JAMES HILLMAN
corriere della sera 20.10.2000
james hillman Atlantic City new jersey 12 aprile 1926 – Thompson 27 ottobre 2011
Nel 1949 ha
conseguito il Ph.D. all'Università di Zurigo, facendo il training psicanalitico
al C. G. Jung Institute di Zurigo. sfairos.it/chi_è_James_Hillman.htm
mUORE il 27 ottobre 2011 DOPO LUNGA MALATTIA nella sua casa di Thompson, nel Connecticut all'età di 85 anni. Il suo saggio 'Il codice dell'anima' è un bestseller internazionale ha insegnato nelle Università di Yale, Syracuse, Chicago e Dallas, e, seguendo il filo delle proprie riflessioni, si è dedicato anche ad una intensa attività di animazione culturale, rivolta ai più vari aggregati sociali: architetti, educatori, operatori sociali, artisti. adnkronos - larepubblica.it - 2011
charismatic therapist and best-selling author whose
theories about the psyche helped revive interest in the ideas of Carl Jung,
animating the so-called men’s movement in the 1990s and stirring the
pop-cultural air, died on Thursday at his home in Thompson, Conn. He was 85.
Sto morendo ma non potrei essere più impegnato a vivere
Trovare la parola giusta è così importante. Le parole sono come
cuscini: quando sono disposte nel modo giusto alleviano il dolore.
Una raccolta dei libri che più amava: iniziativa Adelphi
per Natale
James Hillman has been described variously as a maverick psychologist
a visionary, a crank, an old wizard, and a latter-day
philosopher king...
l'apprendimento si trova
ovunque la mente diventi viva we need to work on the world so it will not be so oppressive ... our lives are determined less by our childhood than by the traumatic way we have learned to remember our childhoods ... my practice tells me I can no longer distinguish clearly between neurosis of self and neurosis of world, psychopathology of self and psychopathology of world. moreover, it tells me that to place neurosis and psychopathology solely in personal reality is a delusional repression of what is actually, realistically, being experienced. ...
la vecchiaia può diventare una forma
d’arte, un’occasione unica per creare una struttura estetica possente e
memorabile che incarni il ruolo archetipico dell’avo, custode non bigotto
della memoria e della tradizione .
La senilità, quindi, non è un
accidente, né una dannazione o l’abominio di una medicina devota alla
longevità, ma la condizione naturale e necessaria affinché il carattere si
confermi e si compia . Come il daimon – il codice
dell’anima – presiede alla rappresentazione di noi nell’età giovane, così
il carattere delinea l’immagine di noi nell’età senile, vale a dire
'ciò che resta dopo che ce ne siamo andati' .
Ma se il carattere sopravvive per immagini, invecchiare non è un mero
processo fisiologico : è una forma d’arte, e solo coltivandola
potremo fare della nostra vecchiaia una 'struttura estetica'
possente e memorabile, e incarnare il ruolo archetipico dell’avo, custode
oculato della memoria e difensore non bigotto della tradizione – ovvero il
compito cui siamo chiamati in tarda età . E non sarà
secondaria, nell’adempimento di tale compito, la forza di impatto del
nostro volto, che dal carattere è stato plasmato e del carattere è
l’immagine più rivelatrice . LA FORZA DEL CARATTERE
Se il carattere di una persona è una
complessità di immagini, allora per conoscerti devo immaginarti,
assorbire le tue immagini. Per mantenermi in contatto con te, devo
mantenere un interesse immaginativo non per il processo del nostro
rapporto o per i miei sentimenti nei tuoi confronti, ma per le
immagini che ho di te. Invecchiando, io rivelo il mio carattere, non la mia morte ... Per il bene dell'umanità, bisognerebbe proibire la chirurgia cosmetica e considerare il lifting un crimine contro l'umanità. .
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l'economia vera religione universale del nostro tempo è Il Dio della civiltà mondiale il potere - come usarlo con intelligenza |
allegri - è il giorno dei morti Alla fine di questo secolo, in cui le scelte etiche potrebbero considerarsi più libere, i giovani di cui lei parla sembrano attratti dalla morte. Lo vediamo nelle folli corse in macchina all'uscita della discoteca o quando prendono droghe pesanti o cercano di mettersi alla prova in nuovi riti di iniziazione. Lei, che ha scritto già nel '64 "Il suicidio e l'anima", ha un'idea del perché la generazione futura sembra cercare in ogni modo di distruggersi? queste sono riflessioni di anziani sui cosiddetti giovani. Ippolito correva sul suo carro e anche Fetonte correva sul suo carro incontro al Sole, e Icaro precipitò.
Tutti costoro distrussero se stessi nei miti
greci molto tempo fa. e la droga? "La droga è qualcosa di diverso perché la droga rende la nekyia - la discesa agli inferi, l'avventura - rapida e facile. La droga appartiene ad una società rapida e facile: sono droghe entrambe, droga illegale e droga legale. Ma se noi ci troviamo nella società in cui oggi siamo, dove si trova la morte? E' nei giovani, o il desiderio di morte non è forse nei politici, nei ministri, nei funzionari delle istituzioni che governano il mondo? Dov'è il vero desiderio di morte? Io non credo affatto sia nei giovani". Vuole dire che il contatto con la morte cercato dai giovani è un atto vitale e al contrario il prenderne le distanze è un atto di negazione, un atto, per usare i suoi termini, saturnino? quello che i giovani cercano di realizzare è il desiderio di una vita che sia in contatto con la morte - perché una vita non in contatto con la morte è mortale, moribunda. E questo è ciò che traspare dai sistemi di assicurazione e sicurezza che incontriamo nelle immagini senili della società politica. Se cerchiamo la morte nella nostra società, è un errore cercarla nei giovani, dobbiamo cercarla negli anziani e nella loro volontà di avere il controllo su tutto, che è il lato Saturno della vecchia generazione, della mia generazione". In effetti lei ha scritto: "Qualsiasi atto che tenga a distanza la morte ostacola la vita". "E questo si manifesta nell' ossessione della sicurezza Gli Stati Uniti sono stretti nella morsa delle grandi compagnie assicuratrici e delle grandi case farmaceutiche. Grandi consorzi forniscono a chiunque lo desideri abbastanza pillole e abbastanza garanzie per tutelarci, si ritiene, dalla morte. Credo che in Europa sia diverso. C'è il Giorno dei Morti. Il Giorno degli Spiriti defunti. Novembre. E' una ricorrenza importante in Europa ... Però la notte di Halloween resta anche per voi negli Stati Uniti una sopravvivenza del culto pagano dei morti, che ha i suoi feticci nelle spettrali zucche e i suoi officianti nei bambini, categoria da sempre in rapporto privilegiato con gli spiriti defunti. Non lo trova un residuo significativo?.... sfairos.it/intervista_hillman.htm - silvia ronchey * I can no longer be sure whether the psyche is in me or whether I'm in the psyche ...
paura
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hillman e jung
dello psichiatra elvetico Jung, Hillman
mantiene il grande valore attribuito alla nozione di "anima": la vera
grande assente dal dibattito psicologico-culturale
dell'Occidente, costretta tra le idee di spirito e corpo. Il
concetto di anima ci viene proposto in chiave di "psicologia della liberazione", che lo affranca dal soggettivismo,
restituendolo al mondo dal quale è stato bandito dai tempo di
Cartesio, < se non prima e in misura
ancora più devastante dalla divisione cosmologica cristiana che
assegnò a Cesare il mondo e a Cristo l'anima. > ...
L'anima del mondo e il pensiero del cuore - socialisti.net/caffe/hillman1.htm
archetipi Non è solo questione, ad es., del mio o del tuo matrimonio : il matrimonio è un archetipo, e nell'archetipo troviamo un dio e una dea che causeranno sempre turbamenti. In questo modo acquisiamo una visione più ampia di che cosa sia questo turbamento. La psicologia ci dice: tu hai un problema, il mito ci dice: tu hai una tragedia.> Puntuale giunge allora la domanda dell'intervistatrice: " I grandi psicoanalisti amano raccontare i loro casi clinici esemplari. Può illustrarci un caso di guarigione attraverso il mito ?". Ecco la risposta. <Prenda un padre e un figlio. Al padre piacerebbe aiutare il figlio, ma ogni volta che il figlio fa un passo nel mondo il padre ci trova qualcosa di sbagliato. E’ più forte di lui. Così i due, il padre e il figlio, vanno dal terapeuta a parlarne e si fa un’ampia ricognizione in lungo e in largo. Viene fuori che il padre era poco legato al proprio stesso padre. Che padre e figlio hanno lo stesso tipo di tratti ... O che il padre non è mai riuscito ad avere fiducia nel figlio perché non è mai riuscito ad avere fiducia in se stesso. La terapia può aprire infinite vie di comprensione. La rivalità, la gelosia, l’omosessualità repressa e così via. Ma se si è al corrente del mito di Crono e si sa che il padre divorerà comunque suo figlio – sempre – la cosa diviene basilare ... Il padre è in grado di pensare : io non posso non divorare mio figlio, posso però non farlo letteralmente. Saprò che questo accade, mi aspetterò che accada, porrò attenzione a questo fenomeno, non cercherò di reprimerlo e dirò a mio figlio : <Sai, mi comporterò sempre così con te, proprio come tu vorrai sempre uccidermi, come Zeus ha ucciso Crono. Tu cercherai di uccidermi e io cercherò di divorarti e questo è un dato di fatto nelle nostre vite. Ora vediamo che cosa possiamo farci. >.<Così le cose cambiano, quella storia diventa un’altra storia. Anziché combattersi l’un l’altro i due hanno un mito, un intreccio che dice loro perché stanno lottando l’uno contro l’altro. Sono legati reciprocamente dal mito e solidali nel mito. E io credo che i Greci vivessero così, perché conoscevano questi racconti. Noi non li conosciamo più, sui padri e sui figli conosciamo solo quell’unica storia che ci ha riferito Freud, e cioé che stiamo contendendoci la madre - quella soltanto. Ma l’antichità e il Rinascimento avevano storie infinite e, una volta che la vita si struttura sulla tragedia delle storie archetipiche, la coscienza si sposta ad un altro livello, anche se il nostro ‘problema’ non per questo si risolve.>.uniba.it/
senza l'esperienza del tradimento né fiducia né perdono acquisterebbero piena realtà il tradimento é il lato oscuro dell'una e dell'altro ciò che conferisce loro significato ciò che li rende possibili
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teoria della ghianda ogni soggetto è portatore di talenti ... unicità che deve essere vissuta
J. Hillman, pensatore
e analista junghiano, ci propone la "teoria della ghianda", la ghianda, al
cui interno è racchiusa la vocazione, la motivazione a diventare quell’unica
e splendida quercia che cercherà di essere. La teoria della ghianda di
Hillman si riferisce alla percezione, alla sensazione, spesso elusa, omessa
o inascoltata, che c’è una ragione per cui sono "qui". La sensazione che c’è
un motivo per cui sono al mondo, nella mia forma
unica ed irripetibile, la sensazione di essere responsabile verso un "quid"
dai contorni confusi, ma che necessariamente mi chiama, mi spinge
verso certe direzioni e non altre. La
teoria della ghianda
sostiene che ogni persona ha in sé un’unicità, un
"carattere" che chiede di essere vissuto, una vocazione ad essere quell’unico,
irripetibile individuo, ad essere la quercia alta e frondosa, o bassa e
massiccia che la ghianda e il proprio daimon hanno scelto, un "tempo" fuori
dal tempo.
EROS
James Hillman On Paranoia
This seminar will examine the paranoid behavior style in individual cases, in
order to gain insight
into the undetected structures of delusional madness in society.
Pacifica Graduate Institute is honored to be the respository of the James
Hillman Collection, a rich
archive of his work that is made available to scholars worldwide.
adelphi - it.news.yahoo.com
-
ibs repubblica.it
Nel recente
Un terribile amore per la
guerra Hillman
sostiene che l’«intensità estetica», cioè la passione per la musica e per le
arti, può allontanare l’attrazione per la guerra: "Se nel mondo la cultura
estetica fosse maggiormente diffusa, non ci sarebbe bisogno di psicologia".
LECTIO MAGISTRALIS - SOGNO/REALTA' TORINO SPIRITUALITA’
promotore della psicologia delle idee e non solo delle singole persone
e del recupero delle antiche mitologie perché in realtà “gli dei” vivono ancora
tra di noi.
conflitti sulle soglie del mondo infero
- inteso come
la profondità dell’anima, ma non in senso religioso. Anzi, la sua critica alla
religione è più radicale perfino di quella di Freud: gli dei non sono qualcosa
in cui credere, alla lettera, ma forme dell’esperienza, «persone numinose al
limite, prospettive cosmiche cui l’anima partecipa», spiega. Hillman non pensa a
nessuna trascendenza, a paradisi e inferni oltre la vita. I suoi «inferi» sono
dentro di noi e sono il luogo dove possiamo riconoscere le pulsioni da cui siamo
agitati, i miti che stiamo inconsapevolmente vivendo, insomma i nostri destini,
le immagini che ci guidano in quella che riteniamo la nostra attività razionale,
il nostro «linguaggio diurno».
World Social Summit La
legittimazione della paura
video worldsocialsummit.org
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la natura l'architettura persino i trasporti urbani sono colmi di una fantasia che esiste al di la delle nostre proiezioni jh
links http://it.wikipedia.org/wiki/James_Hillman www.spiritualityandpractice.com/james-hillman www.raicultura.it/James-Hillman-La-riscoperta-dellanima
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