welcome laborit

HANOI 21 NOVEMBRE 1914  -  PARIS 18 MAGGIO 1995

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Le cerveau humain ne sert pas à penser, mais à agir

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de la biologie à la société de l'information

domination et hiérarchie  ou écologie et autonomie de la société fermée à une société ouverte et planétaire
l'homme entretient de lui une fausse idée qui sous la pelure avantageuse de beaux sentiments et de grandes idées, maintient férocement les dominances.

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L'individu entre biologie et société
S'il est absolument nécessaire d'insister sur la dimension sociale de l'individu, sur le fait que société et langage lui préexistent et que la politique (notamment démocratique) ou les rapports marchands lui donnent forme, nous ne suivrons pas ceux qui dénient à l'individu toute réalité objective ou prétendent en dater l'apparition plus ou moins récente alors qu'on est plutôt dans un processus d'individualisation qui se poursuit par étapes depuis les premières tombes au moins : un individu, c'est d'abord un nom et un corps. Il se distingue depuis toujours par une place particulière dans le groupe (ses dettes, ses fautes, ses rôles, ses compétences, son histoire)  même si, plus on remonte en arrière et plus l'unité du groupe prime sur les différenciations.
http://perso.wanadoo.fr

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laborit

lancelot.univ-paris12.fr   -   sdm.qc.ca

conversando con laborit
di valentina sereni
Queste conversazioni con Henri Laborit si svolgono a La Ronde, in Vandea. A porre le domande è Claude Grenié, suo convinto estimatore. Lo scienziato francese racconta la storia della sua vita e delle sue prestigiose ricerche. Allo stesso tempo, si delinea nel dialogo l'evoluzione dei suoi interessi: chirurgo, biologo e studioso del comportamento; e la sua figura di scienziato: anarchico, intelligente, e non poco narcisista.
Dopo i lunghi anni passati come medico militare nelle colonie francesi in Africa e in Indocina, Laborit riesce finalmente ad avere un laboratorio di ricerche tutto suo. Affascinato dalle concezioni sistemiche di Korzybski (i cui libri - dichiara - erano troppo ostici, troppo matematici per lui), scopre nella semantica generale i principi essenziali della sua ricerca. Si occupa quindi, da medico, dei sistemi di regolazione del vivente, modellizzandolo come un sistema gerarchico capace di funzionare attraverso la cooperazione di più livelli strutturali interconnessi. Queste idee globalistiche si oppongono radicalmente alla abituale pratica chirurgica dell'epoca, fondata sull'analisi parcellizzata del malato e su interventi mirati a eliminare le cause dei suoi disturbi. I tentativi di prevenire o attenuare gli stress post-operatori portano Laborit ad occuparsi dei farmaci usati nelle anestesie, avviando ricerche che portarono alla scoperta del Largactil.
La proprietà di questo farmaco gli venne contestata perché non disponeva dei brevetti legali: di conseguenza - racconta - cominciò a brevettare a suo nome una varietà di molecole tuttora non sfruttate economicamente. Dallo stress all'introduzione dei tranquillanti in psichiatria, dopo aver scoperto e praticato l'ibernazione artificiale per rendere possibile inteventi chirurgici più lunghi, Laborit inizia a sviluppare studi sul comportamento animale e umano (il film di Resnais, "Mon oncle d'Amerique" si ispira proprio alle sue teorie sociobiologiche). Teorizza "l'inibizione dell'azione" come causa dominante di vari disturbi, da quelli immunologici a quelli psichiatrici fino all'invecchiamento (le prime ricerche sugli effetti dannosi dei cosiddetti radicali liberi sono le sue).
Biologia e sociologia sono strettamente intrecciate e Laborit riconosce in molte patologie del funzionamento dell'organismo la "inibizione dell'azione" che consegue a una vita sociale frustrante. Sviluppando questi argomenti Laborit si dichiara guidato dall'esigenza di svincolare il pensiero medico da rigidi vincoli di casualità lineare e di aprirlo invece a concezioni di tipo sistemico. Uno degli slogan di Laborit sostiene che "un elevato piacere può derivare dal funzionamento di cervello capace di immaginare" e certo la sua vita e la sua ricerca testimoniano sia il suo piacere sia la sua capacità di immaginare. Ci si domanda, tuttavia, se oggi sarebbe ancora possibile sviluppare in maniera così creativamente anarchica delle ricerche in medicina o in biologia e se i vincoli legislativi, economici e burocratici a cui oggi sono sottoposte sono da considerarsi soltanto un limite oppure una necessaria garanzia.  

galileonet.it
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Le message principal de Laborit en intro à La légende des comportements

«Notre système nerveux nous permet de communiquer avec les autres hommes. Or, jusqu'à une époque très récente, les connaissances concernant le système nerveux sont restées rudimentaires. Ce qu'on appelle la conscience réfléchie a fait croire aux hommes qu'ils étaient d'une essence différente de celle des choses inanimées et des autres espèces animales. Le symbolisme découlant du langage a eu pour conséquence l'interprétation langagière de tous les problèmes soulevés par le fonctionnement du cerveau humain en situation sociale. Un discours logique a toujours permis d'expliquer et de défendre tous les comportements, alors que la logique du discours n'est pas celle de la biochimie et de la neurophysiologie qui sous-tendent ces comportements et ce discours lui-même ...
Il faudra pénétrer et faire comprendre les mécanismes qui commandent aux principales fonctions du cerveau, connues sous les noms de pulsions, affectivité, amour, haine, mémoire, imagination, désir, envie, altruisme, convivialité, compétitivité, etc., avec lesquels on a bâti l'édifice des sciences humaines : psychologie, sociologie, économie et politique. pour ne citer qu'elles. Ces noms ne sont plus simplement des noms, mais l'expression de mécanismes de mieux en mieux interprétés et sur lesquels la pharmacologie [...] est en mesure d'agir. L'intérêt que présente la pharmacologie pour la connaissance est sans doute plus important sur le plan de la confirmation de la réalité des mécanismes découverts que sur le plan strictement thérapeutique. Il faut cependant bien comprendre que c'est l'ignorance de ces mécanismes qui a longtemps permis de couvrir d'un discours logique l'ensemble de ce que l'on peut appeler l'inconscient, lequel ne peut plus être considéré comme ce qui est refoulé parce que les règlements de la socioculture n'en permettraient pas l'expression motrice. L'inconscient renferme tous les automatismes qui ont formé, pendant la période dite de l'empreinte, la structure relationnelle des neurones ou de certains neurones entre eux; c'est le résultat de tous les apprentissages moteurs, conceptuels et langagiers, qu'une culture d'un certain lieu et d'une certaine époque, après avoir assimilé toute l'histoire des générations précédentes, a introduits dans le cerveau d'un enfant. On en arrive alors à la conclusion suivante : lorsque deux hommes communiquent, ce sont leurs apprentissages inconscients, leurs automatismes culturels qu'ils expriment.»

Extrait de L'inhibition de l'action

jbphi.com/ref_auteurs

Conscience, connaissance, imagination - 1989

https://youtu.be/lRKsdXeHPbM

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La ragione d'essere di un essere é essere.

Se é impossibilitato ad agire entra in uno stato

di inibizione dell'azione.

Ciò é causa di angoscia e di ogni genere di squilibri

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Henri Laborit 1914-1995                

En tiempos como estos, la fuga es el único medio para mantenerse vivo y continuar soñando.

rpinternet.com.ar 

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éloge de la fuite
Nous devons beaucoup à Henri Laborit. Pas seulement à Transversales. Si son apport a été trop sous-estimé  par la science officielle, son oeuvre continue une discrète mais tenace postérité au-delà des cercles de  spécialistes. En effet ce "penseur privé" a su s'adresser au grand public et s'ouvrir à d'autres disciplines  pour aborder les problèmes politiques posées par ses théories. Un ouvrage comme "L'éloge de la fuite"  ou bien le film "Mon oncle d'Amérique" ont marqué les esprits comme beaucoup en témoignent, dans  toutes les couches de la société, mieux ils aident à vivre les périodes difficiles. Ce n'est pourtant qu'un aspect de son oeuvre ...

elogio della fuga
quando non può lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l'andatura di cappa che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all'orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l'illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si chiama desiderio.
...
Per noi, la causa prima dell'angoscia è l'impossibilità di realizzare l'azione gratificante, e sottrarsi a una sofferenza con la fuga o la lotta è anch'esso un modo di gratificarsi, quindi di sfuggire all'angoscia.
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L'uomo è un' essere di desiderio. Il lavoro può solo soddisfare i suoi bisogni. Sono rari i privilegiati che riescono a soddisfare i bisogni dando retta al desiderio.   Costoro non lavorano mai.
1982

https://youtu.be/4hho57NP6RQ  -  mabastainsoma.blogspot.com/elogio-della-fuga
Attraverso questa teoria della fuga, che in realtà è un ritorno alle proprie radici più originali e creative, Laborit ci espone il suo pensiero sui temi di più ampio interesse, quali l'amore, la libertà, la morte, il piacere, la felicità, la vita quotidiana, la politica.
thanatos.it - berkana12.it  - fuggire.it - reset-italia.net

Non tutte le prigioni hanno le sbarre: ve ne sono molte altre meno evidenti da cui è difficile evadere, perché non sappiamo di esserne prigionieri. Sono le prigioni dei nostri automatismi culturali che castrano l’immaginazione, fonte di creatività.

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Il solo amore davvero umano è un amore immaginario, che si insegue per tutta la vita, che generalmente trova origine nell'essere amato, ma che presto non ne avrà più né le proporzioni, né la forma palpabile, né la voce, per diventare una vera creazione, un'immagine senza realtà.
Allora non bisogna assolutamente cercare di far coincidere questa immagine con l'essere che l'ha suscitata e che è solo un pover'uomo, o una povera donna, molto in difficoltà col suo inconscio. Dobbiamo gratificarci con quell'amore, con ciò che crediamo sia e non è, con il desiderio e non con la conoscenza. Dobbiamo chiudere gli occhi e fuggire la realtà.
Ricreare il mondo degli dèi, della poesia e dell'arte ...
corsadellanima.blogspot.it

https://youtu.be/c-zNelX7roI   -  l'amour - èloge de la fuite

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Perseguire un obiettivo che cambia continuamente

e che non è mai raggiunto è forse l'unico rimedio all'abitudine

all'indifferenza, alla sazietà.

È tipico della condizione umana ed è l'elogio della fuga

non per indietreggiare ma per avanzare.

È l'elogio dell'immaginazione

di un'immaginazione mai attuata e mai soddisfacente.

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Pendant que l'on cherche à comprendre, le temps passe et la vie avec lui
mentre cerchiamo di capire, il tempo passa e la vita con lui

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Un dossier consacré à Laborit dans la revue Prospectives de décembre 1987
-  Une idée a guidé toute ma recherche depuis trente ans, celle des niveaux d’organisation. Si on aborde un problème ou un événement, quel qu’il soit, à un seul niveau d’organisation, celui du langage en général pour les sciences humaines, c’est bla, bla, bla. Tandis que si l’on a une grille *, qui envisage ces sciences humaines avec la grille des niveaux d’organisation, on a moins de chances de se tromper.
C’est la méthode qui est importante. On m’a accusé de réductionnisme en disant « Il réduit tout à la biologie ». Ce n’est pas du tout cela; les réductionnistes sont ceux qui réduisent la psychologie au langage, ou la pensée au langage, ou la sociologie à un langage qui décrit les rapports sociaux.
Je suis l’inverse d’un réductionniste: je prends chaque niveau d’organisation et je tente de voir comment il s’emboîte dans celui qui l’englobe et comment les rapports se font entre eux, les structures étant variées et différentes à chaque niveau d’organisation, et comment, de l’atome aux sociétés humaines, il n’y a pas de trou, tout se tient. La sectorisation des disciplines, c’est du réductionnisme.   -hl
runo dubuc - elogedelasuite.net - fb/hl - 2017
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Dio non gioca a dadi    1995
Molti fisici ritengono che, almeno su una questione, Einstein ebbe torto. Si tratta della meccanica quantistica, la teoria, nata nella prima metà del 1900, che spiega il mondo microscopico. Le sue implicazioni sconvolgono il senso comune: una particella, quando non viene osservata, è in potenza ovunque, e si materializza in una certa posizione nel momento in cui viene misurata. È come se la meccanica quantistica sostenesse che un pesce, prima di essere pescato in uno stagno, si trovi ovunque perché liquefatto e si ricomponga solo quando abbocca all'amo.      Einstein si oppose a questo modo di vedere poco intuitivo, affermando che "Dio non gioca a dadi con il mondo": se una particella viene rivelata proprio in un certo punto, deve esserci una causa, per esempio la sua stessa presenza lì in quell'istante.      Per lui la meccanica quantistica era una teoria incompleta: aggiungendo ulteriori variabili, pensava, sarebbe stata possibile una descrizione più vicina al senso comune. Finora questi tentativi sono falliti. Così la meccanica quantistica, grazie anche ai suoi successi, si è affermata e i fisici hanno dato torto a Einstein.    In questo libro, Laborit tenta un'impresa straordinaria: riunire le fila apparentemente separate delle tre grandi scienze della fine del ventesimo secolo, l'astrofisica, la fisica delle particelle e la biologia. E ci invita a un viaggio affascinante che porta il lettore dalla nascita dell'universo alla reazione aggressiva di un topo in gabbia. Muovendosi tra la necessità e il caso, tra il determinato e l'indeterminato, lungo i diversi "livelli di organizzazione" dell'esistente, Laborit ci conduce infine al riconoscimento dell'inutilità, anzi della pericolosità della gerarchia e del dominio in ambito umano.

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EINSTEIN
"Dio non gioca a dadi" era solito dire Einstein per controbattere gli sviluppi della fisica quantistica che portano ad una visione meramente probabilistica dell'universo.
Einstein aveva ragione, infatti Dio non gioca più a dadi da quando perse una storica partita.
La storia è stata a lungo tenuta nascosta ma sembra proprio che Dio abbia perso il mondo a dadi, i soliti bene informati narrano che i fatti siano andati più o meno così. E Dio il settimo giorno si riposò con la soddisfazione di chi sa di aver fatto bene il suo lavoro, aveva creato l'universo e gli era venuto così bene che non riusciva a non restare li, seduto su di un pacco di energia che gli era avanzato, ad ammirare e compiacersi della sua creatura. L'universo era perfetto, matematico, meccanismi infallibili ne regolavano la complessa ma perfettamente determinabile struttura. Armonie di forme ed equilibri di forze, tutto il sistema rifletteva la splendida perfezione del suo costruttore.
Dio disegnava il futuro in modo che ovunque nell'universo regnasse il bene, la pace e l'armonia e così il tempo passava felice anche se immutabile e leggermente monotono, d'altronde si sa che la fantasia non abbonda nelle menti rigorose.
Un giorno un individuo dall'aria trasandata bussò alla Casa di Dio, disse di chiamarsi Signor Caso e di essere anche lui un piccolo creatore. Dio gli mostrò orgoglioso la sua creatura ed il Caso si complimentò con profonda e sincera stima, poi, con modestia, gli chiese se desiderasse vedere la sua invenzione. Dio, con superiorità…, acconsentì. Allora il Signor Caso trasse di tasca due cubi di legno con sopra disegnati dei punti rossi. Dio gli disse di aver già creato Lui i cubi, il legno, i colori, i punti ecc. e cominciò a squadrare sospettoso l'ospite. Il Caso gli rispose che quelli non erano cubi ma dadi e gliene spiego l'uso, dopo di che propose una partita. La posta era altissima: se Dio avesse vinto il Caso sarebbe divenuto suo schiavo, in caso contrario Dio avrebbe ceduto al Signor Caso la sua creazione. Dio esitò, era furente contro questo indisponente individuo che si era permesso di sfidarlo, poi accettò già con l'idea di confinare il suo prossimo schiavo alle più inimmaginabili fatiche. Le regole del gioco prevedevano che Dio avrebbe scelto per primo, con ciò Egli era sicuro di aggiudicarsi la gara in quanto già a conoscenza di ogni evento passato e futuro. Dio scelse i pari, al Caso restarono i dispari. Lanciarono ognuno un dado che rotolò per secoli e migliaia di anni luce nello spazio. Quando i dadi si fermarono essi componevano il numero nove, un sorriso malizioso apparse sulla bocca del Signor Caso.
Qualcuno ora si chiederà come Dio possa aver perso la partita pur potendo conoscere in anticipo il risultato del lancio ? Semplicemente lasciando un dado al Caso. Un'ultima cosa, Dio, poco sportivamente, prima di cedere per sempre la sua creazione al rivale, creò la statistica.
fabrizio vagni -  Parafrasando Einstein -  bookcafe.net - panorama.it/scienze/ambiente

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Einstein : Der Herrgott würfelt nicht!  -  dio non gioca a dadi    

COM'E' DIFFICILE RIUSCIRE A  DARE UN'OCCHIATA ALLE CARTE DI DIO MA NON CREDO PER UN SOLO ISTANTE CHE LUI GIOCHI A DADI...  - lettera del 21.3.1942 a a cornelius lanczos il quale per confutare la teoria della relatività affermava che un osservatore puo' influenzare la realtà - come sostiene la teoria del quanti - pare che il fisico niels bohr abbia detto ad einstein 'lei la smetta di dettare a dio quello che deve fare!'  -

pensieri di un uomo curioso - pag 13

IMPORTANTE MANOSCRITTO DI EINSTEIN NEGLI ARCHIVI DELL'UNIVERSITA' DI LEYDE - OLANDA
un saggio di 16 pagine in tutto. risale al 1924 e descrive la trasformazione degli atomi di un gas a temperature molto basse. Tale processo è attualmente conosciuto come condensazione Bose-Einstein. Negli anni Venti Einstein giro' in lungo e in largo l'Europa per tenere conferenze e letture sulle sue teorie.  

adnkronos.com

WE CAN'T SOLVE PROBLEMS BY USING THE SAME KIND OF THINKING

WE USED WHEN WE CREATED THEM
albert einstein

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  BIBLIOGRAFIA 

L'Homme imaginant
L'agressivité détournée
La société informationelle
L'uomo e la città
La nouvelle grille
Elogio della fuga
Intervista sulle strutture della vita
La colomba assassinata
La vita anteriore
Conversando con Laborit
La libertà come fuga
Dio non gioca a dadi
Copernico non ha cambiato un gran che
Mon Oncle d'Amerique 1
Mon Oncle D'Amerique 2
La sindrome dell'inibizione dell'azione

amazon.fr

tecalibri.altervista.org

 
 Chez les animaux c’est généralement le plus fort qui gagne

Chez l’homme le plus con

 ecolesakura.com - voir.ca
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MON ONCLE D'AMERIQUE

Il professor Laborit continua il suo discorso

"Così ecco i nostri tre cervelli. I primi due funzionano in maniera inconscia e noi non sappiamo cosa ci guidano a fare. Impulsi, automatismi culturali. E il terzo ci fornisce un linguaggio esplicativo, che offre sempre una scusa, un alibi, al funzionamento inconscio dei primi due. Io credo che si debba rappresentarsi l'inconscio come un mare profondo e ciò che noi chiamiamo il "cosciente" come la schiuma che nasce, si frantuma, rinasce, sulla cresta delle onde. E' la parte più in superficie di questo oceano che viene frustata dal vento…Si possono dunque distinguere quattro tipi principali di comportamento. Il primo è il comportamento di ciascuno, che assolve ai bisogni fondamentali. Il secondo è un comportamento di gratificazione: quando si è sperimentata un'azione che genera un piacere si cerca di ripeterla. Il terzo è un comportamento che reagisce alla punizione. Sia con la fuga, che la evita; sia con la lotta, che annulla il soggetto dell'aggressione. L'ultimo è un comportamento di inibizione, non ci si muove più, si attende in tensione, e si arriva all'angoscia. L'angoscia è l'impossibilità di dominare una situazione."
Nel film s'intrecciano le vicende di tre protagonisti. Jean Le Gall (50 anni) proviene da una famiglia borghese, e' sposato, ha due figli, e' dirigente alla televisione francese di Stato, ha ambizioni saggistiche (una ricerca sul mito del sole), viene estromesso dall'ufficio, convive qualche tempo con Janine, e' afflitto da coliche renali. Janine Garnier (trentenne) viene da una famiglia operaia e comunista, fugge di casa per fare l'attrice, poi passa a fare la stilista in una fabbrica tessile, il che la mette in contatto con Rene', lotta per il lavoro e per salvare il proprio legame con Jean. Rene' Ragueneau (40 anni) cattolico praticante come la famiglia di contadini da cui proviene, sposato, due figli anche lui, lascia i campi e diviene dirigente in un'industria tessile. Tenace, metodico, conservatore, viene soppiantato da un giovane ambizioso e aperto alle nuove tecnologie. Irritato, deluso, scivolando sempre piu' in basso nella scala produttiva, afflitto da ulcera, Rene' tenta il suicidio. Per quanto si agitino e si sforzino di capire, i tre non riescono a darsi conto dei propri comportamenti: sono infatti dei personaggi-cavie. A spiegarcelo interviene frequentemente in voce fuori campo o in immagine lo stesso Henri Laborit, alle cui idee si e' rifatto Resnais per il suo film. Laborit, medico-chirurgo e poi ricercatore biologo con presunzioni di filosofo, spiega i comportamenti umani press'a poco cosi': non diversamente dagli animali, l'uomo e' determinato dalla struttura biologica e ambientale e dagli apprendimenti dei primi tre anni: o si domina o si e' dominati; uniche reazioni vitali la lotta o la fuga; nell'impossibilita' si ricorre all'inibizione, che crea il blocco-angoscia, da cui derivano ulcera, cancro, follia, morte. Tutto cio' e' reso filmicamente, oltre che dalle situazioni, dal continuo riferimento ai comportamenti dei topi e da frequenti inserti dei film piu' familiari ai protagonisti.   

cinematografo.glauco.it  -   activitaly.it   -  cineporto.com

- Henri Laborit, nato il 21 novembre 1914 ad Hanoi

padre medico dell’esercito coloniale francese, liceo Carnot a Parigi; scuola principale del Servizio si Sanità della Marina e facoltà di medicina di Bordeaux; interno e chirurgo ospedaliero, direttore dei laboratori di ricerca del Servizio di Sanità della Difesa; introduce in terapia la clorpromazina (il primo “tranquillante”), l’ibernazione artificiale ed altri farmaci ad azione psicotropa; ricerche sulla reazione dell’organismo alle aggressioni che hanno aperto nuove possibilità per l’anestesia e la rianimazione; sposato, cinque figli, premio Albert Lasker dell’American Health Association; sport equitazione, vela; legione d’onore, croce di guerra 1939-1945; riconoscimenti accademici. Originario della Vandea, la regione cui sono state inflitte Libertà, Uguaglianza e Fraternità facendo cinquecentomila morti! Sono anche abbonato al gas ed all’elettricità di Francia e perfettamente adattato a questa socio cultura di cui godo i vantaggi. -

lo scienziato si auto presenta, ironicamente, nel prologo del film Mon Oncle d’Amerique; il film, realizzato da Alain Resnais su idea e sceneggiatura dello stesso Laborit, fu vincitore della palma d’oro al festival di Cannes del 1980.

berkana12.it - antonio del lungo -  reset-italia.net - 2014

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Attraverso i suoi esperimenti Laborit riuscì a dimostrare un snodo importante  :

la correlazione tra malattia e stress mentale .    Se possiamo fuggire non ci ammaliamo, se possiamo combattere non ci ammaliamo .    È l’inibizione dell’azione che crea la malattia, scatenando nell’organismo risposte autodistruttive  .
https://youtu.be/iVcJY5PbCH4  - alice figini - salutarmente.it/chi-era-henri-laborit - 2022

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https://youtu.be/8lo0FPWOJ28  -  salute mentale 19.9.1989
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LABORIT  1914 - 1995

chirurgien philosophe chercheur optimiste et visionnaire

Henri Laborit est né à Hanoi en 1914.

Suivant les traces d'un père trop rapidement disparu, il s'oriente vers la médecine et devient chirurgien de la Marine. Confronté au problème du choc opératoire et de l'absence de moyens thérapeutiques suffisants durant la guerre de 39-45, il développe ses propres méthodes et se met bientôt a dos sa hiérarchie, tant militaire que professionnelle. Son audace lui fermera la porte d'une brillante carrière au service de l'Etat, mais lui permettra de s'engager à fond dans la recherche.

En 1950, il s'intéresse à la Chlorpromazine, que l'on peut définir comme étant le premier tranquilisant au monde. Presque simultanément, il met au point l'hibernation artificielle, qui allait révolutionner la chirurgie. Jusqu'à sa mort en 1995, Laborit travaillera inlassablement dans le domaine de la recherche en micro-biologie, biochimie, parsemant sa route de découvertes fondamentales qui permettront l'évolution de la médecine dans des domaines aussi divers que l'anesthésie, la cardiologie ou encore la psychiatrie.

Ces observations l'amèneront à développeer des théories extrêmement importantes relativement au comportement humain. Refusant d'entrer dans le jeu protocolaire de ses confrères français, il sera tenu à l'écart du monde scientifique hexagonal, tandis que les Américains lui décerneront leur plus haute distinction scientifique, le prix Albert LASKER.

Fuyant diktat et "tradition" de la France scientifique "officielle" engoncée dans ses certitudes, il monte, en 1958, son propre la laboratoire de recherche et parvient à le financer qu'à travers la vente de brevets à l'industrie pharmaceutique, brevets relatifs aux travaux qu'il mène avec son équipe. C'est le laboratoire d'Eutonologie à l'hôpital Boussicaut. On ne lui pardonnera jamais cette indépendance d'esprit et son décès, le 18 mai 1995, n'a suscité quasi aucun commentaire du monde scientifique et de l'Etat français.

Le grand public ne le découvre réellement qu'en 1980, lors de sa prestation dans le film d'Alain Resnais, film dont il est par ailleurs l'instigateur involontaire. Tout au long de ce film, il donne des "clés" biologiques expliquant le pourquoi du comportement des protagonistes. Depuis les années '60, son soucis de s'adresser au plus grand nombre, le pousse à publier de nombreux ouvrages de vulgarisation scientifique, relatifs aux comportements humains, expliquant inlassablement les mécanismes de fonctionnement de l 'individu, mis en situation sociale.

Bien qu'assez difficiles d'accès, ses livres sont autant de révolutions et de mises en pièces de l'argutie traditionnelle relative à la "nature humaine" et ses déviances. Au fond, le message est simple :

Avant de juger ou d'expliquer ou d'excuser, il faut d'abord tenter de comprendre comment l'Homme fonctionne. Avant d'assommer l'enfant avec des lois, des réglements, des contraintes hiérarchiques, il faut lui donner les "clés" de sa propre conscience.

Bref, de nos jours, on dirait qu'il faut responsabiliser l'individu. Ce qui selon Laborit signifie lui expliquer ce qu'il est AVANT TOUTE CHOSE : Un être vivant ayant pour unique but la sauvegarde de sa structure biologique dans son environnement.

Henri Laborit fut notamment l'auteur, dans les années '70, d'une série de conférences très suivies par certains urbanistes et architectes, concernant les rapports de l'Homme face à la ville. Il a d'ailleurs exprimé la synthèse de ces observations dans un ouvrage intitulé "L'Homme et la Ville".

Toutefois, ses écrits les plus populaires restent "La Nouvelle grille", "Eloge de la fuite" et "Dieu ne joue pas aux dés", ouvrages qui parcourent le vaste monde du comportement humain et des origines de l'espèce. Dans les dernières années, Laborit a publié quelques ouvrages au ton plus personnel, dans lesquels il parle de son extraordinaire carrière professionnelle et humaine avec un humour et une humilité qu'on aimerait retrouver plus souvant dans monde scientifique. Ce sont notamment "La Vie antérieure" et "Une vie", dernier livre d'entretiens, sorte de synthèse de ce parcours exceptionnel.

Loin des honneurs, loin du pouvoir et des feux de la rampe, il a avancé, inexorablement le long du chemin qu'il s'était fixé, jusqu'à son dernier souffle. Une vie vouée à la compréhension de lui-même et de ses semblables. Un bel exemple de dévouement et de désintéressement. Combien de fois a-t-il refusé des ponts d'or qu'on lui proposait (surtout aux USA), préférant l'indépendance de pensée et de travail, au mirage de la fortune.

J'ai la chance d'avoir assisté à l'une de ses conférences (l'une des dernières sans doute) en 1994, et je garde un souvenir aussi ébloui qu'ému de cet homme qui, à l'âge où l'on se fait cajoler par ses petits-enfants au coin du feu et d'une retraite bien méritée, continuait inlassablement à faire profiter les profanes, dont je suis, de son immense expérience.

Merci Monsieur le Professeur, de m'avoir offert ce moment de bonheur et de m'avoir aidé à retrouver la foi en une Humanité toujours perfectible, malgré les atrocités et la démesure de son règne.

Ce modeste espace, très incomplet, vous est dédié ainsi qu'à votre équipe qui perpétue et continue votre travail, que dis-je, votre vie.   

Olivier Viret

azymuthe.ch

    CANCER   les pionniers

Les recherches présentées ici démontrent l'importance de l'inhibition de l'action et ses relations avec le cerveau et les systèmes neuro-endocrinien et immunitaire.
Henri Laborit
Il est révolté de constater que, lorsque l'action opératoire et l'homéostase rigoureuse, combinées à la transfusion, a réparé les lésions du patient, dans certains cas la mort survient néanmoins inexorablement.  Il développe, grâce à ses recherches, l'anesthésie par les synergies  médicamenteuses pour réduire le choc opératoire.
Il passe ensuite progressivement de la thérapeutique des états de choc opératoire à la clinique psychiatrique  et découvre les neuroleptiques et de nombreuses autres molécules utilisées  aujourd'hui en pharmacologie.
Au début de la décennie 1970, il découvre que les désordres somatiques liés à l'agression  psycho-sociale sont provoqués par un état d'inhibition de l'action. Il découvre ensuite que c'est l'inhibition d'action persistante qui provoque les désordres en relation avec la mémoire. Il effectue plusieurs expériences pour démontrer ses recherches.

alasanteglobale.com/laborit

Henri Laborit a démontré, à la fois sur l'homme et sur l'animal, que la somatisation en maladie est le produit d'un conflit psychologique, comme l'avait déjà fait le Dr W-G Groddeck dès 1917.
biogassendi.ifrance.com

film itineraires
Le doute c’est pas la négation, c’est l’attente de quelque chose d’autre. C’est lié au fait qu’il y a de nombreux niveaux d’organisation … Il s’agit de ne jamais croire qu’on a réussi à appréhender l’ensemble.
fb/hl - 2015
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un dipinto di laborit   -  fb/hl - elogedelasuite.net

https://youtu.be/KcptPhZgl0M - Itinéraires - film su HL

links

www.elogedelasuite.net  - pour moi, la finalité d’un individu est celle de l’espèce

http://wij.free.fr/laborit.htm

http://users.libero.it/dan.cordioli/henri.htm

www.facebook.com/elogedelasuite

www.elogedelasuite.net - sept ans d’éloge de la suite