I pesci
Mosca 1955
Nuotano nel boccale, i pesci di corallo
nel boccale, in mezzo alle stelle,
com'è bizzarro, mia rosa, com'è bizzarro
la stupidità dei pesci di corallo
sanguina dalla ferità di tante canzoni.
1948
In questa notte d'autunno
sono pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.
Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica.
Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini
poesie d'amore
1948
I giorni sono sempre più brevi
le piogge cominceranno.
La mia porta, spalancata, ti ha atteso.
Perchè hai tardato tanto?
Sul mio tavolo, dei peperoni verdi, del sale,
del pane.
Il vino che avevo conservato nella brocca
l'ho bevuto a metà, da solo, aspettando.
Perchè hai tardato tanto?
Ma ecco sui rami, maturi, profondi
dei frutti carichi di miele.
Stavano per cadere senza essere colti
se tu avessi tardato ancora un poco.
1948
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che tu venga all'ospedale o in prigione
nei tuoi occhi porti sempre il sole.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
questa fine di maggio, dalle parti d'Antalya,
sono così, le spighe, di primo mattino;
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
quante volte hanno pianto davanti a me
son rimasti tutti nudi, i tuoi occhi,
nudi e immensi come gli occhi di un bimbo
ma non un giorno han perso il loro sole;
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che s'illanguidiscano un poco, i tuoi occhi
gioiosi, immensamente intelligenti, perfetti:
allora saprò far echeggiare il mondo
del mio amore.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
così sono d'autunno i castagneti di Bursa
le foglie dopo la pioggia
e in ogni stagione e ad ogni ora, Istanbul.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
verrà un giorno, mia rosa, verrà un giorno
che gli uomini si guarderanno l'un l'altro
fraternamente
con i tuoi occhi, amor mio,
si guarderanno con i tuoi occhi.
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d'estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro.
Mosca 1958
E muore e nasce a tutta forza
albero stella uomo
virus eccetera eccetera
un tumulto uno strepito
speranza malinconia
nostalgia
e nasce e muore
a tutto vapore.
Nei palloni rossi gialli verdi
i gridi dei bambini e il sole
il cielo con le sue luci azzurre
chi potrà dire
la mia storia finirà così
sono entrato nella stagione delle piogge
nella stagione dei versi tristi
sentì qualcosa non viene da me
le parole rimangono ferme
tra noi senza raggiungerci
nei palloni rossi gialli verdi
i gridi dei bambini e il sole
stanchi e senza parole
contempliamo le nostre parole.
mosca
1962
|
Dimentica i mandorli in fiore
Non vale la pena
In questa storia
ricordare ciò che non può ritornare.
Asciuga al sole i tuoi capelli bagnati
languidi come frutti maturi brillino
umidi, grevi, i vermigli riflessi.
Amore mio, amore mio
siamo
in autunno
5 novembre 1945
IN ESILIO
Arrivederci fratello mare
Varna 1951
Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po' della tua ghiaia
un po' del tuo sale azzurro
un po' della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po' più di speranza
eccoci con un po' più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare.
Varna 1952
Impossibile dormire la notte qui a Varna
impossibile dormire
per via di queste stelle che son troppe
troppo lucide troppo vicine
per via del mornorio sul greto dell'ode morte
il loro sussurro
le loro perle
i loro ciottoli
le alghe salate
per via del rumore di un motore
sul mare come un cuore che batte
per via dei fantasmi
venuti da Istanbul
sorti dal Bosforo
che invadono la stanza
gli occhi verdi dell'uno
le manette ai polsi dell'altro
un fazzoletto
nelle mani del terzo
un fazzoletto che sa di lavanda.
Impossibile dormire la notte qui a Varna, mio
amore,
qui a Varna, all'albergo Bor.
Non è un cuore
Varna 1952
Non è un cuore, perdio, è un sandalo di pelle
di bufalo
che cammina, incessantemente, cammina
senza lacerarsi
va avanti
su sentieri pietrosi.
Una barca passa davanti a Varna
"Ohilà, figli d'argento del Mar Nero!"
una barca scivola verso il Bosforo
Nazim dolcemente carezza la barca
e si brucia le mani
Mosca 1959
Ti amo come se mangiassi il pane
spruzzandolo
di sale
come se alzandomi la notte bruciante di febbre
bevessi l'acqua con le labbra sul rubinetto
ti amo come guardo il pesante sacco della posta
non so cosa contenga e da chi
pieno di gioia pieno di sospetto agitato
ti amo come se sorvolassi il mare
per la prima volta in aereo
Ti amo come qualche cosa che si muove in me
quando il crepuscolo scende su Istanbul
a poco a poco
ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo.
La tua nostalgia, la tua mancanza, la tua assenza
l’ho sentita nella carne del mio cuore ho provato un dolore come se
mi fossi scottato il dolore man mano è aumentato man mano si è
fatto più profondo fino a diventare così insopportabile che avrei
potuto soffocarti per salvarmi da te perché così tanto io ti amo.
bursa-prigione - 25.2.1943
Berlino 1960
In questa stagione calda penso a te
la tua nudità il tuo collo il tuo polso
il tuo piede sdraiato sul divano
come una rondine bianca
quello che mi dicevi
in questa stagione calda penso a te
non so che cosa penso di più
quello che vedevo con gli occhi
il tuo collo il tuo polso il tuo piede nudo
oppure quello che mi dicevi
donandoti a me
in questo calore giallo penso a te
in questo calore giallo in una stanza d’albergo
pensando a te
mi spoglio della mia solitudine
della mia solitudine che somiglia alla morte.
|
Prima che bruci Parigi
Parigi 1958
Finché ancora tempo, mio amore e prima che bruci Parigi finché ancora
tempo, mio amore finché il mio cuore è sul suo ramo vorrei una notte di
maggio una di queste notti sul lungosenna Voltaire baciarti sulla
bocca e andando poi a Notre-Dame contempleremmo il suo rosone e a un
tratto serrandoti a me di gioia paura stupore piangeresti
silenziosamente e le stelle piangerebbero mischiate alla pioggia fine.
Finché ancora tempo, mio amore e prima che bruci Parigi finché ancora
tempo, mio amore finché il mio cuore è sul suo ramo in questa notte di
maggio sul lungosenna sotto i salici, mia rosa, con te sotto i salici
piangenti molli di pioggia ti direi due parole le più ripetute a Parigi
le più ripetute, le più sincere scoppierei di felicità fischietterei una
canzone e crederemmo negli uomini. In alto, le case di pietra senza
incavi né gobbe appiccicate coi loro muri al chiar di luna e le loro
finestre diritte
che dormono in piedi e sulla riva di fronte il Louvre illuminato dai
proiettori illuminato da noi due il nostro splendido palazzo di
cristallo. Finché ancora tempo, mio amore e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore finché il mio cuore è sul suo ramo in
questa notte di maggio, lungo la Senna
nei depositi ci siederemmo sui barili rossi di fronte al fiume scuro
nella notte per salutare la chiatta
dalla cabina gialla che passa – verso il Belgio o verso l’Olanda? –
davanti alla cabina una donna con un grembiule bianco sorride
dolcemente. Finché ancora tempo, mio amore e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore.
trad joyce lussu - poesie
d'amore
Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
è la mia nostalgia
cresciuta sul ramo inaccessibile
è la mia sete
tirata su dal pozzo dei miei sogni
è il disegno
tracciato su un raggio di sole
ciò che ho scritto di noi è tutta verità
è la tua grazia
cesta colma di frutti rovesciata sull'erba
è la tua assenza
quando divento l'ultima luce
all'ultimo angolo della via
è la mia gelosia
quando corro di notte fra i treni
con gli occhi bendati
è la mia felicità
fiume soleggiato che irrompe sulle dighe
ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
ciò che ho scritto di noi è tutta verità.
Ti sei stancata di portare il mio peso
ti sei stancata delle mie mani
dei miei occhi della mia ombra
le mie parole erano incendi
le mie parole eran pozzi profondi
verrà un giorno un giorno improvvisamente
sentirai dentro di te
le orme dei miei passi
che si allontanano
e quel peso sarà il più grave.
Mosca 1962
Sotto la pioggia camminava la primavera
con i suoi piedi esili e lunghi sull'asfalto di Mosca
chiusa tra gli pneumatici i motori le stoffe le pelli
il mio cardiogramma era pessimo quel giorno
quel che si attende verrà in un'ora inattesa
verrà tutto da solo
senza condurre con sè
coloro che già partirono
suonavano il primo concerto di Ciajkowskj
sotto la pioggia
salirai le scale senza di me
un garofano sta all'ultimo piano della casa al balcone
sotto la pioggia camminava la primavera
con i suoi piedi esili e lunghi sull'asfalto di Mosca
ti sei seduta di fronte a me non mi vedi
sorridi a una tristezza che fuma lontano
la primavera ti porta via da me ti conduce altrove
e un giorno non tornerai più ti perderai nella pioggia.
|
Notturno in tram a Berlino
Berlino
Ottobre 1961
La vecchiaia la solitudine e io
e poi una malinconia
tutti
e quattro camminiamo fianco a fianco senza parlarci
ciascuno cammina solo ma siamo
l'uno a fianco
dell'altro
che cosa non avremmo dato gli uni
e gli altri
per non sentire
il rumore dei passi gli uni degli altri
dentro di noi abbiamo pietà imprechiamo
gli
uni contro
gli altri ma ci amiamo perchè non crediamo
gli uni negli altri
che cosa non avremmo dato per arrivare
a un
incrocio e infilare presto
quattro strade diverse ma non so
se uno di noi morisse se
quelli che restano sarebbero contenti
la vecchiaia la solitudine e io
e poi una
malinconia tutti e
quattro camminiamo fianco a fianco
la notte prendiamo il tram i tram
che non
sappiamo dove vadano
la notte i tram puliti larghi a tre vagoni ci
portano in
qualche luogo con stridori sferragliamenti
a un tratto si levano davanti a noi
dei muri
bruciati e sotto
il riverbero dei lampioni marciano
diritti e testardi verso di noi
delle finestre appaiono davanti a noi
e
vengono in folla verso
di noi schiaciandosi l'una con l'altra
finestre che non hanno nè vetri nè infissi
che
non sono finestre
delle stanze degli uomini ma finestre del vuoto
passiamo davanti alle porte senza battenti le
porte
che aprono su nulla
sui marciapiedi degli uomini con tre punti
sopra il bracciale aspettano il tram
sono appoggiati sui loro bastoni
dalle punte
di gomma
non so se tutti i muti sono anche dei sordi
ma
certo la maggior
parte dei ciechi sono dei ciechi
con gli occhi
aperti e le luci dei
tram cadono nei loro occhi aperti ma loro
non
si rendono conto
che la luce cade nei loro occhi
vecchie bigliettaie stanche fanno salire
i
ciechi sui tram
donne che mi avete guidato teneramente
tenendomi per mano
a quasi tutte voi non ho dato che qualche
poesia
e forse un po' di tristezza
sono grato a voi tutte
traversiamo le tenebre degli spiazzi vuoti
dove crescono i ciuffi d'erbacce
i tram traversano le piazze i cui palazzi
barocchi s
ono distrutti
e le pietre bruciate spezzate si somigliano
talmente che la testa
ci gira e giriamo in tondo
questa città è tutta bucata perchè ha mandato
i suoi soldati
a distruggere altre città
ho visto città rase al suolo avevano mandato
i
loro soldati a distruggere
altre città e i soldati delle altre città le
avevano
rase al suolo
ho visto città che preparavano i loro soldati
per mandarli
a distruggere altre città ed essere distrutte esse stesse
dei violinisti salgono in tram con le scatole
dei violini sotto
il braccio e i loro lunghi capelli tristi non riescono a
nascondere la loro calvizie
questo agosto è forse l'ultimo agosto del
mondo
ha chiesto uno dei
violinisti alla bigliettaia in una lingua
che
non conosco
sulle piattaforme dei tram ci sono dei giovani
in collera
credo ch'essi stessi non sappiano perchè e
contro
chi sono in collera
che ora sarà adesso all'Avana amore mio
sarà
notte o giorno
le ragazze scendono dai tram
le loro gambe sono abbastanza ben fatte
senza fare un gesto seduto dove sono le seguo
e sotto il ponte
di pietra sento vicinissimo al mio viso il calore
delle loro bocche e
volto la testa a una giovane donna che mi
tocca
la spalla senza ch'io sappia dov'è
i suoi capelli son paglia d'oro le sue ciglia
azzurre
il suo collo bianco è lungo e rotondo
alle fermate vecchie donne terribili con
cappelli di
paglia nera traversano le rotaie tenendosi per mano
l'uomo seduto alla mia destra s'è inabissato
dentro se stesso
s'è perduto dentro se stesso
è così lo so è così che la vecchiaia comincia
tuttavia non è in mio potere non cadere nelle
onde tristi
così comincia la vecchiaia
l'uomo seduto alla mia destra è caduto ancora
nelle onde tristi
alla porta del deposito siamo scesi
dall'ultimo tram
rientriamo a piedi
tutti e quattro
la vecchiaia la solitudine e io e poi una
malinconia
quando arriviamo all'albergo il sole
comincia
a spuntare
nella nostra stanza apriamo la radio
parla dei vascelli cosmici.
|