YV
ES BONNEFOY
TOURS 24 GIUGNO 1923 -
PARIS 1 LUGLIO 2016
Il faut oublier ces
mots
indique peut-être une réflexion sur la poésie
elle-même
oublier les mots dans
l'espoir de trouver le réel
pedagogie.ac-amiens.fr - les planches courbes
.
IL SILENZIO
È LA RISORSA DI COLORO CHE
RICONOSCONO NOBILTÀ AL LINGUAGGIO
.
L’espace propre de la poésie est celui d’une
tension
entre une volonté de présence, d’assentiment
à l’immédiat
de notre finitude et le rêve
gnostique d’une réalité
délivrée de toute
contingence.
parutions.com
|
BIO
Tours - 24 giugno 1923 -
PARIGI 1 LUGLIO 2016 - poeta - traduttore - critico d'arte
- professore di letteratura nelle principali universita del mondo
- DOCENTE
ONORARIO COLLEGE DE FRANCE.
Yves Bonnefoy was born in Tours to a
working-class family. Marius Elie Bonnefoy, his father, was a railroad
worker, whose job involved assembling locomotives; he died in 1936.
Bonnefoy's mother Hélène Maury was a teacher, as her own father had
been, and looked after the education of her son.
kirjasto.sci.fi
Essayiste et critique d'art, la poésie est pour
lui une « incessante bataille » contre la tentation gnostique et la
pensée conceptuelle, et un lieu de présence au monde.
toutelapoesie.com
e grande ammiratore delle
marche e di recanati
dove ha ricevuto il premio leopardi
.
CON '
l'arriere pays
' ha fatto conoscere la regione E LE SUE
MOLTEPLICI VARIETA' artistiche .
membro del college de france è un riferimento per gli
intellettuali
DELLA REGIONE . tradotto in tutto il mondo .
Dopo gli studi di filosofia, prima alla Sorbona e
poi con Gaston Bachelard, fiancheggiò per un breve periodo il
surrealismo, da cui si distanziò be presto per avvicinarsi
all'esistenzialismo.
È autore di un importante opera sia poetica sia
teorica: per Bonnefoy è compito del poeta ritrovare la nativa vicinanza
delle parole e delle cose (tipica dell'infanzia), cancellata dalle
necessità della concettualizzazione intellettuale e della vita
quotidiana attiva. Questo tema centrale è espresso dall'autore in
numerosi scritti teorici, ma anche nella
poesia che si prefigura dunque
come costante riflessione sul suo farsi.
Ha svolto un'intensa attività di
traduttore, in
particolare di Shakespeare - yeats - Keats
- pascoli - LEOPARDI - petrarca - . Nel 1981 è stato nominato alla
cattedra di Studi comparati della funzione poetica al Collège de France.
E STATO MEMBRO DEL COMITATO D'ONORE ACCADEMIA
MONDIALE DELLA POESIA . oltre 100 libri tradotti in
30 lingue . ha ricevuto numerosi riconoscimenti ed e stato piu
volte candidato al premio nobel .
http://it.wikipedia.org/wiki/Yves_Bonnefoy
www.toutelapoesie.com/poetes/biographie_bonnefoy.htm
www.pangea.news/bonnefoy-arte-salvezza
http://poesia.blog.rainews.it/2011/sogno-notturno
www.avvenire.it/lo-spirito-della-poesia-resistenza
professore onorario del Collège de France
- viveva nel
quartiere di Montmartre
- rue lepic .
A novant'anni posso
tranquillamente guardarmi indietro
e provare a fare un bilancio
del mio lavoro. Pur avendo lavorato in molte direzioni dalla poesia alla
critica dalla traduzione al racconto mi sembra che il mio percorso non
manchi di coerenza dato che al centro c'è da sempre la preoccupazione
della poesia.
Per un poeta è importante avere attorno a sé una
comunità di altri poeti e artisti? Oppure è meglio la solitudine?
La vera poesia è il contrario della solitudine
proprio perché mira a rendere più intenso il rapporto con l'altro.
L'artista solitario, rinchiudendosi nella propria differenza, finisce
per non sopportare più gli altri. La vicinanza di altri poeti è invece
sempre benefica alla poesia. Io ne ho beneficiato tutta la vita. Come
pure dell'amicizia con alcuni critici, ad esempio
Jean Starobinski
la
cui intelligenza mi ha aiutato moltissimo.
fabio gambaro - larepubblica.it - 2013
Le président François Hollande
a salué dans un communiqué l’œuvre de Yves Bonnefoy, plusieurs fois cité
pour le Prix Nobel de littérature :
Immense poète, critique d’art,
traducteur, professeur au Collège de France, Yves Bonnefoy était un
artiste de la parole, un magicien des mots, un rêveur du réel.
france24.com - 2016
Il avait publié
ce mois-ci deux nouveaux ouvrages. Un testament
autobiographique magnifique, L'Echarpe rouge,
et un recueil de poèmes, Ensemble encore,
d'un dépouillement déchirant où affleure à l'approche de la mort une
inquiétude métaphysique.
jean-claude lamy - lefigaro.fr - 2016
Traducteur de Shakespeare
De lui, il faudra aussi retenir ses travaux sur Rimbaud, Baudelaire,
Nerval ou Mallarmé, ainsi que des études sur la peinture et le dessin
qui participent plus généralement d’une contestation de l’«autorité des
représentations», à condition qu’elle passe par une critique de l’image
dans l’image. Il fut enfin un inlassable traducteur de Shakespeare,
Yeats, John Donne, Keats ou Leopardi, entreprise menée toujours
parallèlement à un travail d’interprétation dont le plus inattendu
concerne la représentation fantasmée des femmes dans le théâtre
shakespearien.
On souligne souvent à son sujet la longévité d’une production qui,
contrairement à celle d’un Char ou d’un Jaccottet, ne connut jamais la
panne. Elle entrera assurément dans la postérité, ne serait-ce que parce
que Bonnefoy fait partie de ces gens qui ont tellement écrit , et sur
tant de sujets, qu’il est statistiquement impossible de ne rien en tirer.
Cette surprenante définition par exemple, pour qui se croirait sorti de
son orbite :
Car un cercle, qu’est-ce que
c’est ? Un point - surface nulle, réalité minimale - qui tente d’échapper
à l’appel d’un autre, de le fuir dans l’infini d’un dehors dont on ne
sait rien, mais qui à chaque instant est rattrapé par une loi lui
imposant de rester à même distance du centre.
louise de crisnay - next.liberation.fr - 2016
TRADUIRE
... le
cœur du traducteur bat au rythme de celui de l’auteur, la respiration se
fait si possible au même rythme (d’où l’importance de toujours (re)lire
à voix haute). Traduire est une tâche très physique : on ne traduit pas
qu’avec un cerveau pensant et des doigts pianotant un clavier, mais
aussi avec ses yeux, son souffle, avec tous nos sens en fait. Si le
sentiment de solitude qui étreignait l’auteur que je traduis pendant qu’il
écrivait ne tord pas mes propres boyaux au moment où je réécris son
texte dans une autre langue, c’est que je ne suis pas en phase et qu’il
est préférable que j’attende, pour reprendre plus tard.
C’est comme l’amour. -yb
roselyne sibille - sabine huynh - terreaciel.net
E forse, dopo tutto, è
così che bisogna tradurre, con l’oscura coscienza cioè che in ogni
traduzione non si è che se stessi, nel nostro proprio giorno e che
questa transitorietà avvolge tuttavia una testimonianza .
Per quanto insufficiente sia la traduzione, e
attraverso questa stessa insufficienza che la rivela cosa mortale, essa
ha dato forma a un desiderio, rivelato un affetto, designato il poeta
che meritava questa profonda fedeltà. Non è poco. Se solo avessi fatto
intendere che amo Leopardi, che la sua opera più che da ammirare è da
amare, questo potrebbe bastarmi . -
yb
ilsole24ore - 2011 .
Faire advenir la présence -
Far accadere la presenza
Il linguaggio ha diviso l’uomo dal mondo e l’ha
privato dell’esperienza della pienezza sensibile.
La poesia
cerca di riparare a questa perdita originale, non tanto per ricostruire
l’unità persa, che non è altro che un’altra ‘insidia della parola’
chiusa in una forma, ma per insegnarci a “consentire” alla nostra
finitezza, cioè a accettare e a assumere la precarietà del mondo, che
affiora nei nostri sogni, nelle nostre immagini, nelle nostre parole, a
riconoscervi, al di là dell’insidia, la fragilità e la fugacità
costitutive della nostra condizione e dunque della nostra vita su questa
terra. E’ questa precarietà assunta infine che, la voce della
poesia
cerca di testimoniare e che celebra, a volte sotto forma di litanie o
d’incantatoria, altre volte sotto forma di un racconto poetico o
“racconto in sogno”, per farci condividere questo sentimento improbabile
della “Presenza”, che è esperienza immediata del mondo e semplicità
“seconda”, acquisita attraverso e malgrado le parole, dopo una lenta
maturazione, assimilabile a una trasmutazione alchemica.
...
Il soggetto della poesia
Si potrà mostrare come la parola apparentemente
intima si appoggi qui su un soggetto esteriore a sé, molto lontano dalla
profondità psicologica del soggetto romantico (un “Je” che non è un “moi”).Colui
che scrive è una sensibilità al mondo più che un’interiorità. Il
narratore delega la sua esperienza ad altre figure di mediazione, come
il bambino, che è allo stesso tempo ricordo di se stesso, soggetto prima
delle parole, che sente, sogna, il soggetto che desidera amare, che
spera, che cerca un nome, un padre, una dimora dove fissarsi..Questo
bambino è dunque anch’egli un’allegoria della
poesia.
….
Stefania Roncari - tellusfolio.it
I suoi libri di poeta e saggista in cui
l'accento personale è così forte e in cui l'io dell'asserzione
poetica si manifesta con potenza e semplicità -
hanno per oggetto
il rapporto con il mondo e non la riflessione interna all'io
- Quest'opera è una delle meno narcisiste che si possano
immaginare
Jean Starobinski
|
LA POESIA DI BONNEFOY E UN DONO RICEVUTO E OFFERTO A CHI LA LEGGE
nei suoi saggi sulla
poesia
ricorre spesso la parola ‘finitudine’…
La
finitudine è la cosa più semplice del mondo ma
forse la più difficile da spiegare. Noi viviamo in un dato luogo, in un
dato momento, circondati da persone mortali … sono questi i nostri
limiti.
... perche’
questo interesse per l’arte e la
poesia
italiana?
Forse ciò che mi hanno portato i frequenti viaggi
in
Italia
e in Grecia è la scoperta di opere di autori che si sono posti gli
stessi problemi che mi pongo io nella
poesia.
Abbiamo bisogno di grandi opere per migliorare il rapporto con noi
stessi. E in Grecia e in Italia ho letto opere che non conoscevo e così
ho avuto la fortuna di approfondire il rapporto con me stesso.
...
Diciamo che per me la
poesia
è restituire alle cose, fra le quali viviamo, e agli esseri con cui
viviamo, la pienezza della loro presenza a se stessi.
luigia sorrentino - festivaletteratura mantova 2007 -
rainews24
L'Italia è parte della mia
anima
Ho cominciato dalla lingua. La prima persona che ha veramente contato
nella mia esistenza era corsa.
avvenire.it - 2015
Bonnefoy fa del paesaggio
italiano, nel suo intreccio indissolubile di natura e pittura, con ampi
riferimenti all'arte di Piero della Francesca, il luogo per eccellenza
della sua ricerca poetica ed esistenziale, la terra di una misteriosa
promessa.
luigi reitani - ilpiccolo.gelocal.it - 2015
INCONTRO SUL
TEMA :
Yves Bonnefoy e l’Italia. Saggi, traduzioni e poesie
- varese 2015
Fin dagli anni 30 si appassiona all’arte italiana ... costante
visitatore del nostro Paese da lui definito
una terra per le immagini.
varesereport.it - 2015
JAMAIS DOULEUR
NE FUT PLUS ÉLÉGANTE DANS
CES GRILLES
NOIRES QUE DÉCORA LE
SOLEIL.
ET JAMAIS ELÉGANCE NE FUT
CAUSE
PLUS SPIRITUELLE
UN FEU DOUBLE DEBOUT
SUR LES GRILLES DU SOIR.
ICI
UN GRAND ESPOIR FUT
PEINTRE.
OH QUI EST PLUS RÉEL
DU CHAGRIN DÉSIRANT OU DE
L’IMAGE PEINTE ?
LE DÉSIR DÉCHIRA LE VOILE
DE L’IMAGE
L’IMAGE DONNA VIE À L’EXSANGUE
DÉSIR.
le dialogue d’angoisse et de désir -
poèmes/poésie 2006
L'ENFANT REDESCENDIT
PLUS TARD DE BRANCHE EN
BRANCHE DANS CE QUI NOUS PARUT UN CIEL ETOILE. RIEN NE
DISTINGUAIT PLUS DANS CE SILENCE LA CIME BLEUE DES ARBRES ET
DES MONDES. IL CHANTAIT,
IL RIAIT, IL ETAIT NU SON
CORPS ETAIT D'AVANT QUE L'HOMME, LA FEMME NE SE FASSENT
DISTINCTS POUR RETROUVER CRIANT, DANS UNE JOIE, UNE
ESPERANCE. IL ETAIT LE
CHANT MEME. QUI S'INTERROMPT
PARFOIS, LE PIED CHERCHANT L'APPUI
QUI MANQUE PUIS QUI REPREND ET, DIRAIT-T-ON SE PARLE,
TELLES DEUX VOIX A L'AVANT D'UNE BARQUE QUI S'ELOIGNE.
ON DIT QUE LA LUMIERE EST UN
ENFANT QUI JOUE, QUI NE
VEUT RIEN, QUI REVE OU CHANTE. SI ELLE VIENT A NOUS C'EST
PAR JEU ENCORE TOUCHANT LE SOL D'UN PIED DISTRAIT QUI
SERAIT L'AUBE. ce qui fut
sans lumière début et fin de la neige
https://youtu.be/Js3WYlR6LGk
- 1966
- italiano |
VIDEO RAI - INCONTRI
.
PASSANT
REGARDE CE GRAND
ARBRE ET À TRAVERS LUI IL PEUT SUFFIRE. CAR MÊME
DÉCHIRÉ SOUILLÉ L’ARBRE DES RUES C’EST TOUTE LA NATURE
TOUT LE CIEL L’OISEAU S’Y POSE LE VENT Y BOUGE
LE SOLEIL Y DIT
LE MEME ESPOIR MALGRE LA MORT.
PHILOSOPHE AS-TU CHANGE D'AVOIR L'ARBRE
DANS TA RUE TES PENSEES SERONT MOINS ARDUES TES YEUX PLUS
LIBRES TES MAINS PLUS DESIREUSES DE MOINS DE NUIT.
Giunto
quasi l’istante
In cui
non c’è più giorno, non più notte Tanto si è ingrandita la
stella a benedire questo Corpo bruno e ridente, illimitato
Acqua che scorre senza chimera. Le fragili mani terrestri
scioglieranno Il nodo triste Dei sogni. Il chiarore
protetto poserà Sulla distesa delle acque. La stella ama
la schiuma, e brucerà Nella veste grigia.
pietra scritta |
IO TI OFFRO QUESTI
VERSI
NON PERCHÉ IL TUO NOME
POSSA MAI FIORIRE IN QUESTO SUOLO
POVERO
MA PERCHÉ TENTARE DI RICORDARSI
SONO FIORI RECISI, IL CHE HA SENSO.
CERTI DICONO, PERSI NEL LORO SOGNO,
'UN FIORE'
MA SIGNIFICA NON SAPERE CHE LE PAROLE
TAGLIANO
SE CREDONO DI DESIGNARLO, IN QUEL CHE
NOMINANO
TRASMUTANDO OGNI FIORE IN IDEA DI
FIORE.
TRANCIATO IL VERO FIORE DIVENTA METAFORA
QUESTA LINFA CHE COLA, È IL TEMPO
CHE FINISCE DI LIBERARSI DAL SUO
SOGNO.
CHI VUOLE AVERE, TALVOLTA, LA VISITA DEVE
AMARE IN UN MAZZO CHE ABBIA SOLO
UN’ORA
LA BELLEZZA NON È OFFERTA CHE A TAL PREZZO.
cancellare oltre - l’ora presente 2015
SÌ, PER IL CORPO
NELLA DOLCEZZA CHE È CIECA E
NIENTE CHIEDE MA RECA A TERMINE . E AI SUO VETRI IL FOGLIAME
È PIÙ VICINO IN PIÙ CHIARI ALBERI . E RIPOSANO I FRUTTI
SOTTO L’ARCO DELLO SPECCHIO . E IL SOLE È ANCOR ALTO DIETRO
IL CANESTRO DELL’ESTATE SUL DESCO, E ALCUNI FIORI . .
|
Songe d'une nuit d'été
Le feu hantait nos jours et les
accomplissait,
son fer blessait le temps à chaque aube plus grise
le vent heurtait la mort sur le toit de nos chambres,
le froid ne cessait pas d’environner nos coeurs.
Ce fut un bel été,
fade, brisant et sombre,
tu aimas la douceur de la pluie en été
et tu aimas la mort qui dominait l’été
du pavillon tremblant de ses ailes de cendre.
Cette année-là,
tu vins à presque distinguer
un signe toujours noir devant tes yeux porté
par les pierres, les vents, les eaux et les feuillages.
Ainsi le soc
déjà mordait la terre meuble
et ton orgueil aima cette lumière neuve,
l’ivresse d’avoir peur sur la terre d’été.
Souvent
dans le silence d’un ravin
j’entends (ou je désire entendre, je ne sais)
un corps tomber parmi les branches. Longue et lente
est cette chute aveugle ; que nul cri
ne vient jamais interrompre ou finir.
Je pense alors aux processions de
la lumière
dans le pays sans naître ni mourir.
hier régnant désert - poèmes/poésie 2006 |
LE NOSTRE MANI NELL'ACQUA
Noi agitiamo quest’acqua.
In essa le nostre mani si cercano
Talvolta si sfiorano, forme spezzate.
Più in basso, è una corrente, è qualcosa d’invisibile
Altri alberi, altre luci, altri sogni.
E guarda, sono anche altri colori.
La rifrazione trasfigura il rosso.
Era un giorno d’estate? No, è il temporale
Che «cambierà il cielo», e fino a sera.
Noi immergevamo le mani nel linguaggio
Vi afferrarono parole delle quali non sapemmo
Che fare, non essendo che i nostri desideri.
Noi invecchiammo. Quest’acqua,
nostra speranza.
Altri sapranno cercare più nel profondo
Un nuovo cielo, una nuova terra.
l'ora presente - 2015
BELLEZZA
TU CHE DISTRUGGI L’ESSERE, BELLEZZA SARAI SUPPLIZIATA, MESSA ALLA
RUOTA DISONORATA PROCLAMATA COLPEVOLE RIDOTTA A SANGUE E
GRIDO E NOTTE D’OGNI GIOIA SPODESTATA . – OH DILANIATA SU
OGNI FERRO INNANZI L’ALBA OH CALPESTATA E TRAFITTA SU OGNI
STRADA NOSTRA DISPERAZIONE SARÀ CHE TU SIA VIVA NOSTRO
CUORE CHE TU SOFFRA NOSTRA VOCE UMILIARE LE TUE LACRIME
CHIAMARTI MENTITRICE DI CIELO NERO APPORTATRICE MA
DESIDERIO NOSTRO ESSENDO IL TUO CORPO INFERMO NOSTRA
PIETÀ IL TUO CUORE CHE A OGNI FANGO CI GUIDA .
...
LA BELLEZZA
SONO BELLA, O MORTALI COME UN SOGNO DI
PIETRA ? NO, NON È QUESTO TRISTE ASSENSO CHE MI ASPETTO DA
VOI . IL BAMBINO PIANGE SUL SENTIERO E LO DIMENTICO SONO
LA BELLEZZA SOLO PERCHÉ STUZZICO IL VOSTRO SOGNO ? NO, HO
IN FONDO A ME DEGLI OCCHI SPALANCATI IO SONO NASCOSTA,
SPAVENTATA, SONO PRONTA A SCAGLIARMI IN AVANTI, A GRAFFIARE
O A FARE LA MORTA SE SENTO CHE LA MIA CAUSA È PERSA NEI
VOSTRI SGUARDI . CHIEDETEMI DI ESSERE PIÙ DEL MONDO .
PATITE CHE IO NON SIA CHE QUESTO CORPO INERTE CURATEMI CON I
VOSTRI AUSPICI, CON I VOSTRI RICORDI .
l’ora presente
Ieri l'interminabile
La nostra vita quei sentieri che ci
chiamano
nella freschezza dei prati
in cui l'acqua brilla.
Ne vediamo errare
alla vetta degli alberi
come cerca il sogno nei nostri sonni
la sua altra terra.
Vanno. le loro mani sono piene
di una polvere d'oro
socchiudono le loro mani
e cala la notte.
L’albero il
lume
L’albero invecchia nell’albero
è l’estate.
L’uccello varca il canto
dell’uccello ed evade.
Il rosso delle vesti
illumina e sperde lontano
in cielo i carreggi
del dolore antico.
Oh fragile paese
come la fiamma
di un lume recato
prossimo il sonno
nelle linfa del mondo
semplice il pulsare
dell’anima condivisa.
Ami anche tu l’istante
in cui il lume chiaro
Scolora sognando nel giorno.
Lo sai è l’oscuro
del tuo cuore a guarire
la barca raggiunge la riva
e cade
|
L’imperfezione è la
cima
E vero che occorreva distruggere
e distruggere e distruggere
E vero che la salvezza era a quel prezzo.
Devastare il volto nudo che affiora nel marmo
martellare ogni forma E ogni bellezza.
Amare la perfezione in quanto soglia
ma conosciuta
negarla
dimenticarla
morta
ieri deserto regnante
Il ponte di ferro
Esiste forse ancora
in fondo a una lunga strada
che percorrevo bambino una gora oleosa
rettangolo di greve morte a cielo nero.
Poi la
poesia
separò le sue acque dalle altre
nessuna bellezza l’attrae, nessun colore
s’angoscia per il ferro e per la notte.
Nutre una lenta
ambascia di proda morta
un ponte di ferro
gettato sull’alta sponda
ancora più notturna
è sua sola memoria
solo suo vero amore
Vedo Douve supina
Vedo douve supina.
Nella città scarlatta dell’aria
Dove i rami combattono sul suo viso
Dove le radici s’insinuano dentro il suo corpo
Ella irradia una gioia stridente d’insetti
Una musica orribile.
Al passo nero della terra
Douve sconvolta esultante
Raggiunge la lampada contorta degli altipiani.
Vedo Douve supina. In una stanza bianca
Cerchiati di gesso gli occhi vertiginosa la bozza
E le mani condannate all’erba lussureggiante
Che da ogni parte la invade.
S’apre la porta. Un’orchestra avanza.
E con gli occhi sfaccettati toraci pelosi
Teste fredde con becchi con mandibole
La inondano.
Toute la nuit
la bête
a bougé dans la salle. Qu'est-ce que ce chemin qui ne veut
pas finir. Toute la nuit la barque a cherché le rivage.
Qu'est-ce que ces absents qui veulent revenir. Toute la nuii
l'épée a connu la blessure. Qu'est-ce que ce tourment qui ne
sait rien saisir. Toute la nuit la bête a gémi dans la
salle. Ensanglanté, nié la lumière des salles. Qu'est-ce
que cette mort qui ne va rien guérir ? Tu te coucheras sur la
terre simple, De qui tenais-ru qu'elle t'appartînt ? Du
ciel inchangé l'errante lumière Recommencera l'éternel
marin. Tu croiras renaître aux heures profondes Du feu
renoncé, du feu mal éteint. Mais l'ange viendra de ses mains
de cendre Étouffer l'ardeur qui n'a pas de fin.
>> .pdf poesie
|
POETICA CONNETTIVISTA
Ma chi è Douve, e quale è il messaggio
che porta nel suo gioire
di morte?
Douve è un luogo, Douve è una donna, Douve
è una condizione mentale, Douve è uno strumento nella mani del
poeta, Douve è ciò che il lettore vuole che Douve sia. Chi
scrive la immagina con il volto di donna, il corpo androgino e
lo sguardo nero che penetra oltre la superficie....
Il silenzio che la poesia instaura prima della creazione poetica
garantisce l’autenticità delle parole che sorgeranno. Giungere
al silenzio come condizione di possibilità di un linguaggio
nuovo che dica finalmente il mondo della vita scevro da ogni
concettualizzazione e mistificazione. E’ un trattenere il
respiro prima dell’immersione, un lungo momento personale,
individuale, l’attimo in cui il soggetto prende coscienza di sé
stesso come essere vivente per poi gettarsi a capofitto nel
mondo della vita, senza paura, senza finzioni.
.
|
Urta
Urta per sempre.
Nell'insidia della soglia.
Contro la porta
sigillata
Contro la frase
vuota.
Nel ferro ridestando
Solo queste parole
il ferro.
Nel linguaggio nero.
In colui che è qui
Immobile vegliando
Sul tavolo carico
Di bagliori di segni.
E che tre volte
Viene chiamato
ma non si alza.
Nell’adunarsi
cui è mancato
Il celebrabile.
Nel grano deformato
Nel vino prosciugato.
Nella mano che trattiene
Una mano assente.
Nella inutilità
Del rammemorare ...
|
Perché nell'insidia
della soglia?
Perché parecchi anni della mia vita furono occupati dal compito
di ridare esistenza a una grande casa in Provenza -un monastero
con un'antica chiesa, stalle, granai, ma soprattutto rovine- che
in quel suo luogo straordinario sarebbe potuta essere
-immaginavo- la soglia del paese in cui vivere, il portico della
"vera vita". Ma in seguito le difficoltà andarono crescendo, sia
quelle interiori sia quelle materiali, e finirono per rendere
irrealizzabile l'impresa. Ne ricavai, tuttavia, una lezione. Se
le soglie sono illusioni, "insidie", anche le insidie possono
diventare occasioni per una riflessione più lucida. E quindi, a
loro volta, possono diventare soglie attraverso le quali
accedere alla verità nel proprio rapporto con se stessi: là dove
l'essere nasce dal non avere. Il libro tenta di fare questa
esperienza che è anche una mise en question della scrittura,
spazio di tutte le insidie; tende verso quelle parole che
rinunciano a imporre i loro sogni e che possono anzi, nella
dissipazione di questi sogni, consentirci una luce nuova".
YB - bol.it
|
&span>
la poésie est
fondatrice d'être
https://youtu.be/svAJmz_lmRY
|
fondazionemarinopiazzolla.it
-
literary.it
-
lapoesiaelospirito.wordpress.com -
livre.fnac.com
POESIE :
pensieriparole.it
rebstein.wordpress.com
https://youtu.be/gUAyF5yu-28
- unica rosa tg 4.7.2016
https://youtu.be/gd4OTJDTm2k
- YB legge la maison natale - la casa natale
https://poesiainrete.com/tag/bonnefoy-yves
|
yB traduce petrarca
De vous qui entendez, en mes rimes éparses,
Tous ces gémissements dont j’abreuvais mon cœur
Dans les égarements de ma prime jeunesse,
Quand j’étais autre qu’à présent, au moins un peu.
Pour ces écrits, plaintes, ressassements
Ballottés entre vains espoirs, vaine douleur,
J’espère compassion si ce n’est excuse :
N’avez-vous pas souffert l’épreuve de l’amour ?
Mais maintenant je vois bien que je fus
De tous la longue fable, et souvent j’ai honte
De moi, quand je médite sur moi-même.
Et de ma frénésie, c’est le fruit, cette honte,
Avec le repentir, et savoir, clairement,
Qu’ici-bas ce qui plaît, c’est bref, ce n’est qu’un songe.
Pétrarque - vingt-quatre sonnets - 2011
florence trocmé - poezibao.typepad.com
|
Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono
di quei sospiri ond’io nudriva ’l core
in sul mio primo giovenile errore
quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono,
del vario stile in ch’io piango et ragiono5
fra le vane speranze e ’l van dolore,
ove sia chi per prova intenda amore,
spero trovar pietà, nonché perdono.
Ma ben veggio or sì come al popol tutto
favola fui gran tempo, onde sovente10
di me medesmo meco mi vergogno;
et del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto,
e ’l pentersi, e ’l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è breve sogno.
|
24 giugno -
auguri !
*
OH POESIA
NON POSSO IMPEDIRMI DI CHIAMART I
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