antonella
anedda angioy
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roma 22 dicembre 1955
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Lezione
Se devo scrivere poesie ora che invecchio
voglio vederle scorrere, perdersi in altri corpi
prendere vita e nel frattempo splendere sulle cose vicine
tenermi compagnia come le cipolle sbucciate nella luce
mentre preparo un brodo con gli occhiali offuscati
appunto un verso su un foglio
e a volte mi ferisco
scambiando la penna col coltello
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Antonella Anedda Angioy
- POETESSA - DOCENTE LETTERATURA CONTEMPORANEA - saggista
- presente in antologie italiane e straniere
Nasce a Roma da un'antica famiglia sardo-corsa il 22
dicembre 1955.
Ha collaborato con riviste e giornali quali Il
Manifesto, Linea d’ombra, Nuovi Argomenti.
Si laurea cum laude in storia dell’arte moderna con
Augusto Gentili, presso l’Università La Sapienza di Roma . La tesi viene
pubblicata su Arte veneta. Nel 1982 vince una borsa di studio presso La
Fondazione Cini di Venezia e collabora con articoli di critica d’arte a
quotidiani e riviste.
Lavora presso il Museo delle Arti popolari di Roma.
Insegna mediazione linguistica presso la cattedra di Anglistica a Roma e
successivamente, fino al 2006, presso l’Università di Siena con sede ad
Arezzo. Inizia a collaborare con l’Università della Svizzera Italiana come
docente del Master in Lingua letteratura e civilità italiana e dal 2014 del
Bachelor.
Partecipa a programmi radiofonici per RAI 3 e per la Radio
Svizzera e a numerosi Convegni come Arcipelago Malinconia (Roma,1999). Cura
nel 2001 il volume degli atti: "Poeti della malinconia". Idea un progetto
sulla cultura ebraica dal titolo: "Una scuola per la tolleranza" per
l'università e le scuole secondarie e partecipa a incontri sulla Poesia
ebraica italiana.
Frequenta per due anni il corso sul Midrash tenuto a Roma
dalla scrittrice Giacoma Limentani.
http://search.usi.ch/Anedda-Angioy-Antonella
- Antonella
Anedda - ex docente Università Siena
collabora con il Master di italianistica Universita
di Lugano dove
insegna letteratura italiana contemporanea
-
Residenze invernali -
suo primo libro - è
dedicato al suo cane Iskrà
-
Dal 2011 cura la rubrica Isole sulla rivista
on-line Doppiozero
-
Ha collaborato con riviste e giornali quali Poesia
- Nuovi Argomenti
- Il manifesto
e Linea d’ombra
- COMPONENTE
GIURIA
PREMIO
CASTELLO DI VILLALTA POESIA 2017_2018 - FAGAGNA UDINE
- COMPONENTE GIURIA PREMIO
NAZIONALE MARAZZA 2018 - BORGOMANERO NOVARA
- Dottorato honoris causa Universita Sorbonne - Parigi -
2019
- residenze di scrittura : pensare
e scrivere attraverso lo sguardo - 2024
doppiozero.com
www.gironi.it/poesia/anedda.php
www.casadellapoesia.org/anedda-antonella/biografia
Residenze invernali 1992 -
premio Sinisgalli In
prosa: Cosa sono gli anni 1997
il libro traduzioni e poesie Nomi distanti 1998
Notti di pace occidentale 1999
La luce delle cose 2000
Il catalogo della gioia 2003
Tre stazioni 2005
Dal balcone del corpo 2007 - Premio Napoli
La vita dei dettagli 2009
Salva con nome 2012 -
Premio Viareggio
Isolatria - arcipelago Maddalena 2013
HISTORIAE 2018
POESIA COME OSSIGENO - anedda/biagini - 2021
GEOGRAFIE 2021
LE PIANTE DI DARWIN E I TOPI DI LEOPARDI - 2022
tutte le poesie - 2023
.
2019
premio Città di Arenzano
Lucia Morpurgo
Premio
Cosimo Russo
PREMIO EUROPA CULTURA PER LA
POESIA - ROMA
PREMIO POESIA COSIMO RUSSO
PREMIO CARDUCCI
PREMIO TIRINNANZI ALLA
CARRIERA - LEGNANO
PREMIO POESIA ANNIBAL CARO - MONTEFIASCONE
PREMIO POESIA CITTA DI FIUMICINO
PREMIO LETT. INT.
VITTORIO BODINI - LECCE
2020
Premio Biennale di Poesia Celle Arte Natura
2021
premio pavese sezione poesia
2022
premio lett. la ghianda - con
tiziano
fratus
-
intervista
PREMIO CARRIERA_POESIA VITO MORETTI
Premio Cielo d'Alcamo per geografie
2023
Premio lett. int. C.Betocchi_Firenze 2023
2024
premio saba poesia - trieste - 2024
Laurea in Poesia - Università Pontificia Salesiana - 2024
PREMIO LEOP. GINESTRA - VILLA GINESTRE - TORRE D.GR. NA - 2024
.
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> AA historiae - reading <
.
italian-poetry.org
https://it.wikipedia.org/wiki/Antonella_Anedda
https://it.wikipedia.org/#Riconoscimenti
- dal 1992
.
anatomioita -
helsinki - 2022
a.anedda presenta l'antologia anatomioita -
selezione di poesie tradotte in finlandese - al festival poetry moon
poetry mixtape - recitando in italiano e finlandese .
aise.it -
2022
.
ospite d’onore al Poetry Village 2023 roma - Reading : Piante Bestie
Poesie
romatoday.it - 2023 .
ospite e lettura dei suoi testi a corso di
poesia nuovo millenio -
teatro fontana_milano
- 2024 .
ospite PordenoneleggePoesia - 36^ edizione del Salone del Libro -
2024
.
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a Iskrà
Ora tutto si quieta, tutto raggiunge il buio .
Non parlavo che al cappotto disteso
al cestino con ancora una mela
ai miti oggetti legati
a un abbandono fuori di noi
eppure con noi, dentro la notte
inascoltati .
residenze invernali
.
.
limba - sardo
... forse sì, c’è una tensione verso una lingua
di volta in volta da costruire, da perlustrare (un verbo che mi piace
molto). È come se sentissi l’esigenza di perlustrare un italiano in cui
hanno sempre rintoccato altri suoni.
La poesia non è il poetico
nel
senso che non è lo scimmiottamento della poesia . C’è una
frase molto bella che dice Bertolt Brecht ai suoi attori che gli chiedono
come devono recitare . Lui risponde 'non così, ma così' .
Il rapporto tra poesia e poetico è 'non così, ma così' .
La poesia è ma così, è in quel ma, in quel frammento .
francesco ottonello - intervista -
leparoleelecose.it
treccani.it/magazine/lingua_italiana .
Le Parole
La poesia di Antonella Anedda sa parlare senza sgomento, della solitudine e
del gelo, del disagio e della precarietà, riuscendo a curare le ferite e a
liberare le parole che per paura tratteniamo dentro.
Il suo rigore essenziale e preciso diventa respiro forte, poesia,
specialmente quando nel mondo inquieto di calma apparente, riesce a far
intravedere la forza che ci spinge a resistere dall’instabilità
dell’esistenza.
Il respiro dei suoi versi, quelli più belli, a volte entrano nel dettaglio
sfuggito, allo sguardo, facendoci sentire un’altra persona, capace di
rinascere dentro quel modo duro e concreto della nostra adolescenza, che
oggi agognatamene ci manca.
andrealucani.it
.
che cos’è per lei la poesia? come la descriverebbe, o presenterebbe, ad una
classe di studenti in ascolto?
È la mia realtà, fitta nella mia vita:
una radice, a volte una lama. È il
modo che ho di aprirmi al mondo, con il verso, con il ritmo che ho in testa
e sulla cui partitura lavoro quando lo metto sulla pagina. Non amo parlare
di poesia, ma di poesie. Sono molte, diverse, mutevoli. Sono varchi, spazi
dove il tempo è diverso e quindi può contemplare la morte.
A un gruppo di studenti (o di adulti) direi (e dico) semplicemente:
ascoltate. Se la poesia è vera, si fa silenzio. La gente capisce, anzi
capisce più la poesia della prosa. Solo che vuole serietà, vuole sentire il
testo e non chiacchiere su di esso. Un giorno ho letto in classe una poesia
di Puškin. Sono alunni di una scuola professionale, spesso difficili, a
volte caratteriali. Ho detto: niente parafrasi. Vi riassumo di cosa parla
questa poesia: di una persona amata e perduta, di lunghi anni di grigiore in
cui tutto sembra spento. Poi la persona riappare e il mondo sembra parlare
di nuovo: la poesia, prima muta, ritrova le parole.
Bene:
lentamente, mentre leggevo, i ragazzi hanno lasciato i banchi e si sono
seduti silenziosamente intorno alla cattedra.
progettobabele.it
.
quale necessità ti spinge a
testimoniare e a resistere?
Si può solo dire noi . Se
c’è una possibilità è ancora quella indicata da Leopardi nella Ginestra,
combattere la nostra arroganza, il nostro crederci al
centro dell’universo e dunque autorizzati a dominare i più deboli, i
piccoli, direbbe la Ortese, i diversi, gli stranieri (e l’elenco sarebbe
lungo). Prendere le distanze da quelli che Leopardi chiamava “i nuovi
credenti” che prendono di volta in volta forme diverse, ma sono sempre
accecati dall’intolleranza e provare a percorrere la strada di una –
difficilissima – solidarietà che tra l’altro è un
decisivo fattore evolutivo.
andrea breda minello - avantionline.it
.
XXII ed. Olio della
Poesia 2017 -
un quintale di olio extravergine di oliva, offerto
all’autore in cambio di poesie che finiscono in un quaderno in distribuzione
gratuita durante la serata.
Antonella anedda E’ una persona di disponibilità e sensibilità
estreme, ha accettato con entusiasmo di partecipare a L’Olio della Poesia,
di cui conosceva già la storia e ha sottolineato di apprezzarne la formula e
i contenuti - dice il direttore artistico Peppino Conte - si inserisce
perfettamente nella lunga lista di autori già premiati nella nostra
manifestazione.
tra gli autori celebrti in precedenza :
alda merini
-
mario luzi
quotidianodipuglia.it -
pressreader.com
.
ritiene che la poesia ambientale possa avere un
ruolo sociale? No, non
credo la poesia in genere debba avere un ruolo .
Ogni definizione mi lascia perplessa, come
qualsiasi altro aggettivo, allo stesso tempo tutta la poesia è ecologica
proprio nel senso di una casa che accoglie le relazioni tra umani, animali,
piante, pietre.
ilaria dinale - insulaeuropea.eu - 2020
.
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Scrivere una
poesia, dunque
respirare l’aria tra la notte e
il giorno
e insieme a loro tra gli alberi
quasi venisse sulla punta di ogni foglia
un tintinnio di brina un tepore di bava
l’inizio confuso di una frase
che strisciando mi scaccia
depone oggetti, basse note
tremando leggermente
fa del mio guscio un cielo.
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Tutto era bello
quel mattino privo di colore. Non fu
mai più così né prima né
dopo . Come il
visibile scacci di colpo l’invisibile come
lo spettro del tuo viso lasci un alone sul
mogano dei mobili. Quanto,
mio amore che amore non sei più resista
il luogo che ci accolse :
minareti con torri di ricordo, ghiaia
per dire come iniziò la storia, come si perse
come ora sia un’ombra attica altissima, ferma
sulla sua stele. il catalogo della
gioia - 2003
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Nomi
Qual è la parola
per dire che non si hanno più sentimenti
negativi verso chi ti ha ferito?
Perdono, mi hanno risposto.
Ma io volevo, al contrario, parlare
del rancore.
Questo è stato l’inizio e può valere come esempio.
Ogni giorno c’è una parola nuova
di cui non ricordo il senso
e il cui suono tintinna un motivo percepito a brani
familiare una volta, ora perduto.
La sua luce abituale cade. Di colpo non importa,
provo rancore,
perdono chi prova rancore, mi perdono?
C’è un alfabeto incomprensibile,
un linguaggio dimenticato.
I nomi ruotano privi della loro materia fin dal mattino.
Come chiamare la stoffa bianca
che il vento muove davanti
alla vetrata?
Tenda, tende. Il riso mi si annida in gola.
Lei, cioè io, tende a cosa?
Qui so rispondere: tendo alla terza persona
alla grazia sperimentata una volta sola
di un dolore sdoppiato e spinto fuori
poi fissato, ascoltato
perfino nello scroscio delle lacrime
ma da un’altra me stessa
capace di lasciare la sua vecchia pelle sulla terra.
al balcone del corpo
residenze invernali
VI
Non esiste innocenza in questa lingua
ascolta come si spezzano i discorsi
come anche qui sia guerra
diversa guerra
ma guerra - in un tempo assetato.
Per questo scrivo con riluttanza
con pochi sterpi di frase
stretti a una lingua usuale
quella di cui dispongo per chiamare
laggiù perfino il buio
che scuote le campane.
VIII
Forse se moriamo è per questo?
Perché l’aria liquida dei giorni
scuota di colpo il tempo e gli dia spazio
perché l’invisibile, il fuoco delle attese
si spalanchi nell’aria
e bruci quello che ci sembrava
il nostro solo raccolto ?
notti di pace occidentale
IX
a Zbigniew Herbert
E’ vero, l’allarme si alza dalle stelle
l’argento non ha luce
sul barbaro grido di terrore.
L’imperatore ha spento il lume
ha chiuso il libro.
In basso la terra scuote l’orlo dei vasi
e il ferro brucia
freddo sui fili. Lui dorme nel quadrato dei secoli
alti nel vento come aeree gabbie.
Non sente il bronzo del trono sulla nuca
né il rintocco dei chiodi sulle porte.
Dormirà per sempre.
Perciò sospendi tu la quiete
prova a rovesciare il dorso della mano
a raggiungermi
nel nome di una lingua sconosciuta
perché parlo da un’isola
il cui latino ha tristezza di scimmia.
Un mare una pianura,
nuvole di tempesta contro i fiumi
uccelli nel cui becco
gli steli annunciano alfabeti.
Forse solo così – Zbigniew
può viaggiare il cesto dei libri sulle acque
così credo giunga la voce
la stretta del viso nell’orrore
fino a un’orma fenicia, a un basso scudo
privo – come il tuo – di luce.
notti di pace occidentale
III
Il mare alza rovina.
Passione sono i suoi nove giorni sfrenati dal
maestrale le candele accese in piena luce, la sabbia sull’orlo
delle dita il freddo petrolio del tappeto inutilmente steso . Noi
andiamo senza stringere scrigni con pochi nomi a croce spinti sotto il
granito e visi senza segni, fogli scollati dai cerchi delle foto .
Un faro un solo raggio lontano guida il traghetto che accoglie la
bufera . A fatica calano i ferri battono le scialuppe dentro i teli .
Sul ponte il pensiero si riduce a passo sconosciuto di controllo .
altari di riposo - residenze Invernali -
2008
C'è una finestra nella notte
con due sagome scure addormentate
brune come gli uccelli
il cui corpo indietreggia contro il cielo.
Scrivo con pazienza
all'eternità non credo
la lentezza mi viene dal silenzio
e da una libertà - invisibile -
che il Continente non conosce
l'isola di un pensiero che mi spinge
a restringere il tempo
a dargli spazio
inventando per quella lingua il suo deserto.
La parola si spacca come legno
come un legno crepita di lato
per metà fuoco
per metà abbandono.
So con esattezza cosa sogno:
una voce dal petto – solo mia -
con il do di ogni canto d’inizio
ciò che per lingua spenta
chiamiamo morte e suo timore.
Al buio ci si abitua
quanto più si accantona il conforto della luce
quando si impara che l’uno
è la sponda secca dell’altra
ai lati di uno stesso fiume.
Conosco quel tipo di coraggio: dimenticare la stella
la candela il calore del giorno
farne a meno – amandoli in silenzio -
in un meno uguale alla marea
che si abbassa conservando i confini
l’orma delle barche la sabbia-arata del mare.
Si batte la fronte
– la notte come un muro.
Nel bruciore
si stringe una diversa luce
quel fulgore privo di memoria
che qualche volta cinge
ciò che per suono muto – ancora – non ha nome
notti di pace occidentale 2001
Se ho scritto è per pensiero
perché ero in pensiero per la vita
per gli esseri felici
stretti nell’ombra della sera
per la sera che di colpo crollava sulle nuche.
Scrivevo per la pietà del buio
per ogni creatura che indietreggia
con la schiena premuta a una ringhiera
per l’attesa marina – senza grido – infinita.
Scrivi, dico a me stessa
e scrivo io per avanzare più sola nell’enigma
perché gli occhi mi allarmano
e mio è il silenzio dei passi, mia la luce deserta
- da brughiera -
sulla terra del viale.
Scrivi perché nulla è difeso e la parola bosco
trema più fragile del bosco, senza rami né uccelli
perché solo il coraggio può scavare
in alto la pazienza
fino a togliere peso
al peso nero del prato. .
Scrivevo per la pietà del buio
per ogni creatura che indietreggia con la schiena
premuta a una ringhiera per l’attesa marina - senza grido - infinita
.
in una stessa terra - notti di pace
occidentale
balcone del corpo
|
a Sofia
19.11.1993
Davvero come adesso, l’ulivo sul balcone
il vento che trasmuta le nubi. Oltre il secolo
nelle sere a venire quando né tu né io ci saremo
quando gli anni saranno rami
per spingere qualcosa senza meta
nelle sere in cui altri
si guarderanno come oggi
nel sonno – nel buio
come calchi di vulcano curvi nella cenere bianca.
Piego il lenzuolo, spengo l’ultima luce.
Lascio che le tue tempie
battano piano le coperte
che si genufletta la notte
sul tuo veloce novembre.
notti di pace occidentale - 1999
Musica
Non sono nobili le cose che nomino in poesia:
stanno sotto il palato, attente,
coscienti solo del caldo
ignare della lingua.
Se ascoltano, sentono il moto, l’onda di un’eco
che porta rosse lettere, destini, e un turbine di voci
smarrite – come sempre – in ciò che è cupo e cavo.
Dunque di nuovo dico: alberi – anzi – platani
attirati dall’acqua e sostenuti ai bordi dalle pietre.
Questo sì è difficile: cantarne piano il miracolo
quel peso nella luce, quell’ombra
che s’incrocia col tempo
e divampa sull’odore del prato.
Tutto è corpo che l’anima raggiunge con ritardo
ma sfolgora l’autunno in un cantuccio
e la parola si forma
con il ritmo che deve: a grumi, a vuoti
a scatti, dentro i secoli.
E non è la musica che dici,
ma un rombo di stoviglie, di grandine
che batte contro i muri.
I
Vedo dal buio
come dal più radioso dei balconi.
Il corpo è la scure: si abbatte sulla luce
scostandola in silenzio
fino al varco più nudo –al nero
di un tempo che compone
nello spazio battuto dai miei piedi
una terra lentissima
- promessa
notti di pace
occidentale
III
Per trovare la ragione di un verbo
perché ancora davvero non é tempo
e non sappiamo se accorrere o fuggire.
Fai sera come fosse dicembre
sulle casse innalzate sul cuneo del trasloco
dai forma al buio
mentre il cibo s’infiamma alla parete.
Queste sono le notti di pace occidentale
nei loro raggi vola l'angustia delle biografie
gli acini scuri dei ritratti, i cartigli dei nomi.
Ci difende di lato un'altra quiete
come un peso marino nella iuta
piegato a lungo, con disperazione.
Ora è solo pioggia che benedice
la strada
e nell'acqua che trema
quasi una luce redenta da seguire.
Sarà una piccola distanza dal fulgore.
Dal forno dove il cibo si innalza
alle nuvole brune
tutto appena diverso dalla vita di sempre:
uno scarto nel gesto che depone i piatti per la sera
una luce nella crepa del muro
schiusa verso terre di pace.
Fuoco di cedro lungo i bordi del campo.
Così vedremo i volti degli assenti
le iniziali dei nomi travolte dai lapilli
nessun dolore ma il moto delle mani
che allontanano il fumo
e notte tra la notte: una fessura.
Una sera d’inverno in città
Ora ha smesso di piovere.
Dalla finestra il mondo è a gocce:
un viso senza naso, occhi, labbra .
Solo queste minute lacrime
sugli alberi e le case .
Una in particolare si rischiara
dove qualcuno piange sulla sua poltrona
composto, fermo solo incerto se la casa somigli
a quelle che abitò in passato e che confonde .
Non è di nostalgia che piange, ma per il peso intero
della pioggia, come se lui fosse il tetto
che sopporta e si scrosta.
Come se l’intero palazzo, gonfio di acqua e pietra
rivelasse un’offesa .
Una creatura può crucciarsi per questo
passare sveglia la notte
o replicare nel sogno la desolazione .
Essere in un burrone .
Stare lì tra la terra
nella pioggia che viene .
Non volevo nomi per morti sconosciuti
eppure volevo che esistessero
volevo che una lingua anonima
- la mia -
parlasse di molte morti anonime .
Ciò che chiamiamo pace
ha solo il breve sollievo della tregua .
Se nome è anche raggiungere se stessi
nessuno di questi morti ha raggiunto il suo destino .
Non ci sono che luoghi, quelli di un’isola
da cui scrutare il Continente
l’oriente - le sue guerre
la polvere che gettano a confondere
il verdetto: noi non siamo salvi
noi non salviamo
se non con un coraggio obliquo
con un gesto
di minima luce .
notti di pace occidentale -
1999
Acquedotto
Mi sveglio presto per vedere
un acquedotto lungo come un treno
tra i pini, le nuvole,
un grumo di pecore e di prati.
In treno penso alla pietra sollevata,
fermata da una spinta
calcolata, eretta da schiavi,
mantenuta da schiavi (come ora)
vedo l’inclinarsi dell’acqua (viene dalle comete)
e il suo mai-riposo,
il ritmo delle gocce (ancora oggi) fino alle fontane.
Quando arrivo mi appoggio a un tronco per guardare.
Guardo in alto. Le arcate scorrono nel vuoto.
Se non sentiamo le grida sotto gli archi di trionfo
e aggiungiamo le parole:
arte e architettura e precisiamo: civile
allora, forse, troviamo un po’ pace
la stessa che danno gli scheletri
composti nei musei
salva con nome 2012
Amavo invece gli oggetti
La brocca e la lampada il loro ardore notturno
Ciò che si consuma residenze invernali
le
ceste appese-il chino stupore-gli animali
Mi spingo oltre il
dolore
dove
nessuno sospetta che si soffra
in una zona di pelle mai colpita
cupa come l’avambraccio
o molata dall’osso come il gomito.
Striscio piano con l’anima
coperta da scaglie rosso-grigie
per sostenere i rovi
e lasciare a terra il sangue minimo.
Un passo – sono paziente -
e il corpo ha imparato a frusciare dentro
l’erba.
Da molto lontano – da un’alba di ottobre
da un oggetto mosso nella sabbia del lago
viene ciò che la pena contempla:
un paesaggio
dove non si può dormire.
Era una lunga immagine
il mormorio di un brivido.
Troppo tardi si compone l’astuzia di ogni sera
fingere che il mio braccio sia il tuo
che stringa la mia mano
di nuovo, senza pace.
notti di pace occidentale -
1999
|
Quello che dell'amore resta
mondi
Molto era in quell’alba, in quell’albergo, nella carta
che mostrava l’acqua dura del muro e del soffitto.
Tutto, forse il senso del mondo
era nel singhiozzo di lei
con la nuca che batteva contro il letto
e nel gesto di lui
che le avvolgeva i seni nel lenzuolo.
Fuori cresceva il giorno
innaturale, come lo stelo di ferro della lampada
scosso a lungo con ira
quando il corpo dell’altro era più solo.
quaderni - il catalogo della gioia
.
That which remains of love
There was much in that
dawn, in that hotel, in the paper
that revealed the hard water of the wall and ceiling.
Everything, perhaps the meaning of the world
was in her sob
with the back of her neck banging against the bed
and in the gesture of him
wrapping her breasts in the sheet.
Outside the day grew
unnatural, like the metal stem of the lamp
long shaken with rage
when the other’s body was more alone.
trad a.anedda - poetryinternationalweb.net
|
Quello che dell'amore resta
Lo spazio risponderebbe: poco. Un cerchio sgombro
con qualche ramoscello d’amicizia, un’aiuola curata relativamente vuota
un vuoto che risale fino all’occhio alle mente che prova a ricordare.
Solo sabbia, forse gialla, forse a volte più scura e bagnata. Se lo
udissimo forse potremmo trascrivere il suono dello scorrere, forse la
piattezza del restare. Sabbia mossa dal vento, sabbia ferma nell’acqua.
Davanti a tanto realismo lentamente capiamo: l’aiuola sarà sempre un po’
vuota l’occhio il mendicante che contempla la ciotola la mente il
passante imbarazzato. Ma forse l’aiuola non è tutto. Benché troncato
il ramo viene da qualche luogo se non dei fiori partecipa del legno di
questa tavola di noce su cui batto le dita di questa finestra che scorre
su assi di ciliegio. Dei loro rumori descrivibili. Di una realtà più
forte. Quel che dell’amore resta, da Antologia
il catalogo della gioia - pag 72
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ingrandisci
dedica alla poliedrica
artista
maria grazia calandrone
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EXCURSIONS IN 21ST
CENTURY ITALIAN POETRY
matteo
fantuzzi - antonella anedda
https://tearsinthefence.com
- 2022
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SALVA CON NOME
Dai labirinti sotterranei di una memoria
legata a un passato anche remoto, o addirittura pre-natale, affiorano
brandelli di messaggi, volti e nomi di figure parentali, eventi di presenze
ormai inghiottite dal tempo e dai paesaggi che li videro agire e soffrire,
nella irredimibile solitudine dei loro destini. Antonella Anedda in "Salva
con nome" ci conduce, con fermezza di voce asciutta e tagliente - cucendo
con pazienza le proprie parole, come su un ramo il comporsi delle foglie -
in una dimensione inquieta tra l'atemporale e l'onirico, dove le immagini si
affacciano, quasi spettrali, pronte a dissolversi a contatto con l'aria.
Solo il nome, solo la forza della parola riesce a salvarle: una parola,
peraltro, sempre fortemente radicata nelle cose, nella realtà, nell'origine,
come vediamo anche dall'uso, pur molto controllato, della lingua sarda. Una
realtà che riesce a evidenziarsi attraverso i numerosi frammenti sparsi di
una minuta quotidianità domestica, dai particolari di una condizione di
precarietà ineludibile dove l'idea della morte - o la sua presenza condotta
dal ricordo o dall'ansia - coesiste stabilmente, compenetrata nelle cose e
negli esseri su cui gli occhi della poesia vengono a posarsi.
ibs
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isolatria - viaggio nell'arcipelago della maddalena
Quando eravamo piccoli prendevamo il piroscafo
per Cagliari, il viaggio iniziava alle quattro del pomeriggio e finiva alle
nove dell’indomani. A bordo si veniva ricevuti dal capitano e accompagnati
in cabina da camerieri in livrea (le donne in nero e crestina bianca, come
usava allora) e tutta la nave aveva l’aspetto di un condominio borghese anni
Sessanta. Si cenava (chi non soffriva il mare, come mio padre) in un vero
ristorante con i tavoli apparecchiati.
A noi la cena era vietata, mia madre veniva colta dalla nausea appena
metteva piede sulla nave.
Temeva il viaggio. Era convinta che al ristorante avremmo mangiato qualcosa
che ci avrebbe avvelenato e l’antidoto era un panino imbottito di acciughe.
Inoltre il nostro pediatra le aveva consigliato di somministrarci una
supposta (per non rovinarci lo stomaco) che probabilmente evitava la nausea
solo perché bruciava tanto da distrarre chiunque e ci costringeva a stare
immobili e seduti per attutire quel fuoco. Stremati, a un certo punto ci
addormentavamo crollando vestiti sui letti delle cuccette e solo la mattina,
svegliati dai rumori dell’attracco, capivamo di essere in salvo. Potevamo
andare sul ponte a vedere la città.
Era un bel momento. Guardavamo il piccolo rimorchiatore che trascinava la
grossa nave verso il molo e il porto, brutto e vivo, con i treni pronti sui
binari, poco distanti dai portici. Cagliari allora era ancora segnata dai
bombardamenti alleati, c’erano ancora case sventrat
e e il lungomare non era
curato come oggi. Per noi però era il posto delle vacanze, la tregua dei
giochi e delle passeggiate al Giardino pubblico e al Buon Cammino, nella
parte più alta della città.
Esiste ancora una foto in cui io e mio fratello avanziamo tra i piccioni di
piazza Martiri presi per mano dalla domestica Micheledda, a servizio da mia
nonna fin da quando, ragazzina, era stata sedotta e abbandonata con un
figlio che poi le era morto. Vestiva sempre di nero, con una crocchia grigia
piena di forcine d’osso. Veniva dal Capodisopra, cioè dal Nuorese, e credo
di dovere a lei se capisco il logudorese e un po’ lo parlo.
-AA
laterza.it - isolatria - viaggio nell'arcipelago della maddalena
Santo Stefano è un geco sollevato sulle zampe
posteriori, una piccola iguana, Barretti e Barrettini due mosche di pietra,
Spargi un ragno e le tre isole più lontane, Santa Maria, Razzoli e Budelli,
una stella marina con tre punte sfrangiate che potrebbero anche ricordare un
anemone. Un arcipelago d'insetti. Le luci si riaccendono, stiamo per
attraccare. Chi ha la macchina accende il motore. La Maddalena scintilla, si
fa sempre più reale. Sulla mappa ha la forma di una fiamma pietrificata con
le lingue del fuoco diramate verso l'alto.
ibs
.
isolatria: un diario che indaga la dimensione raccolta dell’isola ...
siamo isole tra gli altri uomini o piuttosto siamo ponti?
Non so se siamo ponti o isole tra gli esseri ma
l’isola non è così isolata e il ponte può essere fragile .
Forse l’arcipelago è una dimensione possibile come spazio mentale e fisico
che contempli specie diverse di piante e umani, bestie parlanti e non .
La terra come un arcipelago in cui non ci siano solo scogli ma piante, non
solo acqua salata ma acqua-dolce, pulita per tutti .
-aa ilmanifesto.it - intervista
di tiziano fratus
- 2022
.
|
HISTORIAE
- premio poesia citta di arenzano e
caro poeta montefiascone 2019
La poesia di
Antonella Anedda è caratterizzata da sempre da una specie di sguardo a raggi
infrarossi, da una capacità percettiva capace di illuminare figure
dell’invisibile, di evocare assenze e mancanze. E anche in questo libro,
raccontando le tragedie dei migranti affogati nei nostri mari o la stenta
vita di chi va a cercare qualche avanzo nei cassonetti dei rifiuti, sono
soprattutto le immagini a far procedere le “historiae”. Immagini che
riportano alla luce ciò che non si vuole vedere per cinismo, per fastidio,
per viltà. Il rimosso storico è dunque al centro del libro, ma intrecciato
con incursioni nella lingua sarda ed elaborazioni di lutti personali. Come
se non ci fosse differenza tra pubblico e privato e l’angoscia fosse
tutt’una. Ma oltre alla storia, più della storia, ci sono la geografia e la
geologia. La prima e l’ultima sezione, che incorniciano il nucleo più
politico del libro, sono dedicate a paesaggi allo stesso tempo concreti e
metafisici, e alle ossa dei morti che ci ricordano l’appartenenza alla
natura pietrosa dell’universo.
feltrinelli - 2018
doppiozero.com/antonella-anedda-historiae
- nuoviargomenti.net/poesie/historiae-di-antonella-anedda
' Lo sguardo a raggi infrarossi
di Antonella Anedda ha la capacità percettiva in grado di illuminare figure
dell’invisibile, di evocare assenze e mancanze. Sono soprattutto le immagini
a far procedere le «historiae». Immagini che riportano alla luce ciò che non
si vuole vedere ' . finalista
premio brancati 2019 per la poesia
letteratitudinenews.wordpress.com .
La luna gela dentro il
cuore dell’isola
il silenzio s’infossa
nel paese delle gole morte .
Come al tempo dei Romani
spingono le carcasse nei pozzi
bruciando di vendetta dopo anni . Cuciono il piombo
che fa dritto l’orlo
del vestito di lutto .
.
osseRvazione 1
L'alba ci dice : -coraggio .
Questa luce che sale
ci spinge ad ascoltare
dissolve ciò che deve .
Dice : -ora comincia
a perlustrare te per prima
scollando dalla mente
la pelle del passato
prendendo SENZA IRA IL TUO NULLA FRA
LE DITA .
.
Somos, spolpami, sputami
sulla sabbia con un fondo
di vetro .
Pulisci la mia scorza risuscita soltanto ciò che è vivo .
Scomponimi di atomi lasciami attraversare
dalle luci .
.
mediumpoesia.com - antoniobux.wordpress.com
enzomontano.blogspot.com - leparoleelecose.it
paginecheamo.wordpress.com - poetarumsilva.com
|
perlustrazione
Entro con mia madre nella morte.
Lei ha paura .
Cerco nella mia filosofia qualcosa che ci
aiuti
parlo della cicuta e degli stoici
dico la solita frase che quando noi ci
siamo lei la morte, scompare, ma non funziona
anzi cresce dentro di me il terrore.
Aspetta, le dico mentre dorme ora vado a
guardare .
Perlustro la zona ( sarà quella ? )
Solo per constatare che non c’è difesa
che il suo spazio quello che la fisica
dice sia presente fin da quanto nasciamo
è sguarnito di ogni compassione
e il tempo è davvero il buco che divora .
Allora mi stendo contro di lei dentro il
suo letto .
Aspetto come smette il suo odore mentre
muore .
pag 43 .
Nel freddo
Pensa i morti e
questi vivi che vanno verso casa
tra la pioggia e i lampioni, osservali
solo per un momento quando i gesti si fermano
dentro il suono del traffico e dei tuoni
seguili nelle stanze ora dense di offese
ora di amore, atomi che pensiamo perdurino
e che invece si perdono nel vuoto
che ci scuote al vento delle stelle e dei
pianeti . .
E’ tanto facile disfare
eppure questa specie ci conserva
e avanza crollando lungo i secoli. Come un
tempo distruggendo
gli archivi, tutto si perde
e torna in altre forme . .
|
come scrive abitualmente?
Davvero come capita e dove
capita, con il computer è facile … bastano
le ginocchia, poi solo alla fine trovo una scrivania .
Scrivo con molta diffidenza verso quello che scrivo e lascio le poesie a
lungo 'insepolte' prima di costruire la struttura del libro .
Non sento tanto la musicalità di un verso ma credo di capire se la sua
architettura regge .
succedeoggi.it - intervista di pasquale di palmo - 2018
a due vecchi
Mi illudo di raccogliere queste vostre
vite
ancora, nonostante gli anni, non compiute
- cosi’ mi sembrano viste dal basso -
mentre vi affacciate a salutarmi un po’
timidi
ancora, un po’ abbracciati tra le ortensie
schierate sul balcone. Dormirete tra poco
cullati dal senza-niente del televisore
che nessun baratro eguaglia
e poi furtivamente in piena notte
dimenticando
di spegnere le luci andrete verso il
letto per sognare
- così mi raccontate l’indomani ( e
io penso -
che bello questo ancora )
- di suoni che continuano a ronzare
di sabbie mobili ma secche e non mortali
come in quel documentario - precisate -
di nomadi e altopiani forse in Asia
centrale.
PELLE, POLVERE
Non esistono nomi, autrici,
autori,
volano soltanto le parole, si mischiano
alla pelle che cade sui divani, quella
che ogni giorno perdiamo e offusca
le mensole, le sedie, i davanzali
e contro cui ci ostiniamo, spostandola
facendola aspirare e che chiamiamo
polvere.
Questo resta, la polvere e i suoi atomi sparsi
cateti e ipotenusa per il teorema che
chiamiamo poesia.
AMORE
Somiglia a un pigiama e ha un
odore di lama
e ci sono altre cose: l’asciugamano che
si può scambiare
le poltrone vicine davanti al televisore
l’insofferenza per le reciproche mancanze
che però si svuota come si fa con le
buste della spesa.
Molte leggende, il sesso sopravvalutato
ma non la solitudine che segue.
Il resto è molto poco.
Quando morì mia madre mio padre radunò i
vestiti se
li mise sul petto, un cumulo di stoffa
e restò a lungo così, sotto quel peso di
calore una
notte e un giorno
per poi alzarsi e innaffiare
le piante già secche sul balcone.
Macchina
Le dita sulla tastiera del
computer schioccano
– solo più leggermente –
come un tempo la macchina per scrivere.
Era bello quel nome: macchina, ancora
meglio
quando senza la c ritorna machina.
Impalcatura per un dio o un assedio,
ariete per abbattere le mura.
Rimandava a un arto di ferro, un ordigno
e un artiglio che ubbidiva al cervello.
Eppure non ha senso
rimpiangere il passato,
provare nostalgia per quello che
crediamo di essere stati.
Ogni sette anni si rinnovano le cellule:
adesso siamo chi non eravamo.
Anche vivendo – lo dimentichiamo –
restiamo in carica per poco.
|
Alghe, anemoni di mare
Vediamo il mondo quanto basta
non di più non di meno di quanto sopportiamo, la testa che
immergiamo nell’acqua è la sola promessa di una vita ulteriore,
nel grigio che sfuma ogni pensiero. Le alghe oscillano arrossate
dagli anemoni di mare. La mente non fa male, il fondale trema
Di una luce autunnale. Vieni acqua buia intrecciami di ortica
la crescita lenta è già finita.
14-18
A volte mi illudo di afferrare i nessi
tra le cose
mio nonno in trincea a diciassette anni
che scrive versi d’amore ignaro
che l’inferno doveva ancora venire.
Lui vivo e tutto il resto perduto
a cominciare dalla bambina
sepolta in Istria con sua madre.
Di notte stabilisco i nessi tra le cose
rivedo un vecchio esitare sulle scale
scambiare il buio con l’acqua
fare di sé stesso un grumo
di vestiti e vetri, un’ultima volta
per provare a rovesciare il male.
Confini
L’ennesima
notizia della strage arriva questa sera
nell’ora in cui messi gli ultimi panni in
lavatrice si
scoperchiano i letti per dormire.
Sullo schermo del televisore
unica luce nella stanza buia
scorrono visi morti e morti vivi, lampi di armi
corpi nudi e dentro ai calcinacci un cane.
La storia moltiplica i suoi spettri, li affolla
ai confini degli imperi nell’èra di ferro che
ci irradia. Ha inizio
un assedio senza nome.
Acque reflue, alluvioni, rocce spaccate
in cerca di petrolio. Resistono gli schiavi
intenti a costruire le nostre piramidi
pag 41
Anatomia
Dice un proverbio sardo
che al diavolo non interessano le ossa
forse perchè gli scheletri danno una
grande pace
composti nelle teche o dentro scenari di
deserto.
Amo il loro sorriso fatto solo di denti
il loro cranio
la parfezione delle orbite
la mancanza
di naso il
vuoto intorno al sesso
e finalmente i peli, questi orpelli
volati dentro il nulla.
Non è gusto del macabro
ma il realismo glabro dell’anatomia
lode dell’esattezza e del nitore.
Pensarci senza pelle rende buoni.
Per il paradiso forse non c’è strada
migliore
che ritornare pietre, saperci senza cuore.
laboratoripoesia.it/una-domanda-antonella-anedda
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Poesia come ossigeno - Per un'ecologia della parola
... Ciò che
la poesia fa, quando è frutto di studio e rigore, passione e sincero
coinvolgimento, è esattamente questo: dire in forma sintetica
la complessità
. ' Poesia come ossigeno. Per un’ecologia della parola ' è un
libro rivolto a chi già legge poesia e ancor più a chi non la legge ma
intende fermarsi a riflettere sulle cose che succedono per raccogliere le
idee e rifondare la propria capacità di dirsi, di dire . Un
libro per lavorare sul vissuto e costruire una comunità pensante,
incoraggiare la lettura e la riflessione, favorire la pratica della
scrittura intesa come gesto individuale e azione collettiva, intervento sul
mondo . hoepli - 2021
nella ' classifica qualita
dei libri ' saggistica 2020-21 - rivista indiscreto .
- Da un lato la poesia viene vissuta come qualcosa di
inarrivabile e dall'altra come semplice espressione dei sentimenti.
Ci dovrebbe essere un modo di leggerla in maniera molto semplice, con
informazioni tecniche perchè ci vogliono, però ne con timore reverenziale ne
come una specie di sfogo personale. La poesia non è
sentimentalismo, non è retorica. E' un po' questo il
lavoro da fare e che abbiamo provato a dire nella conversazione 'Poesia come
ossigeno' -
spiega la Anedda - docente di Letteratura contemporanea.
ansa - 2021 .
... la poesia non salva ... possibilità di una
ricucitura tra sé e il mondo ? Forse .
Si può provare ( non è affatto facile ) di volta in volta a
rammendare . Sembra difficile, come per la poesia, eppure .
Forse nella consapevolezza della nostra vulnerabilità è inscritta già una
possibilità di risanamento . Siamo mortali mortalmente
spaventati . marco marino -
treccani.it
- 2021
https://shockwavemagazine.it/poesia-anedda-biagini-donati
|
GEOGRAFIE
Antonella Anedda è una di quelle
voci che sanno coniugare – cosa rara – i caratteri della poesia più
densamente espressiva con le ragioni di quella più raffinata e analitica .
Già stabilmente accolta nel canone
letterario dei nostri giorni, dalla sua prima raccolta di versi, Residenze
invernali del 1992, all'ultima, Historiae del 2019, l'autrice ha mantenuto
intatta la propria vocazione originaria, in un tragitto che ha visto
affilarsi sempre più gli strumenti e le tecniche di una poesia originale,
spesso sorprendente, a tratti ironica. In questo suo nuovo
libro, dove la lingua poetica è magistralmente cucita nella stoffa della
prosa, Anedda parla di luoghi, dalla foresta pietrificata di Lesbos al monte
Toc, di isole e di mari, usuali e allo stesso tempo straordinari.
Ma
sullo sfondo di Geografie, dietro i luoghi che evoca, c'è la riflessione
sul significato profondo dei mutamenti, siano questi biologici o geologici,
politici o climatici. garzanti
2021 La
modestia Modestia cfr.
modus modo, maniera, misura, ritmo, estensione, quantità, limite, regola,
ritmo, suono, norma extra modum senza ritmo, facere modum mettere un limite,
miris modis in modo straordinario. Modestia: si vuota
quello che è pieno, si riempie ciò che è modesto.
pag 9 -
.PDF ... le prime pagine
flipbook.cantook.net
Ho cercato il più possibile di allontanarmi da me stessa
quindi anche da una ipotetica storia di me stessa, o meglio, la storia
che tutti noi ci raccontiamo su noi stessi, per invece raccontare, far
parlare i luoghi il più possibile . Per quanto mi riguarda, se esiste un
luogo più privilegiato di un altro, no . Ho parlato del treno che unisce un
quartiere all’ospedale e che prosegue invece fino a un lago, quindi a un
luogo idilliaco, quindi ho descritto la parte delle fermate che precedono
l’arrivo in quest’ospedale molto grande, molto conosciuto, quindi no. Non
credo che un luogo naturale abbia un maggiore significato di un luogo
metropolitano . Non credo che l’ispirazione - chiamiamola così - venga da
un luogo piuttosto che da un altro .
-AA
valentina barile_radiobullets.com
- 2021
Credevamo davvero in un mondo senza recinti, grandi
spazi, grandi terre . Il deserto ha confini? O si sposta a
seconda del vento ? E il mare ? Acque
territoriali. Il peschereccio è confinato in acque territoriali. Faccio
fatica a immaginare una linea d’acqua da non attraversare, schiere di pesci
a catena, fili d’alghe, cerchi di boe con le bandiere poi travolte da onde ?
Come dobbiamo pensare? Il confine neutro dell’aggettivo latino confinis ha a
che fare con la fine. Le linee, che individuano e separano i luoghi, segnano
la fine di essi. Dentro le linee c’è un dato luogo, il quale si estende e
allarga verso la fine. Donde quella varietà di parole,
così ferme e taglienti – limiti, termini, confini, frontiere – con cui
indichiamo le linee costitutive dei luoghi. L’identità storica
dei luoghi non è disgiungibile dalle linee che li circoscrivono e
definiscono. geografie - 2021 . .
classifica qualità
dei libri_l'indiscreto 2021 1 - antonella anedda -
geografie - poesia 1 - mario
desiati - spatriati - narrativa .
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Le
piante di Darwin e i topi di Leopardi
Tra natura e letteratura
questo libro è il racconto appassionato di un confronto tra idee, parlando
di animali e di tre autori: Giacomo Leopardi, Erasmus Darwin e suo nipote
Charles. Come ha scritto Osip Mandel’stam dei naturalisti, leggerli può
spalancare nella nostra vita una radura e, in particolare, «leggere Darwin
ci rende attenti, la sua sete di esperienza lo rende affidabile come un
reporter sul campo». In queste pagine si scopre come riscoprire Leopardi
in chiave naturalistica ha un significato particolare per «capire che siamo
fragili, caduchi. Infatti quando Leopardi scrive La Ginestra ha imparato
davvero a morire, il suo riso è diventato una forma di bontà, ridendo nello
stesso modo di sé, prima che degli altri».
amazon - 2022
lucialibri.it/anedda-darwin-leopardi-vicini
|
tutte le poesie
- PRESENTATO DA AA A PORDENONELEGGE 2023
- poesie edite formato ebook kindle - premio saba trieste 2024
E a rassegna ' I martedì del Vieusseux ' dedicata alla
poesia - 2024
La poesia coincide per Antonella Anedda con la
passione per l'esistere e per una solitudine che non impedisce di vedere la
luce delle cose, di cantarne laicamente il miracolo, di ascoltare senza
sottrarsi il rumore del mondo. Da tempo accolta nel canone letterario
dei nostri giorni, Anedda sa coniugare i caratteri della poesia più
densamente espressiva con le ragioni di quella più raffinata e analitica.
Questo volume, che riunisce per la prima volta l'intera opera in versi,
in parte rivisitata per l'occasione, conferma l'autorevolezza della sua voce
poetica e delinea l'inconfondibile traiettoria di una scrittura sempre
originale, spesso sorprendente .
hoepli - 2023
https://poetarumsilva.com/intervista-antonella-anedda
- intervista di annachiara atzei - 2023
hstrisciarossa.it/ora-bisogna-uscire-e-andare-per-il-mondo
- matteo fantuzzi
|
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... Noi umani abbiamo la
grande tentazione
di gestire la natura e di crederci
al centro dell’universo
per cui esiste sempre questo rischio
antropocentrico e credo
che vada tenuto presente .
Esiste poi la contraddizione :
l’uomo è spesso intervenuto
sulla natura in maniera violenta ...
stefano miliani -
intervista - giuliettochiesa.globalist.it - 2020
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ORA BISOGNA USCIRE -
poesia di AA
strisciarossa.it/ora-bisogna-uscire
- articolo di
matteo
fantuzzi - 2023
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La speranza è poesia -
Hopp i dikter
poesia italiana nella metropolitana di Stoccolma,
che si è riempita dei versi di cinque poeti italiani: Antonella Anedda,
Valerio Magrelli,
Alda Merini, Pier Paolo
Pasolini e Dacia Maraini. progetto promosso
dall’Istituto Italiano di Cultura della capitale della Svezia, dal 18 al 31
gennaio 2021 ... messaggio di fiducia in un periodo incerto a causa della
pandemia di Covid-19.
finestresullarte.info - 2021
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Non ti ho detto
che la mia paura è una piccola macchia
una zona calva, una frazione di pelle nuda.
Vedevo il suo impercettibile ingrigirsi.
La paura s’imperla come un’ostrica
il bordo sfrangiato di grigio più scuro.
Tanto piccola da non essere spiegabile.
Screpolata. Tanto insignificante
da non darmi voce per gridare la scoperta
che il male non si espande ma si addensa.
salva con nome - 2012
getsemani
Non una luce ultraterrena
ma un bagliore di pentole di rame
un metallo interiore -
a croce mio malgrado -
in un calvario di oggetti del mattino :
la busta di plastica, gli ombrelli
un raggio di bottiglie
più lattee nella brina .
C’è una pena che ignoro
se mi aspetta in un orto di buio, di paura
o più semplicemente nel cortile
vicino al tronco dell’albero di Giuda .
dal balcone del corpo 2007
Se l’avesse vista
se avesse visto la sua forma mortale
spalancare stanotte il frigorifero
e quasi entrare con il corpo
in quella navata di chiarore
muta bevendo latte
come le anime il sangue
spettrale soprattutto a se stessa
assetata di bianco, abbacinata
dall’acciaio e dal ferro
bruciandosi le dita con il ghiaccio
avrebbe detto non è lei. Non è
quella che morendo ho lasciato
perché mi continuasse.
salva con nome 2012
Aspetta che scenda la temuta
notte, che scompaia
la luce dal crepuscolo, e ruoti
la terra sul suo asse.
Questa è la verità di questa sera incerta
sui cespugli di acacie e sulle case
questa è la sua misura – un acro di deserto.
Sopporta i tuoi pensieri dentro il buio
che avanzino in fitte di memoria.
Puoi schierarli fino a crinali di spavento
fissarli vacillare quando la pianura si oscura
attenderne il ritorno ora che il cane tace
e la mente si spegne
per un attimo forma senza male
anima del geranio
teso sulla ringhiera. notti di pace
occidentale - 1999
Spazio della paura
diurnia
Adesso che il sonno si è spezzato come un ramo
sarebbe impossibile inghiottire questa brina
sfinirsi di freddo in cerca di parole
scucire i sogni e appenderli sui fili
come i lenzuoli nel gioco dei fantasmi.
Invece solo il dolore è forte.
Sale dall’osso della schiena
fa della mente un cranio
gela e vorrebbe tepore
intiepidire, essere un uovo, un albume di sole.
salva con nome
.
|
L’aria è piena
di grida
Pensi davvero che basti non avere colpe
per non essere puniti
ma tu hai colpe.
L’aria è piena di grida. Sono attaccate ai muri
basta sfregare leggermente.
Dai mattoni salgono respiri, brandelli di parole.
Ferri di cavalli morti circondano immagini di
battaglie. Le trattengono
prima che vadano in un futuro senza cornici.
Cosa ci rende tanto crudeli gli uni con gli altri ?
Cosa rende alcuni più crudeli di altri ?
Le crudeltà subite e poi inghiottite
fino a formare
una guaina con aculei sul
corpo ferito ? O
semplicemente siamo predestinati al male
e la vita è solo fatta di tregue dove sostiamo
per non odiare e non
colpire ?
All´angelo, dopo la
cacciata
Mi spingi dicendo 'si sta
bene al buio' . Guardo i
gerani sulla finestra cieca
penso: li annaffieró comunque
fino alla schiarita di una foglia
all´unghia di un colore
ma la lingua che a un tratto mi hai tagliato
non puó pensare a lungo .
“Perché?” avevo chiesto all ínizio .
Adesso che non parlo e ho solo gli occhi
dici che sono fatta per le tenebre
leggi con la tua voce di mattone rauco
cosa é scritto su muro, per me, per te, noi tutti
“spargo le vostre opere, le do in pasto agli uccelli
col miglio sul balcone. Vi basta un po´di pane
uno sagabello .
Forse
avete dimenticato : é una prigione . dal
balcone del corpo 2008
Spazio dell’invecchiare
Solo la nudità alla fine
ci raggiunge esatta come la
luna crescente nei capelli.
Esiste una gioia nella reticenza
e un riparo perfino in questo spazio
che ha un inizio e una fine.
Non voglio scrivere un’elegia della vecchiaia
solo dire che spingere le braccia dentro il freddo
è una prova che ha senso
non diverso dal trovare il verbo in una frase.
Senti come guadagni la via del corridoio.
Non è scontato il passo col respiro.
Conta i mattoni pensando ai ciottoli di fiume
all’acqua che ti fasciava il piede
ricorda quanta tenacia c’è voluta a decifrare
le mappe dentro alle parole. salva
con nome 2012
L
È la
lettera del librarsi e liberarsi
della
lucidità davanti al dolore.
È il liquido allontanarsi del linguaggio
verso
la lingua dei folli che ci
slega. È la lettera letta
lentamente
dall’inizio alla fine. il catalogo
della gioia - 2003
.
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22 DICEMBRE - AUGURI !
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