nâzim hikmet'le    ( ran )

NAzim Hikmet       ( NAzim Hikmet Ran )   [ nAzim´ hEkmet´rAn ]

 

 

 

 

il più bello dei mari
è quello che non navigammo .
il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto .
i più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti .
e quello che vorrei 

dirti di più bello
non te l'ho ancora detto .

 poesie d'amore
lettere dal carcere - a münevver  1942

https://youtu.be/dw4SfGtwIWE  - lettura arnoldo foà

.

24 Eylül 1945
En güzel deniz :
Henüz gidilmemiş olanıdır.
En güzel çocuk :
Henüz büyümedi.
En güzel günlerimiz :
Henüz yaşamadıklarımız.
Ve sana söylemek istediğim en güzel söz :
Henüz söylememiş olduğum sözdür ...

versione originale turca  intitolata 24 settembre 1945

 

.

Non rinunciare ad un sogno

solo perché pensi che ti ci vorrà troppo tempo per realizzarlo…

il tempo passerà comunque
Don't give up a dream just because you think

it's gonna take too long to make it happen ... time will pass anyway

.

 

Così devi amare la vita
e questo globo terrestre
da sentirti triste
se solo ti passa per la mente
che un giorno
tra un miliardo
fra cento miliardi di anni
forse si spegnerà
e,  impallidendo
continuerà a volare
cieco
come una noce vuota

.

today is sunday
today for the first time
they took me out into the sun
and for the first time in my life
i looked at the sky
amazed that it was so far
and so blue
and so wide
i stood without moving
and then respectfully sat on the black earth
pressed my back against the wall
now, not even a thought of dying
not a thought of freedom of my wife
the earth the sun and me ...
i am happy
1938

 

 

 

 
Oggi è domenica
Oggi mi hanno lasciato uscire al sole

ed è la prima volta.
E per la prima volta nella vita
sono rimasto immobile
sorpreso di quanto il cielo sia lontano
e blu
e immenso.
Poi mi sono seduto sulla terra con rispetto
la schiena contro il muro
Adesso niente scherzi
nè lotta e libertà, niente donne.
La terra, il sole ed io.
Sono un uomo felice.
lettere di un uomo chiuso in cella d'isolamento ankara

poesie d'amore e di lotta - 1938

 

 

Benvenuta   donna mia   benvenuta  !
certo sei stanca
come potrò lavarti i piedi
non ho acqua di rose nè catino d'argento
certo avrai sete
non ho bevanda fresca da offrirti
certo avrai fame
e io non posso apparecchiare
una tavola con lino candido
la mia stanza è povera e prigioniera
come il nostro paese.
Benvenuta   donna mia   benvenuta  !
hai posato il piede nella mia cella
e il cemento è divenuto prato
hai riso
e rose hanno fiorito le sbarre
hai pianto
e perle son rotolate sulle mie palme
ricca come il mio cuore
cara come la libertà
è adesso questa prigione.
Benvenuta   donna mia   benvenuta !

1948  - carcere anatolia
dedicata  alla moglie Münevver Andaç

 

 

 

 

Ho vissuto alla velocità dei sogni
Tra sfavillanti scintille
Ho piantato un albero di susine
Ne hanno assaggiato i frutti
Meno male che ho amato la tristezza
Soprattutto la tristezza che c'è

nell'occhio delle pietre
Del mare dell'essere umano
E ho amato la gioia improvvisa
Meno male che ho amato la pioggia
Meno male che sono stato in carcere
Ho amato l'irraggiungibile
In tutte le mie nostalgie
Meno male che ho amato il ritorno
mosca 2 maggio 1963

 

 

Sono cent’anni

che non ho visto il suo viso
che non ho passato il suo braccio
attorno alla sua vita
che non mi son fermato nei suoi occhi
che non ho interrogato
la chiarità del suo pensiero
che non ho toccato
il calore del suo ventre.
eravamo sullo stesso ramo insieme
eravamo sullo stesso ramo
caduti dallo stesso ramo ci siamo separati
e tra noi il tempo è di cent’anni
di cent’anni la strada
e da cent’anni nella penombra
corro dietro a te.

stoccolma 1960  - poesie d’amore

 

L’assenza
L’assenza dondola nell’aria

come un batacchio di ferro
martella il mio viso

martella
ne sono stordito
corro via

l’assenza m’insegue
non posso sfuggirle
le gambe si piegano cado
l’assenza non è tempo né strada
l’assenza è un ponte fra noi
più sottile di un capello

più affilato di una spada
più sottile di un capello

più affilato di una spada
l’assenza è un ponte fra noi
anche quando
di fronte l’uno all’altra

i nostri ginocchi si toccano
mosca 1961 - poesie d'amore 1963

 

 

   

Oggi

tracce del tempo nel mio cuore
Fondono in questa scia le ore nere
Cinge l'anima uno sfregio di passato
Muore chi nasce, risorge chi muore
Si, era 'vita' il nome del passato
Riecheggia quanto negli anni è confuso
È colmo di rimpianto quel ricordo
Anche il dolore è dolce nel passato
poesie d'amore e di lotta

 

 

 

C’è un albero dentro di me
trapiantato dal sole
le sue foglie oscillano

come pesci di fuoco
le sue foglie cantano come usignoli …
è un pezzo già

che i viaggiatori sono discesi
dai razzi del pianeta che è in me
parlano una lingua che ho udito in sogno
non ordini non vanterie non preghiere …
in me c’è una strada bianca
le formiche passano coi semi di grano
i camion passano col chiasso delle feste

ma il carro funebre

- è proibito -

non può passare
in me il tempo rimane

come una rossa rosa odorosa
che oggi sia venerdì domani sabato
che il più di me sia passato

che resti il meglio
me ne infischio

per vera 

Nasceranno da noi
uomini migliori.
La generazione
che dovrà venire
sarà migliore
di chi è nato
dalla terra
dal ferro e dal fuoco.
Senza paura
e senza troppo riflettere
i nostri nipoti
si daranno la mano
e rimirando
le stelle del cielo
diranno :
- Com’è bella la vita  ! -
Intoneranno
una canzone nuovissima
profonda come gli occhi dell’uomo
fresca come un grappolo d’uva
una canzone libera e gioiosa.
Nessun albero
ha mai dato
frutti più belli.
E nemmeno
la più bella
delle notti di primavera
ha mai conosciuto
questi suoni
questi colori.
Nasceranno da noi
uomini migliori.
La generazione
che dovrà venire
sarà migliore
di chi è nato
dalla terra
dal ferro e dal fuoco.

 

 

 

Ho sognato della mia bella
m’è apparsa sopra i rami
passava sopra la luna
tra una nuvola e l’altra
andava e io la seguivi
mi fermavo e lei si fermava
la guardavo e lei mi guardava
e tutto è finito qui.

 

 

 

Al sole brillano

coi loro lustrini coi fili d'argento
Le piogge

son biondi capelli di sposa fanciulla
La tranquillità delle tegole molli
Mi penetra a poco a poco.

le piogge - mosca 1958

 

 

 

Pioggia d'estate

cade dentro di me
acini d'uva si schiacciano contro i miei vetri
gli occhi delle mie foglie sono abbagliati
pioggia d'estate cade dentro di me
piccioni d'argento voltano dai miei tetti
la mia terra corre coi piedi nudi
pioggia d'estate cade dentro di me
una donna è scesa dal tram
i polpacci bianchi bagnati
pioggia d'estate cade dentro di me
senza rinfrescare la mia tristezza
pioggia d'estate cade dentro di me
all'improvviso e all'improvviso s'arresta
il peso dell'afa è rimasto dov'era
al termine delle grosse rotaie
arrugginite  .

 

 

 

Sono contento

d'esser venuto al mondo
d'esser nato sul nostro pianeta.
Amo la Terra
la messe, la battaglia
e ne afferro il linguaggio .
E' vero
accanto al Sole è un balocco
questo nostro mondo
ma è grande
sterminato .
Voglio andarmene in giro
a vedere
e pesci e frutti e stelle
che non conosco
a sentire la risacca dei mari remoti .

 

 

 

Nel cortile

c'è neve fino al ginocchio
cade a fiocchi
cade da stamattina senza riuscire a frenarsi
siamo in cucina
sulla tela cerata del tavolo è la primavera
sulla tela cerata c'è un cetriolino fresco
ha il fiore al naso
è tutto picchiettato
siamo seduti intorno a lui e lo guardiamo
il suo colore chiaro

si riflette dolcemente sul nostro viso
c'è odore di freschezza
siamo seduti tutti attorno a lui e lo guardiamo
siamo stupiti
pensosi
ottimisti
sentiamo qualche cosa come se fossimo in sogno
sulla tela cerata c'è la speranza
sulla tela cerata c'è la bella giornata
un cielo carico di sole verde
una folla di smeraldi impaziente e agitata
gli amori che debbono esplodere
sulla tela cerata c'è un cetriolino fresco
ha il fiore al naso
è tutto picchiettato
nel cortile c'è neve fino al ginocchio
cade a fiocchi
cade da stamattina senza riuscire a frenarsi .

mosca 1960

.




Le sedie dormono in piedi
anche il tavolo
il tappeto sdraiato sul dorso
ha chiuso gli arabeschi
lo specchio dorme
gli occhi delle finestre sono chiusi
il balcone dorme
con le gambe penzolanti nel vuoto
i camini sul tetto dirimpetto dormono
sui marciapiedi dormono le acacie
la nuvola dorme
stringendosi al petto una stella
in casa fuori di casa dorme la luce
ma tu ti sei svegliata
mia rosa
le sedie si sono svegliate
si precipitano da un angolo all’altro

anche il tavolo
il tappeto si è messo a sedere
gli arabeschi hanno aperto i petali
lo specchio si è risvegliato

come un lago all’aurora
le finestre hanno spalancato
immensi occhi azzurri
il balcone si è risvegliato
ha tirato su dal vuoto le gambe
i camini dirimpetto si sono messi a fumare
le acacie han cominciato a chiacchierare
sui marciapiedi
la nuvola si è svegliata
ha lanciato la sua stella nella nostra stanza
in casa fuori di casa la luce si è risvegliata
si è versata sui tuoi capelli
è colata tra le tue palme
ha cinto la tua vita nuda

i tuoi piedi bianchi.
mosca 1961 - poesie d'amore 1963

 

 

 

 
L'addio
L'uomo dice alla donna
t'amo
e come
come se stringessi tra le palme
il mio cuore, simile a scheggia di vetro
che m'insanguina  le dita
quando lo spezzo
follemente.
L'uomo dice alla donna
t'amo
e come
con la profondità dei chilometri
con l'immensità dei chilometri
cento per cento
mille per cento
cento volte l'infinitamente cento .
La donna dice all'uomo
ho guardato
con le mie labbra
con la mia testa col mio cuore
con amore con terrore, curvandomi
sulle tue labbra
sul tuo cuore
sulla tua testa .
E quello che dico adesso
l'ho imparato da te
come un mormorio nelle tenebre
e oggi so
che la terra
come una madre
dal viso di sole
allatta la sua creatura più bella .
Ma che fare ?
I miei capelli sono impigliati

alle dita di ciò che muore
non posso strapparne la testa
devi partire
guardando gli occhi del nuovo nato
devi abbandonarmi.
La donna ha taciuto
si sono baciati
un libro è caduto sul pavimento
una finestra si è chiusa .
È così che si sono lasciati .

fuori del carcere - Istanbul 1951
poesie d’amore - 1963

.

.

Concerto in re minore nr 1 di Bach
Mattino d'autunno nella vigna
fila per fila ceppo per ceppo i ceppi si ripetono
e i grappoli sui ceppi
e gli acini sui grappoli
e la luce sugli acini .
La notte nella casa grandissima e bianca
una luce dentro ciascuna
le finestre si ripetono
tutte le piogge che cadono si ripetono
sul suolo sull'albero sul mare
sulla mia mano il mio viso i miei occhi
e le gocce si schiacciano sul vetro
rinnovamento dei miei giorni
simili gli uni agli altri
differenti gli uni dagli altri
ripetersi dei punti a maglia
ripetersi nel cielo stellato
in tutte le lingue ripetizioni dei  ' t'amo '
e nelle foglie il rinnovamento dell'albero
e in ogni letto di morte il dolore
per la vita troppo breve
ripetersi della neve
che cade
della neve che cade leggera
della neve che cade a fiocchi
della neve che fuma come la nebbia
disperdendosi nella tempesta
che imperversa
ripetersi della neve che mi sbarra il cammino
i bambini giuocano nel cortile
nel cortile giuocano i bambini
una vecchia passa nella strada
nella strada una vecchia passa
passa una vecchia nella strada .
La notte nella casa grandissima e bianca
una luce dentro ciascuna
le finestre si ripetono
sui grappoli, rinnovamento di acini
sugli acini, la luce
camminare verso il giusto e il vero
combattere per il vero, il giusto
conquistare il giusto, il vero
le tue lacrime mute e il tuo sorriso, mio amore
i tuoi singhiozzi i tuoi scoppi di risa, mio amore
il ripetersi del tuo riso
dai denti bianchi
brillanti
il mattino d'autunno nella vigna
fila per fila nodo per nodo i ceppi si ripetono
sui ceppi,  i grappoli
sui grappoli,  gli acini
sugli acini,  la luce
nella luce .   il mio amore .
Il miracolo del rinnovamento, mio cuore
è il non ripetersi del ripetersi .
sofia 1959 - poesie d'amore

.

 

 

Vorrei leggerti un po’  E tenere il segno con le dita

 



Le mie poesie sono pubblicate in trenta o quaranta lingue
ma nella mia Turchia nella mia lingua turca sono proibite

 

 

 

 

 

nâzım hikmet ran

NAzim Hikmet - NAzim Hikmet Ran - nAzim´ hEkmet´ rAn

salonicco grecia 15 gennaio 1902 – mosca 3 giugno 1963 / via pesciànaya 6

nazim pascià suo nonno era poeta poliedrico, autore di teatro, romanziere, saggista e giornalista. padrone sempre di se stesso e della sua condizione consapevolmente affrontata subì il primo infarto in carcere ...  '... che sia morto non ha grande importanza. il suo modo di essere si è realizzato ed espresso nella sua poesia ...' fino all'ultimo giorno nâzım hikmet ran ha vissuto pienamente, scrivendo viaggiando discutendo amando il mondo e la gente pieno di speranza e fiducia nell'avvenire dell'umanità.   è morto il 3 giugno 1963 a Mosca.   usciva dal suo appartamento  come tutte le mattine per ritirare la posta e comperare il giornale.   un infarto l'ha folgorato sulla soglia e lì per lì non se ne accorse nessuno ... erano circa le nove del mattino.

 

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