GIORGIO BASSANI

 welcome bassani

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IL ROMANZO DI FERRARA
Man mano che procedevo nella scrittura del Romanzo di Ferrara - diceva - ho sempre trovato negli israeliti italiani e ferraresi in particolare dei nemici.
La vera tragedia degli ebrei italiani, e nessuno lo aveva mai detto veramente, è stata quella di finire a Buchenwald e ad Auschwitz pur essendo stati, per la maggior parte, amici dei fascisti.
Il rabbino di Ferrara e gli altri erano grandi amici di Italo Balbo”, aveva ricordato lo scrittore ferrarese. Spiegando anche di essere stato
“l’unico scrittore al mondo ad aver scritto sugli omosessuali senza mai esserlo stato”, parlando del suo libro ‘Gli occhiali d’oro’ e del suo Romanzo di Ferrara, con le cinque storie ricche di riferimenti alla comunità ebraica cittadina. “Non è un vanto di tipo psicologico, si tratta di orgoglio di scrittore e per la prima volta il problema degli ebrei e quello degli omosessuali sono stati affrontati senza alcun atteggiamento di parte con totale chiarezza”, sottolineava Bassani.
poesia.blog.rainews24.it
Il romanzo di Ferrara
Giorgio Bassani ha voluto raccogliere, ordinare, consolidare i romanzi e i racconti pubblicati fino al 1972. è di fatto l'opera di una vita. In essa si dispiega la storia di una città negli anni cruciali che vanno dal fascismo agli anni cinquanta e insieme lo sguardo che la evoca, attraverso un lavoro dentro le strategie della memoria . una lunga galleria di umanità che di volta in volta splende di giovinezza, si ripiega in dignitose solitudini, si smaterializza in umbratili esistenze ai margini della società borghese, si desta in speranza, in futuro.
wuz.it

The Novel of Ferrara__ Dentro le Mura - gli Occhiali d’Oro - Il Giardino dei Finzi-Contini - Dietro la Porta - l'Airone - l'Odore del Fieno

tradotto in inglese da Jamie McKendrick - pubblicato in un unicum per la prima volta presso norton & company.
books.wwnorton.com - iicnewyork.esteri.it - 2018

 

 

l'airone   fondazionegiorgiobassani.it/intervista-Bassani   -  raicultura.it/Lairone-di-Giorgio-Bassani

Una tragedia moderna scandita in quattro tempi nella suggestiva scelta di un impianto narrativo articolato su unità di luogo, di tempo. d'azione; lo sfondo nebbioso ed incerto della bassa padana in una giornata dell'inverno del '47; un lento viaggio nello spazio, nell'interna ed esterna cadenza temporale (o ssessivo il richiamo dell'orologio) a verificare ogni volta una fatale "difficulté d'etre", una genetica e storica estraneità, l'impossibilità a vivere: questi alcuni temi dell'Airone, libro che suggella la complessa unità DEL ROMANZo di Ferrara. La borghesia israelitica ferrarese, da sempre al centro del narrare di Bassani, trova in Edgardo Limentani l'ultimo dei suoi disincantati protagonisti, venuto anch'egli, al pari di tutti gli altri, come da lontano, dal pozzo di un passato che ha cangiato ogni normalità in paradosso e in grottesco squallore. La distanza tra sé e le cose (che sono pure desolato correlativo della crisi d'identità, dell'angoscia) si acuisce nel 'freddo" atmosferico e sentimentale di un viaggio, di un distacco destinato a trovare nella morte l'unico salvataggio possibile della vitalità perduta. Alla fine del ,' lungo corridoio ', (trasposta metafora della vita, della coscienza), nell'immobile e sicura eternità mortuaria, Edgardo potrà identificarsi con l'Airone, buffa, splendida bestia, inutile, irrilevante e leggera che acquista senso solo al di là del cristallo di una bottega di impagliatore d'uccelli. Cosi, appoggiando la fronte al vetro, rompendo ogni diaframma separante, sognando di trovarsi tra i morti, Edgardo potrà per un attimo essere felice. Intorno taceranno i fastidiosi rumori della vita, e avrà decisione, gesto (la ferma idea del suicidio), quel dirsi interno de l protagonista che sempre, comunque, sia pur in forme diverse, aveva sovrastato ogni altro clamore. lì monologo silenzioso porta inesorabile verso il colpo di fucile significativamente evaso nella battuta di caccia, in quella palude dove la vita era passata accanto con disperata violenza o con patetica fragilità, proprio sul punto di perdersi.
anna dolfi   -     thanatos.it

romanzo del dolore definitivo

di un malessere esistenziale onnicomprensivo che pervade ogni aspetto della realtà: l’individuo, i suoi affetti, le cose, la natura. Soltanto dopo essere scesi nell’abisso più profondo sarà possibile risalire e progettare di nuovo. Il critico e Professore Ermanno Paccagnini ci ricorda in questa anteprima a Cultbook che Giorgio Bassani stesso dichiarò di essersi sentito liberato dopo aver concluso quest’opera in cui il protagonista, Edgardo Limentani, sembra riassumere su di sé le caratteristiche dei precedenti personaggi bassaniani, portate a una dimensione esistenziale non rimediabile. Romanzo cupo e meraviglioso, “L’airone” dà voce a un malessere insinuante e profondo, che trova una catarsi nel finale, come se l’autore avesse riversato nella scrittura tutto il suo male di vivere per liberarsene, per oggettivarlo e poi allontanarlo da sé e aprire la strada a nuove creazioni artistiche. E' con questo romanzo che si chiude l'opera di Bassani raccolta sotto il nome di "Romanzo di Ferrara": dopo "L'airone" troviamo infatti una raccolta di brevi racconti, appunti e testi inediti, frammenti che lentamente conducono all'ultima parola dell'opera, la parola "io".
ermanno paccagnini - letteratura.rai.i - 2013
Eppure no, non doveva cedere, rassegnarsi. L'idea di rincasare immediatamente, che di nuovo tornava a tentarlo, questa volta fu pronto a scartarla, senza esitazione di sorta. Ripercorrere in senso contrario la strada piena di curve che aveva percorso poco fa, ripassare sotto Pomposa, riattraversare Codigoro o quanto meno girarle attorno, e infine, verso le undici, scorgere profilarsi di lontano le quattro torri del Castello Estense: tutto questo non sarebbe valso che a ripiombarlo, non ne aveva il più piccolo dubbio, in fondo a quel medesimo cupo pozzo di tristezza accidiosa da cui a un certo punto aveva creduto di essere emerso definitivamente.

l'airone

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Targa in onore di Giorgio Bassani e del suo romanzo L'airone

sulla facciata della Casa del Vescovo che ospitava la Fondazione Giorgio Bassani - poi trasferita nella casa di ludovico ariosto

ottobre 2010 - codigoro   -   fb/gb - 2015

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l'airone - Lascito Prebys dal 2014
Portia Prebys ha donato a Ferrara il manoscritto dell’opera ‘L’Airone’ composto da tre quaderni e - secondo sua richiesta - ' il manoscritto dovrà essere conservato ed esposto nella sede del Centro studi a Casa Minerbi, andando ad aggiungersi agli altri beni del lascito ... '
anja rossi - ilrestodelcarlino.it - 2018

a portia prebys  ex compagna dello scrittore e curatrice onoraria del centro  studi dal 2014  -  viene consegnato  il ' Premio Città di Ferrara Ippogrifo d’oro ' -  attribuito a chi valorizza la citta  -  maggio 2019

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IL DELTA DEL PO
Tese l’orecchio. Silenzio. Soltanto gridi lontani di uccelli invisibili …  Vedeva, là,  ai limiti del piatto territorio di acque e di isolotti attraverso il quale era venuto A destra, dalla parte del Po Grande e dalla sua foce, la buia massa del bosco della Mesola :   a sinistra, le vuote distese della valle nuova e della altre valli 
l'airone - 1999

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DIETRO LA PORTA     

Gli anni non sono riusciti a medicare un dolore che è rimasto là come una ferita segreta

Sono stato molte volte infelice, nella mia vita, da bambino, da ragazzo, da giovane, da uomo fatto; molte volte, se ci ripenso, ho toccato quel che si dice il fondo della disperazione. E tuttavia ricordo pochi periodi piú neri, per me, dei mesi di scuola fra l'ottobre del 1929 e il giugno del '30, quando facevo la prima liceo      … Fin dai primi giorni mi ero sentito spaesato … Non mi piaceva l’aula dove ci avevano messi, posta a termine di un tetro corridoio … Non mi piacevano i nuovi insegnanti, dai modi distaccati e ironici che scoraggiavano ogni confidenza […]. Non mi piacevano i nuovi compagni provenienti dalla quinta A ai quali noi della B eravamo stati aggiunti, diversissimi da noi, mi pareva, forse più bravi, più belli, appartenenti forse a famiglie miglior delle nostre: estranei, insomma, irrimediabilmente.”   Incomincia così Dietro la porta il quarto libro DEL ROMANZo di Ferrara, quello in cui si racconta un intero anno scolastico, dall’inizio alla fine: il titolo si riferisce al dialogo che l’io narrante (lo stesso Bassani) ascolta, non visto, mentre i suoi migliori amici ne dicono di cotte di crude sul suo conto.    Ed ecco spiegata la malinconia, il disagio, l’insofferenza illustrata con le prime battute DEL ROMANZo , scritto in flashback, insieme a tutte le altre circostanze che segnano in negativo l’inizio di questo anno scolastico: fra le altre, la perdita del compagno di banco ed amico-complice-sostegno di sempre: Otello, bocciato curiosamente in una sola materia, la lingua inglese, che per quei tempi e per un liceo classico non rivestiva certo un ruolo di primissimo piano.
scuolaer.it
www.einaudi.it

 

 

 

gli occhiali d'oro
Athos Fadigati è un medico appartenente all'agiata borghesia ferrarese che vede rovinosamente diminuire il suo prestigio a mano a mano che tra la sua clientela si diffondono le voci di una sua presunta omosessualità .  lì medico finisce lentamente per identificarsi nel ruolo che gli è stato assegnato, tino all'estrema esclusione dalla società con il suicidio .   Ne "Gli occhiali d'oro", ROMANZo pubblicato nel 1958, Giorgio Bassani descrive la condizione di solitudine del protagonista, scelto come capro espiatorio del male e della violenza, evidenziando la continua opposizione tra la vita e la morte, tra falso e vero e, nello stesso tempo, la loro contiguità .

thanatos.it

Andare da Fatigati costituì ben presto, più che una moda, una vera e propria risorsa.     Specie nelle sere d'inverno, quando il vento gelido si infilava fischiando da Piazza Cattedrale giù per Via Gorgadello ...

pag 5 - fb/fond_gb

DELILIERS NON SOPRAGGIUNGEVA MAI PRIMA DELLE UNDICI .

Col suo bel passo da belva pigra, reso anche più elegante dal leggero impedimento degli zoccoli, eccolo che attraversava senza affrettarsi lo spazio di sabbia infuocata tra i capanni e le tende. Era quasi nudo, lui. Le braghette bianche che finiva di allacciarsi sull’anca sinistra giusto in quel momento, la stessa catenina d’oro che portava al collo e da cui pendeva, in cima al torace, il ciondolo della Madonna, accentuavano in qualche modo la sua nudità.

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Dopo una intensa giornata di lavoro gli piaceva certo sentirsi tra la folla allegra, vociante, indifferenziata.   Alto, grosso col cappello a lobbia,  i guanti gialli,nonchè,  se era inverno,  col pastrano foderato di opossum e col bastone infilato nella tasca destra, dalla parte del manico, fra le otto e le nove di sera poteva essere visto in qualsiasi punto della città.Ogni tanto si aveva la sorpresa di scorgerlo fermo,di fronte alla vetrina di qualche negozio di Via Mazzini e di Via Saraceno, che guardava, attento, sopra la spalla di chi gli stava davanti.Spesso sostava accanto alle bancarelle di chincaglierie e di dolciumi disposte a decine lungo il fianco meridionale del Duomo o in Piazza Travaglio o in via Garibaldi, fissando senza dir motto l'umile merce esposta.In ogni caso, erano gli angusti e gremiti marciapiedi di Via San Romano quelli che Fadigati batteva di preferenza.   A incrociarsi con lui sotto quei portici bassi, dove stagnava un acre sentore di pesce fritto,  di salumi,  di vini e di filati di poco prezzo ma pieni sopratutto di folla, donnette, soldati, ragazzi, contadini ammantellati, eccetera,  faceva meraviglia il suo occhio vivo, allegro,  soddisfatto,  il vago sorriso che gli spianava il volto.
fb/giorgiobassani

Può un italiano, un cittadino italiano, ammettere di essere un ebreo, e soltanto un ebreo ? Mi guardò umiliato. Comprendo cosa vuol dire, disse poi. In questi giorni, mi creda, ho pensato tante volte a Lei e ai suoi. Però mi permetta di dirglielo, se fossi in Lei. Cosa dovrei fare, lo interruppi impetuosamente. Accettare di essere quello che sono ? O meglio : adattarmi ad essere quello che gli altri vogliono che sia ? Non so perché non dovrebbe, ribatté dolcemente. Caro amico, se essere quello che è la rende tanto più umano (non sarebbe qui in mia compagnia, altrimenti!), perché si rifiuta, perché si ribella ? Il mio caso è differente, esattamente opposto al suo. Dopo ciò che è accaduto l’estate scorsa, non mi riesce più di tollerarmi. Non posso più; non debbo. Ci crede se le dico che certe volte non sopporto di farmi la barba davanti allo specchio ? Potessi almeno vestirmi in altro modo ! Ma mi vede, Lei, senza questo cappello, questo pastrano, questi occhiali da tipo per bene ? E d’altra parte, così mi sento talmente ridicolo, grottesco, assurdo ! Eh no, unde redire negant, è proprio il caso di dirlo .

GLI OCCHIALI D'ORO
Costanti tematiche e strutturali percorrono la narrativa di Giorgio Bassani e fanno del " ROMANZo di Ferrara" un'opera unitaria, coerente, sigillata in una conclusione esemplare, tesa a uno stesso mondo e a una stessa ricerca benché articolata e diversificata in più libri.

Gli occhiali d'oro svolgono in questo iter d'autore un ruolo essenziale.

E non solo perché Bassani, per la prima volta, pensò a una storia che avesse lo spazio, il respiro, l'autonomia DEL ROMANZo , ma perché con l'apparizione dell'io protagonista - novità dominante del libro - il " ROMANZo di Ferrara" cominciò a fondersi, a prospettare la propria  durata, a configurarsi non solo come entità narrativa ma lirica. Dentro le mura aveva offerto della città  padana soprattutto l'ambiente, la scena, le vicende; l'autore aveva osservato dall'esterno i personaggi muoversi su un palcoscenico ove la vita era ricostruita dal suo rigore di storico capace di conoscere e accettare l'impenetrabilità dei sentimenti umani ma non l'imprevidibilità, l'intima contraddittorietà del destino. Gli occhiali d'oro proprio in quest'ultima direzione andranno più avanti: l'introduzione dell'io muta le distanze, intreccia le prospettive, il tempo si incontra e divarica significativamente da quello della biografia, la coralità e il raccontare oggettivo lasciano luogo a un esplicito coinvolgimento di lettura. Si intensificano allora i dialoghi, il libro lascia spazio anche ai piccoli momenti presenti, mentre si scopre il volto borghese, conformista della città e dei suoi abitanti e il motivo dell'esclusione, già altrove felicemente esperito,  si fonde e si riversa, sullo sfondo di tragedie individuali e storiche, nei due grandi  temi decadenti dell'omosessualità e dell'ebraismo, utilizzati da Bassani, senza partecipazione politico-ideologica, solo come strumenti per qualificare in una realtà storica precisa le modalità diverse dall'emarginazione, i confini convenzionali e sociali della normalità, l'oscillazione e il dramma di un'identità che può acquietarsi e riconoscersi soltanto  nella fusione e nell'inserimento nel mondo, pur crudele, degli altri. Racconto di clamorose  e sofferte diversità. "Gli occhiali d'oro" sono la storia di una ricerca e di un tentativo di uguaglianza destinati a fallire, l'invito a una tolleranza successiva che nasca  dall'aver visto dovunque responsabilità l'intermittente parabola di un'ansia di normalità  vissuta proprio nel periodo fascista, quando sugli echi della musica, del Tristano wagneriano, più volte ricorrenti nel libro, già si profilavano il clamore e il silenzio dell'eccidio bellico.

http://baruffi.ceva.infosys.it/5b/bassani/occhiali.htm

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Recensione Gli occhiali d'oro
Questo testo, a metà tra il racconto ed il romanzo, presenta al suo interno una sorta di lenta evoluzione: con l'andare delle pagine, oltre ad essere eviden  te e ben scandito il passare degli anni, la crescita e l'evoluzione dei protagonisti, il susseguirsi dei fatti, sia quelli che costituiscono la trama sia quelli che fungono da sfondo, si ha anche uno spostamento dell'attenzione dell'autore da un personaggio ad un altro, se vogliamo, una sorta di fre quente cambio in corsa del protagonista. Infatti, il racconto inizia con il narratore che nel 1958 ricorda e analizza criticamente fatti a cui partecipò personalmente a partire dal 1919, quando era solo un bambino, e che si protrassero per tutto il ventennio fascista.

Protagonista della sua narrazione è un otorinolaringoiatra nato a Venezia e poi trasferitosi a Ferrara, dove in breve tempo riuscì ad affermarsi sia professionalmente sia socialmente; Athos Fadigati, questo il nome del medico, aveva conquistato la fiducia e il rispetto di tutta la società ferrarese, dalla nobiltà alla borghesia, dal ceto imprenditoriale a quello operaio, partecipando più o meno attivamente alla vita mondana della città, con estremo contegno e riservatezza. Uomo alto e molto robusto, era però scapolo, e presto questo suo disinteresse nella possibilità di trovarsi una consorte fece sorgere strane voci a proposito dei suoi gusti sessuali: la stoltezza popolare fece il resto, dichiarando la vita molto riservata, che aveva sempre condotto Fadigati, un'ammissione di diversità, di colpevolezza, seppur ammirevolmente celata.

Terminata la descrizione del medico e soprattutto della società ferrarese, dei suoi pregiudizi e della sua meschinità nel giudicare e nel condannare in base a questi giudizi, spesso guidati da infondate dicerie, il narratore da il via alla seconda parte di questo romanzo, in cui egli entra in scena in prima persona, narrando del proprio incontro con Fadigati, e dando un'indiretta descrizione di sé attraverso i propri pensieri, i propri comportamenti e, inevitabilmente, i propri giudizi. Nel 1936 il narratore, ora nuovo protagonista, era un ragazzo ebreo che frequentava gli studi universitari a Bologna, come molti altri suoi coetanei, e insieme a questi aveva creato una sorta di microcosmo all'interno di un vagone di terza classe che ogni mattina li portava appunto nel capoluogo emiliano.

Il dottor Fadigati cominciò a prendere lo stesso treno ogni martedì e venerdì mattina e, spinto dal suo interesse nel conoscere e studiare le persone, cercò di allacciare una sorta d'amicizia con questi ragazzi. La narrazione delle vicende e le riflessioni interiori del narratore s'intersecano poi sempre di più, fino a diventare l'una parte dell'altra: questi ricorda come due dei suoi amici, Nino Bottecchiari ed Eraldo Delilieris, vanificassero continuamente ogni tentativo
doc.studenti.it

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occhiali d'oro
Giudicato dalla critica fra le opere migliori di Bassani per il perfetto equilibrio fra impegno sociale ed elegia, "Gli occhiali d'oro" propone in una prosa limpida e sobria, e come dice Moravia "un confronto molto acuto sulle diversità dell'ebreo e dell'omosessuale mettendo in luce la comune condanna all'esclusione decretata dal pregiudizio e dal conformismo".
Luogo privilegiato e filo conduttore della narrativa di Giorgio Bassani è la Ferrara della colta borghesia ebraica. La città, con le sue strade, i suoi personaggi, la sua storia, il tragico periodo della persecuzioni razziali, è protagonista di ogni vicenda, spazio al tempo stesso interiore è reale, depositario di memorie intime e collettive. La storie individuali dei personaggi, segnati da solitudine e diversità, ma anche incapacità di agire, rispecchiano la tragedia di un mondo chiuso nell'illusione dell'inviolabilità dei propri valori che viene improvvisamente travolto dall'insensatezza del fascismo, di cui non ha saputo comprendere la pericolosità.

pina antinoro - accentonews.it - 2015

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Presentazione del manoscritto Gli occhiali d'oro donato al Comune  - Centro Studi Bassaniani  ferrara - Casa Minerbi
2017

ferraraitalia.it - nell'immagine: pagina finale del romanzo

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 mondadori   capitolo 2 

non lo sai ?   mi risulta che il dottor fadigati è ...

 

capitolo 18

noto professionista ferrarese annegato

nelle acque del po presso pontelagoscuro   

... non parlava affatto di suicidio ma secondo

lo stile dei tempi soltanto di disgrazia ...

 

   2006  -   MORTO PHILIPPE NOIRET - MAGISTRALE DR. FADIGATI DE GLI OCCHIALI D'ORO - 1987   

 

 

1940 Giacomo Marchi

dal cognome nonna materna emma marchi

pseudonimo di Giorgio Bassani

durante la vigenza delle leggi razziali

facebook.com/fondazionegiorgiobassani/videos  -  GB legge :  le leggi razziali

 


 

FINZI CONTINI -  FILM

Il giardino dei Finzi Contini - 1970 -  film diretto da Vittorio De Sica ottenne l'Oscar  1972 come "miglior straniero ". presenti tra gli altri l'assessore alle Attività Culturali della Comunità Ebraica di Roma, Gianni Ascarelli e la direttrice del Museo Ebraico ...
Giorgio Bassani ritirò la sua firma prendendo le distanze dagli sceneggiatori .. Non dopo un confronto molto acceso col regista. La scelta dello scrittore va intesa proprio in chiave di rapporto fra libro e film: quando la scrittura incontra il cinema, l'incontro, soprattutto se la scrittura è alta, diventa scontro, e a prevalere non è mai il cinema. Appunto. Tuttavia quel titolo rimane una memoria importante. Con qualche licenza imprecisa e sfuocata e con qualche estetica patinata di troppo, lo spirito e l'essenza di quella immane tragica vicenda, viene trasmesso.
pino farinotti - mymovies.it - 2013

https://youtu.be/WMihXwNU6f4  -   https://youtu.be/VnM1St7wQwY -  omaggio al film di v.de sica   -    finale film   youtube.com/watch?v=Y5PPGcwyMI0

FILM  RESTAURATO NEL 2015 - ANTEPRIMA  CASA DEL CINEMA - ROMA  -    https://youtu.be/YHpiksPSAOs   -   intervista a l.capolicchio  https://youtu.be/kqpjX9SQqw4

www.museoferrara.it/resources/pdf/books/24/index.html#1

www.rainews.it/tgr/anniversario-finzi-continim -  omaggio a 60 anni dalla prima pubblicazione

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A Writer’s 'Tomb of Words' and the People Who Took It Personally
According to the young Ferrarese poet and journalist Matteo Bianchi, Bassani’s books teach young Italians “the importance of diversity and the value of those who are weak in a society that cares only about appearance.” Bianchi showed me around the new headquarters of the city daily, La Nuova Ferrara, where passages from “The Garden of the Finzi-Continis” have been painted onto the walls of the office of Stefano Scansani, the editor-in-chief. “The newspaper must be immersed in the city and in its character, through those who have told about it before us,” Scansani explained.

michael z. wise - newyorker.com - 2015

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IL SETTIMO COMMENSALE
Frequentavo il quinto ginnasio nel ... 1993-1994 ... arrivai alla pagina in cui l’io narrante descrive di tutto punto la tavola che era stata imbandita per un pranzo in casa Finzi-Contini al quale partecipavano tutti i protagonisti ... oltre a lui, naturalmente Alberto e Micòl, i genitori Ermanno e Olga, l’amico Malnate.    Nel paragrafo successivo, però, l’autore parlava espressamente di
sette commensali.    Rilessi l’elenco. Erano indubbiamente sei    ...  Iniziai a fantasticare sull’identità di quel settimo ospite, immaginando una donna talmente bella da far girare la testa, un amico di Micòl di cui il narratore era geloso e che voleva dimenticare, un fuggiasco, addirittura una spia della Russia comunista, magari amica di Malnate ...
... Pronunciai la domanda - GB - tutta d’un fiato ...
Lei è stata bravissima, signorina, si merita un autografo, e con uno scatto di agilità che non mi aspettavo, mi sottrasse il libro e si mise faticosamente a comporre la sua firma con una lunga e pesante stilografica emersa da chissà quale taschino.

roby - blog.graphe.it - 2016


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Recensione - Il giardino dei Finzi Contini
Lo scenario de “I giardini dei Finzi-Contini” è una Ferrara alle soglie della seconda guerra mondiale, sconvolta dalle leggi razziali, inizialmente quasi ignorate, che, poi s'insinuano all'interno della comunità, spingendo i giovani ebrei, desiderosi di avere, anche se piuttosto relativamente, una vita normale, all'interno della stupenda tenuta Finzi-Contini. Per lo meno fino a quando l'odio razziale arriva fino lì. Il giardino diventa così un luogo di spensieratezza e svago; in cui non trapela nulla del mondo esterno, tenuto lontano dalle secolari mura di cinta, e dove il disinteresse per le questioni politiche regna incontrastato. Bassani è un ragazzo appartenente ad una famiglia borghese agiata, ebrea che si trova coinvolto in un rapporto sentimentale unisenso. Micòl gli sfugge, ha un modo d'agire ambiguo e imprevedibile, ama la vita, ma vive nascosta nei ricordi del passato, insomma è diversa e proprio per questo probabilmente il protagonista se ne innamora pazzamente. Quasi allo stesso modo di come adora la tenuta Finzi-Contini, con quel meraviglioso giardino, estremamente grande, che comprende un'enorme varietà di alberi, di piante e di fiori provenienti da tutte le parti del mondo. Il fascino misterioso e intrigante di questo microcosmo, attira magneticamente il protagonista, non tanto per il lusso o per le ricchezze della famiglia, ma per il diritto di inviolabilità di cui sembrano godere e per il loro essere fuori dal comune, un universo a parte, separato dal mondo esterno da quelle spesse mura di cinta, lì belle in vista in attesa che qualcuno le scavalchi. Micòl, tutta la sua famiglia e la casa rappresentano, agli occhi di tutti gli altri ragazzi ebrei, “l'isola che non c'è”, una fortezza inespugnabile così ad essere vista e immaginata anche dopo l'interruzione delle loro riunioni tennistiche quotidiane. Bassani rimane incantato dai Finzi-Contini, perchè essi sono tutto ciò che egli avrebbe voluto essere e non ha potuto; tutto quello che suo padre aveva sempre criticato e lui non aveva il coraggio di difendere e forse, inconsciamente, tenta di entrare a far parte di questa “grande famiglia” proprio innamorandosi di Micòl ed una volta respinto definitivamente, se ne allontana. Il romanzo si conclude con la presa di coscienza da parte del protagonista dell'inconsistente infallibilità e superiorità dei Finzi-Contini, che avevano costruito il loro mondo sul passato e sulle apparenze e che dopo uno scossone sono crollati miseramente come un castello di carte; Alberto e la sua malattia, coperta fino all'ultimo, ad esempio, altro non sono che un piccolo buco, che divenuto voragine porta via con sè il lenzuolo di apparenza steso su tenuta e famiglia. La storia è raccontata da un narratore interno e quando ormai si è conclusa, questo conferisce al romanzo un punto di vista soggettivo e incide sullo stile che risulta elaborato .
doc.studenti.it

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Di là dal muro si levò a questo punto un latrato greve e corto, un po’ rauco .    Micòl girò il capo, gettando dietro la spalla sinistra un’occhiata piena di noia e insieme d’affetto. Fece una boccaccia al cane, quindi tornò a guardare dalla mia parte .
- Uffa !  -  sbuffò calma  .    - E’ Jor .
- Di che razza è ?
- E’ un danese .   Ha un anno soltanto, ma pesa quasi un quintale .   Mi tiene sempre dietro .    Io spesso cerco di confondere le mie tracce, ma lui, dopo un poco, sta pur sicuro che mi ritrova .     E’ ‘terribile’  .

ferraraitalia.it/per-ricordare-giorgio-bassani - 2020

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Fummo veramente molto fortunati con la stagione .     Per dieci o dodici giorni il tempo si mantenne perfetto, fermo in quella specie di magica sospensione, di immobilità dolcemente vitrea e luminosa che è particolare di certi nostri autunni .    Faceva caldo, nel giardino: quasi come se si fosse d’estate .    Chi ne aveva voglia, poteva tirare avanti a giocare a tennis fino alle cinque e mezzo e oltre, senza timore che l’umidità della sera danneggiasse le corde delle racchette .    A quell’ora, naturalmente, sul campo non ci si vedeva quasi più .     Però quell’ultima luce invitava a continuare, a insistere in palleggi non importa se ormai quasi ciechi  .

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Quando ci incontravamo sulla soglia del portone del Tempio, in genere all’imbrunire, finiva quasi sempre che salissimo in gruppo anche le ripide scale che portavano al secondo piano  ...  a un dato punto ci si trovava immersi in una specie di nebbia d’oro.

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Lo intuiva benissimo :    per me, non meno che per lei, più del possesso delle cose contava la memoria di esse, la memoria di fronte alla quale ogni possesso, in sé, non può apparire che delusivo, banale, insufficiente .   Come mi capiva !    La mia ansia che il presente diventasse subito passato, perché potessi amarlo e vagheggiarlo a mio agio, era anche sua, tale e quale .     Era il nostro vizio, questo :     d’andare avanti con la testa sempre voltata all’indietro .

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La tomba era grande, massiccia, davvero imponente:     una specie di tempio tra l’antico e l’orientale, come se ne vedeva nelle scenografie dell’Aida e del Nabucco in voga nei nostri teatri d’opera fino a pochi anni fa.   In qualsiasi altro cimitero, l’attiguo Camposanto Comunale compreso, un sepolcro di tali pretese non avrebbe affatto stupito, ed anzi, confuso nella massa, sarebbe forse passato inosservato.    Ma nel nostro era l’unico. E così, sebbene sorgesse assai lontano dal cancello d’ingresso, in fondo a un campo abbandonato dove da oltre mezzo secolo non veniva sepolto più nessuno, faceva spicco, saltava subito agli occhi.

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Eh, sì, tagliare la corda è facile:   ma a cosa porta, quasi sempre, specie in materia di «situazioni morbide»? Novantanove volte su cento la brace continua a covare sotto la cenere: col magnifico risultato che dopo, quando due si rivedono, parlarsi tranquillamente, da buoni amici, è diventato difficilissimo, pressoché impossibile.
cap. IV - 1962

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Micòl - Sono anche io come tutte le altre:    bugiarda, traditora, infedele … Non molto diversa da un'Adriana Trentini qualsiasi, in fondo.
Aveva detto 'infedele' spiccando le sillabe, con una specie di amaro orgoglio.   Proseguendo, aggiunse che se io avevo avuto un torto era sempre stato quello di sopravalutarla un po' troppo. Con questo, non è che avesse la minima intenzione di scagionarsi, per carità. Tuttavia era un fatto:    lei aveva sempre letto nei miei occhi tanto 'idealismo' da sentirsi in qualche modo forzata ad apparire migliore di quanto non fosse in realtà.

p. 227

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corso Ercole I d’Este

è così bello, tale è il suo richiamo turistico, che l’amministrazione social-comunista, responsabile del Comune di Ferrara da più di quindici anni, si è resa conto della necessità di non toccarlo, di difenderlo con ogni rigore da qualsiasi speculazione edilizia o bottegaia, insomma di conservarne integro l’originario carattere aristocratico.
La strada è celebre:    inoltre, sostanzialmente intatta.
E tuttavia, per quel che si riferisce in particolare a casa Finzi-Contini, sebbene vi si acceda anche oggi da corso Ercole I, salvo però, per raggiungerla, dover poi percorrere più di mezzo chilometro supplementare attraverso un immenso spiazzo poco o nulla coltivato; sebbene essa incorpori tuttora quelle storiche rovine di un edificio cinquecentesco, un tempo residenza o «delizia» estense, che furono acquistate dal solito Moisè nel 1850, e che più tardi, dagli eredi, a forza di adattamenti e restauri successivi, vennero trasformate in una specie di maniero neogotico, all'inglese: ad onta di tanti superstiti motivi d'interesse, chi ne sa niente, mi domando, chi se ne ricorda più?

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Che cosa c'è stato, fra loro due ?   Niente ?   Chissà.   Certo è che, quasi presaga della prossima morte, sua e di tutti i suoi, Micòl ripeteva di continuo anche a Malnate che a lei, del suo futuro democratico e sociale, non gliene importava nulla, che il suo futuro, in sé, lei lo abborriva, ad esso preferendo di gran lunga 'le vierge, le vivace et le bel aujourd’hui', e il passato, ancora di più, il caro, il dolce, il pio passato. E siccome queste, lo so, non erano che parole, le solite parole ingannevoli e disperate che soltanto un vero bacio avrebbe potuto impedirle di proferire: di esse, appunto, e non di altre, sia suggellato qui quel poco che il cuore ha saputo ricordare.

il giardino dei finzi contini

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Essendo il giardino grande «un» dieci ettari, e i viali, tra maggiori e minori, sviluppando nel loro insieme una dozzina di chilometri, la bicicletta era a dir poco indispensabile - aveva prontamente decretato la mia accompagnatrice    …
Quel primo giorno eravamo dunque andati a guardare i treni far manovra in stazione. E dopo? Dopo eravamo tornati indietro, avevamo sfiorato il campo di tennis, attraversato il piazzale davanti alla magna domus (deserto, al solito, più che mai triste), ripercorrendo in senso inverso, di là dallo scuro ponte di travi che attraversava il canale Panfilio, il viale d’accesso: e questo fino al tunnel delle canne d’India e al portone di corso Ercole I. Qui giunti, Micòl aveva insistito perché ci infilassimo giù per il sentiero sinuoso che seguiva torno torno il muro di cinta: dapprima a sinistra, dal lato della Mura degli Angeli, tanto che in un quarto d’ora avevamo di nuovo raggiunto la zona del parco da cui si vedeva la stazione, e quindi dal lato opposto, assai più selvoso, piuttosto cupo e malinconico, fiancheggiante la deserta via Arianuova.

il giardino dei finzi-contini - 1962
fb/GB_unitalianoebreo 

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La verità è che a furia di far collezioni, di cose, di piante, di tutto

si finisce a poco a poco col voler farle anche con le persone

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presto o tardi la pioggia sarebbe finita

e allora la nebbia, di mattina, trafitta dai deboli raggi del sole

si sarebbe trasformata in un che di prezioso, di delicatamente opalescente
il giardino dei finzi contini

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MA I FINZI CONTINI NON SONO MAI ESISTITI

.PDF   -  INTERVISTA 1998 A GB -  fb/giorgiobassani  - 2015

 

 

 

 

 

 

 
... Come narratore, la mia ambizione suprema è stata quella di risultare attendibile, credibile, insomma di garantire al lettore che la Ferrara di cui riferisco è una città vera, certamente esistita. Intendiamoci: non è che non mi sia permesso delle libertà:    il giardino dei Finzi Contini, per esempio, non è mai esistito in fondo a corso Ercole I d’Este … Sulla sinistra, poco di qua dalle Mura, esisteva però lo spazio verde di cui ho scritto, l’area che avrebbe potuto accoglierlo ... Mi sono permesso anche qualche modifica nel tessuto urbano, è vero.    Alcune strade, alcune piazze, ho dovuto inventarmele.    Penso tuttavia di essere stato onesto, di essermi sforzato di restituire, della Ferrara di cui ho scritto, un’immagine il più possibile reale, concreta ...
in risposta VI  - di là dal cuore -  cit. pag 381
academia.edu - fb/gb

una parte di quella zona verde è ancora esistente. Percorrendo le Mura degli Angeli a nord di Piazzale San Giovanni, a metà strada si scende dal terrapieno e ci si inoltra per un sentiero che passa fra alcuni prati e la verde cortina del Cimitero Ebraico. Giunti in Via delle Vigne, attraverso un portoncino si accede a un secondo sentiero che fra il verde dei frutteti conduce in Via delle Erbe. ferraraterraeacqua.it  -    https://slideplayer.it/slide/965185

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IL GIARDINO DEI FINZI CONTINI  -  E_BOOK   -    traccia esami maturita 2018
Pochi romanzi italiani del Novecento sono entrati così profondamente nel cuore dei lettori come Il giardino dei Finzi-Contini, un libro che è riuscito a unire emo  zioni private e storia pubblica, fondendole in un meccanismo letterario perfetto e struggente. Un narratore senza nome ci guida tra i suoi ricordi d'infanzia, nei suoi primi incontri con i figli dei Finzi-Contini, Alberto e Micòl, suoi coetanei resi irraggiungibili da un profondo divario sociale. Ma le leggi razziali, che calano sull'Italia come un nubifragio improvviso, avvicinano i tre giovani rendendo i loro incontri, col crescere dell'età, sempre più frequenti. Teatro di questi incontri, spesso e volentieri, è il vasto, magnifico giardino di casa Finzi-Contini, un luogo che si imbeve di sogni, attese e delusioni. Il protagonista, giorno dopo giorno, si trova sempre più coinvolto in un sentimento di tenero, contrastato amore per Micòl ... Ma ormai la storia sta precipitando e un destino infausto sembra aprirsi come un baratro sotto i piedi della famiglia Finzi-Contini.

feltrinellieditore.it

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Eravamo i suoi consulenti, solo quando era soddisfatto batteva a macchina - paola bassani
Teresa Foscari Foscolo  -  c’è chi sostiene che abbia ispirato il personaggio di micol finzi contini. è corretto?
Micol è un personaggio immaginario, che comprende diverse donne che mio padre aveva conosciuto. Teresa è una di queste, lo dice anche mio padre nella dedica che accompagna l’affidamento dei manoscritti. Ma Micol non è una sola donna, è una sintesi di tante personalità. In lei c’è anche mia madre. Lo scrittore partiva da una realtà variegata per arrivare a un personaggio immaginario: Micol non si può identificare, e ridurre, a una sola persona, altrimenti non si capisce Bassani.

alessandra mura - lanuovaferrara.gelocal.it - 2016

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Il giardino dei Finzi Contini
Padre di Giorgio - nella vita se uno vuole capire, capire veramente come stanno le cose di questo mondo, deve morire almeno una volta.
E allora meglio morire da giovani quando uno ha tanto tempo davanti a sè per tirarsi su e resuscitare; capire da vecchi è molto più brutto, com  e si fa, non c’è mica il tempo per ricominciare da zero e la nostra generazione ne ha prese talmente tante, di cantonate! Ad ogni modo, se Dio benedetto vuole, tu sei così giovane! Tra qualche mese, vedrai, non ti sembrerà neanche vero di essere passato in mezzo a tutto questo. Sarai magari perfino contento. Ti sentirai più ricco, non so … più maturo …

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Da molti anni desideravo scrivere dei Finzi-Contini – di Micòl e di Alberto, del professor Ermanno e della signora Olga – e di quanti altri abitavano o come me frequentavano la casa di corso Ercole I d'Este, a Ferrara, poco prima che scoppiasse l'ultima guerra. Ma l'impulso, la spinta a farlo veramente, li ebbi soltanto un anno fa, una domenica d'aprile del 1957. -gb
fb/mondadoristore - 2016

www.teche.rai.it/2016/poesia-dal-carcere -1979   - legge GB

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nel centenario trovato il manoscritto - DONATO AL COMUNE DI FERRARA IL 16 MAGGIO 2016
Si tratta di quattro quaderni cartonati di grande formato, tipo registri contabili,e di altri due quaderni, più smilzi e con copertine morbide, che appartenevano all’amica (e musa) Teresa Foscari Foscolo. La famiglia Foscari ha ora deciso di consegnare i materiali di Bassani alla Biblioteca comunale Ariostea di Ferrara.  

dedica di bassani a teresa  nella contro-copertina:

Cara Teresa, senza il tuo aiuto Il giardino dei Finzi-Contini non sarebbe mai stato scritto. Desidero che questi quaderni restino per sempre con te.
paolo di stefano - corriere.it -  fb/gb - 2016

Premio 'città di ferrara' a Ferigo Foscari Widmann Rezzonico, per aver donato alla città il manoscritto de "Il Giardino dei Finzi Contini" attualmente custodito alla biblioteca Ariostea.
cronacacomune.it - dic 2017

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GIORGIO BASSANI IN REDAZIONE - IL CARTEGGIO CON ITALO CALVINO 1951-1966 - pdf

Nell'ambito delle iniziative per il centenario della nascita di Giorgio Bassani, sotto l'egida della Fondazione Giorgio Bassani e sotto la direzione scientifica di Paola Italia, vengono proposti all'attenzione dei lettori alcuni dei più importanti carteggi emersi dall'Archivio dello scrittore ferrarese. Si tratta di interlocutori importanti che saranno via via pubblicati in questa collana, come Giuseppe Dessí, Italo Calvino, Franco Fortini, Attilio Bertolucci e l'amico e critico Claudio Varese, con cui Bassani intesse uno scambio vivace e profondo, che lo porta a rivelare molti aspetti di sé e della sua opera finora sconosciuti.

giorgiopozzieditore.it - 2019

 

 

 

Quanti anni sono passati da quel remoto pomeriggio di giugno ?

Più di trenta  

Eppure se chiudo gli occhi Micòl Finzi-Contini sta ancora là

affacciata al muro di cinta del suo giardino che mi guarda e mi parla

giardino finzi-contini

 

...

 

 

 

 

 

1916-2016 - centenario della nascita

FERRARA  - Molti i ricordi su Bassani,  collegati al mondo della scuola. “In quarta Ginnasio, Bassani viene rimandato il matematica. Questo avvenimento viene riportato anche nel Giardino dei Finzi Contini, ma il suo 4 diventa un 5” racconta Silvana Onofri, presidente dell’associazione Arch’è e organizzatrice del progetto ‘Giorgio Bassani archeologo dell’immaginario’.

Continua la figlia Paola Bassani: “senza l’Officina Ferrarese, senza il suo professore universitario Roberto Longhi non sarebbe mai diventato lo scrittore che ora conosciamo” ricordando il padre nel suo rapporto con la scuola, prima da studente e poi da docente.

È giusto che si riparta dalla scuola – conclude Paola Bassani -, il suo luogo del cuore. Per lui l’insegnamento si creava insieme agli alunni, nel dibattito e nello scambio continuo. Mio padre ne sarebbe stato contento”.
... è stata inaugurata anche la mostra ‘La casa di Giorgio Bassani’ con le fotografie di Paolo Zappaterra, donate al liceo.

“Questo progetto, che racchiude in alcune fotografie gli spazi dell’abitazione di Bassani – spiega il fotografo - vuole dire qualcosa ai ragazzi.   

La fotografia stessa deve servire a dire qualcosa, creando delle atmosfere che ricordano le poesie di Giorgio Bassani che, rispetto alla prosa, sono ancora da indagare e rivelano l’uomo Bassani e non solo lo scrittore   .   

anja rossi - estense.com  -  facebook.com/fondazionegiorgiobassani/videos   cento anni  - fb/gb

www.corriere.it/extra-per-voi/2016/02/28/ gli-amici-nemici-giorgio-bassani

teche.rai.it/giorgio-bassani-1916-2016  

 

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THE GARDEN OF BOOKS
versione inglese di "Giorgio Bassani. il Giardini dei libri" girato pe la mostra su Bassani dallo stesso titolo, organizzata dal "Ministero per i Beni e le Attività Culturali" e dalla Fondazione Giorgio Bassani, mostra che da Roma si è spostata a Parigi, Montreal, New York, per poi approdare, dopo 5 anni, anche a FerrarA.
https://youtu.be/5HdPVnLrZcA  - fb/fondazione gb - 2016

 

 

i due sangui
fra i due sangui il rosso e il nero
che mi corrono arterie e vene
lei preferisce il rosso
naturalmente
il gioioso il pazzo l'ardente
il femminile
ma non ammette
che mi sia venuto da mia madre
nega che da me stesso
sia passato a mia figlia
dice che è la sua vita e che la vita
nasce e muore con me
. epitaffio 1973-74
. dedicata a tre donne per lui importanti

la madre dora - la figlia paola - e anne-marie stelhein

fb/gb_unitalianoebreo

 

 

*

RITROVATA SCENEGGIATURA FILM PROMESSI SPOSI
Negli anni Cinquanta Giorgio Bassani progetto' un film su sollecitazione dello scrittore-regista Mario Soldati.

L'inedito lavoro dello scrittore ferrarese, che poi non divenne mai un film, e' stato recentemente ritrovato dalla figlia Paola .... La sceneggiatura cinematografica finora considerata dispersa e percio' diventata leggendaria, e' stata ora pubblicata con il titolo ''I Promessi Sposi. Un esperimento'' ..
adnkronos - 2007

Diventa un libro la storia del film sui Promessi sposi che non si fece mai .
italiaoggi.it - 2015

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«Certo mio padre era molto ironico, a volte tagliente, quasi crudele. Tutta la sua opera è pervasa da questa dimensione. Gli permetteva una distanza lucida nella scrittura, ma anche di relativizzare le situazioni emotive estreme. In tal senso il suo carattere mi è stato molto di conforto in momenti di smarrimento, come sempre capita nella vita».
PAOLA  BASSANI
mary barbara tolusso - ilpiccolo.gelocal.it - 2015

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A Casa Minerbi lo studio di Bassani
gb : Si conosce Ferrara nel momento che se ne esce
circa 8mila i testi di Bassani e numerosi quelli sulla sua scrittura, raccolti dal 1935 e tradotti in 18 lingue, oltre alle 1.200 foto e ai 5mila titoli sul contesto intellettuale del Novecento che egli attraversò. Se gli originali restano sotto chiave, ciascun documento è consultabile in ben cinque copie, mentre l’indice generale, in doppio volume, è già stato inserito in rete per essere accessibile agli studiosi più distanti.

matteo bianchi - bologna.repubblica.it - 2018

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CARO BAS.

Scambi di lettere tra Giorgio Bassani e gli amici - TRA I QUALI  Elsa Morante  -  italo calvino  -  Alberto Moravia -   Federico Fellini  -  Pier Paolo Pasolini - Niccolò Gallo -

fb/fondGB -  2018

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L’EVENTO È IL DONO

IL MANOSCRITTO INEDITO DI POESIE  - che GIORGIO BASSANI aveva dapprima affidato ad un'amica che  lo  consegno' al poeta carlo antonio gobbato -  dopo anni di custodia  VIENE DONATO ALLA FONDAZIONE GIORGIO BASSANI  - 2017

. Ero a Palazzo Fava a Bologna per una conferenza quando mi ha raggiunto un uomo di mezza età con il quaderno in questione tra le mani.   Diceva di fare l’insegnante e mi ha raccontato di averlo acquistato su una bancarella bolognese.    In realtà, sperava di riuscire a venderlo a qualche editore per arrotondare la sua situazione, ma temeva di essere interdetto dagli eredi  - vittorio sgarbi - 2016
telestense.it -  estense.com

Orfeo
Ero molto lontano
non sai

quanto.
Ti ho stretto forte la
mano per tornarti
accanto
per ritornare
qua.

 

 

***

***

Giorgio Bassani era un uomo riservato, timido, schivo, un uomo discreto.

Lo definirei un uomo di buone maniere.

Queste buone maniere non erano casuali,

erano buone maniere che affondavano in un profondo senso civile e nella cultura.
Giorgio Montefoschi - scrittore - letteratura.rai.it

 

 

Giornate bassaniane 'per una memoria viva'
Ferrara ricorda il decennale della morte  - 2010

rose 'Bella Ciao'

in ricordo della lotta comune che uomini di azione e di cultura  sostennero per l’affermazione di eguaglianza giustizia e paceBella Ciao rosa hybrid tea stelo lungo dal fiore turbinato profumato color rosso porpora ibrido  di Giulio Pántoli partigiano e coltivatore di rose ad onore del canto omonimo evocatore di libertà

 

 

speciale annullo postale

su richiesta di ARCH’è Associazione Culturale Nereo Alfieri
estense.com - 2010

  

premio nazionale giorgio bassani

dal 2011

facebook.com/pages/Giorgio-Bassani

.

   iniziativa nata negli anni 2004-2005  

con eventi a
roma - parigi - montreal  - newyork - ferrara - bologna

codigoro - cento - velletri - grenoble  - new york

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 Centro Studi Bassaniani
Con Delibera 283 / 28 febbraio 2023 la Regione Emilia-Romagna

ha assegnato al Centro il riconoscimento legato al marchio  

' Case e studi delle persone illustri dell’Emilia-Romagna '
telestense.it - 2023

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COMITATO NAZIONALE BASSANI

Il ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini ha firmato il decreto per la costituzione del 'Comitato Nazionale Bassani' PER promuovere, preparare e attuare tutte le manifestazioni per celebrare il centenario della nascita di Giorgio Bassani che ricorrerà nel 2016.
it.notizie.yahoo.com - 2015

 

 

Meditare, studiare, scrivere

Il carteggio Giorgio Bassani-Giuseppe Dessì 1936-1959 vince la prima sezione della XX edizione del Premio Vittoria Aganoor Pompilj riservata a “opere in lingua italiana nelle quali vengano pubblicati carteggi e/o corrispondenze epistolari di figure eminenti in ambito artistico, culturale, letterario o scientifico della società italiana. 55 lettere - 27 di Bassani e 28 di Dessì - che i due scrittori si scambiarono in modo discontinuo per un quarto di secolo.

umbriadomani.it - 2018

 

 


Non piangere
Non piangere compagno
se m’hai trovato qui steso.
Vedi non ho più peso
in me di sangue.
Mi lagno di quest’ombra
che mi sale
dal ventre pallido al cuore,
inaridito fiore
d’indifferenza mortale.
Portami fuori amico,
al sole che scalda la piazza
al vento celeste che spazza
il mio golfo infinito.
Concedimi la pace dell’aria

fa che io bruci
ostia candida

brace persa nel sonno della luce.
Lascia così che dorma
fermento piano
una mite cosa sono
un calmo e lento

CIELO IN ME SI RIPOSA.

 GB
poesia dedicata  dalla citta di ferrara alla morte di michelangelo antonioni   -  ago 2007

 

 

 

lezioni a casa bassani - via cisterna del follo 1  - ferrara
La lezione si teneva nello studio di Giorgio a piano terra ma tutt’attorno sentivamo il respiro della grande casa.
Quella casa illuminata dalla presenza della signora Dora, madre di Bassani, del padre dottor Enrico e di Jenny. Suonavamo, e ci apriva il portone il vecchio custode, mi pare di nome Podetti, e subito incontro arrivava festosa Lulù, la vivace cagnetta amatissima anche da Giorgio.    Una casa ampia, dicevo, dal raffinato gusto borghese, silenziosamente accogliente, ove si respirava l’antica aria di una famiglia ebraica ferrarese benestante, una di quelle tanto presenti nell’opera di Bassani ...

paolo ravenna - ferraraitalia.it - festa libro ebraico - 26.5.2009

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la casa di Gb - Una piccola lapide apposta sulla facciata della casa ricorda che Bassani l'ha abitata, ma l'interno, profondamente modificato dopo la vendita avvenuta nel 1993, non è aperto al pubblico e solo le parole di Bassani, alcune sequenze del film di Vittorio De Sica, gli ormai storici scatti di Paolo Zappaterra del 1989 e le istantanee di famiglia con gli arredi dalla casa, permettono di conoscere un luogo bassaniano spesso sottovalutato o frainteso.
cronacacomune.it - 2017


 

Scordami qui, disteso coi più vecchi

assopito nel campo tutto arreso a uno sguardo infinito
gb - commiato - fb/gb_unitalianoebreo

testamento olografo - 13 luglio 1997 - facebook.com/fondazionegiorgiobassani/photos

https://youtu.be/7h8T8PKUrpE - cimitero ebraico ferrara

.

 

      

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La Porta Rosa
Quando mi rimproveri di non occuparmi nei miei libri
che di Ferrara e del territorio immediatamente limitrofo
Reno e Po a sud e a nord non osando io varcarli che di rado e di straforo
e l’Adriatico ad est non facendocela in pratica
a giammai raggiungerlo

dovresti ricordarti della nostra gita dell’estate scorsa

alle rovine di Velia
di come t’era piaciuto camminare accanto a me e al bravo
ospite Soprintendente
alta e bionda e straniera e di roseo sangue tu pura
fra noi due diversamente impuri
italioti
incantata in ascolto mentre salendo adagio verso la matematica
fulgida Porta parmenidea ritta sopra la cima
del colle giusto a
cavallo
venivamo noi uomini favoleggiando insieme degli aristocratici
coloni greci per secoli e secoli
lassù sopravvissuti in faccia al deserto del Tirreno incistata
asciutta stirpe carnivora di intellettuali sdegnosi d’intrattenere

rapporti con le plebi aborigene dell’entroterra
lucano
– tutti bassi costoro e di corte gambe nonché di grandi
deretani da divoratori d’amidacei e di
carboidrat
i -
che non fossero rigorosamente pratici e affatto
funzionali
superbamente beati essi dal primo all’ultimo della loro
perfetta solitudine
Come t’erano piaciuti i nostri discorsi come
ti sentivi tu pure greca partecipe in qualche modo e
depositaria
tu pure di un’aurea lingua particolare ed esclusiva
da adoperare esclusivamente fra rari eguali quasi divini dinanzi agli sbalorditi
umidi occhi nerissimi del semiservile
contadiname circostante
e come invidiosa anche e gelosa apparivi
-  così dichiarandomi
nel solito stile tuo che tuttora
m’ami
 -
del fatto che l’ellenica Porta suprema alla cui fresca ombra frattanto
nemmeno troppo affannato il trio nostro mirabile oramai ristava
l’eccellente archeologo l’avesse – non appena accadutogli
di restituirla intatta al bel sole e all’azzurro dell’antico privilegiato
straniamento ausonio
 -
battezzata Rosa
-  come spiegò  - dal nome dell’ancor giovane sua
sposa conscia consorte negli studi congeniali e madre
dei suoi figli
!

Non lasciarmi solo a scavare nella mia città a resuscitare
grado a grado alla luce
ciò che di lei sta sepolto là sotto il duro
spessore di ventimila e più giorni
è là Rosa mia mia Regina che io sono giovane e bello e puro
ancora
là l’esclusivo padrone e signore per sempre il solo
Re

scritta nel 1973 e dedicata ad anne marie -  https://youtu.be/Sy4GQO2jY4Y

facebook.com/fondazionegiorgiobassani/videos  -  legge GB

 

 

 welcome bassani  -  1   -  2

 

 

 

 

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