli anni cinquanta, considerando il suo
approccio anticipatore di quello dei cultural studies .
PRESENTAZIONE A VILLA CATTOLICA - SEDE MUSEO GUTTUSO DI BAGHERIA PA
comune.bagheria.pa.it - 2023
Un uomo
fortunato. Storia di un medico di campagna Condividi John
Berger e Jean Mohr riflessione in parole e
immagini sui rapporti tra l'individuo e la comunità che lo circonda.
È un ritratto, allo stesso tempo poetico e sociologico, della dimensione
più umana del lavoro del medico e di cosa significhi appartenere a una
collettività e mettersi al suo servizio.
Nel 1966 John Berger e il fotografo Jean Mohr
seguono per tre mesi l'attività del medico di campagna John
Sassall, documentandone la vita, le abitudini e gli incontri. Sassall
vive nella foresta di Dean, in Inghilterra, tra i suoi pazienti, e ogni
giorno si muove all'interno del territorio rurale per curare i malati,
gli anziani e le persone sole. Ciò che affascina Berger e Mohr è che
Sassall non si limita a prescrivere medicine, ma per la gente del luogo
è anche un confidente, un depositario di ricordi.
È preciso, attento e premuroso. Prima di fare un'iniezione pronuncia
frasi rassicuranti. In inverno, quindici minuti
prima di visitare un paziente, accende la termocoperta così da non
fargli sentire freddo. È presente a tutte le nascite e a tutte le morti.
In ogni situazione riconosce l'istante in cui può fare la differenza, ma
conosce anche i propri limiti, come persona e come medico.
Arricchita da una prefazione di Vittorio Lingiardi e da una introduzione
di Iona Heath, quest'opera, finora inedita in Italia, ci rivela con
grande delicatezza come ogni territorio, se guardato o osservato a
distanza, sia ingannevole. Esso è infatti, innanzitutto, la rete
disegnata dai gesti e dai pensieri dei suoi abitanti, dalle loro lotte,
conquiste e sventure. ibs - 2023
E i nostri
volti, amore mio, leggeri come foto
Questo libro è una lettera d’amore. Come in tutte
le lettere più riuscite, fra le sue righe si conserva una limpida
traccia della voce di chi l’ha scritta: la voce di John Berger, che qui
risuona in tutta la sua calorosa intelligenza, in tutto il suo desiderio
di condividere storie e sguardi. L’amore che racconta è svelamento sensuale, mutuo
accudimento di fragilità, superamento dei confini individuali. In
quest’arte sottile dello sconfinamento, l’amante John Berger si scopre
vicino a chiunque sia impegnato ad attraversare una frontiera. A chi
migra dal proprio paese, gettando le fondamenta di una nuova casa nel
molle terreno dell’altrove; ad artisti come Caravaggio o van Gogh, che
vivono un’identificazione metamorfica e sessuale con la materia della
pittura; a una lucciola, il cui bianco bagliore sembra provenire da una
dimensione remota, invitandolo a varcarne la soglia. L’amore di John
Berger è un porsi in bilico tra animale e umano, tra vita e assenza, tra
eternità e impermanenza. Tra ora e non più. E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto è
forse il libro più generoso di un generosissimo scrittore, perché è il
più intimo. È la scoperta di come «non ci sia discorso più pubblico e
politico, più radicalmente comunitario, di quello sui sentimenti», e la
meravigliata dimostrazione che chi ama, come chi guarda, modella
eternamente il reale, ridisegnando in ogni istante il fuggevole profilo
del mondo.
ilsaggiatore.com - 2020
CONFABULAZIONI
- Scrivo da circa ottant’anni. Da principio
lettere, poi poesie e discorsi, più tardi storie, articoli e libri,
adesso appunti . -JB
È l’incipit di questa
raccolta di scritti, l’ultima curata da John Berger, scomparso il 2
gennaio 2017, ed è anche la frase inaugurale del testo che apre il
libro, un sorprendente Autoritratto in cui a essere propriamente
ritratta non è la persona dello scrittore, ma la lingua. Lo scrittore è,
nelle sue pagine, sol
tanto colui che, con qualche riga posta su un
foglio, lascia che «le parole tornino in punta di piedi dentro la loro
creatura-lingua». L’idea
che la lingua sia «un corpo, una creatura vivente» in cui le parole
accolgono perennemente altre parole in una interna e continua
confabulazione, mostra quale rapporto John Berger intrattenga con la
scrittura e, in generale, con l’universo dei segni. Una relazione con
una infinita, misteriosa potenzialità che attraversa tutti i linguaggi,
quelli articolati, ma anche quelli inarticolati; quelli verbali, ma
anche quelli non-verbali, gli idiomi parlati dall’insieme degli esseri
viventi. Il disegno, che
puntualmente accompagna le parole nei testi di Berger, non è affatto, da
questo punto di vista, un ornamento della scrittura, ma la forma forse
più alta di fedeltà al corpo della lingua così intesa. Come scrive Maria Nadotti, nella postfazione in cui
ripercorre il suo lungo sodalizio con l’autore, 'il disegno, attività
prediletta, probabilmente vocazionale, di JB, è forse proprio la
decifrazione paziente – acustica, olfattiva, tattile, oltre che visiva –
di questi segni destinati e non-destinati a noi. Lì, in sé, a portata di
mano e tuttavia indipendenti da noi, una foglia, un campo, il movimento
ondivago dell’erba ci rimandano a una misteriosa, potenziale unità'. Leggendo e rileggendo queste
pagine ci si accorge che, accanto ai temi di un’orfanità che accomuna,
di una non appartenenza che avvicina, dell’odio netto e senza eccezioni
per il potere, torna più volte, come un motivo, l’idea del 'cavarsela'.
Farcela, resistere, sopravvivere, arrivare a sera, come l’Omino
disegnato da Chaplin, con tenacia e humor. maria nadotti
John
Berger: uno dei più importanti intellettuali del Novecento. la repubblica
neripozza.it - brickmag.com - 2017
modi di vedere Questa raccolta di testi e immagini in parte inediti
ricompone per la prima volta i molti aspetti di un'opera che ha la
caratteristica più unica che rara di presentarsi come dispersa nella sua
molteplicità. Di volta in volta narratore, sceneggiatore cinematografico, autore
teatrale, giornalista, critico letterario. Critico d'arte, sempre impegnato
nelle grandi cause dell'umanità, dal destino dei lavoratori migranti in Europa
alle recenti testimonianze sulla realtà palestinese, John Berger ha scelto la
non specializzazione e la non professionalizzazione come stile di vita. E come
il solo modo possibile per restare partecipe di una realtà fatta di rapporti
personali, contatti fisici, scambi emotivi che escludono qualsiasi forma di
astrazione ideologica, garantendo l'aderenza a una realtà colta sempre in modo
diretto e personale. Tra i testi scelti e curati da Maria Nadotti, la
testimonianza su Ramallah, l'intervista sulla collaborazione con il regista
Alain Tanner o le pagine su Tiziano e Caravaggio danno un'idea della ricchezza e
dell'altezza di ispirazione di uno dei più grandi autori contemporanei.
ibs - 2004 e 2015
You painted a naked woman because you enjoyed looking at her, put a
mirror in her hand and you called the painting Vanity, thus morally
condemning the woman whose nakedness you had depicted for you own
pleasure .
ways of seeing
.
Non abituarsi mai alla violenza indicibile Essere pienamente vivi nel nostro mondo così com’è. Mettersi vicino a coloro per i quali questo mondo è
diventato intollerabile e ascoltarli. L’unico sogno che vale la pena di vivere è vivere
finché si è vivi e morire solo quando si è morti. Cosa significa esattamente ? Amare. Essere amati. Non dimenticare mai la propria insignificanza. Non abituarsi mai alla violenza indicibile e alla
volgare disparità della vita che ci circonda. Cercare la gioia nei luoghi più tristi, inseguire
la bellezza là dove si nasconde. Non semplificare mai quello che è complicato e non
complicare quello che è semplice. Rispettare la forza, mai il potere. Soprattutto osservare. Sforzarsi di capire. Non distogliere mai lo sguardo. E mai, mai dimenticare.
introduzione modi di vedere
PORTRAITS
John Berger teaches us how to think, how to feel, how to
stare at things till we see what we thought wasn’t there. But above all he
teaches us how to love in the face of adversity. He is a master. arundhati roy A volume whose breadth and depth bring it close to
a definitive self-portrait of one of Britain’s most original thinkers
financial times A major new book from one of the world’s leading writers
and art critics.
John Berger, one of the world’s most celebrated art writers, takes us through
centuries of drawing and painting, revealing his lifelong fascination with a
diverse cast of artists. In Portraits, Berger grounds the artists in their
historical milieu in revolutionary ways, whether enlarging on the prehistoric
paintings of the Chauvet caves or Cy Twombly’s linguistic and pictorial play.
In penetrating and singular prose, Berger presents entirely new ways of thinking
about artists both canonized and obscure, from Rembrandt to Henry Moore, Jackson
Pollock to Picasso. Throughout, Berger maintains the essential connection
between politics, art and the wider study of culture. The result is an
illuminating walk through many centuries of visual culture, from one of the
contemporary world’s most incisive critical voices.
versobooks.com - 2015
Nell’ambiente in cui sono cresciuto fin
da adolescente, dare del critico d’arte a qualcuno equivaleva a un
insulto. Il critico d’arte era un tizio che
sparava giudizi e pontificava su cose di cui sapeva poco o nulla.
...
Non ho mai sopportato di essere definito un critico
d’arte . è vero che per un decennio o piu' ho scritto
regolarmente di artisti, mostre, esposizioni nei musei su giornali e
riviste, dunque il termine è giustificato .
...
In tutte le lingue europee tradizionali
non c’è una parola che non abbia connotazioni denigratorie o
paternalistiche nei confronti dei poveri delle città .
Ecco che cos’è il potere .
raccolta di poesie che
dimostrano in che modo lo sguardo di Berger sia lucido che
appassionato nel guardare il mondo e ne testimonia bellezza e
contraddizioni, le semplici meraviglie quotidiane e i grandi
fenomeni sociali come i flussi migratori che hanno cambiato il
volto del mondo. traduzione di riccardo duranti -
amedit.wordpress.com - 2015 Il libro raccoglie le poesie con
cui uno dei più grandi e versatili intellettuali europei
contemporanei distilla il senso dei suoi interventi su arte,
natura e società dei nostri tempi. amazon - 2015
CATARATTA Il miracolo della vista, e del suo recupero, nel
monologo interiore di uno dei più grandi intellettuali del
nostro tempo. DISEGNI DI SELÇUK DEMIREL. Se provassi
a riassumere l'esperienza che ha trasformato il mio modo di
guardare, direi che è come trovarsi d'un tratto in una scena
dipinta da Vermeer ... tutto quel che guardi è ricoperto da una
rugiada di luce.
In una manciata di pagine e quasi parlando a se stesso, l'autore
narra con finezza letteraria e insieme straordinaria precisione
la "rinascita visiva" seguita appunto alla rimozione della
cataratta che gli offuscava la vista, prima all'occhio sinistro
e poi al destro. Un banale intervento chirurgico diventa momento
...
Insieme a Berger si riscopre l'incanto della luce, che
"conferisce a tutto ciò su cui cade un carattere di 'primità',
restituendolo alla purezza originaria" e la profondità dei
colori - "Il blu e il viola, con le loro onde corte - ci rende
edotti l'autore - sono deviati dall'opacità della cataratta" - .
Ci si stupisce del biancore abbacinante di un foglio di carta,
della pesante gravità dell'inchiostro nero e dell'ampiezza
ritrovata dell'orizzonte. ansa.it - 2015
ingrandisci
Capire una fotografia Perché
complicare a tal punto un'esperienza che facciamo più volte ogni
giorno: l'esperienza di guardare una foto? Perché l'ingenuità
con cui di solito la affrontiamo è dispendiosa e disorientante.
Pensiamo alle fotografie come a opere d'arte, come prova di una
particolare verità, come simulacri, come nuovi oggetti. Di fatto
ogni fotografia è un mezzo per verificare, confermare e
costruire una visione totale della realtà. -- Geoff Dyer - Molti dei saggi migliori
di Berger sono anche dei viaggi, dei viaggi epistemologici che
ci portano oltre il momento raffigurato, spesso oltre la
fotografia – e qualche volta di nuovo indietro. In Tra qui e
allora Berger fa solo un breve accenno alle fotografie prima di
raccontare la storia di un vecchio e amato orologio a pendolo,
il cui ticchettio fa respirare la cucina di casa. L’orologio a
pendolo si rompe (in realtà è rotto dall’autore in quello che
deve essere stato un momento di indiavolata accelerazione da
comica slapstick), Berger lo porta dall’orologiaio e scopre…
Be’, questo rovinerebbe la storia …
... Mentre Berger esamina e mette a nudo le storie di una
fotografia – sia quelle che la foto rivela sia quelle sia in
essa si nascondono – ecco che il lavoro del critico e dello
studioso di immagini cede il passo alla vocazione e
all’abbraccio dello storyteller. E la risposta è tutta qui per
Berger : S’impara a leggere una fotografia come s’impara a
leggere un’impronta o un cardiogramma ... presentato a internazionale di
ferrara - ott 2014
LA SPERANZA NEL FRATTEMPO-
berger - a.roy Una formidabile scrittrice e attivista indiana e un
altrettanto formidabile narratore, artista, critico dell’arte europeo dialogano
su temi come il valore della narrazione, il rapporto tra le parole e la verità,
l’urgenza di intervenire nel presente senza perdere il senso del passato e del
futuro.
lafeltrinelli.it - 2010
sul guardare
Perché guardare gli animali?
Cosa raccontava August Sander ai suoi modelli prima di
fotografarli? In che senso possiamo accostare l'opera di Francis
Bacon a quella di Walt Disney?
Nella raccolta di articoli di John Berger
ricorrono molte domande solo all'apparenza stravaganti, che sanno
mettere in evidenza, insieme allo sguardo originale del critico
inglese, la complessità celata nel semplice atto del guardare.
Guardare una fotografia è un processo che può risvegliare
contraddizioni insanabili. Le fotografie di guerra per esempio -
e il nostro tempo ne è tragicamente ricco - da una parte sono
giustificate dall'esigenza di risvegliare le coscienze di chi
guarda. Ma l'assuefazione che subentra alla violenza
'contemplata' è tale, per cui interviene non tanto il risveglio
quanto un senso di inadeguatezza morale.
«Guardare una foto che ci mostra un momento di agonia può
distogliere la nostra attenzione da un problema più generale e
pressante: le guerre di cui vediamo le immagini sono in genere
combattute - direttamente o indirettamente - in "nostro" nome. Se
ciò che vediamo ci fa orrore, immediatamente dopo dovremmo
reagire alla nostra mancanza di libertà politica. I sistemi
politici attuali non ci concedono alcuna possibilità legale di
influire concretamente sullo svolgimento delle guerre combattute
in nostro nome».
prom.it
John Berger Sul
guardare - About Looking Guardare,
vedere, osservare. Per il grande critico John Berger, l’attenzione e le
prospettive dei nostri sguardi cambiano di continuo: di fronte a un’opera d’arte
del passato, a una foto di guerra, a un animale malinconico rinchiuso nella
gabbia di uno zoo, «le nostre esperienze visive sono sempre più universali
delle circostanze». Guardare non è solo un atto percettivo; si intreccia con
il vissuto, la storia e la memoria dell’uomo dando luogo a un’esperienza
complessa, dove non esistono regole e dove vedere significa essere costantemente
sorpresi da qualcosa. È il caso della pala d’altare di Grünewald che, rivista
a dieci anni di distanza, modifica il giudizio di Berger in virtù delle sue
personali attese rivoluzionarie; oppure dei dettagli di una foto di Paul Strand «in grado di rivelarci l’intero corso di una cultura», o ancora, della
sorprendente analogia tra la solitudine angosciosa dell’uomo che pervade le tele
di Francis Bacon e l’ironia sentimentale di Walt Disney. In questo testo,
presentato in una nuova e accurata traduzione, Berger propone percorsi
alternativi, che scartano dalle interpretazioni ufficiali della critica d’arte
ed esplorano l’enigma del guardare nel suo stretto legame con la storia delle
idee e con il ruolo dell’immagine nella storia. avision.it
- Gli uomini agiscono, le
donne appaiono. Gli uomini guardano le donne. Le donne guardano se stesse mentre
sono guardate.
Nel corso
della storia nessuna società è mai stata dominata da immagini e
messaggi visivi quanto la nostra. Eppure, paradossalmente, siamo
sempre meno capaci di vedere le immagini per quello che sono. Da
un lato accettiamo acriticamente i messaggi della pubblicità,
dall'altro attribuiamo alle immagini dei quadri del passato
un'importanza e un contenuto che va oltre ciò che tali immagini
realmente mostrano. Ma da quando l'opera d'arte è diventata
riproducibile attraverso mezzi meccanici, essa ha perso gran
parte dell' importanza che le derivava dall'essere unica e
originale. Quello che resta sono le semplici immagini, a
prescindere da chi le ha create, e il loro linguaggio, che può
essere utilizzato per vari scopi. Con questo libro, John Berger
invita tutti, e non solo gli specialisti, a guardare le opere
d'arte del passato e della moderna pubblicità in modo nuovo, a
scoprire e interpretare il loro linguaggio; e, attraverso
un'accurata analisi di alcuni loro aspetti mostra come questi due
mondi siano più vicini di quanto ci hanno insegnato.
saggiatore.it
Il nudo è condannato a non essere mai
spogliato . La nudità è una forma di abito . pag 56
el
sentido de la vista
- fragmento " Los amantes incorporan el mundo entero a su
totalidad. Todas las imágenes clásicas de la poesía amorosa lo
confirman. El río, el bosque, el cielo, los minerales de la
tierra, el gusano de seda, las estrellas, la rana, el búho, la
luna, demuestran el amor del poeta. La poesía expresa la
aspiración a esa correspondencia, pero es la pasión la que la
crea. La pasión aspira a incluir el mundo entero en el acto de
amar. El hecho de querer hacer el amor en el mar, volando por el
cielo, en esta ciudad, en aquel campo, sobre la arena, entre las
hojas caídas, con sal, con aceite, con frutas, en la nieve, etc.,
no significa que se precisen nuevos estímulos, sino que expresa
una verdad que es inseparable de la pasión. La totalidad de los
amantes se extiende, de manera diferente, a fin de incluir el
mundo social. Todos los actos, cuando son voluntarios, se llevan
a cabo en nombre de la persona amada. Lo que el amante cambia
entonces en el mundo es una expresión de su pasión. (...)
La totalidad de la pasión oprime (o socava) al mundo. Los amantes
se aman con el mundo. (Al igual se podría decir que con todo su
corazón o con sus caricias.) El mundo es la forma de su pasión, y
todos los sucesos que experimentan o imaginan constituyen la
iconografía de su pasión. Por eso la pasión está dispuesta a
arriesgar la vida. Se diría que la vida es tan sólo la forma de
la pasión. "
epdlp.com/escritor.php?id=1463
.litencyc.com/php/speople.php?rec=true&UID=5866
John
Berger, novelist, painter, and art historian, was born in
London in 1926. After serving in the British army from 1944
to 1946, he attended the Central School of Art and the
Chelsea School of Art in London. He taught drawing from 1948
to 1955, and has continued to paint all of his life. His art
has been exhibited at the Wildenstein, Redfern, and Leicester
galleries in London. In 1952 Berger began writing for
London's New Statesman, and quickly became an influential
Marxist art critic. Since then he has published a number of
art books including the famous Ways of Seeing, which was
turned into a television series by the BBC. Beginning with
his first novel in 1958, Berger has also produced a
significant body of fiction, including G. (1972), winner of
England's Booker Prize and the James Tait Black Memorial
Prize. In collaboration with the filmmaker Alain Tanner,
Berger wrote the screenplay for Jonah Who Will be 25 in the
Year 2000 and two other screenplays. He is also the author of
four plays. For the past twenty years Berger has lived in a
small village in the French Alps. Fascinated by the
traditions and endangered way of life of the mountain people,
he has written about them both in his fiction and nonfiction.
yudev.com/mfo/britlit/berger_john.htm
Le immagini possono essere usate come parole, ma non
c’è ancora un dialogo. Voi non potete rispondermi. Affinché questo possa
accadere, nel sistema della comunicazione moderna, l’accesso alla
televisione dovrà essere esteso oltre gli attuali, angusti, limiti. Nel
frattempo, con queste trasmissioni, voi ricevete immagini e significati che
sono stati combinati, organizzati. Spero che vogliate prendere in
considerazione quello che ho organizzato, ma restate scettici.
1972 ways of seeing - programma tv bbc - valentina tanni/artribune.com
- 2015
Questione di sguardi. Sette inviti al vedere fra storia dell'arte e
quotidianità
John Berger dimostra come le opere d'arte del passato e la pubblicità
moderna siano due mondi molto più vicini di quanto ci hanno insegnato o
siamo abituati a credere.
unilibro
PO ... man mano che il Po si avvicina al mare
diventa due mani e le sue acque si dividono in dieci dita, ma dipende un
po’ da come si conta, si potrebbe dire quattro mani con venti dita . remweb.it/sguardi-john-berger-il-paesaggio-moderno-delle-case-in-rovina
Circolo dei
Lettori - Torino 2009 - Arundhati Roy
- John Berger Accomunati da uno speciale modo di guardare la vita –
intenso, combattente e schierato – i due autori apriranno un dialogo su
verità e menzogna in rapporto al mestiere dello scrittore. Entrambi
insegnano che non c’è un’unica storia ma esistono solo modi di vedere. Il
tema di buona parte di quello che scrivono è il rapporto tra potere e
impotenza, e il conflitto infinito, circolare, in cui sono impegnati i due
elementi. … John
Berger e Arundhati Roy cercano di farsi largo nel labirinto di sotterfugi,
insensibilità e ipocrisia che sta saccheggiando la nostra capacità di capire
cosa stia accadendo realmente…. torino.blogosfere.it
"Il mio Paese è una Superpotenza superpovera
che nasconde la distruzione dell'ambiente"
Arundhati Roy Parlerete del raccontare. Un’arte che
sembra aver rinnegato.
«Non ho più messo mano a romanzi perché nutro un certa
ostilità all’idea di carriera. Non mi voglio pensare come una scrittrice che
deve ogni volta pubblicare un nuovo libro. Però ritengo che molti dei miei
saggi rappresentino un modo specifico di raccontare storie difficili. Quello
sulla diga, per esempio: è stata una grande sfida, che andava oltre il ruolo
normalmente attribuito a uno scrittore. In India c’è una realtà così
urgente, una necessità di mettersi per strada, nel cuore della politica e
dei problemi basilari della popolazione, che è davvero difficile
rifiutarsi». m.baudino - lastampa.it - 2009
IL SETTIMO UOMO - A SEVENTH MAN
Forse la prima cosa da dire è che questo libro è
stato concepito, pensato, creato da due persone, non solo da me: da
Jean Mohr e da me.
La sua ispirazione viene dall’esperienza di Jean come fotografo. Prima
che ci dedicassimo alla composizione di questo volume, Jean aveva
lavorato per più di vent’anni per l’Organizzazione Mondiale della
Sanità. Aveva percorso il mondo in lungo e in largo, visitato ogni
paese, fotografato
le condizioni sociali, la povertà, la situazione sanitaria, i rischi, le
persone, soprattutto le persone.
All’origine del nostro lavoro comune c’è innanzitutto questa incredibile
collezione di fotografie, che abbiamo osservato insieme, parlando e
condividendo le nostre esperienze. pubblicazione 1976
Nella storia spesso le cose accadono quando
sembra che non stia succedendo niente In history things often happen when nothing seems
to be happening . Like
some nights . Yes,
history has nights and days, said Murat . And now it’s night ? Now it’s night, it’s been night for a long while . contro i nuovi tiranni
bio-biblio
- 5 november 1926 – 2 january 2017 Nato a Hackney - Londra nel 1926 era da oltre trent’anni residente in un
piccolo villaggio delle Alpi francesi, John Berger noto in
tutto il mondo come critico d’arte, poeta, giornalista,
ROMANZIere ( ma l’autore, che non ama questo termine,
preferisce definirsi uno ‘storyteller’ ), sceneggiatore
cinematografico, autore teatrale e disegnatore.
.
John Berger, lo
scrittore, saggista, disegnatore, sceneggiatore inglese, è morto ieri
nel sobborgo di Antony, a pochi chilometri da Parigi. Aveva 90 anni.
Berger era un alfiere della controcultura, libero come l’aria, e come
tale difficile da inquadrare nelle tradizionali categorie che ruotano
intorno alla letteratura e alle arti visive, che finiscono per essere,
nei suoi confronti, del tutto riduttive. ilsole24ore - 2017
.
Da tempo aveva scelto la Francia, che riteneva
meno reazionaria dell'Inghilterra. Amava molto l'Italia, dove è tornato
sovente, anche ultimamente, circondato da un'aurea di culto da parte del
milieu intellettuale. Occhi celesti e intensi, mani da contadino,
capelli bianchi arruffati, Berger era una persona magnetica, che parlava
diverse lingue ed era capace di convincere della bontà delle sue idee
anche se distanti da quelle del suo interlocutore. ... Ogni tanto amava prendersi pause di
riflessione per tornare alla terra, sottolineando così la necessità
dell'uomo contemporaneo e metropolitano di non abdicare alle proprie
radici e riscoprire il fascino di una vita semplice, più sana, di
meditazione laica, circondato dai suoi amati animali. luca beatrice - ilgiornale.it - 2017
.
Berger è stato anche
poeta, giornalista cinematografico, drammaturgo. Una lunga carriera in
cui ha continuamente intrecciato la passione per l'arte all'impegno
politico. Collaborava con il quotidiano El Paìs. The Guardian lo aveva
definito di recente "uno degli scrittori più influenti della sua
generazione". Nato a Hackney, Londra, il 5 novembre del 1926, figlio di
un ufficiale di fanteria, aveva frequentato un collegio di formazione
per ufficiali dell'esercito dell'impero britannico. repubblica.it - 2017
.
John Berger, the Booker
prize-winning novelist and pioneering art critic, has passed away at the
age of 90. The Marxist
intellectual, whose BBC series, Ways of Seeing, brought a political view
to art criticism, died at his home in the Paris suburb of Antony on
Monday. He had
been ill for about a year, according to a Telegraph
report. Berger won the Booker
Prize in 1972 for his novel G, and pledged to give half the prize money
to the radical African-American movement, the Black Panthers. hindustantimes.com -
2017
. Tra i suoi saggi ricordiamo: The Sense of Sight, About
Looking (Sul guardare, Bruno Mondadori, 2003), The Success
and Failure of Picasso (Splendori e miserie di
Pablo Picasso,
il Saggiatore 1996), Ways of Seeing (Questione di sguardi, il
Saggiatore 1998, basato sull’omonima serie televisiva della
BBC), The Moment of Cubism and Other Essays, And our faces,
my heart, brief as photos (E i nostri volti, amore mio,
leggeri come foto, L’ancora del Mediterraneo, 2002) e The
Shape of a Pocket (Sacche di resistenza, Giano, 2003).
Oltre a G., (G., Garzanti 1974 e il Saggiatore 1996), per cui
vinse il Booker Prize, e alla trilogia Into Their Labours (si
veda il volume Una volta in Europa , Bollati Boringhieri,
2003), la produzione più direttamente narrativa dell’autore
include altri titoli importanti tra cui Corker’s Freedom, A
Painter of Our Time (Ritratto di un pittore, Bompiani 1961),
To the Wedding (Festa di nozze, il Saggiatore 1996) e il
recente King. A Street Story. Accanto allo
splendido e davvero indefinibile Keeping a Rendezvous, vanno
ricordati testi come A Fortunate Man, A Seventh Man (Un
settimo uomo, Garzanti 1976) o Another Way of Telling,
tentativo riuscito (realizzato in collaborazione con il
fotografo Jean Mohr) di raccontare la storia sociale del XX
secolo combinando scrittura e immagine fotografica.
Sceneggiatore di La Salamandra, Il centro del mondo e Jonas
che avrà 20 anni nel 2000 di Alain Tanner e di vari altri
film e documentari (tra cui Play Me Something, che Berger ha
sceneggiato insieme al regista Tim Neat e interpretato a
fianco di Tilda Swinton), con Nella Bielski ha scritto
numerose pièce teatrali, tra cui Question of Geography,
Goya’s Last Portrait e Isabelle. Come giornalista Berger
collabora a varie testate, tra cui: “El Pais”, “Guardian”, “Independent”,
“Frankfurter Rundschau”, “La Jornada”, “Le Monde Diplomatique”,
“Internazionale”, e, per passione, scrive per riviste di
motociclismo.
Una scelta di disegni, fotografie e testi poetici di John
Berger è pubblicata in Pages of the Wound: Poems, Drawings,
Photographs 1956-96 (Pagine della ferita, Greco & Greco
1999).
In Keeping a Rendezvous Berger ha scritto
Uno scrittore
dovrebbe essere il più possibile informato su ciò di cui
sta
scrivendo. Nel mondo moderno, dove la politica provoca ogni
ora la morte di migliaia di persone, non c’è scrittura che
possa, in alcun luogo, cominciare a essere credibile a meno
che non sia informata da consapevolezza
. città di torino
atriumtorino.it
.
SONOPOIETIC IMAGES
are constructed in response to
sound. There is a wide continuum of sound-producing objects. At
one end are man-made sounds, which I will refer to as audiogenic
images, while at the other end are natural sounds. John
Berger (1972) has provided a clear description
and critique of visual images which are the corrolary of
audiogenic images.
Consequently a reproduction, as well as making its own references
to the [audiogenic image] of its original, becomes itself the
reference point of other [audiogenic images]. The meaning of the
[audiogenic image] is changed according to [what one hears in it
and beside it or what comes immediately after it]. Such authority
as it retains, is distributed over the whole context in which it
occurs
silvertone.princeton.edu
sonopoietic images When we hear separate sound
objects, we do not hear them in such a way that they map directly
from the physical world. In other words, listening is not merely
audio graphing the world of sound. We hear a continuous array of
sonic shapes, some with clear boundaries, others without. To
listen is to create and relate sonopoietic images. These
sonopoietic images are unities that define and shape our
sonopoietic space.
We are able to build sonopoietic images for sounds we have not
yet experienced before – or at least not experienced in the same
way. We construct these images for sounds that have no corollary
in the physical world, because, we have no catalogue of
experiences with which to associate them. The audio signal is no
longer a carrier of information about some physical process; but
rather the listener must build an internal image. This image that
we make is our conception of what the sound is or how it is
produced. We funnel our ideas about the physicality of the world
into these internal images and they elicit our expectations and
focus our understanding. For example, we are sometimes surprised
when we finally see a picture of a radio announcer whose voice we
have heard for years, yet we cannot explain just how we expected
the person to look. We have the vague notion of physical
attributes suggested by the voice, but no actual correlations.
looming.org/en
silvertone.princeton.edu
John Berger écrivain britannique
le travail de l’écrivain c’est
de montrer
qu’il n’y a pas un eux et un nous
ROMANcier sensible, critique d’art marxiste
rendu célèbre dans les années soixante-dix par son essai Voir le voir, John
Berger ne sépare jamais la peinture et l’écriture de l’engagement
politique. Il y voit des moyens de résistance très concrets.
ALLIant l’érudition à l’observation quotidienne,
il illumine tous les thèmes auxquels il touche: l’exil, les migrations, le
néolibéralisme, le déclin du monde paysan… Rencontre avec l’écrivain
britannique installé en Haute-Savoie, à l’occasion de la parution en
français de son dernier ROMAN, King, qui raconte une journée dans la vie
d’un groupe de SDF, à la périphérie d’une grande métropole européenne. Que faire lorsque le système a brisé votre vie,
lorsque vous avez épuisé tous les recours légaux et pacifiques, lorsque vous
comprenez que le triomphe de l’injustice est inexorable? Dans un texte court consacré aux mineurs britanniques (1), John
Berger évoque avec force la tentation de la vengeance. "Un héros de cette
sorte, je suis prêt à le protéger par tous les moyens en mon pouvoir.
Pourtant imaginons qu’il soit sous mon toit, et qu’il me dise qu’il aime le
dessin, ou, à supposer qu’il s’a
gisse d’une femme, qu’elle me dise qu’elle a toujours rêvé de peindre mais n’en a jamais
eu l’occasion; si c’était
le cas, je crois que je leur répondrais à l’une ou à l’autre:
"Bon, si tu le veux, la tâche que tu entreprends, il se peut
que tu puisses l’accomplir
autrement … Je
suis incapable de te
dire ce que l’art
accomplit et comment
il le fait, mais je
sais que souvent, l’art a jugé
les juges, plaidé la vengeance aux innocents et montré à la postérité les souffrances passées, et que, lorsqu’il l’a fait, il a échappé à l’oubli.
Je sais aussi … que cet art circule parfois dans le peuple comme une rumeur et une légende ...
"
peripheries.net
KING It is narrated by a dog. This
novel, King, is narrated by a dog. King. Much as we want to allow
authors all freedoms we are always wary of books narrated by
animals -- with good reason, as this novel once again proves. It
has been done successfully only on very rare occasions.
John Berger has always shown an admirable social conscience, and
much of his fiction serves as a medium for this specific message
of his. On occasion he has been successful. On occasion he fails.
The ponderous and sincere King, though admirable in some ways,
does ultimately fall short.
The story of a group of people that are basically homeless, over
a hundred who homestead in a dump off a motorway, in Saint Valéry,
King is meant to be a thought-provoking portrait of the
dispossessed and in many respects dehumanized. Ergo King the
canine. Vica and Vico, King's human companions, were once
successful, part of the mainstream, but now survive in this odd
and very peripheral homeless culture, along with the many others
who have been broken by mainstream life or who escaped it. Berger
is not entirely successful in avoiding making them all seem like
"characters", though given his approach he manages fairly well
(it is hard to pull off a homeless character named Vico, with all
the baggage that Berger heaps on him, but Berger nearly manages
this neat trick).
Berger paints several nice portraits of the individuals and the
complexity of their lives. He avoids too much straightforward
sentimentality, but the stories are certainly moving. He tries to
show the reader what such dispossessed lives must be like, though
he is never entirely convincing
The actions comes to a head when the dispossessed are threatened
with being completely dispossessed, their world literally to be
wiped from the face of the earth, when the mean and ruthless
developer men come to bulldoze the site (to build a sport
stadium). The confrontation is dramatic enough and yet here as in
much of the book it simply seems too contrived. Needless to say,
the fact that the story is told from the dog's point of view does
not help here in the least.
Berger does have considerable literary talent. The entire novel
is told in short sections, some only a line in length, and some
of these phrases, descriptions, and episodes are haunting and
powerful. Others are ponderous, tendentious, awkward. The book is
a fairly quick read, and there is enough to appreciate, but it
ultimately is too simplistic and though well-intentioned leaves a
sour aftertaste. One wants to like a book dealing with such
serious issues better, but in this case we found we could not.
Note that on the English edition Berger would not permit his name
to be put on the cover -- an act we wholeheartedly approve of:
emphasis should be on the work (even when it is fairly
second-rate, as in this case) and not the author. Naturally in
the U.S., with its cult of the personality, this does not fly and
"John Berger" is emblazoned on the cover.
complete-review.com
michael moore -
fahrenheit 9/11 It’s a movie that speaks of
obstinate faraway desires in a period of disillusion. A movie
that tells jokes whilst the band plays the Apocalypse. A movie in
which millions of Americans recognise themselves and the precise
ways in which they are being cheated. A movie about surprises,
mostly bad but some good, being discussed together.
opendemocracy.net
francis bacon -
maestro senza pietà
La scelta di un
senso nel mondo attuale si colloca lì, fra i due lati del
muro. Il muro è presente anche in ognuno di noi. Quali che
siano le circostanze in cui ci troviamo, possiamo scegliere
in noi stessi la parte del muro che ci è congeniale. Non
si tratta di un muro tra il bene e il male. Il bene e il
male esistono da una parte come dall'altra. Si tratta di una
scelta tra il rispetto di sé e il caos dentro di sé.
ilmanifesto.it
una volta in europa
Premio Itas del Libro di
Montagna - Cardo d’Oro 2005
In Una volta in Europa Berger accorpa contadini,
braccianti e pastori agli animali: la loro presenza non è meno fisica delle
montagne e delle valli, della terra che abitano e solcano. Nell'ascoltarli
portiamo il loro peso, insieme al fantasma di Albertine, dalle dita artritiche
così come lo erano in vita. Il peso del loro lavoro, della loro fatica, ossia
l'amore: amore chiave di resistenza, amore sopravvivenza e significato, amore
nella terra del nostro fare memoria immortalmente rigenerato.
disp.let.uniroma1.it
bollatiboringhieri.it
Facendosi raccoglitore e narratore di storie vere intimamente osservate,
l’autore – fedele a una pratica da storyteller benjaminiano – va quanto più
vicino è possibile a ciò che le algide contabilità dell’economia e le smemorate
cronache giornalistiche contemporanee condannano abilmente a un rassicurante
fuori scena.
Sconfinando nei propri personaggi o da essi facendosi abitare, Berger traccia
una illuminante mappa di ciò che la storia ufficiale dichiara ineluttabile e
azzera.
cavaliereazzurrofestival.it
librando.net
Forse è arrivato il
momento di porsi una domanda ingenua
qual è il comune denominatore della pittura
dal Paleolitico al nostro secolo? Ogni immagine dipinta annuncia Io ho
visto questo o, se l'immagine è stata creata nell'ambito di un rito
tribale, Noi abbiamo visto questo. Dove questo si riferisce all'immagine
riprodotta. L'arte astratta non fa eccezione ... La pittura è innanzi tutto un'affermazione
del visibile nel suo costante processo di sparizione e riapparizione ...
La pittura è un'affermazione dell'esistente, del mondo fisico in cui
l'umanità è stata scaraventata.
Maybe it’s time to ask a
naive question:
what has all painting from
the paleolithic period until our century have in common?
Every painted image announces: I have seen this, or, when the making of
the image was incorporated into a tribal ritual: we have seen this. The
this refers to the sight represented. Non-figurative art is no
exception. A late canvas by Rothko represents an illumination or a
coloured glow which derived from the painter’s experience of the
visible. When he was working, he judged his canvas according to
something else which he saw. Painting is, first, an affirmation of the visible
which surrounds us and which continually appears and disappears. Without
the disappearing, there would perhaps be no impulse to paint, for then
the visible itself would possess the surety (the permanence) which
painting strives to find. More directly than any other art, painting is
an affirmation of the existant, of the physical world into which mankind
has been thrown.