vanita delle vanità tutto e vanità - havel
havalim
fumo di fumi tutto non è che
fumo
ed ecco fumo ... tutto è vento che ha fame
ed ecco tutto è vanità e un correr dietro
al vento
SPRECO DEGLI SPRECHI
vanitas vanitatum et omnia vanitas
che
resta all’uomo di tutto il suo affanno in cui si affanna sotto il sole
?
generazione che va, generazione che viene e la terra nel suo ciclo rimane. e
sorge il sole ed il sole tramonta anelando al suo luogo dov’egli risorge. soffia
a mezzogiorno, poi gira a tramontana e volgendo, volgendo il vento se ne va e
sopra le sue spire ritorna il vento.
ecclesiaste I:2-14
pianodidio.com/files/la_colonna_sonora.htm
- hèvel = Abele - in ebraico antico la pronuncia è uguale
- latino
vanitas
- sacchi
vanita immensa
- Ravasi
fame di vento
- Ceronetti INFINITO vuoto
- De Luca spreco
degli sprechi - del SACRIFICIO di abele
Qohelet - Ecclesiaste
-
Il testo presenta le
riflessioni di un Saggio, che potrebbero essere riassunte con due parole della
prima frase:
hevel havalim, vanità delle vanità.
L’autore, che secondo la tradizione viene identificato nella persona di Shlomò,
fa un bilancio della vita umana. Accanto a un apparente pessimismo profondo,
viene riaffermata la fede in Dio come unica salvezza dell’uomo. Il libro è letto
durante la festa di Sukkot.
http://it.wikipedia.org
l'ecclesiaste
è senza dubbio
uno dei libri più affascinanti della Bibbia.
Negli ultimi tempi il mondo
dell'editoria sembra aver riscoperto
questo straordinario libro. Dopo la
traduzione di Ceronetti - 1927/2018 -
continua la ricerca per rendere nella traduzione la
forza del testo ebraico.
questi i testi per
capire qohélet, figlio di davìd, re di ierushalèm, l'autore dell'ecclesiaste
Libro di miseria, libro alla miseria di tutti sacro. Al vertice della sua musica, in figure incorruttibili, una Danza della Morte tra le piú esatte, forse la piú preziosa, un sortilegio religioso amorale, la mano della giovinezza agitata in un eccesso di piú, in modo splendido e sperperato . Non distingui in Qohélet l'oracolo dall'amico, l'aristocratico bru tale del pensiero dal rapsodo popolare di storie e di proverbi, il chiaritore appassionato d'uomini dal disertore iroso dei loro con tatti.
Dall'introduzione di Guido Ceronetti
- 1927/2018 -
La provvidenza ha voluto che questo libro rientrasse nel canone sacro.
Lo si legge per grazia di questa assunzione, ma sempre un lettore si chiede cosa ci stia a fare Kohèlet nell'Antico Testamento. E si risponde se crede: "amen", verità.
Erri De Luca
Kohèlet
L'ecclesiaste
I 222 versetti, suddivisi in 12 capitoli, del libro biblico di Qohelet - L'Ecclesiaste, il "Presidente d'Assemblea" - co stituiscono il testo più originale e "scandaloso" dell'Anti co Testamento. Fin dalla celebre espressione "Havel hanvalîm ...", "vanitas vanitatum", "un immenso vuoto, tutto è vuoto!"(1,2; 12,8), il respiro poetico e religioso del testo è troppo indipendente e provocatorio per essere ridotto a interpretazioni spiritualistiche o ascetiche, o a semplici ri flessioni sulla gioia e la fatica di vivere, alla filosofia dell"'aurea mediocritas". Questo originale commento, che contesta l'
esegesi
tradizionale del testo biblico, risco pre lo scandalo del libro sotto la sua distaccata apparen za. Dopo aver chiarito gli enigmi dell'opera, dell'autore, del testo, dell'interpretazione e del messaggio, si va infi ne, attraverso le terre del nostro pianeta e i millenni della nostra storia, alla ricerca dei "mille Qohelet", cioè di tutti coloro che si sono specchiati nel sapiente biblico del III secolo a.C. - egiziani e mesopotamici, greci e ROMANi, arabi, cristiani, russi come Tolstoj, francesi come Montai gne, o spagnoli, tedeschi, cechi o rumeni, tutti sempre conformi allo spirito del grande "figlio di Davide re di Gerusalemme".
Gianfranco Ravasi
Qohèlet
Libro tra i più controversi della Sacra Scrittura, Qohelet, che grecamente divenne Ecclesiaste, il "convocatore", è rimasto nel canone ebraico e in quello cristiano come una &laqno;pietra d'inciampo». Nel tempo si sono succedute interpretazioni molto discordanti, spesso con l'intento di smussarne le punte, di eliminare quanto sembrava in contraddizione con il disegno veritativo della Rivelazione. Norbert Lohfink affronta questa croce degli interpreti con straordinaria novità di visione, in cui si alleano sperimentata competenza esegetica e sagacia filosofico teologica. Quest'opera, forse nata dalla riflessione prolungata e tormentosa di un personaggio di elevata condizione sociale e culturale, pienamente immerso e interagente con il trapasso di pensiero e di vita prodotto dall'incontro tra ebraismo ed ellenismo, è la testimonianza di una fede fermissima, capace però di esporsi a tutte le sfide della filosofia. Il Dio che Qohelet adora - mentre il mondo pullula di enigmi, i buoni non ricevono ricompensa, trionfano sfruttatori e prevaricatori - è colui che tanto più si innalza nella sua trascendenza e nella bontà misteriosa dei suoi decreti, quanto meno l'uomo può pretendere di comprendere il senso ultimo d'essi: I'uomo che, chiuso nel tempo e nell'"eterno ritorno" dei suoi corsi, ha però in sé la fatale "nozione dell'eternità". Benaltro che un agnostico mediocre, preoccupato solo della moderazione mondana nel godere le quotidiane piccole gioie della vita, Qohelet - che tutto giudica, ma non disprezza, come "fumo", "tessere l'aria", vanità ... - è un anello insostituibile d'una tradizione che, pure con la "fatica del concetto", tenta il passo sulla soglia del "santo dei santi".
Norbert Lohfink
Qohelet
212.239.28.195/nonsololibri
Qohelet è brevissimo, composto da 2.987 parole
distribuite in 222 versetti e 12 capitoli.
gazzettadalba.it/lecclesiaste -
repubblica.it/tra_luce_e_buio_l_eterno_enigma_dell_ecclesiaste
-
ilsussidiario.net/news/ecclesiaste-il-libro-piu-umano-della-bibbia
ECCLESIASTE
"Per
tutto c'é un momento e un tempo per ogni
azione, sotto il sole. C'é un tempo per nascere e un tempo per
morire, un tempo per piantare e un tempo per sbarbare il
piantato. C'é un tempo per uccidere e un tempo per curare, un
tempo per demolire e un tempo per costruire. C'é un tempo per
piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo
per ballare..."
-- Il libro biblico attribuito a
Salomone, celebre lamento sulla vanità di tutte le cose materiali, presentato
nella personalissima prospettiva di una grande scrittrice: "Fin dai primi
versetti dell'Ecclesiaste si è trascinati da una corrente di suoni... le
orecchie sono incantate, ma nello stesso tempo si è estremamente vigili"
--
Doris Lessing
thanatos.it
«Nella nostra epoca agnostica e materialistica, questo può essere il miglior
modo per convincere la gente a leggere la Bibbia: come letteratura», ha scritto
David Grossman, e nessuno scrittore potrebbe dimostrare meglio di
Doris Lessing come i testi sacri costituiscano un
grande romanzo. L'Ecclesiaste, o Qohelet, che in ebraico significa "arringatore
popolare": in questo caso, l'arringatore è il re d'Israele. In un racconto
circolare, egli descrive le asperità del suo percorso spirituale: la decisione
di perseguire la saggezza, la percezione che la saggezza sia soprattutto dolore
e la decisione di appropriarsi del mondo e della felicità attraverso i beni e i
sentimenti terreni, la comprensione della vanità di tutto, il ritorno alla
ricerca della saggezza. Doris Lessing si lascia
catturare da questo racconto circolare e tenta di ricostruirne l'origine: il
testo non fu scritto da Qohelet, ma dai suoi allievi, dalla collazione dei loro
appunti sparsi. Il messaggio, dunque, giunge a noi filtrato due volte:
dall'interpretazione e dall'intelligenza di coloro che lo trascrissero e dalla
traduzione. Ciò nonostante, l'Ecclesiaste continua a esercitare un enorme
fascino su ogni lettore, ateo o credente che sia: per quale motivo? Secondo
Lessing, per il linguaggio, che rimane ancor oggi la più bella prosa mai
scritta, la stessa che avrebbe ispirato il più grande scrittore di tutti i
tempi, William Shakespeare. E in questa prospettiva, qualsiasi lettore potrà
trovare in questo testo sacro non solo una tensione morale, ma uno stile e delle
sonorità fortemente suggestive.
einaudi.it
L'Autore
Prologo
Vita di Salomone
La Morte La
società
Il denaro
La sanzione
La sorte Saggezza e follia
Epilogo
www.edscuola.it/archivio/antologia/millelibri/Bibbia/R000250.html
ECCLESIASTE
CAP DA 1 A 12
www.laparola.net/bibbia/libro.php?n=25
DISEGNI DI LUCREZI
uno dei testi più discussi all'interno della Bibbia.
Il libro che definisce filosoficamente il significato della vita
umana tra bene e il male, il primo a parlare del concetto del "vanitas vanitatum"
vanità delle cose vane.
Il "Qohelet" o "Ecclesiaste"
redatto tra III e II secolo avanti Cristo da un misterioso
"ascoltatore di Re Salomone" è l'argomento di studio del volume di
Francesco Lucrezi docente di
Storia del Diritto romano.
Alle pagine del testo integrale si accompagna una serie di tavole interpretative
dello stesso Lucrezi tra il 2009 e 2013.
Rappresentano il quarto ciclo della serie di disegni intitolata "Immagini di
Scritture" .
paolo de luca . larepubblica.it - 2013
Nell'Ecclesiaste la
donna viene relegata entro compiti modesti
Si legge: «Si procura lana e
lino e li lavora volentieri con le mani … stende le sue mani alla canocchia e fa
andare il fuso con le dita … non teme la neve per la sua famiglia, perché tutti i
suoi di casa hanno doppia veste … si alza quando è ancora notte e prepara il cibo
alla sua famiglia … neppure di notte si spegne la sua lucerna». In questo libro,
attribuito a Salomone, si legge ancora: «…amara più della morte è la donna la
quale è un laccio, una rete il suo cuor, catene le sue braccia. Chi è grato a
Dio ne può scampare, ma il peccatore ci resta preso… Un uomo solo tra mille ho
trovato, ma una donna fra tante non l'ho trovata». E lo stesso passo (Eccl.
7,27) termina con la famosa sentenza: «Iddio ha fatto l'uomo semplice: sono
essi che vanno in cerca di tanti e tanti perché». 23 Tutto
questo io ho esaminato con sapienza e ho detto: «Voglio essere saggio!», ma la
sapienza è lontana da me! 24 Ciò che è stato è lontano e profondo, profondo: chi
lo può raggiungere?
25 Mi son applicato di nuovo a conoscere e indagare e cercare la sapienza e il
perché delle cose e a conoscere che la malvagità è follia e la stoltezza pazzia. 26 Trovo che amara più della morte è la donna, la quale è tutta lacci: una
rete il suo cuore, catene le sue braccia. Chi è gradito a Dio la sfugge ma il
peccatore ne resta preso.
verso
26 citato in Lettere di Abelardo e Eloisa - epistolario - testo latino a
fronte - autore abelardo pietro
ibs.it
27 Vedi, io ho scoperto questo, dice Qohèlet, confrontando una ad una le
cose, per trovarne la ragione. 28 Quello che io cerco ancora e non ho trovato è
questo: Un uomo su mille l'ho trovato: ma una donna fra tutte
non l'ho trovata.
db.avvenire.it
lasacrabibbiaelaconcordanza.lanuovavia.net
the hebrew word
' qohelet
'
means something like ' preacher
'
epreacher.org - usc.edu/dept/LAS
- guruji.it
CARLO MARIA MARTINI CARDINALE
...
C'è un tempo per nascere
e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo
per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere
e un tempo per ballare. Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per
cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo
per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e
un tempo per la pace".IL TESTO biblico che abbiamo ascoltato, tratto dal libro
del Qohelet (3, 1-8) è un testo che viene spesso utilizzato per ricordare la
varietà delle vicende umane, il mutare degli scenari della storia e per indicare
che per tutte le cose c'è un tempo adatto, che occorre saper individuare con
saggezza. Sant'Ambrogio, che amava i libri sapienziali della Bibbia e che nei
suoi scritti ha citato almeno un ventina di volte il libro del Qohelet, che egli
chiamava, secondo la tradizione latina, l'Ecclesiaste, ha riportato questo testo
quasi per intero nel suo scritto su Tobia: "I semi - dice sant'Ambrogio _ si
aprono nella loro stagione, gli animali partoriscono nella loro stagione.
Infatti c'è un tempo per partorire e un tempo per morire, un tempo per piantare
e un tempo per sradicare ciò che è stato piantato, un tempo per uccidere e un
tempo per guarire"; e più oltre: "C'è un tempo per guadagnare e un tempo per
restituire, un tempo per conservare e un tempo per gettare via" (De Tobia, 13).
Qui Ambrogio non cita però l'espressione che a me più interessa questa sera e
cioè la frase: C'è un tempo per tacere e un tempo per parlare. Ma in altre opere
affronta espressamente il tema delle condizioni della parola e del silenzio in
termini molto espliciti (ad es. "De officiis, Dei doveri", I,9). E pochi giorni
prima della sua morte, nel 973 (ci prepariamo a celebrare solennemente questo
decimosesto centenario a partire dall'anno prossimo 1996) nella "Spiegazione del
salmo 43", scrive: "C'è un tempo adatto per tutto: un tempo per tacere e un
tempo per parlare. Devi tacere quando non trovi un interlocutore disponibile;
devi parlare quando il Signore ti concede una lingua sapiente, così da rendere
efficace il tuo discorso nel cuore dei tuoi ascoltatori"
Explanatio Psalmi XLIII 72
sambrogiodimignanego.it
C’È UN TEMPO PER AMARE E UN TEMPO PER ODIARE
CHE
VANTAGGIO HA CHI SI DÀ DA FARE CON FATICA ?
IL LIBRO PIÙ MODERNO DELLA BIBBIA PRESENTATO
ALL’UOMO D’OGGI DA UN GRANDE MAESTRO
novena.it
Molto
dolore s'accompagna a una grande sapienza
perciò chi acquista la
sapienza aumenta le proprie pene
Chi sa tante cose ha
molti fastidi
chi ha una grande esperienza ha molte delusioni
ecclesiaste 1, 18
*
erri
de luca
nato a Napoli il 20 maggio 1950 attualmente vive a Roma.
Ha pubblicato
raccolte di racconti e ROMANZI, tra cui: Non ora, non qui, Una nuvola come
tappeto, Alzaia, Pianoterra, Ora prima, Tu mio, Tre cavalli.
Esperto ebraista ha anche tradotto e
curato Esodo/Nomi - Giona/Ionà e Kohèlet/Ecclesiaste .
De Luca è uno scrittore di storie e di personaggi soltanto nella misura in cui
la storia coincide col personaggio. La sua voce - a volte pastosa altre
tremendamente scabra - viene via via affabulando il lettore intorno alle
vicende, alle proiezioni e alle reazioni di personaggi centrali, che pur
apparendo in qualità di demiurghi della storia sono in realtà profonde allegorie
dell'io, continuamente rilanciato come ultimo personaggio letterario di
cui si possa parlare. Non c'è continuità tra questi io, che variano
immancabilmente da libro a libro, mutando età e forma, ma restando intessuti
della voce di De Luca: in Aceto, arcobaleno si tratta di un vecchio quasi
borgesiano, che rilascia la memoria del mondo come se fosse un Funes della
natura; in Tu mio (forse il migliore tra i libri di Erri De Luca) il
protagonista ricorda un'estate di iniziazione, intorno ai sedici anni; in Tre
cavalli il personaggio centrale è un giardiniere cinquantenne.
Tramata di baluginii e microscopiche agnizioni, la scrittura di questo narratore
atipico (che ama ricordare fino allo sfinimento il suo passato di operaio) tiene
presenti i canoni della letteratura profetica, abbassati e innestati nella
contemporaneità di cui De Luca è forse oggi il migliore cantore italiano
.
clarence.com |
valore
CONSIDERO VALORE OGNI FORMA DI VITA
LA NEVE, LA FRAGOLA, LA MOSCA, IL REGNO
MINERALE, L'ASSEMBLEA DELLE STELLE.
CONSIDERO VALORE IL VINO FINCHÉ DURA UN PASTO
UN SORRISO INVOLONTARIO
LA STANCHEZZA DI CHI NON SI È RISPARMIATO
E DUE VECCHI CHE SI AMANO.
CONSIDERO VALORE QUELLO CHE DOMANI
NON VARRÀ PIÙ NIENTE E QUELLO CHE OGGI
VALE ANCORA POCO.
CONSIDERO VALORE TUTTE LE FERITE.
CONSIDERO VALORE RISPARMIARE ACQUA
RIPARARE UN PAIO DI SCARPE, TACERE IN
TEMPO, ACCORRERE A UN GRIDO
CHIEDERE PERMESSO PRIMA DI SEDERSI, PROVARE
GRATITUDINE SENZA RICORDARSI DI CHE.
CONSIDERO VALORE SAPERE IN UNA STANZA
DOV'È IL NORD, QUAL È IL NOME DEL
VENTO CHE STA ASCIUGANDO IL BUCATO.
CONSIDERO VALORE IL VIAGGIO DEL VAGABONDO
LA CLAUSURA DELLA MONACA
LA PAZIENZA DEL CONDANNATO QUALUNQUE COLPA SIA.
CONSIDERO VALORE L'USO DEL VERBO AMARE
E L'IPOTESI CHE ESISTA UN CREATORE ...
MOLTI DI QUESTI VALORI NON HO CONOSCIUTO
da opera sull'acqua e altre poesie
.
.
.
... Oggi mi succede di
essere nominato scrittore italiano. Soprappensiero e
automaticamente correggo : scrittore in italiano. Perché è
lingua seconda, messa accanto e in sordina rispetto alla prima voce, il
napoletano. L'italiano è una lingua raggiunta, la amo.
Per l'altra non uso il verbo amare. Al napoletano
voglio bene e lui pure me ne vuole ... erri de luca -
fb/centrostudimarioluzi - 6.6.2019
|
Io scrivo sempre a penna su
un quaderno. Sono rimasto affezionato
a questo formato della stesura. Faccio così, scrivo sulla pagina di destra
e lascio di solito la pagina di sinistra bianca per le eventuali aggiunte.
E poi mi accorgo che alla fine ho buttato mezzo quaderno perché la pagina
bianca resta bianca. Faccio poche correzioni e spreco metà quaderno. Mi ci
vuole un quaderno a righe e non a quadretti perché i quadretti mi
somigliano a sbarre e io sono di un secolo che è stato il più carcerario
della storia dell’umanità, per cui le sbarre non le posso vedere. Mi
servono le righe perché sennò non vado dritto.
il peso della farfalla - intervista 2009
|
sono figlio
di una famiglia borghese
impoverita dalla guerra |
EDL ha la
passione dell'alpinismo
nella
foto con l'amico mauro
corona
https://youtu.be/VzGE3J2LHl4
- no tav |
¿ Qué es todo el penar y el afanarse del hombre
bajo el sol ?
Nada - todo es una nada vacía y un
hambre de viento
perso.wanadoo.es
|
Infatti,
tanto del saggio quanto dello stolto non rimane ricordo
eterno
poiché nei giorni futuri tutto sarà da tempo dimenticato.
Purtroppo il saggio muore, al pari dello stolto !
laparola.net
Il senso del mondo ? Chiedi alla polvere
la vanità delle vanità
Il vuoto intacca,
oltre al fare e al capire, anche l'essere intero, cioè quel cosmo e quella
storia sui quali il sapiente classico si gettava con grande passione, convinto
di poterli penetrare, studiare, plasmare. Cominciamo con la natura, per scoprire
come la considera Qohelet: suggeriamo la lettura di una strofa di grande
bellezza, «una perla del libro», secondo la definizione di uno studioso, Thomas
K. Cheyne, ossia 1, 4-7. L'orizzonte cosmico è rappresentato da una tetrade: la
terra, il sole, il vento, il mare. In filigrana si potrebbero intuire i quattro
elementi dei maestri della filosofia ionica: terra, fuoco, aria, acqua. O anche
i quattro punti cardinali, come usavano fare gli antichi egizi. La legge che
tutto regola è la ripetizione meccanica e chiusa in se stessa, improduttiva e
scontata. Il sole non è più l'astro glorioso cantato come un eroe e uno sposo
nel Salmo 19, ma è un lavoratore che «anela» al riposo serale: il verbo ebraico
usato è appunto quello dello schiavo che attende spasmodicamente la sera per
essere sollevato dalla dura fatica del suo servizio (Gb 7, 2).
...
L'hebel/habel infetta anche l'esistenza umana che pure è segnata da fremiti di
gioia e conosce il gusto del piacere. Per Qohelet l'uomo ha un'affinità radicale
con le bestie, non solo per il suo comportamento, ma anche per la sua struttura
costituzionale: quando Dio ritira il respiro, cioè il suo atto creativo e il
principio vitale, l'uomo piomba nella polvere come l'animale e Qohelet non vede
spazi per un oltrevita luminoso (3, 18-21 e 12, 7). È in una delle sue pagine
più alte poeticamente che il nostro sapiente dipinge la sua visione
dell'esistenza umana, cogliendola dall'angolo di visuale del tramonto, ossia
della vecchiaia. È il canto ultimo del libro (11, 7 - 12, 8), di tonalità lirica
e malinconica, costruito a dittico così da opporre alla meraviglia della
giovinezza e dei «capelli neri» l'affondare dell'uomo nel baratro dei «giorni
orribili e tenebrosi», dello sfacelo senile e della morte. È una specie di
«addio alla vita», svelata proprio dalla vecchiaia nella sua vera realtà di
fragilità e inconsistenza.
GIANFRANCO RAVASI
redazione - lastampa.it
bibbiaonline.it
Dio stesso ha dimostrato il suo
amore e la sua
solidarietà con ciascuno individuo, quando è venuto
tra di noi attraverso Gesù Cristo. Egli ha testimoniato la sua
vicinanza all’individuo proprio nelle sue debolezze, incapacità
di capire, paure, ansie ed aspettative e nella sua povertà
materiale, fisica o religiosa.
ospiti.peacelink.it
esegesi
che la parte credente
faccia sua la grande parola qoheletica ‘ chi sa ? ’
Nel Qohelet manca quasi tutto ciò che
nel resto della Bibbia fa la delizia di Dio: il senso della provvidenza, il
senso della storia, la giustificazione del male, la fiducia nel futuro, la gioia
di essere nati e così via. Ma, come ha acutamente osservato Rav Giuseppe Laras,
ci sono dei credenti o mezzo credenti a cui tutto questo non solo non appare
provato dall’esperienza, ma aumenta il dubbio e l’angoscia. E allora, per questi
perplessi o smarriti, Dio tiene in serbo il libro biblico più dubbioso che sia
stato scritto. Perché, come tutti dovrebbero sapere, Dio non spegne il lucignolo
fumigante e non spezza la canna incrinata. In altre parole (per dirla con il
card. Martini) in ogni uomo, proprio in ogni uomo, c’è il credente e il non
credente, e non solo il credente ha diritto a una parola su misura.
biblia.org
La comprensione del significato della bibbia, il modo in cui viene letta e la
sua interpretazione, disciplina detta anche ermeneutica della bibbia, è un fatto
teologico, dipendente cioè dalle varie comunità religiose. Differisce
dall'esegesi in quanto questa consiste nell'estrarre il senso di una parte del
testo, con l'aiuto di discipline come la filologia e la storia, mentre
l'ermeneutica cerca di rendere il senso più ampio che l'autore del testo ha
voluto dare anche in relazione al suo pubblico.
http://it.wikipedia.org/wiki/Bibbia
www.avvenire.it/qohelet-senza-dio-tutto-solo-un-soffio
Qohélet - Guido Ceronetti
- 1927/2018 -
Era il 1955, e in una piccola aula della
sinagoga di Torino il giovane Guido Ceronetti,
studioso
principiante di ebraico biblico, si applicava, sotto la guida del
rabbino, a «una stentata versione interlineare» del rotolo detto
nella Vulgata Ecclesiaste: il secondo dei libri sapienziali
dell'Antico Testamento, redatto da un ignoto autore del III
secolo e da alcuni interpreti attribuito a Salomone stesso; e dal
rabbino imparò a dirne i versetti, «le ripetizioni
martellanti in
specie, facendo smorfie di rabbia e di disgusto». Da allora, per
quasi cinquant'anni – nel corso di quello che lui stesso
definisce «un duello conradiano» –, Ceronetti ha continuato
instancabilmente a confrontarsi con il «tumulto verbale» e la
«disperata lucidità» di questo «libro assoluto», di questo grande
«poema ebraico». Grazie a lui la parola più sconcertante della
tradizione veterotestamentaria risuona nelle nostre orecchie in
tutta la sua imperiosa, dolorosa violenza. «Fumo dei fumi, tutto
non è che fumo»: così, per esempio, traduce Ceronetti lo Havel
havalim, che è la risposta al tormentoso interrogarsi del Saggio
sul senso delle cose terrene, quelle in cui
vanamente l'uomo cerca sollievo perché al pari di lui si
dileguano: risposta che «uccide tutte le brame» e «promulga
spietatamente la legge del Nulla». Oltre all'ultima
versione, terminata nel marzo 2001, questa nuova edizione ci
offre la prima, che risale al 1970; fra le due, l'amplissimo
ventaglio delle riflessioni che per tutti questi anni hanno
accompagnato il lavoro della traduzione: pagine, come sempre,
acuminate e illuminanti, in cui Ceronetti dialoga con i grandi
traduttori ed esegeti di Qohélet – da san Girolamo a Schopenhauer,
fino a Buber, a Barton, a Michelstaedter.
libroelibri.com/adelphi.htm
William P. Brown
è membro della Chiesa presbiteriana statunitense e insegna
Lingua, Letteratura ed Esegesi dell'Antico Testamento presso il Columbia Theological
Seminary in Georgia.
Tra gli argomenti trattati
- "Tutto è vanità" la saggezza pessimistica e iconoclasta di Qohelet
- L'Ecclesiaste come fonte d'interrogativi e di dubbi
- Scetticismo e toni disperati come fonte di riflessione teologica
Io Qohelet
ho posto il mio cuore a cercare e a esplorare con saggezza tutto ciò che è stato
fatto sotto i cieli, quell’occupazione malvagia che Dio ha dato ai figli d’uomo
per affannarsi in essa. Ho visto tutte le opere che sono state fatte sotto il
sole; ed ecco: tutto è soffio e vento di desiderio
Ho posto il mio cuore a conoscere saggezza ed esperienza, follia e stoltezza: ho
conosciuto che anche questo è vento di desiderio; perché in molta saggezza molta
pena, e aggiungere conoscenza è aggiungere dolore .
1:12-14 - 17-18
-
.PDF
evangelici.net - claudiana.it - 2012
"Ecclesiaste" Qohelet e' il nome che da' il titolo al
libro della Bibbia e significa ''uomo dell'assemblea''.
Qohelet
e' dunque un filosofo di strada, ed in mezzo alla gente, vive e
porta avanti la sua ricerca.
adnkronos
Etimologia
Qoelet
è una parola di origine israeliana, che si trova nella Bibbia ebraica, anche
scritta Cohelet
e che é stata tradotta in
italiano dal greco, con la parola
Ecclesiaste.
L'etimologia del termine ebraico Qoelet, deriva dal participio passato femminile
del verbo
cahal
che significa convocare, adunare. Letteralmente dovremmo tradurre Qoelet,
participio passato femminile, con l'animante, nel senso di colei che anima il
discorso, l'
animatrice.
I Greci tradussero questa parola con il termine
ekklesiastes
ma Plutarco usò questo termine in modo duplice per indicare sia l'atteggiamento
di Qoelet quando si pone da solo i quesiti in qualità di maestro (concionator)
sia quando si risponde in qualità di
spettatore.
http://it.wikipedia.org/wiki/Qoelet#Etimologia
https://calabriapost.net/la-domanda-di-qohelet
Ecclesiaste è la traduzione in greco e in seguito latinizzata della parola
ebraica Qohelet a sua volta translitterata in italiano, dalla Chiesa Cattolica
stessa in Cohelet e tradotta in modo profano con QoHelet
anche
titolo di un
libro di Violante che ne ha fatto un'opera teatrale nel 2005.
http://it.wikipedia.org/wiki/Ecclesiaste
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